Nessuno critica l’atmosfera dei primi Resident Evil. Anzi, è proprio grazie a loro che molti hanno amato questa saga ed altrettanti, ancora oggi, possono trovarvi uno stimolo per riprenderli, nonostante gli anni trascorsi. Solo che, purtroppo, visto che sono cambiati i personaggi, ormai soldati specializzati contro le BOW, e le cose si sono ingrandite a livello mondiale, non penso che atmosfere di un tempo siano riproponibili. Pensate, ad esempio, a RE Revelations. Molti lo apprezzano perché la nave, con i suoi ambienti angusti, le cabine “a suite”, ricordano molto le vecchie magioni. Però in questo gioco la situazione funziona perché è circoscritta in un lasso di tempo brevissimo in cui i personaggi devono riuscire a sopravvivere prima di essere localizzati. Al giorno d’oggi una durata più lunga sarebbe impensabile. Oserei dire che un fattore non indifferente lo determina il fatto che sia stato creato per una console portatile. Non so se un gioco simile potrebbe avere lo stesso successo su un console casalinga. Quando ci si ritrova a dover fronteggiare una minaccia biologica che interessa intere città, interi villaggi, non si può sperare di ritrovarsi chiusi in uno spazio ristretto (che contribuiva molto a trasmettere quella sensazione claustrofobica che dava la sensazione di non avere vie d’uscita), quando ti ritrovi (come è normale che sia, nella posizione dei nostri eroi) ad imbracciare armi di una certa portata, risulta alquanto poco credibile restare bloccati di fronte ad una vecchia porta di legno ed essere costretti a girare in lungo e in largo alla ricerca della chiave, emblema che ti permetta di proseguire. Quindi, in ambienti più vasti, i vecchi nemici non funzionano più. Su strade ampie non è difficile fare lo slalom attorno a zombie affamati (non era difficile nemmeno nelle stanze delle magioni, una volta fatta un po’ di esperienza). E non dimentichiamo, come ha ricordato qualcuno, che lo scopo delle organizzazioni era quello di creare dei super-soldati. Il Tyrant era uno degli esempi perfetti. Si lavorava a creature intelligenti e controllabili. Gli zombie erano, solitamente, errori di percorso generati da fughe involontarie del virus di turno. Per questo motivo, restare scandalizzati da creature geneticamente modificate che sparano, che sanno pilotare aerei, che guidano veicoli, non è ammissibile per chi conosce veramente la storia di Resident Evil. “Resident” ormai non esiste più. E si pensa sia una contraddizione, una dimostrazione che il gioco abbia preso direzioni diverse da quelle con cui era nato. Ma non dimentichiamo che il vero titolo è Biohazard. Non penso sia inappropriato, guardando i titoli recentemente sviluppati.
Basta leggere i numerosi commenti che si trovano in giro per restare colpiti dall’enorme varietà di gusti, di punti di vista del mondo Residentevilliano. C’è chi dice: “il migliore è RE 2”; chi, invece: “A me piace RE 4 mentre RE 5 è brutto!”; “era meglio con gli zombie!”; “No, è meglio l’impronta action e le sparatorie!” La cosa che mi intristisce è leggere certe dichiarazioni che paiono autoritarie, proferite come se fossero assolute, come se chi la pensa diversamente sia uno sciocco che non ha compreso nulla. Quando, invece, la realtà è che ognuno, alla fine, ha le sue preferenze a seconda dei gusti personali. Non c’è chi ha torto e chi ha ragione. Ma non è difficile capire il motivo per cui questo RE 6 sia così diversificato al suo interno. Alla CAPCOM sono arrivate le voci dei videogiocatori ed ha cercato di accontentare un po’ tutti. Cosa è accaduto, quindi? Chi voleva gli zombie, si è ritrovato, nella campagna di Leon, a rivedere le lente creature che nulla hanno di particolarmente intelligente, essendo poveri malcapitati mutati. Ed ecco anche i vecchi enigmi che tanto mancavano (chi non ha un deja vu del monastero di RE4 alla cattedrale?) A chi è piaciuto RE 5, si è ritrovato, nella campagna di Chris, immerso in situazioni action con la stessa meccanica, telecamera del penultimo capitolo. Anche alcuni nemici possono far tornare alla mente le creature di RE 5. Non ho ancora giocato la campagna con Jake e non mi pronuncio. Sta di fatto che, una scelta simile: “accontentiamo un po’ tutti” genera, inevitabilmente, dei videogiocatori soddisfatti a metà. Mi piace questa campagna, quella no. Io preferisco, invece, l’altra. Ovvio, no? E’ un gioco che, difficilmente, riuscirà a soddisfare al 100% i gusti di un singolo giocatore. E così, dopo tanto tempo, invece di brillare per innovazione (che sia positiva o meno) come hanno fatto i precedenti RE, questo 6 è un ibrido, un mix di situazioni del passato. Sembra un uomo che corre avanti con lo sguardo rivolto all’indietro. E’, sì, il sesto capitolo, ma ricorda troppo i vecchi per lasciare un’impronta originale ed indelebile nella storia dei videogiochi.