Alan Wake... Anche solo sentire questo nome, queste parole, mi sobbalza il cuore. Mi emoziono. Pelle d'oca.
Il regalo più bello che un'esperienza videoludica potesse darmi.
Avete presente quei libri talmente belli che, quando arrivi alla fine, sei avvolto da un velo di malinconia perchè senti che da li a poco ti sarebbe venuto a mancare qualcosa di speciale?
Pensate a quando, a fine estate, nel viaggio di ritorno, tutte le immagini e i bei ricordi, i bei momenti e le risa riaffiorano in superficie, felicità e tristezza unite assieme, siete contenti del magnifico tempo trascorso, però siete malinconici per la consapevolezza che quel tempo oramai è passato.
Ecco, se ripenso a quando ho giocato Alan Wake ora provo questo. E' bellissimo. Mi ha dato emozioni così profonde che oramai hanno messo radici in me. Non se ne andranno mai.
Alan Wake non si limita ad essere un gioco, è un'esperienza, una storia... E' un sogno, che mi auguro ritorni di tanto in tanto, accompagnato dalle melodie dei "Vecchi Dei di Asgard".
E se sapessi suonare dovrei ringraziare Alan Wake, perchè sento che mi avrebbe ispirato a comporre musica buia ma epica; se fossi scrittore un ringraziamento sarebbe d'obbligo, avrei scritto storie luminose...
In un'era dove se non "hai" allora non "sei", Alan Wake "è" il miglior gioco che potessi desiderare.
Un faro che si erge alto, altissimo, svetta, lacerando l'oscurità di un'era in cui i videogiochi non sanno più illuminare il cuore delle persone.