Non sto vedendo molto in questo periodo, se accendo la TV è solitamente per recuperare
Better call Saul o per qualche episodio di
Malcolm in the middle.

A ottobre mi ero fatto una settimana di Rarovideo e l'ho usata per recuperarmi un bel pezzo di filmografia di Tsukamoto, di cui fino ad allora avevo visto solo
Tetsuo. Ora è passato un po' di tempo e mi sembra di non avere molto da dire a riguardo, il che è quasi paradossale considerando quanto estremi tendano a essere sia nei soggetti che nella forma. Invece li sto dimenticando molto in fretta... problema mio o dei film?
Killing – Shinya Tsukamoto, 2018. Ben realizzato e coreografato, la storia è piccolina piccolina ma va bene così. Certo fa un pochino ridere quanto le cose degenerino data la semplicità delle premesse ma capisco sia un po' il punto del film.
A snake of june – Shinya Tsukamoto, 2004. Un bel soggetto, alcune scene non mi sono ben chiare, non mi è piaciuta tanto la fotografia monocromatica. Forse più interessante la prima parte della seconda. Sembra molto più lungo di quanto non sia in realtà (un'ora e spiccioli).
Tokyo fist – Shinya Tsukamoto, 1995. Figo anche se dopo un po' i personaggi e le urla iniziano a farsi monotoni.
Bullet ballet – Shinya Tsukamoto, 1997. Anche qui prima parte che mi stava piacendo molto, poi se non ricordo male si incanala in un intreccio vendicativo-gangsteroso più convenzionale e ho perso un po' di interesse.
Vital – Shinya Tsukamoto, 2004. Hmm non ricordo molto... è ok?
Kotoko – Shinya Tsukamoto, 2011. Riesce bene a trasmettere un certo senso di terrore nel non poter fidarsi della propria stessa mente. Sconfina però un po' nella pornografia del dolore, e mi è sembrato che a un certo punto tutte quelle urla e quel sangue servissero più che altro a compensare il fatto che più o meno il soggetto era già stato esaurito.
Unici altri due film visti:
Under the shadow – Babak Anvari, 2016. Ben realizzato, non spaventa più di tanto ma si lega bene al contesto storico e sociale il che è sempre ben accetto.
Licorice pizza – Paul Thomas Anderson, 2021. Visto distrattamente, molto lungo e abbastanza episodico, personaggi odiosi ma comunque interessante vedere questi due personaggi opposti fra loro e opposti rispetto a tutti i loro coetanei, lei grande ma emotivamente e socialmente problematica, lui piccolo ma dotato di un estro imprenditoriale e un talento sociale al limite dell'inverosimile. Probabilmente dovrei rivederlo per giudicarlo. Forse un po' fine a sé stesso e con qualche giro a vuoto ma in ogni caso non banale.