Finito anche io, che viaggio
Non sono proprio un patito dello stile autoriale di Sam Lake (e la sceneggiatura in senso stretto continua a non folgorarmi appieno tutt'ora con AW2), come uno potrebbe non esserlo di Kojima per dire, ma qui hanno fatto una summa di tutti gli aspetti unici dei loro precedenti giochi in una amalgama veramente funzionale. Tra l'altro mi è sembrato quanto di più vicino si possa trovare della filosofia eversiva di molti titoli indipendenti ma proiettata su un colosso tripla A, presa di posizione molto complessa da intraprendere che non credo ripaghi a pieno nei confronti di un grande pubblico.
Ho adorato che sia un titolo trasversalmente teatrale, proprio di aderenza al teatro, e di come utilizzi l'inganno della messa in scena in modo sublime. Pecca nel gameplay in senso stretto, la parte sfacciatamente ludica, ma gioca di compensazione con altri elementi. Lo shooting è tendenzialmente sulla sufficienza scarna ma il sound design (porca troia il sound design, porca troia) da 20/10 lo rende comunque godurioso nel feedback che ricevi, così come i giochi di luce presenti durante fasi concitate. Forse alcune risoluzioni di enigmi sono troppo "su binari" da percorre precisamente in un modo che potrebbe causare qualche spaesamento di troppo, evitabile con un minimo di elasticità e snellimento degli stessi incastri.
Rimane un titolo denso da assorbire che sicuramente richiede tanto dallo spettatore/giocatore ma sa anche dare molto. Di gran lunga il mio titolo Remedy preferito ed imo un'esperienza narrativa di alto profilo che riconferma la potenza di questo media nel racconto e di come l'aspetto audio/visivo possa essere sfruttato tanto quanto quello interattivo/ludico con modalità proprie di un linguaggio unico che appartiene solo al videogioco.
Bello bello, sono stato piacevolmente sorpreso come quando becchi quell'indie fighissimo. Cosa che per un tripla A così narrativo mi succede molto raramente.