In anticipo di un giorno ecco la retrospettiva dedicata a Samurai Shodown: Warriors Rage (il titolo in esclusiva Psone, da non confonderlo con Samurai Shodown 64: Warriors Rage)
8-SAMURAI SHODOWN: WARRIORS RAGE/New Chapter of Samurai Spirits, Strange Tale of the Swordsman: Revival of the Blue and Red Blade (1999)
Oggi propongo una puntata particolare, siamo sul finire degli anni ’90 e la serie Samurai Shodown, così come tante altre serie picchiaduro in 2D, stava per essere oscurata dalle grande produzioni dei 3D, motivo principale per cui nonostante gli appena discreti risultati precedenti la SNK ha insistito col 3D. Prendendo ispirazione da titoli come Street Fighter III (ed i suoi aggiornamenti), Tekken 3 e da Garou: Mark of the Wolves (della stessa SNK) la SNK ha chiesto allo staff dei capitoli 3D (che non è lo stesso dei capitoli 2D che si sono fermato al quarto capitolo) di realizzare un titolo che mirava a conquistare anche il pubblico occidentale, infatti così è nato “New Chapter of Samurai Spirits, Strange Tale of the Swordsman: Revival of the Blue and Red Blade” che in occidente è stato rinominato come Samurai Shodown: Warriors Rage (il titolo ha generato molta confusione visto che il precedente capitolo si chiamava Samurai Shodown 64: Warriors Rage, quindi nel circolo dei fan occidentali il gioco veniva chiamato Samurai Shodown 64-2 oppure Samurai Shodown: Warriors Rage 2). Samurai Shodown: Warriors Rage è il settimo capitolo della serie ed è l’unico capitolo della serie che non è mai stato pubblicato nelle sale giochi (proprio con l’obiettivo di conquistare, o comunque ci hanno provato, anche il pubblico occidentale che stava gradualmente abbandonando le sale giochi). L’ispirazione da Street Fighter III: Tekken 3 e Garou: Mark of the Wolves deriva dal fatto che Samurai Shodown: Warriors Rage ha un cast interamente rinnovato, nessuno dei personaggi classici della serie fa ritorno, fatta eccezione di un Haohmaru invecchiato, questo perché il capitolo è ambientato nel 1811, ossia vent'anni dopo gli eventi di Samurai Shodown 64: Warriors Rage. I gameplay, nonostante la grafica 3D, funziona come per il precedente capitolo (ovvero nessuna forma di tridimensionalità, funziona come un capitolo 2D praticamente) ed i comandi sono quattro, ossia attacco debole, attacco forte, calcio e schivata. Il sistema del Slash e Bust è stato rimosso, la Rage svolge ancora una funzione principale, ma con la novità che è suddivisa in tre barre, ma che non hanno una reale utilità in quanto bisogna averne tutte e tre per attivare la Weapon Flipping Technique, con tanto di ritornata caratteristica di disarmare l’avversario oltre ad infliggere dei buoni danni. L'unica novità di rilievo sono le Secret Concealed Techniques che non disarma l’avversario, ma infligge pesantissimi danni in grado di ribaltare le sorti di un incontro, però hanno l'effetto collaterale che possono essere usate una sola volta per tutto il match (in pratica l'antenato delle Super Special Attack del nuovo Samurai Shodown (2019)) . La Rage Esplosion fa ritorno anche in questo capitolo con conseguente Fatal Flash e la classica controindicazione che si perde l’uso della Rage per tutto il resto del match. Altra caratteristica di rilievo è la barra della salute, infatti in questo capitolo manca completamente di un sistema di round, ma del fatto che per vincere bisogna prima svuotare tutte e tre le sezioni della salute dell’avversario, poi due sezioni ed infine una, un cambiamento pensato per rendere più dinamici i combattimenti. Il resto del gioco è abbastanza semplice, anche troppo che per alcuni aspetti sembra un gioco davvero “vuoto”, mancano troppi elementi che potevano essere ripescati dai capitoli 2D, un gioco che è capace di dare noia ed è un peccato considerando che stiamo parlando è uno dei capitoli con la migliore realizzazione narrativa. La storia di questo capitolo è ambientata principalmente in un’isola, chiamata inizialmente “Colonia dei prigionieri”, controllata dallo shogunato per riabilitare i prigionieri, ma in un secondo momento si diffuse rapidamente caos ed anarchia e diventò così “Ritenkyo” gestita dalle “Tre lame del dominio”, ossia i tre clan che gestivano l’isola. Nel frattempo Nakoruru è diventata la dea suprema della natura con facoltà di viaggiare nel tempo e tra le dimensioni per fermare le varie minacce, ma viene catturata la Lord Oboro, il cattivo principale del titolo, anche se fa in tempo a lanciare una richiesta d’aiuto al suo amico Haohmaru, subito pronto a dirigersi verso “Ritenkyo”. Gli altri personaggi presenti in questo titolo, tutti nuovi eccetto Haohmaru, sono:
-Seishiro Kuki: E’ il protagonista di questo titolo (Haohmaru per la seconda volta, dopo Samurai Shodown III, si ritrova a ritornare nel ruolo di co-protagonista a favore di Seishiro), un giovane ed abile guerriero ingaggiato dal governo per fermare suo fratello Tohma;
-Jin-Emon Hanafusa: Il collaboratore di Seishiro, il governo gli ha affidato il compito di catturare Jushiro;
-Jushiro Sasaki: E’ il leader del gruppo anti-governo “ Atom Rebels”;
-Rinka Yoshino: Un membro degli “Atom Rebels” che intende riabilitare il nome della sua famiglia;
-Saya: La “provocante” membro degli “Atom Rebels”, intende vendicare la morte della sua famiglia;
-Haito Kanakura: Un guardiano di “Ritenkyo”, combatte per ottenere la libertà;
-Yaci Izanagi: Un uomo abitante di “Ritenkyo”, combatte per salvare il suo amore Namino;
-Garyo “The Whirlwind”: Leader di un Gruppo di banditi, intende vendicare i suoi compagni ucciso e vuole la mano di Mikoto in matrimonio;
-Ran Po: Un orfano in cerca di sua sorella, Minto:
-Mikoto: La figlia di Asura e di Shiki nonché figlia adottiva di Haohmaru. Finisce per combattere a fianco del terribile Lord Oboro;
-Tohma Kuki: Il fratello del protagonista, intende ucciderlo per impadronirsi della sua potente spada. Insomma il classico fratello malvagio;
-Tashon Mao: Un uomo che si è autoproclamato protettore della dea Nakoruru;
-Daruma: Uno spadaccino veterano che vuole fermare Lord Oboro;
-Minto: Una ragazza orfana in cerca della sua migliore amica;
-Mugenji: Un serial killer spietato, il suo sogno e desiderio ricorrente è quello di poter rinascere come una farfalla;
-Yuda: E’ il risultato della fusione tra Asura e Shadow Asura (spiritualmente è sempre Asura ed il suo gameplay è il mix tra la versione Slash e Bust di Asura del capitolo precedente);
-Hanzo Hattori: Si tecnicamente sarebbe Shinzo che riprende le tecniche di suo padre, ossia l’Hanzo Hattori “classico”
Per un totale di 18 personaggi giocabili più gli Npc Nakoruru (versione Dea), Rimururu e Nicotine Caffeine (è incredibile che sia ancora vivo) e suo nipote Gaira Caffeine. I fan hanno mostrato sentimenti fortemente contrastanti. Esattamente come per Street Fighter III e per Garou: Mark of the Wolves l’idea di un roster interamente rinnovato per molti è davvero difficile da digerire. A peggiorare la situazione è la qualità altalenante dei personaggi, infatti passiamo dagli ottimi Yoshino Rinka (doppio stile e tecniche di parry speciali), Mikoto (può direzionare la sua arma e lanciarla stile boomerang) e Yaci Izanagi (stile di gioco incentrato nel sfruttare i veleni) fino ad altri personaggi, come Minto, che sono o personaggi cloni (che replicano le stesse identiche mosse di un altro personaggio) o peggio ancora risultano decisamente incompleti (ad alcuni gli manca la “Secret Concealed Techniques”).
In Samurai Shodown: Warriors Rage non esiste una vera e propria Arcade, al suo posto c’è la modalità storia che funziona in modo simile alla modalità Arcade intervallata da dialoghi tra i personaggi e combattimenti contro vari nemici, si in questo genere di sfide il giocatore deve sconfiggere più nemici possibili entro lo scadere del tempo e questi possono variare tra generici Samurai, banditi o addirittura le Amazoni di Oboro. Lord Oboro è solitamente il boss finale, ma per altri personaggi il Boss finale è un altro personaggio del Roster del gioco. Il titolo ha generato anche un adattamento manga, realizzato da Takashi Kujira, ed un CD Drama che fa da prequel al titolo. A livello di recensioni, ed anche critiche da parte dei fan, Samurai Shodown: Warriors Rage, nonostante abbia degli elementi effettivamente salvabili, è definito il peggior capitolo in assoluto della serie principalmente per la grafica scadente, il nuovo sistema di barra della salute che interrompe i flussi dei combattimenti e soprattutto la pesante assenza dei personaggi classici della serie. Non a caso la SNK da questo momento non ha mai più osato escludere da un Samurai Shodown i personaggi classici del calibro di Ukyo, Charlotte, Genjuro, Galford e Kyoshiro.
Insieme a Samurai Shodown: Warriors Rage è stato realizzato per la Pocket Station “Nako PG”, ossia un titolo minore, un Rpg per la precisione, in cui si impersona Nakoruru e bisogna superare ben 20 ostacoli, discretamente semplici, con l’aiuto di Mamahaha (aquila) e di Shikuru (lupo) e sconfiggere Yuga il distruttore. Completato il titolo si sbloccano delle illustrazioni speciali che possono essere trasferiti, ed in seguito visualizzabili nella modalità Galleria, di Samurai Shodown: Warriors Rage. Altra funzione di “Nako PG” è la funzione chiamata “Samurai Watch” dove i giocatori possono scegliere chi dire a loro l’ora tra Nakoruru e Rimururu. Per concludere la puntata semplicemente Samurai Shodown: Warriors Rage è il peggior capitolo della serie, ma nonostante questo ha saputo generare dei buoni personaggi tra cui Yoshino Rinka che, in un recente sondaggio compiuto in Giappone, risulta 13° tra i personaggi più richiesti da far ritornare nel nuovo Samurai Shodown (2019). Questo capitolo è la dimostrazione che un forte comparto narrativo non può reggere in piedi un titolo dal gameplay povero e semplice e da una realizzazione grafica decisamente inferiore rispetto alla concorrenza dell’epoca e la cosa è davvero triste considerando che stiamo parlando della stessa società che sul finire degli anni ’90 ha sviluppato titolo di grande rilievo come The King of Fighters ’98: The Slugfest, The Last Blade 2, Garou: Mark of the Wolves e Metal Slug 3. Inoltre l’assenza di una versione Arcade per questo capitolo ha peggiorato ulteriormente la situazione facendolo finire nel dimenticatoio e riducendolo ad un titolo capace di incuriosire, ma non andare oltre. Confesso che ero titubante nel realizzare o no la retrospettiva dedicata a questo capitolo, ma a mio avviso è importante non solo ricordarsi degli ottimi capitoli, ma anche di capitoli effettivamente brutti che possono offrire l’importante lezione di rimboccarsi le maniche e fare di meglio in futuro, imparare dai propri errori e farne tesoro. Con questa frase ad effetto concludo questa puntata