“L'uomo coperto di pustole scosse la testa. «Non verrà più fuori, vi dico. Ormai è un'ora e un quarto che è là dentro. Sarà bell'e morto.» I cittadini accalcati tra le rovine tacevano, gli occhi fissi sulla nera buca ingombra di detriti che si apriva tra le macerie e conduceva al sotterraneo. Un grassone in farsetto giallo spostò il peso da un piede all'altro, si schiarì la voce e usò la berretta sgualcita per asciugarsi il sudore dalle sopracciglia rade. «Aspettiamo un altro po'.» Il pustoloso sbuffò. «Aspettare cosa? Laggiù nelle segrete c'è un basilisco, l'avete dimenticato, capovillaggio? Basta entrarvi per essere spacciati. Sono forse morti in pochi? Aspettare cosa, dunque?» «Ma avevamo un accordo, no?» «L'accordo l'avevate con un vivo, capovillaggio»”
“La città bruciava. Le strette viuzze che conducevano al fossato e alla prima terrazza vomitavano fumo e folate di aria calda, le fiamme divoravano i tetti serrati l'uno all'altro, lambendo le mura del castello. Dalla porta occidentale, quella che dava sul porto, si levavano urla, gli echi di una lotta accanita, i colpi sordi di un ariete che scuoteva le mura. La città era stata colta di sorpresa dagli aggressori, che avevano sfondato la barricata difesa da un pugno di soldati, da abitanti armati di alabarde e dai balestrieri della corporazione. Cavalli dalle nere gualdrappe volavano sopra lo sbarramento come spettri, lame vivide e scintillanti seminavano morte tra i difensori in fuga. Ciri sentì il cavaliere che la portava in arcione spronare bruscamente il cavallo. Udì il suo grido. «Reggiti», urlava. «Reggiti!»”
“Per guadagnarsi da vivere come messaggero a cavallo, soleva dire Aplegatt ai giovani freschi di nomina, ci vogliono due cose: un cervello fino e un **** di ferro. Un cervello fino è indispensabile, spiegava Aplegatt ai giovani messaggeri, perché sotto il vestito, nella piatta borsa di pelle fissata al petto, il messaggero porta soltanto notizie di minore importanza, che si possono affidare senza timore alle insidie della carta o della pergamena. Le informazioni davvero importanti, segrete, ricche d’implicazioni, il messaggero deve tenerle in mente e ripeterle al destinatario. Parola per parola, e a volte si tratta di parole non semplici. Difficili da pronunciare e tanto più da ricordare. Per ricordarle, e per non commettere errori nel ripeterle, bisogna avere davvero un cervello fino. Quanto al sedere di ferro, be’, ogni messaggero ne sperimenta da solo e in fretta l’utilità, quando deve cavalcare tre giorni e tre notti, percorrere cento o anche duecento miglia sulle vie maestre e talvolta, all’occorrenza, in luoghi impervi. Be’, si capisce, non sta sempre in sella, ogni tanto smonta, si riposa. Perché, se l’uomo ha una grande resistenza, il cavallo ne ha di meno.”
“I cespugli risuonavano dei gridi degli uccelli. Il pendio del burrone era ricoperto da un fitto intrico di rovi e crespini. Era un luogo ideale per nidificare e trovare cibo, dunque non c’era da stupirsi che brulicasse di uccelli. I verdoni gorgheggiavano, i fanelli e le bigiarelle cinguettavano, risuonava senza posa anche il sonoro pinc-pinc del fringuello. Il fringuello annuncia pioggia, pensò Milva alzando lo sguardo al cielo. Non c’erano nuvole. Ma i fringuelli annunciano sempre pioggia. E un po’ di pioggia, finalmente, non avrebbe guastato. Il punto di fronte allo sbocco della conca era una buona postazione e prometteva una caccia abbastanza fruttuosa, soprattutto lì a Brokilon, che abbondava di selvaggina. Le driadi che regnavano su gran parte del bosco cacciavano assai di rado, e l’uomo osava inoltrarvisi ancor più di rado. Lì il cacciatore in cerca di carne o di pelli si trasformava a sua volta in una preda. Le driadi di Brokilon non avevano pietà per gli intrusi. Milva aveva avuto modo di sperimentarlo sulla propria pelle.”
“Com'è risaputo l'Universo – così come la vita – gira in tondo. E' una ruota sul cui cerchione sono segnati otto punti magici che compongono una rotazione completa, ovvero un ciclo annuale. Tanti punti – disposti sul cerchione in coppie i cui componenti si trovano esattamente l'uno di fronte all'altro – sono: Imbaelk, Germinazione, e Lammas, Maturazione; Belleteyn, Fioriture, e Saovine, Morte; il Solstizio d'Inverno, detto Midinvàerne, e quello d'estate, detto Midaëte; infine l'Equinozio di Primavera, Birke, e quello d'Autunno, Velen. Queste date dividono il cerchio in otto parti, ed è appunto così che viene diviso l'anno nel calendario elfico. Gli umani approdati sulle spiagge nei pressi delle foci dello Jaruga e del Pontar avevano un proprio calendario: basato sulla luna, divideva l'anno in dodici mesi, che scandivano il ciclo del lavoro annuale dell'agricoltore, da gennaio, quando si fabbricavano i sostegni per le piante, al momento in cui il gelo trasformava la terra in una dura lastra gelida. Ma, pur dividendo l'anno e calcolando le date in maniera diversa, gli umani avevano accettato la ruota elfica e gli otto punti segnati sul suo cerchione.”