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Millyna
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Titolo originale: I Am Legend
Autore: Richard Matheson
Anno pubblicazione: 1954
Cenni biografici dell'autore : Richard Matheson è uno scrittore statunitense. Nato nel 1926 passa la sua fanciullezza a Brooklyn, dove scrive, già da bambino, delle poesie pubblicate su giornali locali. Studia alla Brooklyn Technical High School, dove si diploma nel 1943. Subito dopo il diploma si arruola nell'esercito, dal quale, però, viene subito congedato a causa di una ferita riportata. Ciò gli permette di studiare giornalismo all'Università del Missouri. Durante i suoi studi pubblica numerosi racconti, tra cui “Nato d'uomo e di donna” del 1950. Nel 1951 si trasferisce in California, dove si sposa. In California entra a far parte dei "Fictioneers", un gruppo di giovani scrittori di gialli. Scrive così alcuni racconti gialli come “Tre ore di pura follia” (1943) e “Cavalca l'incubo” (1962). Essere uno scrittore è sempre stato il suo obiettivo primario, così, nel 1954, prendendo spunto dal film “Dracula”, scrive “Io sono Leggenda”. Nel 1956 scrive “Tre millimetri al giorno”, il cui successo è tale che la casa cinematografica Universal ne acquista i diritti e ne trae un film. Nel 1957 la Hammer Films di Londra acquista i diritti di “Io sono Leggenda”, ma l'adattamento proposto da Matheson stesso non convince e il progetto rimane incompiuto. Lo scrittore statunitense non si scoraggia e lavora con numerose case cinematografiche, diventando un celebre sceneggiatore. La fama di Matheson come sceneggiatore è ormai tale che nel 1962 viene chiamato da Alfred Hitchcock per lavorare al suo film “Gli uccelli”. Quest'ultimo, però, contrariato da alcune idee di Matheson, decide di non lasciargli l'incarico. Nel 1964 Matheson adatta Io sono leggenda per il film “L'ultimo uomo della Terra”. I suoi impegni, col passare degli anni, riguardano più il lavoro da sceneggiatore piuttosto che quello da scrittore. Nel 1980 adatta per lo schermo “Cronache marziane”, l'antologia di Ray Bradbury. Possiamo ricordare, tuttavia, dei suoi successi letterari, quali “Io sono Helen Driscoll” (1958), “La casa d'inferno” (1971) e “Appuntamento nel tempo” (1975).
Trama: Fine anni 70, un’epidemia mondiale sconvolge il mondo mietendo milioni, miliardi di vittime. Come se non bastasse gli infetti diventano veri e propri vampiri e i morti ritornano dalle tombe trasformati anch’essi.
Solo un uomo riesce a sopravvivere, misteriosamente immune al contagio, Robert Neville, che dovrà arrabattarsi per vivere in un mondo ostile, dove la violenza e il soprannaturale ormai la fanno da padroni.
Robert trasforma così la sua casa in un fortino dove rinchiudersi nelle ore notturne e passa le giornate tra caccia ai vampiri dormienti e riparazioni al suo bunker.
Ogni giorno come il precedente, sempre al limite della sopravvivenza e alla ricerca di risposte che non si possono trovare, ma solo supporre.
Avanti così fino all’incontro con un altro essere umano, una giovane donna, che ci porterà rapidamente al finale inaspettato di questo breve romanzo.
Il libro è scritto molto bene e con rapidi flashback ci racconta tutto quello che dobbiamo sapere. Molto interessanti le spiegazioni scientifiche che Robert cerca per dare una risposta al mito del vampiro: perché rifugge l’aglio e le croci? Perché il paletto nel cuore? Risposte sensate in un mondo insensato.
Ottima l’introspettiva umana che l’autore fa di Robert, unico uomo rimasto sulla terra, il cui migliore amico rimane l’alcol per la maggior parte del libro. Il protagonista alterna così momenti di pura disperazione a momenti in cui ritrova un motivo per continuare a vivere in un mondo per lui estraneo e senza scopo.
Peccato che il libro non riesca mai a decollare, tre quarti buoni (e meno male che il libro è corto) sono un descrizione delle pressioni psicologiche di Robert e delle estreme conseguenze sulla sua mente, oltre alla descrizione della “vita quotidiana” che è costretto a vivere, praticamente non esite trama, trattandosi di una descrizione delle giornate del protagonista. Un guizzo di interesse compare nelle ultime pagine, ma il colpo di scena finale non “colpisce” più di tanto e l’ho trovato abbastanza banale e scontato.
Ambientazione: Per quel che riguarda l'ambientazione è un buon contorno ma non è il piatto forte della produzione.Gli ambienti in cui si svolge sono ridotti al minimo e quasi sempre è la casa di Neville.Essa viene descritta con buona cura,riesce a dare quel senso di desolazione e abbandono che l'autore vuole trasmettere ed è cornice di quasi tutti gli avvenimenti del libro.Gli spazi aperti appaiono poche volte e non sono particolarmente curati mentre i posti chiusi,oltre la casa di Neville,(supermercato,biblioteca) sono abbastanza curati e vale lo stesso discorso fatto per la casa del protagonista.Nel complesso l'ambientazione è ben curata ma non eccessivamente,i luoghi descritti sono pochi ma riescono comunque a trasmettere quello che l'autore voleva.
Personaggi principali:
Robert Neville: Neville è un uomo distrutto che cerca di andare avanti solamente graziie ad una particolare routine che si è imposto per sopravvivere a quella che potrebbe essere definita "la fine del mondo". Attraverso questo suo modo di accettare l'impossibile non ha fatto altro che smettere di vivere. Apparentemente potrebbe sembrare appagato agli occhi del lettore. Ma non è altro che una finzione. Una sorta di scudo con cui evita di guardare la realtà, il tutto accompagnato da abbondanti annaffiate di ottimo whiskey. Però non bisogna giudicarlo troppo duramente, in fondo è un uomo che ha perso tutto, in particolare moglie e figlia. Però malgrado tutto qualcosa riesce a smuoverlo dal suo torpore e lo esorta a cercare di migliorare il suo status. Questo spiega come in realtà non fosse seriamente soddisfatto dalla sua vita, anche se apparentemente lo nega. Uno dei punti di forza di Neville in un certo senso è il suo modo di vivere pieno di contraddizioni. Malgrado il suo tentare di accettare la cosa nel suo intimo si ribella non appena qualcosa gli da modo di migliorare la sua situazione.
Ruth: Il personaggio di Ruth entra all’improvviso nella vita di Neville, andando piano piano a sconvolgere tutte quelle certezze che lo stesso protagonista aveva raggiunto. Con il passare del tempo Ruth riesce ad aprirsi con Neville, a parlare della sua vita passata, dei figli e del marito uccisi dai vampiri. Neville, tuttavia, dubita spesso delle parole della donna, che, alla fine, accetta che il suo sangue sia analizzato dall’uomo per fugare ogni dubbio. Lei sta mentendo però, ne è consapevole, è stata costretta a farlo. Per questo scappa, lasciando le sue spiegazioni in un biglietto che Neville troverà il giorno seguente. Tutto quello che lei aveva raccontato era falso. Non era più sana: faceva parte di una società di umani contagiati dal batterio, ma capaci di contrastarlo con delle pillole, che evitavano loro, per questo, di trasformarsi in vampiri. In questa lettera, però, Ruth lascia spazio anche ad emozioni che sembrano sincere e umane: nel momento in cui, la sera precedente, i due si erano abbracciati, lei lo stava amando. Anche per questo sentimento, Ruth tenta di mettere in guardia Robert, offrendogli la possibilità di scappare e di salvarsi.
Personaggi secondari: Lo stile del libro, ambientato dopo la catastrofica epidemia che ha devastato la Terra, non lascia spazio ad altri esseri umani all'infuori di Neville. Gli unici esseri che interagiscono con il protagonista sono i famigerati vampiri, le vittime del temibile germe. Possiamo osservare più tipologie di questi vampiri: vi sono i soggetti riconducibili al Nosferatu dell'immaginario collettivo, i cosiddetti non morti, ovvero i morti che hanno tratto nuova linfa vitale dall'entità con cui coesistono; poi troviamo gli infetti vivi, che però non appaiono molto differenti dai loro compagni deceduti, poichè il bacillo sembra aver loro precluso la capacità di ragionare. Si tratta in tutti i casi di esseri istintivi, che agiscono individualmente ed in base agli impulsi primitivi. Verso la fine del libro la situazione evolve, con i vampiri vivi che hanno imparato a coesistere con il batterio, sono intelligenti e tentano di ricostruire la società. Tuttavia, come Ruth stessa fa notare, si tratta di una società primitiva, violenta, che conserva i tratti caratteristici dei primi vampiri: a parer mio in ciò si coglie qualche parallelismo con l'evoluzione dell'essere umano, il quale, da animale istintivo è divenuto l'uomo odierno, ma non senza prima passare per diversi stati intermedi al fine di affinare le proprie capacità e poter ottenere il controllo sugli istinti che lo rendono non dissimile da una bestia selvatica. Il vampiro è, insomma, nulla più che un essere umano allo stato primordiale: non un male da combattere, ma una figura primigenia che sta seguendo una nuova scala evolutiva, come del resto capisce lo stesso Neville verso la fine dell'opera.
Stile narrativo: Nella postfazione all’edizione Fanucci (2011) di Io sono leggenda, lo scrittore Valerio Vangelisti dice che l’angoscia è “la vera chiave dell’opera di Matheson”. Sono d’accordo e sottolineo che la prosa scarna e immediata di Matheson è esemplare nel rendere manifesta questa peculiarità sintattica quasi ermetica della sua scrittura.
Vangelisti dice anche che “Matheson procede per elisioni, non per aggiunte; consapevole del fatto che sono le mancanze a procurare la paura vera. E che non esiste paura se non c’è protagonista autentico, non di cartapesta, che la scopra in se stesso attraverso progressive incongruenze del reale”. Cioè: è il non-detto che costruisce la trama, come le pause nella musica.
Reputo Richard Matheson uno scrittore moderno, attuale, tant’è che la sua storia tiene i tempi. E li tiene al punto tale che la si legge anche oggi, anzi ne fanno un film riadattato, sebbene sia una storia scritta più di cinquant’anni fa e formulata ancora prima. La sua scrittura moderna sta nel percepire (e nel far percepire) una metafora riuscita della collettività umana, e dei suoi processi e delle sue contraddizioni che, posta di fronte all’ignoto e ai risvolti che ne conseguono, si adatta a soluzioni possibili di fronte a nuove condizioni di sopravvivenza.
La sua soluzione finale, infatti, si rivela una spassionata logica di sopravvivenza, ma non ai danni dei più deboli bensì a favore di una mutazione sociale che non può essere arrestata. Quanto sia discutibile la decisione di morte della nuova collettività è ciò che personalmente disapprovo e che disapprova l’autore stesso. Un nuovo ordine costituito si rivela efferato quanto quello precedente: cambiano i fondamenti della sopravvivenza, ma non cambia l’atteggiamento di fronte al diverso.La leggenda del martire – suo malgrado - continua. Sempre in attesa di una collettività umana che essa stessa si faccia leggenda, recidendo per sempre il vizio del martirio. Utopia?
Commento finale: Un'opera molto più profonda di una semplice storia di vampiri.
Ci troviamo innanzi alla nascita di una civiltà, di nuovi valori generati dalla violenza e dall'odio del diverso.
Ma siamo realmente sicuri che i vecchi abitanti della terra e la razza dei vampiri siano così diversi ?
Da una parte la distruzione fisica di ogni intralcio, di ogni singola concezione che possa eliminare e demolire gli antichi valori morali. Dall'altra, la speranza, la necessità di dover uccidere gli antichi uomini per poter dar vita ad una nuova generazione semi-umana, magari più evoluta.
L'alienazione del diverso, un déjà vu vecchio quanto il mondo... eppure non accettato dal protagonista.
L'opera è molto più di una semplice storia ben narrata, è il simulacro di un avvenimento che ha mutato completamente il panorama della vita sulla terra.
Lo scontro di più civiltà, la distruzione di esse e la rinascita.
Se cercate un'opera ben scritta, senza slanci di genio letterario, che possa offrirvi molto più di una semplice avventura vampiresca... questo è il vostro libro
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Milly.
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