I
Ishramit
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Il fatto è che tu usi il significato "comune" di razionale, non quello filosofico (che qui mi pare abbiano usato tutti gli altri).
E' ovvio che non è irrazionale (nel senso di irragionevole, perché è questo che pare tu intenda) fidarsi della propria esperienza (come non lo è avere fede, dopotutto le "prove" di cui parli sono massimamente soggettive). L'esame può essere maturo quanto ti pare, ma per essere una conclusione realmente razionale deve essere un esame esclusivamente logico, e tutti gli altri fattori non hanno valore di certezza.
Le prove logiche di cui parli, poi, non le hai nemmeno per dimostrare la realtà, e non mi importa se tu consideri assurdo che non esista. Lo consideri assurdo perché vanificherebbe tutto il resto, è ovvio, ma se non esistesse davvero? Risulta evidente che il salto che si fa è un salto nel vuoto, accetti la tua esperienza come vera? Bene, lo faccio anche io, eppure nessuno dei due dispone delle prove per dimostrare che sia così.
Uso il pensiero altrui perché di solito è auspicabile una base comune, per parlare con lo stesso lessico e le stesse definizioni. Ovvio che il mio pensiero non è quello di Cartesio, né quello di Popper o di chiunque altro (dopotutto ho riservato parole piuttosto aspre a chiunque, in altri luoghi, anche i pensatori che stimo di più). Se qualcuno mi parla di certezze e di ragione, non posso certo portare un esempio razionalista e al tempo stesso esporre il mio pensiero personale (se non confutando il pensiero che espongo), dato che non sono più razionalista da almeno due anni.
Senza contare che alla conclusione di Cartesio ci ero arrivato anche prima di sapere chi fosse, anche se con forme molto più grezze ed elementari, ovviamente.
La nostra facoltà intellettiva, dopotutto, è una facoltà che rielabora, non una facoltà che crea, dunque che io nomini l'origine dei vari concetti o meno è irrilevante, evidentemente tu scegli di lasciarla fuori o non ti rendi conto di quale sia.
Le nostre idee non sono mai davvero nostre, vengono sempre dall'esterno.
PS: la discussione è SEMPRE stata su un piano "squisitamente filosofico", sei tu che ti rifiuti di capirlo da un paio di pagine.
Ovviamente parlo per la discussione a cui ho preso parte io.
Si stava parlando di certezza, dunque ho voluto semplicemente sottolineare quanto un tale concetto non abbia valore, dato che penso (spero) siano tutti concordi sulla non-umanità della certezza assoluta. Se poi sei così prevenuto da pensare che l'abbia detto per avvalorare la tesi "*** esiste" sono fatti tuoi, non era assolutamente mia intenzione.
Dopotutto, quando qualcuno afferma che *** esiste o meno, sempre un balzo nel vuoto compie, se voglio mantenere una posizione davvero razionale faccio come Damocle e mi fermo sul "chissà", dopotutto non ci sono prove del sì, come non ce ne sono del no.
E se vuoi ancora usare la carta dell'irrazionale inteso come irragionevole sono ancora fatti tuoi, non mi interessa affatto sapere se per te è irragionevole o meno, la metafisica è un campo in cui l'opinione degli altri non conta assolutamente nulla.
E' ovvio che non è irrazionale (nel senso di irragionevole, perché è questo che pare tu intenda) fidarsi della propria esperienza (come non lo è avere fede, dopotutto le "prove" di cui parli sono massimamente soggettive). L'esame può essere maturo quanto ti pare, ma per essere una conclusione realmente razionale deve essere un esame esclusivamente logico, e tutti gli altri fattori non hanno valore di certezza.
Le prove logiche di cui parli, poi, non le hai nemmeno per dimostrare la realtà, e non mi importa se tu consideri assurdo che non esista. Lo consideri assurdo perché vanificherebbe tutto il resto, è ovvio, ma se non esistesse davvero? Risulta evidente che il salto che si fa è un salto nel vuoto, accetti la tua esperienza come vera? Bene, lo faccio anche io, eppure nessuno dei due dispone delle prove per dimostrare che sia così.
Uso il pensiero altrui perché di solito è auspicabile una base comune, per parlare con lo stesso lessico e le stesse definizioni. Ovvio che il mio pensiero non è quello di Cartesio, né quello di Popper o di chiunque altro (dopotutto ho riservato parole piuttosto aspre a chiunque, in altri luoghi, anche i pensatori che stimo di più). Se qualcuno mi parla di certezze e di ragione, non posso certo portare un esempio razionalista e al tempo stesso esporre il mio pensiero personale (se non confutando il pensiero che espongo), dato che non sono più razionalista da almeno due anni.
Senza contare che alla conclusione di Cartesio ci ero arrivato anche prima di sapere chi fosse, anche se con forme molto più grezze ed elementari, ovviamente.
La nostra facoltà intellettiva, dopotutto, è una facoltà che rielabora, non una facoltà che crea, dunque che io nomini l'origine dei vari concetti o meno è irrilevante, evidentemente tu scegli di lasciarla fuori o non ti rendi conto di quale sia.
Le nostre idee non sono mai davvero nostre, vengono sempre dall'esterno.
PS: la discussione è SEMPRE stata su un piano "squisitamente filosofico", sei tu che ti rifiuti di capirlo da un paio di pagine.
Ovviamente parlo per la discussione a cui ho preso parte io.
Si stava parlando di certezza, dunque ho voluto semplicemente sottolineare quanto un tale concetto non abbia valore, dato che penso (spero) siano tutti concordi sulla non-umanità della certezza assoluta. Se poi sei così prevenuto da pensare che l'abbia detto per avvalorare la tesi "*** esiste" sono fatti tuoi, non era assolutamente mia intenzione.
Dopotutto, quando qualcuno afferma che *** esiste o meno, sempre un balzo nel vuoto compie, se voglio mantenere una posizione davvero razionale faccio come Damocle e mi fermo sul "chissà", dopotutto non ci sono prove del sì, come non ce ne sono del no.
E se vuoi ancora usare la carta dell'irrazionale inteso come irragionevole sono ancora fatti tuoi, non mi interessa affatto sapere se per te è irragionevole o meno, la metafisica è un campo in cui l'opinione degli altri non conta assolutamente nulla.