Ed ecco l'infornata di luglio
La città proibita, Mainetti 2025. In termini di pura azione è forse quanto di meglio si sia visto dai tempi di The raid 2, è però compromesso da una sceneggiatura terribilmente noiosa e invadente e da personaggi insopportabili di cui ci si vorrebbe solo liberare – se non che il film deve durare centotrentotto minuti, e a un certo punto sembra non voler finire più. Nota di demerito per lo spot turistico in vespa, veramente imbarazzante. Grossa occasione sprecata, peccato.
Uncut gems, Josh e Benny Safdie, 2019. Ritratto di un personaggio dipendente dall'adrenalina e dall'azzardo, elevato da una regia cocainomane che si adatta perfettamente al suo soggetto. Non vuole raccontare nulla di nuovo e va benissimo così, pura tensione dall'inizio alla fine, divertentissimo.
La mesías, Calvo e Ambrossi, 2023. Alcuni episodi e sequenze sono memorabili, e per i primi 2-3 episodi sa essere molto intrigante nella gestione delle informazioni e nel creare aspettative per il prosieguo della storia. Nella seconda metà però si adagia un po' e la vicenda si incanala senza scossoni verso il finale. Alla fine non ho trovato il soggetto molto interessante (avrei sinceramente preferito si mantenesse sullo stile dei primi episodi, privi dell'elemento religioso) e andando avanti con gli episodi comincia a soffrire di una marcata ridondanza nelle situazioni presentate. L'ho portata fino alla fine ma non mi sentirei di consigliarla senza riserve.
Better man, Gracey 2024. Tentando di mettere la parte la gimmick della scimmia, l'ho trovato sufficientemente sincero per il tipo di prodotto che è, con alcune delle sequenze musicali abbastanza riuscite. La sceneggiatura esce comunque dal solito stampino e non è esente da ridondanze specie nell'ultima parte. Se si è affezionati alla musica del primo Robbie Williams può valere un tentativo, altrimenti si può passare oltre senza troppi indugi.
The wild robot, Sanders 2024. Soggetto estremamente convenzionale ma ben realizzato. Peccato solo per un climax finale in cui la butta un po' in caciara con delle scene d'azione che davvero non erano necessarie, ma nel complesso resta un buon film capace di parlare a tutte le età e a tratti anche commuovere.
Tale of cinema, Hong Sang-soo 2005. L'espediente narrativo centrale è implementato con una certa eleganza, e dona alle due parti che costituiscono il film livelli di significato ulteriori a quelli letterali. Come al solito con Hong molto è lasciato al non detto o non esplicitato, ma in questo caso ho trovato che l'ambiguità aggiungesse più di quanto sottraesse. Tutti i suoi film che ho visto sono molto simili fra loro in termini di stile e situazioni, e benché non li trovi mai particolarmente memorabili di per sé, li trovo sempre piacevoli da abitare per 80 minuti o giu di lì. In un certo qual modo ci si sente a casa, un po' come mi succede con Ozu. Fa sempre piacere tornare, e questo non fa eccezione.
Akiplėša (Toxic), Bliuvaitė 2024. Classico tranche de vie dalle periferie più profonde dall'Europa dell'est, con annesso degrado umano e materiale e angoscia esistenziale. Non si discosta da altri film analoghi né può vantare storie o personaggi particolarmente memorabili. È comunque ben realizzato, con diverse scene riuscite e con una fotografia più che buona nei limiti del possibile. Probabilmente non ne ricorderò molto da qui a un anno, ma mi sento di promuoverlo nel complesso.
Anora, Baker 2024. Tanta (troppa?) energia nella prima parte, ma davvero tanto ripetitivo da metà in poi. I protagonisti hanno potenziale e sono bene interpretati, ma a mio avviso non vengono sviluppati a sufficienza (o meglio non vengono proprio sviluppati, e in un certo senso la sorpresa è che non c'è nessuna sorpresa) e a tenere le redini del film rimane solo un intreccio decisamente pigro (a parte le urla e le corse per farlo apparire avvincente & frenetico). Nel complesso ho trovato che avesse molto poco da raccontare. Resta una visione gradevole ma per me anche una delusione, probabilmente il Baker che mi ha convinto meno finora.