Finito.
Al di fuori dei dubbi e delle grandi perplessità iniziali che dovrebbero seguire ogni annuncio di reboot prossimo e futuro, la prima avventura di Lara mi ha convinto, appassionato e intrattenuto come si deve, complice una storia tutto sommato banale, non troppo lontana dal salva la principessa prima che sia troppo tardi, ma con un sfondo esotico davvero affascinante, ricercato e ottimamente refluito nel gioco.
Il tanto criticato gameplay mi è sembrato all'altezza delle aspettative, pur senza essermi sembrato votato ai riflessi, quanto piuttosto al secondo tentativo che premia quasi sempre, bella l'idea della picozza, dell'arco multi-uso e belle anche le granate in faccia ai Solarii, convincente anche il sistema di schivata e colpo, buona la varieta di scontri e nemici.
Discorso extra per le tombe che sono una cosa oscena e che, su questo punto non c'è proprio niente da dire, fanno cagare senza imho che regga, con enigmi/puzzle che vi faranno sbottare con "ma mi prendi per il naso" ? al "non ci credo"
Da questo punto di vista si poteva fare molto di più e meglio, ed è sufficente farsi un giretto in qualche old Tomb Raider HD (o quel che volete) per capire cosa significasse davvero il concetto di enigmi ambientali, Palazzo di Midas docet, insomma, so che capite.
Nel complesso, si dimostra un gioco appassionante con la sua scorza di action cinematico che salta fuori ogni due minuti, rendendo il gioco molto divertente, mai pesante o bolso, e rendendo ogni passo di Lara sempre più volto alla scarnificazione, al dolore, all'ematoma.
Può sembrare cosa di poco conto ma mai in nessun Tomb Raider si è mai davvero percepito il dolore inflitto sulla protagonista mentre l'avventura prosegue, in questo titolo invece, assieme alla percentuale di completamento, Lara si ricopre di tagli, graffi e ferite, ruzzola e cade, si trapassa il polpaccio con ferri appuntiti, si devasta con il paracadute, rendendo la permanenza sull'isola un vero e proprio calvario nel dolore.
Può sembrare esagerato ma è uno degli aspetti più crudeli e al contempo reali è questa specie di martirio della protagonista che quando finisce diventa un elemento aggiunto alla narrazione, dopo tutto questo, Lara ce l'ha fatta.
La trasfomazione di Lara in una guerrigliera non è neanche così esagerata e assurda come può apparire appena si confabula con il sistema sparacchino, che copre buona parte del gioco, dal punto di vista narrativo, ci sono in molti punti del gioco con sufficenti dettagli che spiegano come la nostra eroina è stata addestrata dal padre e da Roth, in previsione del suo futuro da grande avventuriera e da combattente, questi dettagli rendono coerente il gioco ed il personaggio di Lara, fragile eppure determinata.
Il senso d'istinto è una boiata in termini di gameplay, aiuta fin troppo il giocatore in un titolo che sprona all'esplorazione e alla ricerca di manufatti, diari, resoconti di viaggio, note senza segnalini luminosi, per intenderci.
La storia mi è proprio piaciuta, l'idea dei naufraghi, l'idea delle tempeste continue, il velo soprannaturale così smaccato che non mi sarei aspettato da un esordio, dopotutto anche i famosi Uncharted premono così tanto su elementi come questi, il cast che regge bene il gioco, persino con una mini-trama tra i naufraghi, il doppiaggio ita davvero buono, con l'immenso Ivo de Palma, tutto concorre per essere un gioco davvero da ricordare, un sorpresa, decisamente.
Un buon 7,5 di buon cuore mi sembra il minimo, purtroppo pecca in qualche aspetto davvero troppo importante per non poter essere considerato come è giusto che sia. Ma un ottimo esordio per un brand che sembrava stagnante.