Qualcuno mi sa riassumere cosa questo governo - secondo l'ad di Ryanair - "sovietico" ha recentemente fatto con Tim? "Divertente" comunque confrontare l'uso di questo aggettivo da parte del detto ad con questa passata dichiarazione di Tajani:
Il vicepremier è intervenuto anche sull'aumento dei tassi di interesse. "Non condivido quello che fa la Bce - ha detto - aumentare i tassi quando l'inflazione è provocata dall'aumento delle materie prime non funziona. La banca non deve mettere in ginocchio imprese e famiglie" (ANSA)
www.ansa.it
A parole, almeno a partire dalla mozione congressuale per la candidatura della Schlein, il PD sul potere contrattuale qualcosa la dice.
A proposito (anche) della concertazione e della scala mobile tempo fa ho letto, non tutta, questa presentazione dell'INAPP uscita alla fine dell'anno scorso:
Se vuoi darci un'occhiata una tua valutazione l'apprezzerei, non per forza su tutto il contenuto, anche un'impressione parziale.
Sinceramente non saprei, non ho familiarità con questo ente e attendo anch'io eventualmente l'arrivo di qualcuno più informato.
Secondo me sì, anche se non credo che l'applicazione sia semplice. Per dare un'idea:
La copertura della contrattazione e le retribuzioni
Date queste premesse, è utile analizzare sia i dati relativi alla distribuzione e copertura dei CCNL che ai livelli salariali che si osservano nel settore privato per capire quanti sono i lavoratori esposti a tutele minori o interamente scoperti. Non esistono però dei dati “ufficiali” sui tassi di copertura, ma per quanto ci siano delle stime differenti a seconda del tipo di dati utilizzati, si supera sempre l’80%. Esistendo una problematica legata al fatto che i contratti registrati sono tantissimi, e il livello di tutele e salari è differente, è importante però capire di che tipo di coperture si parla. La FdV mostra che dei 992 CCNL registrati, 662 risultano scaduti e 370 in vigore. Inoltre, solo 246 contratti sono sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiori (CGIL, CISL, UIL), mentre i 746 restanti sono sottoscritti sia da organizzazioni minori rappresentate al CNEL (CONFSAL, CISAL, CIU e UGL) che da organizzazioni non rappresentate. Tuttavia, su un totale di circa 13,6 milioni di lavoratori (esclusi quelli agricoli e domestici), 12,9 milioni sono coperti da CCNL e circa 730 mila risultano registrati nei flussi UNIEMENS senza contratto registrato; dei 12,9 milioni poi, circa 12,5 sono coperti da contratti delle maggiori organizzazioni, cioè circa il 97%.
[4]
Volendo entrare nello specifico di quelle che sono le caratteristiche dei lavoratori non coperti dalla contrattazione, secondo le stime INAPP della nota audizione senato (gennaio 2021), il settore in cui la copertura è più bassa è quello degli Alberghi e Ristoranti (81,4%), mentre il settore dell’Industria estrattiva, energia la più alta (96,2%). La copertura poi cresce al crescere della dimensione aziendale ed è più bassa al Mezzogiorno (84,1) rispetto a tutto il resto dell’Italia.
[5]
Tirando le somme, si potrebbe dire che i lavoratori vulnerabili in termini salariali sono quelli non coperti dai contratti principali (400 mila) o non coperti affatto (730 mila) oppure facenti parte i settori agricolo (921 mila circa nel 2020) e domestico (801 mila circa nel 2020), in quanto settori caratterizzati da alti tassi di lavoro irregolare (secondo Istat sono rispettivamente 39,7% e 58,6% delle Unità di Lavoro a tempo pieno). Questa conclusione è la stessa che si può dedurre dai dati presentati da Eurofound: i salari più bassi sono di lavoratori che operano proprio nei settori agricolo, domestico e della ristorazione.
Approcciando il problema dal lato delle retribuzioni più basse, secondo una memoria ISTAT di gennaio 2021, basata sui livelli salariali 2018, in Italia possiamo definire una retribuzione oraria bassa quando questa è inferiore ai 7,66 euro lordi (che è pari ai due terzi della mediana della retribuzione oraria nazionale del settore privato extra agricolo). Il dato è calcolato sulla Retribuzione Annua Lorda che considera tutto il lavoro straordinario, ma anche le ferie e le ore libere non godute, i giorni festivi, etc. Sempre secondo ISTAT, i lavoratori a bassa retribuzione rappresentano il 6% dei lavoratori e si concentrano tra gli apprendisti (28%) e gli operai (7,1%), ovvero tra i lavoratori in formazione o inquadrati nei livelli più bassi previsti dai CCNL. La diffusione è poi maggiore nelle donne (6,5%) che negli uomini (5,5%), negli stranieri (8,7%) che tra i nativi italiani (5,4%), tra i giovani al di sotto dei 29 anni (10,9%) rispetto alle altre classi di età (>5%), nel Mezzogiorno (9,5%) rispetto al resto dell’Italia (che va dal 6,5% del Centro al 4,1% del Nord Est) e nelle piccole imprese (7,6%) rispetto alle imprese di grandi (4%) e medie dimensioni (6%).
In tutta l’economia, secondo Istat, le retribuzioni contrattuali più basse (anno 2020), tuttavia, sono comunque quelle degli operai agricoli, pari a 6,15 euro; nel comparto industriale sono quelle del livello più basso del CCNL pelli e cuoio, pari a 7,92 euro; nel settore dei servizi, infine, la retribuzione più bassa è quella di 7,39 euro per il livello più basso del CCNL radio e televisioni private.
[6]
[...]
Una prima conclusione
Mettendo insieme tutti i pezzi della storia, la copertura sindacale delle maggiori organizzazioni è sicuramente presente e le retribuzioni tabellari basse sono circoscritte ad alcuni settori e inquadramenti. Tuttavia, quello che emerge è che dove la diffusione della contrattazione è difficilmente misurabile o comunque è inferiore rispetto ad altri settori, i salari sono bassi. Questi settori sono esattamente quelli in cui i livelli di lavoro irregolare è molto alto, così come l’incidenza dei lavoratori atipici, i livelli di part-time involontari o i lavoratori occasionali e precari.
Una strada percorribile sarebbe certamente quella del riordino dei CCNL, ma sarebbe necessario, secondo chi sostiene questa strada, prima garantire per legge l’efficacia erga omnes dei contratti collettivi, seguito poi dalla definizione dei contratti giudicati “di riferimento” per ogni settore, con conseguente eliminazione di tutti i contratti pirata o meno rappresentativi, con condizioni salariali svantaggiose rispetto agli altri. Tuttavia, date le condizioni di partenza delle relazioni industriali nazionali, queste azioni sembrano estremamente dispendiose in termini di tempo e fattibilità.
È lecito, dunque, chiedersi se un sistema di minimi retributivi affiancato ad un SML non possa essere la risposta alle carenze retributive che si riscontrano nel mercato del lavoro, seppure esse siano una minoranza, così come è stato fatto, ad esempio, nella vicina Germania, che ha introdotto il SML nel 2015 inizialmente solo in alcuni settori in cui si faceva maggiore fatica a controllare l’efficacia della contrattazione collettiva, e la copertura della contrattazione era estremamente più bassa.
[7] Inoltre, l’introduzione di un SML potrebbe risultare efficace anche volendo intraprendere azioni concrete che possano contrastare la proliferazione dei contratti pirata e, se strutturata in maniera tale da includere anche i lavoratori parasubordinati non coperti dalla contrattazione (come succede, ad esempio, in Regno Unito), potrebbe avere una influenza concreta nell’incidenza della povertà lavorativa.
[8] Questo ultimo punto, ovvero valutare con attenzione il target della platea alla quale applicare un SML, sarà eventualmente fondamentale: non includere lavoratori parasubordinati (come ad esempio i collaboratori continuativi oppure gli autonomi occasionali) potrebbe spingere alla proliferazione di queste forme atipiche con l’intento di aggirare il SML.
La strada del SML, comunque, non è priva di rischi, né garantisce un risultato positivo: il problema più che nella predisposizione dei contratti sembra essere nella volontà della loro applicazione corretta o applicazione in generale. Cosa garantisce che un SML venga applicato laddove già i minimi tabellari vengono elusi illegalmente? E posto che il SML di norma esclude i lavoratori atipici, come tutelare il maggiore ricorso a queste forme di contrattazione nel momento in cui si decida di introdurre la misura? Non ci sono delle risposte a priori a queste domande; tuttavia, quello che della direttiva dovremmo sicuramente accogliere in brevissimo tempo è la necessità di sistemi di monitoraggio e controllo sulla corretta applicazione della legislazione in materia di lavoro, sia questa sotto la forma di CCNL o di SML, che siano snelli, dinamici e permettano di intervenire e tutelare i lavoratori nei casi in cui la legge non viene rispettata.
Le dinamiche degli stipendi delle nuove professioni, le aspettative dei lavoratori e le politiche di reward capaci di attrarre e trattenere il talento
www.jobpricing.it
Ah, pensavo che la domanda di Gianpi si riferisse esclusivamente alla tassa sulle banche.