Vero ma dirlo è politicamente scorretto...
No, togli il dolore eterno nell'inferno, togli l'odio per gli omosessuali, e togli l'inferiorità della donna.
Sia chiaro, io lascio fuori dal discorso i khassidim ed i parassiti dello stesso stampo che rappresentano solo sè stessi.
Con più tempo vedremo la guerra islamica contro le donne e cosa dice veramente il qaram.
Però son curiosa, dove nel Talmud o la Torah si predica che la donna è inferiore?
Come ho scritto già oltre 3.000 anni fà il Talmud stabiliva regole per la protezione della donna che nei paesi occidentali sono conquista recente e che nei paesi musulmani si possono scordare per altri 1.400 anni...
A quel punto dovresti dirmi tu dove nel NT si parla di donna inferiore all'uomo, a parte qualche uscita un po' infelice, ma spesso comunque esagerata nell'interpretazione, di Paolo l'eliminazione di qualsiasi distinzione sociale (uomo-donna, padrone-schiavo, ecc.) è onnipresente, e addirittura nel matrimonio uomo e donna divengono un unico essere.
Poi sì, al di fuori delle scritture abbiamo pur sempre Agostino che era un pelo terrorizzato dal mondo femminile, ma i testi di Agostino NON sono sacri, e soprattutto certe concezioni della donna sono state rinnegate a più riprese.
Se vi riferite, invece, all'impossibilità per la donna di accedere al servizio eucaristico, la questione è simbolico-tradizionale: si fa così perché fin dalla scelta degli Apostoli si è fatto così, e non ci sono motivi stringenti per estendere l'incarico anche alle donne, a cui di fatto è riconosciuto un ruolo educativo e comunitario ben più grande ed importante di quello maschile, nella cultura cristiana privarsi della donna equivale a distruggere una delle colonne che reggono il mondo, privare l'uomo di ogni speranza di pace.
Riguardo la questione dell'aborto, il fatto è che non lo consideriamo diritto della donna, ma diritto del nascituro, che è Persona fin dal concepimento, e come tale ha il diritto di venire al mondo, a prescindere da ciò che vuole o non vuole la madre, ed anche a prescindere da malattie che, comunque, non rendono priva di dignità la vita umana. Unisci tutto questo al fatto che non riteniamo giudicabile il valore di una vita rispetto ad un'altra, che consideriamo la vita come "proprietà" esclusiva della Persona, che la patria potestas viene vista semplicemente come abominio e come bestemmia, perché sostituisce il genitore a *** e ne viene fuori che le cristiane sull'aborto possono pensarla solo in un modo: a meno che portare a termine la gravidanza non metta a rischio la mia sopravvivenza (o quella del bambino, nel senso che morirebbe comunque) non abortisco, e affronto con fiducia l'avvenire, per quanto fosco possa sembrare. Perché il bambino è vivo e il genitore ha il dovere di fare il genitore, non il diritto, e ritirarsi da questo dovere significa mettere in pericolo il piccolo, far pagare il più debole per non far soffrire il più forte.
Detto questo, alla fine si può sbagliare comunque, l'errore è umano anche quando costa una vita, e come errore è perdonabile: la pastorale contro l'aborto non serve a condannare chi già l'ha compiuto, ma a prevenire l'avvenimento, e magari anche a far capire alle donne che non pensano di farcela che una mano la troveranno, e che c'è qualcuno disposto a tenderla.