Ufficiale Arti Marziali

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guarda, concordo generalmente con te tranne che sul punto bruce lee.

Bruce lee era un grosso talento naturale, ma di kung fu conosceva poco. Ha praticato wing chun (ma come stile prettamente esterno) ma non abbastanza, se non ricordo male fu anche allontanato. Ha fatto qualche RISSA da strada (e come combattente in risse da strada non era degno manco di allacciare le scarpe a quello che in effetti fu il suo VERO maestro Wong Shun Leung , allievo anziano di Yip Man che ne seguì l'addestramento nella scuola del maestro e che lo avvio ai combattimenti da strada).

Non era un maestro nel kung fu (manco lontanamente), ne un esperto.

Si è ritrovato in realtà (i combattimenti di strada) in cui , appunto , pagava nel breve termine di più ciò che dici tu.

E ha visto, come vedono ora gli mma , che quei pochi sedicenti "praticanti di arti interne" non erano efficaci. Solo che la situazione era semplicemente quella che vediamo noi attualmente. Ne più ne meno. Praticanti imperfetti , con poche eccezioni (Wong Sheun long , per esempio , uno di quelli con cui la gente durava pochi secondi).

Bruce alla fine si dedicò completamente al fitness , studiò stili che poco centrano con il kung fu e fece un suo stile. Ripeto, un gran talento , una grande capacità di osservazione e analisi della lotta e un buon combattente. Ma si coltivò in modo esclusivamente fisico. Ho anche letto molto di quello da lui detto e scritto. Conoscenze profonde di filosofia cinese che lui non fece MAI sue per davvero. Il suo merito alla fine fu quello di far conoscere il kung fu al mondo. Il merito tutto sommato è suo se lo pratichiamo. Visto quanto in realtà i segreti più intimi tutt'ora è difficile vengano ceduti anche all'interno delle stesse famiglie marziali , fra cinesi //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

Ma, per farti un esempio del clamore inutile... il famoso one inch punch di bruce lee... è un esercizio di base del fajing, centra poco con la sua smisurata (e relativamente inutile in alcuni stili) potenza muscolare ed è un esercizio BASE degli stili interni. Solo che MOOOLTO più raffinato della sua versione.

 
Ultima modifica da un moderatore:
guarda, concordo generalmente con te tranne che sul punto bruce lee.Bruce lee era un grosso talento naturale, ma di kung fu conosceva poco. Ha praticato wing chun (ma come stile prettamente esterno) ma non abbastanza, se non ricordo male fu anche allontanato. Ha fatto qualche RISSA da strada (e come combattente in risse da strada non era degno manco di allacciare le scarpe a quello che in effetti fu il suo VERO maestro Wong Shun Leung , allievo anziano di Yip Man che ne seguì l'addestramento nella scuola del maestro e che lo avvio ai combattimenti da strada).

Non era un maestro nel kung fu (manco lontanamente), ne un esperto.

Si è ritrovato in realtà (i combattimenti di strada) in cui , appunto , pagava nel breve termine di più ciò che dici tu.

E ha visto, come vedono ora gli mma , che quei pochi sedicenti "praticanti di arti interne" non erano efficaci. Solo che la situazione era semplicemente quella che vediamo noi attualmente. Ne più ne meno. Praticanti imperfetti , con poche eccezioni (Wong Sheun long , per esempio , uno di quelli con cui la gente durava pochi secondi).

Bruce alla fine si dedicò completamente al fitness , studiò stili che poco centrano con il kung fu e fece un suo stile. Ripeto, un gran talento , una grande capacità di osservazione e analisi della lotta e un buon combattente. Ma si coltivò in modo esclusivamente fisico. Ho anche letto molto di quello da lui detto e scritto. Conoscenze profonde di filosofia cinese che lui non fece MAI sue per davvero. Il suo merito alla fine fu quello di far conoscere il kung fu al mondo. Il merito tutto sommato è suo se lo pratichiamo. Visto quanto in realtà i segreti più intimi tutt'ora è difficile vengano ceduti anche all'interno delle stesse famiglie marziali , fra cinesi //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

Ma, per farti un esempio del clamore inutile... il famoso one inch punch di bruce lee... è un esercizio di base del fajing, centra poco con la sua smisurata (e relativamente inutile in alcuni stili) potenza muscolare ed è un esercizio BASE degli stili interni. Solo che MOOOLTO più raffinato della sua versione.
beh che con l'one inch punch centrasse poco la forza si sa,alla fine bruce lee come corporatura era molto apprezzato perchè aveva un indice di massa grassa vicino al negativo ,ma pur muscoloso non era certo una montagna di muscoli come tanti altri lottatori,il one inch punch un po' come lo straight wing chun punch basa la potenza sulla tecnica non sulla pure forza muscolare..c'era questo maestro di wing chun in questo video online che a vederlo come potenza non gli dai 2 lire,eppure i suoi pugni li sentivi attraverso un colpitore spesso quasi 10 cm,e durante uno sparring con un singolo pugno (a detta sua trattenendosi) fece "rivisitare" la colazione ad un suo povero allievo..

si,potenziare solo il fisico è idiota,ma a quello,pur con tutta la superficialità di uno shonen manga,ci era arrivato persino dragonball per dire:rickds:

su bruce lee ammetto di trovarmi impreparato e probabilmente disinformato..da quel poco che avevo letto (di suo e su di lui) mi pareva uno che avesse almeno una decente conoscenza delle arti tradizionali (mai pensato fosse un maestro,ma che la sua base fosse comunque una discreta conoscenza della forma tradizionale poi messa in discussione)

comunque dai,abbiamo trovato un punto di raccordo alla fine..poi come detto,personalmente sono abbastanza ignorante..il tipico tipo abbastanza interessato da leggere e guardare su vari stili e arti marziali ma troppo pigro e menefreghista per farne seriamente una..è per quello che mi son dato al krav maga ultimamente,metodo relativamente facile e veloce da apprendere,non ti rende un carroarmato nè ti assicura la vittoria,ma almeno ti da qualche arma in più casomai dovessi trovarti in situazioni in cui non vorresti trovarti:sisi:

poi anche solo dimostrare ad amici e parenti come li puoi disarmare fa figo:rickds:

 
Bah tanto che sono in questo topic faccio delle domande veloci. Com'è praticare arti marziali? Nel senso, io sarei interessato un po' a questo mondo x avere delle basi di autodifesa, non si sa mai nella vita //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif Però sinceramente non so come prima cosa a cosa iscrivermi, e seconda sul costo di iscrizione //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/250978_ahsisi.gif

 
beh che con l'one inch punch centrasse poco la forza si sa,alla fine bruce lee come corporatura era molto apprezzato perchè aveva un indice di massa grassa vicino al negativo ,ma pur muscoloso non era certo una montagna di muscoli come tanti altri lottatori,il one inch punch un po' come lo straight wing chun punch basa la potenza sulla tecnica non sulla pure forza muscolare..
Bruce lee non SEMBRAVA una montagna di muscoli, ma aveva una potenza muscolare impressionante.

Il workout fisico giornaliero di bruce lee era DEVASTANTE. Mentre non mi risulta praticasse qi gong o meditazione, ad esempio.

c'era questo maestro di wing chun in questo video online che a vederlo come potenza non gli dai 2 lire,eppure i suoi pugni li sentivi attraverso un colpitore spesso quasi 10 cm,e durante uno sparring con un singolo pugno (a detta sua trattenendosi) fece "rivisitare" la colazione ad un suo povero allievo..si,potenziare solo il fisico è idiota,ma a quello,pur con tutta la superficialità di uno shonen manga,ci era arrivato persino dragonball per dire:rickds:
la potenza dei pugni del wing chun , compreso il one inch punch (che deriva dal wing chun stesso) si origina dalla connessione a terra e trasmissione di forza da piedi a mani che , bene o male, insegna ogni stile di kung fu e dal sistema di leva articolare dello straight punch che permette di scaricare quasi completamente la potenza del colpo senza nessuno sforzo.

Ma il fajing, nelle arti interne, è qualcosa di decisamente più raffinato.

Per il discorso "potenziare solo il fisico è idiota e ci arriva pure uno shonen scemo" ti dico hai ragione. Ma quanti, ad esempio, fra i praticanti di kung fu... mettiamo fra i praticanti di wing chun conoscono la teoria taoista alla base di questo concetto importantissimo delle arti cinesi?

Quanti sanno che un'arte taoista non è tale se non lavora su mente , corpo e spirito e non li unifica? Quanti sanno come si fa? Quanti conoscono almeno cosa vuole dire quella distinzione?

Perchè si fa presto a dire "non alleniamo solo il fisico" ma è più difficile spiegare "perchè"

su bruce lee ammetto di trovarmi impreparato e probabilmente disinformato..da quel poco che avevo letto (di suo e su di lui) mi pareva uno che avesse almeno una decente conoscenza delle arti tradizionali (mai pensato fosse un maestro,ma che la sua base fosse comunque una discreta conoscenza della forma tradizionale poi messa in discussione)
Il suo livello nel kung fu "tradizionale" era al limite "allievo anziano".

E dico "tradizionale" perchè il wing chun moderno proprio tradizionale tradizionale non era.

comunque dai,abbiamo trovato un punto di raccordo alla fine..poi come detto,personalmente sono abbastanza ignorante..il tipico tipo abbastanza interessato da leggere e guardare su vari stili e arti marziali ma troppo pigro e menefreghista per farne seriamente una..è per quello che mi son dato al krav maga ultimamente,metodo relativamente facile e veloce da apprendere,non ti rende un carroarmato nè ti assicura la vittoria,ma almeno ti da qualche arma in più casomai dovessi trovarti in situazioni in cui non vorresti trovarti:sisi:
poi anche solo dimostrare ad amici e parenti come li puoi disarmare fa figo:rickds:
Ma guarda, io personalmente non ce l'ho con nessuno...ognuno pratica quello che crede nel modo che crede. Reputa superiore o inferiore qualcosa magari pur non conoscendolo davvero (cosa che capita di fare a me per primo). Ognuno ha un suo concetto di arte marziale in testa.

Io ho il mio, che è particolare e derivato dalla filosofia taoista E dalla concezione maturata dal mio maestro. Per dirti un tempo, molti anni fa, ero un GRANDE ammiratore di bruce lee.

Adesso sono fortemente critico, la sua concezione di arti marziali la trovo sterile così come l'idea di eliminare la forma alla base nel tentativo di "insegnare a sviluppare le proprie potenzialità piuttosto che insegnare un sistema di lotta rigido". Maturato probabilmente dall'idea di base del wing chun che usa POCHISSIME forme e TANTI principi di movimento. Uno stile nato per essere veloce da apprendere e deprivato poi di molti concetti interni (con annessa perdita di efficacia) per renderlo pure commerciale.

Quando basterebbe studiare più a fondo la vera tradizione marziale per rendersi conto che "insegnare a capire se stessi" veniva già messo in pratica e in modo molto più efficace nella tradiziona marziale antica della sua patria. Pur insegnando la forma.

Bruce lee il kung fu tradizionale che ha tanto contestato e messo in discussione non lo ha mai conosciuto a fondo. Eppure ha fatto si che NOI lo potessimo conoscere. I casi della vita.

 


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Bah tanto che sono in questo topic faccio delle domande veloci. Com'è praticare arti marziali? Nel senso, io sarei interessato un po' a questo mondo x avere delle basi di autodifesa, non si sa mai nella vita //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif Però sinceramente non so come prima cosa a cosa iscrivermi, e seconda sul costo di iscrizione //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/250978_ahsisi.gif
Il costo di iscrizione varia da stile a stile, da maestro a maestro... dal fatto che tu vada in una scuola o in una palestra. Dalla città in cui vivi. Non è una domanda a cui è facile rispondere.

Per lo stile.. beh... li devi documentarti. Leggi, informati , magari ti possiamo dare una mano se ci dici a cosa sei orientato. Poi però devi provare e vedere. Può darsi che tu debba provarne svariati prima di trovare quello che fa per te. Fortunatamente è pratica comune far fare un paio di lezioni di prova gratis a chi va ad informarsi.

Per la domanda "com'è praticare arti marziali" dipende dall'arte, dipende dal maestro e dipende dal praticante.

Può essere un passatempo, può essere uno sfogo , può essere una passione. Può essere salutare o può esserlo poco //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

Può cambiare completamente la tua vita e la tua percezione del mondo e di te stesso o può semplicemente insegnarti a tirar due pugni e darti una leggermente maggiore consapevolezza di te.

E' una domanda a cui rispondere così è praticamente impossibile.

 
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Bruce lee non SEMBRAVA una montagna di muscoli, ma aveva una potenza muscolare impressionante.Il workout fisico giornaliero di bruce lee era DEVASTANTE. Mentre non mi risulta praticasse qi gong o meditazione, ad esempio.
in effetti non risulta manco a me,ma mi risultava li avesse fatti in passato come allievo.



la potenza dei pugni del wing chun , compreso il one inch punch (che deriva dal wing chun stesso) si origina dalla connessione a terra e trasmissione di forza da piedi a mani che , bene o male, insegna ogni stile di kung fu e dal sistema di leva articolare dello straight punch che permette di scaricare quasi completamente la potenza del colpo senza nessuno sforzo. Ma il fajing, nelle arti interne, è qualcosa di decisamente più raffinato.
non consoco proprio il fajing:tristenev:

Per il discorso "potenziare solo il fisico è idiota e ci arriva pure uno shonen scemo" ti dico hai ragione. Ma quanti, ad esempio, fra i praticanti di kung fu... mettiamo fra i praticanti di wing chun conoscono la teoria taoista alla base di questo concetto importantissimo delle arti cinesi? Quanti sanno che un'arte taoista non è tale se non lavora su mente , corpo e spirito e non li unifica? Quanti sanno come si fa? Quanti conoscono almeno cosa vuole dire quella distinzione?

Perchè si fa presto a dire "non alleniamo solo il fisico" ma è più difficile spiegare "perchè"
credo sia più un discorso di "a quanto interessi alla gente saperlo"anche perchè una forma totalmente esterna è meno invasiva a livello di preparazione ma anche di vita..e per chi vuole solo imparare a menar le mani,può andar bene anche quello.

Il suo livello nel kung fu "tradizionale" era al limite "allievo anziano".E dico "tradizionale" perchè il wing chun moderno proprio tradizionale tradizionale non era.
non sono al corrente della scala gerarchica..ma dal suono non mi pare male come livello //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif



Ma guarda, io personalmente non ce l'ho con nessuno...ognuno pratica quello che crede nel modo che crede. Reputa superiore o inferiore qualcosa magari pur non conoscendolo davvero (cosa che capita di fare a me per primo). Ognuno ha un suo concetto di arte marziale in testa.Io ho il mio, che è particolare e derivato dalla filosofia taoista E dalla concezione maturata dal mio maestro. Per dirti un tempo, molti anni fa, ero un GRANDE ammiratore di bruce lee.

Adesso sono fortemente critico, la sua concezione di arti marziali la trovo sterile così come l'idea di eliminare la forma alla base nel tentativo di "insegnare a sviluppare le proprie potenzialità piuttosto che insegnare un sistema di lotta rigido". Maturato probabilmente dall'idea di base del wing chun che usa POCHISSIME forme e TANTI principi di movimento. Uno stile nato per essere veloce da apprendere e deprivato poi di molti concetti interni (con annessa perdita di efficacia) per renderlo pure commerciale.

Quando basterebbe studiare più a fondo la vera tradizione marziale per rendersi conto che "insegnare a capire se stessi" veniva già messo in pratica e in modo molto più efficace nella tradiziona marziale antica della sua patria. Pur insegnando la forma.

Bruce lee il kung fu tradizionale che ha tanto contestato e messo in discussione non lo ha mai conosciuto a fondo. Eppure ha fatto si che NOI lo potessimo conoscere. I casi della vita.
da neurale trovo interessanti entrambi gli approcci..difatti per esempio molti praticanti di arti tradizionali disprezzano il krav maga,non tanto in quanto più o meno efficace,ma in quanto dicono che è un sistema vuoto,che non ti arricchisce,ma per me che al momento non sono interessato a quel qualcosa di profondo,il krav maga è perfetto
 
in effetti non risulta manco a me,ma mi risultava li avesse fatti in passato come allievo.
Evidentemente non ne ha colto l'importanza. Bruce Lee aveva un approccio fin troppo occidentalista, tutto quello che a prima vista non è efficace in combattimento prima di subito è inutile.

non consoco proprio il fajing:tristenev:
E' un termine che indica il rilascio improvviso di forza distruttiva.


Esiste quello palese e quello nascosto in movimenti lenti , morbidi e delicati.

Le arti interne tipo il taiji si basano sul fajing (emissione di potenza) e huajing (credo si scriva così non sono sicuro) ovvero annullare la potenza altrui.

Insegnano ad essere talmente sensibili da percepire e guidare la propria forza e quella altrui all'interno del proprio corpo e quello dell'avversario come se fossero vuoti. Annullarla, defletterla, farla rimbalzare al suolo e respingerla , concentrarla nei punti di rottura dell'assetto del nemico (che si possono percepire)

credo sia più un discorso di "a quanto interessi alla gente saperlo"anche perchè una forma totalmente esterna è meno invasiva a livello di preparazione ma anche di vita..e per chi vuole solo imparare a menar le mani,può andar bene anche quello.
Ovviamente si. Ognuno prende dalle arti marziali ciò che desidera

non sono al corrente della scala gerarchica..ma dal suono non mi pare male come livello //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif
Come ho detto sopra, del kung fu tradizionale sapeva quel che sa un qualsiasi allievo con un po' di esperienza. Ma aveva una fretta non adatta all'arte. Non è mai riuscito a scendere più a fondo negli insegnamenti che avrebbe potuto apprendere. Si è fermato alla superficie.

Per carità, grande talento ripeto. Non è da tutti imparare un sacco di arti, analizzare la lotta come ha fatto lui e tirare fuori uno stile comunque efficace.

da neurale trovo interessanti entrambi gli approcci..difatti per esempio molti praticanti di arti tradizionali disprezzano il krav maga,non tanto in quanto più o meno efficace,ma in quanto dicono che è un sistema vuoto,che non ti arricchisce,ma per me che al momento non sono interessato a quel qualcosa di profondo,il krav maga è perfetto
Son passato per entrambi gli approcci, e non sono più neutrale

 


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http://taijispot.com/2008/08/04/gli-esercizi-del-bozzolo-di-seta-chan-si-gong/

 
curioso , sulla pagina della mia scuola il mio maestro ha pubblicato un articolo di uno dei suoi maestri (Flavio Daniele) che direi che esplica alla perfezione il discorso di cui parlavo (compreso il fattore "bruce lee").

E' un po' lungo ma vale la pena dargli un occhio.

Sempre più spesso sulla riviste compaiono articoli che da diversi punti di vista analizzano e lamentano una certa crisi delle varie arti marziali, ma a mio avviso c’è un motivo interno che quasi nessuno ha trattato, che è all’origine di questo processo di disaffezione. Motivo che riguarda principalmente le metodiche didattiche e di allenamento che non si sono evolute di pari passo con le esigenze del praticante che sorgono durante le diverse tappe evolutive della pratica marziale. Nella maggioranza dei casi oscillano tra metodiche falsamente tradizionaliste rimaste ancorate a una era pionieristica in cui non si andava tanto per il sottile a metodiche presuntuosamente moderniste dove il gesto marziale è diventato gesto atletico chiuso nella ristretta dimensione della performance sportiva.
Tradizione e ritorno al futuro

Tradizionalmente in tutte le arti marziali gli aspetti mentali, fisico-tecnici ed energetici della pratica hanno sempre costituito un tutt’uno, solo in tempi recenti, a partire dalla seconda metà del secolo scorso in concomitanza con la loro diffusione in Occidente, si è assistito a una progressiva scissione che ha visto gli aspetti fisico-tecnici diventare sempre più importanti relegando sullo sfondo, fino a farli quasi completamente sparire, quelli mentali ed energetici. Questa trasformazione dello spirito originario ha lentamente fatto perdere alla pratica la dimensione di techne (arte) insita nel gesto marziale per diventare tecnicismo fisico-atletico. Di questa scissione nessuna delle arti marziali è stata immune, neanche quelle che si richiamano al più puro spirito tradizionale.

La situazione oggigiorno è sotto gli occhi di tutti, anche se molti si ostinano a non vedere che il Re è nudo e scambiano per tecniche mentali banali schematismi psicofisici di attacco-difesa, di azione-reazione, e pensano di costruire una mente forte con massacranti allenamenti fisici e continue ripetizioni di forme o di combinazioni tecniche. Ogni stagione ha i suoi frutti recita un vecchio adagio contadino, e certamente durante la fanciullezza marziale questi metodi possono essere utili, ma quando si raggiunge la maturità bisogna cambiare modo di allenarsi, altrimenti si rischia che le arti marziali diventino vecchie senza riuscire a diventare adulte.

Un praticante maturo non può sudare e ansimare come un bue al traino nel vano tentativo di stare al passo con un atleta giovane, ma non può neanche sedersi sul suo passato e pretendere un rispetto formale dovuto agli anni, ma deve guadagnarselo giorno dopo giorno nel confronto diretto, pena quel senso di frustrazione misto ad invidia per la maggiore capacità aerobica, maggiore resistenza e miglior recupero fisico tipici della gioventù, che pian piano ti fa passare la voglia di praticare.

Sarebbe ora, per ovviare a simili situazioni di disagio, di fare un ritorno al futuro andando a recuperare tutti quei valori e metodi tradizionali di tecniche di lavoro interno Nei gong - uchi ko) che differenziano le arti marziali dagli sport da combattimento, che possono permettere al praticante maturo una crescita marziale continua e al giovane praticante di investire nel proprio futuro ed evitare così di ritrovarsi con il passare degli anni, passata la stagione agonistica, nella stessa identica situazione di demotivazione e frustrazione.

Per valori e metodi tradizionali non sono da intendersi solo abilità psicofisiche (coordinazione neuromotoria, agilità, destrezza) e qualità quali costanza, volontà, spirito forte, certamente utili e comuni a tutti gli sport, ma qualcosa di molto più profondo dove il gesto tecnico, recuperando la sua dimensione di techne (arte del fare), oltre ad agire profondamente sia sul corpo sia sulla mente ricostruendone l’unità intrinseca, entri nella profondità della coscienza trasformando un semplice esecutore di tecniche in un artista marziale maturo: forte ma non duro, calmo ma non pavido, sicuro ma non arrogante.

L’efficacia di un gesto tecnico non si può e non si deve esaurire nello spazio di un mattino agonistico, ma protrarsi per tutta la vita nella gioia di una pratica non solo rispettosa del corpo, ma che addirittura trasforma il corpo in veicolo espressivo del proprio modo di essere e di vivere. Alcuni maestri del passato hanno lasciato a tale proposito testimonianze di rara bellezza molto utili per guidarci nel percorso, ma che purtroppo il moderno praticante, mancando di un riscontro nella pratica quotidiana che costruisca la giusta predisposizione mentale e atteggiamento corporeo, sottovaluta scambiando le suggestive immagini che evocano per poesia.

Questa difficoltà di trasformare gli insegnamenti dei maestri in esperienza vissuta, relegandoli in un’asettica dimensione intellettuale e letteraria, è dovuto alla mancanza di opportuni allenamenti, di cui tutte le arti marziali disponevano ma che sono stati persi per strada nel loro viaggio verso l’Occidente, che aprano a una dimensione diversa della pratica. Dimensione diversa non teorica e astratta, ma reale, viva e concreta, sperimentata e vissuta nella pratica quotidiana di cui ho tracciato le linee e i principi guida in innumerevoli articoli e in cinque libri editi dalla Caliel, e gli allenamenti pratici in una serie di 6 dvd editi dalla aliel e Nei dan school.

Allenamenti dove corpo mente ed energia si intersecano in costruttivi giochi di ruolo, dove il corpo funge da teatro-laboratorio in cui si possono vivere ed esperire situazioni oltre la mente ordinaria, oltre la dimensione fisica in cui si entra in contatto, attraverso la tecnica corporea, con la parte più antica di noi stessi, la parte che agisce e pensa come gli antichi spadaccini del Giappone medievale e i saggi taoisti della tradizione cinese.

Dalla tecnica all’arte del corpo

Bisogna recuperare un rapporto collaborativo tra cuore e cervello, tra istinti e ragione. Il mio maestro Guo Ming Xu dice che a un certo livello della pratica bisogna lasciare da parte la tecnica e lasciare agire il cuore. Questo vuol dire che la maturazione e la crescita come artista marziale a un certo punto del cammino richiedono di lasciare sullo sfondo gli aspetti fisico-atletici e mettere in primo piano quelli mentali ed energetici. Lasciare sullo sfondo gli aspetti fisico-atletici non vuol dire diventare deboli, ma al contrario diventare diversamente abili. Abili nel riscoprire all’interno di sé stessi fonti alternative di energia, di potenzialità e forze nascoste nella struttura interna del corpo che non immaginavamo neanche di possedere, in grado di sostituire la forza fisica che inesorabilmente con il passare degli anni cala.

Abilità diverse che si trovano in quella terra di confine, dove il pensiero si fonda con l’azione, dove i muscoli impregnandosi d’intenzioni ed energie sottili (qi/ki) sprigionano senza tensioni forza e potenza, dove il tuo addome (Dantian o Tanden) diventa il centro della tua volontà creatrice da dove scaturisce la vera forza che muove il corpo, e non una massa dura e insensibile che fortifichi con centinaia di addominali alla fine di ogni allenamento. Dove la tua colonna vertebrale diventa la dorsale in cui scorre la tua energia vitale e non un pezzo meccanico tra gambe e braccia che blocca e irrigidisce la struttura e rende il tronco un blocco duro e inerte in cui il potere del respiro si perde in un ansimare rumoroso e l’emissione dell’energia (Fa Jin o Kime) diventa l’urlo di un corpo sacrificato sull’altare di una effimera efficacia.

Potere del respiro che, opportunamente allenato, attiva la mente e trasforma il tuo addome in un sistema pneumatico che aziona e dirige braccia e gambe in maniera potente senza danneggiare gomiti e ginocchia, senza stressare i muscoli, senza provocare dolorose discopatie alla schiena e rovinare le articolazioni delle anche (vedi di F. Daniele “Le Tre Vie del Tao” Caliel Edit. Ritmo e armonia del meccanismo respiratorio).

Si può essere forti e potenti anche oltre le cinquanta primavere se si fa un lavoro di consapevolezza che permette alla mente di unirsi al corpo attraverso la mediazione dell’energia interna. Unione che non solo rallenta il naturale decadimento fisico, ma può addirittura invertirlo, fino a recuperare vigore e forze che consideravamo persi con l’avanzare degli anni.

Purtroppo tutto questo, duole dirlo, è quanto di più disatteso ci sia, per rendersene conto basta entrare in una qualsiasi palestra, e non solo in una palestra qualsiasi, ma anche dove insegna uno dei tanti maestri che hanno contribuito alla diffusione e sviluppo delle arti marziali italiane. Sono veramente pochi quelli che dopo quaranta anni di pratica e diverse decine di anni d’insegnamento hanno adeguato il loro metodo, inserendo allenamenti che tengano conto che il praticante non è a una sola dimensione, ma a più dimensioni, è fatto anche di emozioni, di energie, di spirito che opportunamente allenati possono trasformarsi in forze, in potere interno, possono permettere di realizzare la non-mente, l’agire senza intenzioni, la calma nel vortice del movimento, lo spirito immobile dell’arciere zen che senza mirare colpisce il bersaglio.

Tutto questo può essere realizzato e non restare nel limbo dei sogni non vissuti dei desideri non realizzati basta ritornare al futuro, avere il coraggio di rifondare la pratica attraverso la Tecnica che ha recuperato la sua dimensione di Arte. Arte che apre a una realtà vera e concreta, dove la dimensione di vuoto mentale smette di essere un concetto metafisico e diventi uno stato mentale pulito, non inquinato da emozioni disordinate, all’interno del quale è possibile cogliere l’essenza e le motivazione di una disciplina apparentemente inadeguata e fuori dal tempo.
 
E' un termine che indica il rilascio improvviso di forza distruttiva.


Esiste quello palese e quello nascosto in movimenti lenti , morbidi e delicati.

Le arti interne tipo il taiji si basano sul fajing (emissione di potenza) e huajing (credo si scriva così non sono sicuro) ovvero annullare la potenza altrui.

Insegnano ad essere talmente sensibili da percepire e guidare la propria forza e quella altrui all'interno del proprio corpo e quello dell'avversario come se fossero vuoti. Annullarla, defletterla, farla rimbalzare al suolo e respingerla , concentrarla nei punti di rottura dell'assetto del nemico (che si possono percepire)
non capisco che succede nel secondo video:tristenev:
curioso , sulla pagina della mia scuola il mio maestro ha pubblicato un articolo di uno dei suoi maestri (Flavio Daniele) che direi che esplica alla perfezione il discorso di cui parlavo (compreso il fattore "bruce lee").E' un po' lungo ma vale la pena dargli un occhio.
ma in generale in cosa consisterebbero questi allenamenti per la parte interna?

 
non capisco che succede nel secondo video:tristenev:
Fajing, ne più ne meno.

Espressione di forza dirompente nascosta in movimenti morbidi e lenti. E veicolare la stessa all'interno dell'avverio come se fosse cavo.

ma in generale in cosa consisterebbero questi allenamenti per la parte interna?
http://nuke.tuiillago.it/XingYiQuan/LavoroInternonelloXingYiQuan/LeSeiArmonie/tabid/671/Default.aspx

http://taijispot.com/2008/08/04/gli-esercizi-del-bozzolo-di-seta-chan-si-gong/

Fondamentalmente Maju , è autopercezione.

Secondo la teoria taoista BRUTALMENTE semplificata l'uomo è composto di tre diverse manifestazioni di energia , jing (corpo) qi (energia funzionale) shen (mente-spirito). La pratica, a seconda di su cosa si focalizza maggiormente, è meditaviva (shen) marziale (qi) e medica (jing). In realtà NESSUNA pratica si limita a considerare un solo livello e uno soltanto. Ogni singola pratica taoista considera i 3 livelli e li fa lavorare in sintonia e armonia.

Mi chiedi quali sono i canoni di lavoro. Nel qi gong nel kung fu e nella meditazione uno dei risultati più importanti è ottenere:

tiao shen - ossia la regolazione del proprio corpo intesa come totale rilassamento di ogni singolo muscolo e organo e radicamento perfetto a terra , cosa che implica imparare i corretti allineamenti per scaricare correttamente le linee di forza che entrano in gioco con la gravità che ti spinge a terra senza

dover usare i muscoli ma sfruttando la sola struttura del corpo.

tiao xi - regolare e armonizzare il respiro

tiao xin - regolare e armonizzare la mente

Non scendo nei dettagli ma questi sono i tre livelli su cui lavorare separatamente E soprattutto INSIEME fino a fonderli.

Per farti un buon esempio , in ogni pratica marziale o di meditazione ogni movimento non si esegue semplicemente. Ma si focalizza l'intenzione nel movimento.

Si dice la dove va l'intenzione l'energia segue e il corpo esegue. I movimenti non vengono eseguiti normalmente , ma si muove l'intenzione e si lascia che il corpo la segua spontaneamente.

E' completamente diversa la percezione del movimento, e permette di capire legami , caratteristiche , forze e capacità del tuo corpo che non conoscevi.

Il taijiquan in particolare è la somma di tutto ciò. E' arte marziale, è meditazione, è medicina , è teoria taoista allo stato puro in ogni significato di ogni singolo movimento eseguito.

ti evidenzio una parte del post precedente:

Dalla tecnica all’arte del corpoBisogna recuperare un rapporto collaborativo tra cuore e cervello, tra istinti e ragione. Il mio maestro Guo Ming Xu dice che a un certo livello della pratica bisogna lasciare da parte la tecnica e lasciare agire il cuore. Questo vuol dire che la maturazione e la crescita come artista marziale a un certo punto del cammino richiedono di lasciare sullo sfondo gli aspetti fisico-atletici e mettere in primo piano quelli mentali ed energetici. Lasciare sullo sfondo gli aspetti fisico-atletici non vuol dire diventare deboli, ma al contrario diventare diversamente abili. Abili nel riscoprire all’interno di sé stessi fonti alternative di energia, di potenzialità e forze nascoste nella struttura interna del corpo che non immaginavamo neanche di possedere, in grado di sostituire la forza fisica che inesorabilmente con il passare degli anni cala.

Abilità diverse che si trovano in quella terra di confine, dove il pensiero si fonda con l’azione, dove i muscoli impregnandosi d’intenzioni ed energie sottili (qi/ki) sprigionano senza tensioni forza e potenza, dove il tuo addome (Dantian o Tanden) diventa il centro della tua volontà creatrice da dove scaturisce la vera forza che muove il corpo, e non una massa dura e insensibile che fortifichi con centinaia di addominali alla fine di ogni allenamento. Dove la tua colonna vertebrale diventa la dorsale in cui scorre la tua energia vitale e non un pezzo meccanico tra gambe e braccia che blocca e irrigidisce la struttura e rende il tronco un blocco duro e inerte in cui il potere del respiro si perde in un ansimare rumoroso e l’emissione dell’energia (Fa Jin o Kime) diventa l’urlo di un corpo sacrificato sull’altare di una effimera efficacia.

Potere del respiro che, opportunamente allenato, attiva la mente e trasforma il tuo addome in un sistema pneumatico che aziona e dirige braccia e gambe in maniera potente senza danneggiare gomiti e ginocchia, senza stressare i muscoli, senza provocare dolorose discopatie alla schiena e rovinare le articolazioni delle anche (vedi di F. Daniele “Le Tre Vie del Tao” Caliel Edit. Ritmo e armonia del meccanismo respiratorio).

Si può essere forti e potenti anche oltre le cinquanta primavere se si fa un lavoro di consapevolezza che permette alla mente di unirsi al corpo attraverso la mediazione dell’energia interna. Unione che non solo rallenta il naturale decadimento fisico, ma può addirittura invertirlo, fino a recuperare vigore e forze che consideravamo persi con l’avanzare degli anni.
o su un mio messaggio in questa stessa pagina

Bon, volevo condividere qua una presa di consapevolezza che diventa sempre più evidente.Purtroppo o per fortuna ho potuto frequentare la scuola pochissimo anche quest'anno.

E quasi per nulla wing chun , ho frequentato per di più per il Qi Gong.

Dico per fortuna perchè mi ha dato modo di raccogliere un po' le idee e vedere alcune cose che prima non capivo.

Non potendo allenare forme e tecniche da solo (in primis perchè non le ricordo manco più) il mio allenamento a casa per il wing chun si è limitato al solo pugno base al sacco.

Per il resto i miei esercizi per mesi e mesi sono stati e tuttora sono scioglimento articolare, decontrattura muscolare, separamento delle fasce muscolari (specie del tronco e delle spalle), postura , radicamento a terra , respirazione e qi gong. E ho ottenuto più di quanto abbia mai ottenuto in una vita.

Non vado più a correre per aumentare il fiato da tantissimo tempo, piuttosto dedico 20 minuti ad esercizi di qualità respiratoria. Ho gettato via i pesi (manubri) che ho usato spesso negli anni precedenti per esercizi di potenziamento muscolare.

Non sono mai stato tanto sicuro dei progressi (a tutto tondo) come ora.

Schiena raddrizzata, potenza moltiplicata , pesantezza dei colpi aumentata così come la durezza delle braccia e delle mani, nessuna contrattura, capacità di scaricare correttamente a terra il peso senza irrigidire i muscoli, maggior centramento psicologico e maggior calma interiore.

Per me è un traguardo insperato. E che mi ha fatto cambiare totalmente visuale sull'ordine di importanza di alcuni tipi di allenamento nelle arti marziali.

Ormai la mattina da sola è quasi interamente dedicata (come esercizi) alla decontrattura e allo sblocco delle articolazioni. Il pomeriggio qi gong (lavoro su respiro , energia e intenzione) e solo a volte un po' di colpi al sacco la sera.
 
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In pratica non è forza muscolare esplosiva, ma il veicolare il pensiero del movimento nei nervi che, poi, a loro volta smuovono l'energia che mette in moto i muscoli... giusto?!

 
In pratica non è forza muscolare esplosiva, ma il veicolare il pensiero del movimento nei nervi che, poi, a loro volta smuovono l'energia che mette in moto i muscoli... giusto?!
Anche fra le varie cose. Serve ad imparare a percepire e capire quali sono e come si muovono le forze all'interno del corpo. E come funziona.

Per fare molte di quelle cose che vedi nel video non serve neppure chissà che emissione di potenza quanto la sensibilità. La capacità di far rimbalzare a terra la forza e restituirla (motivo per cui fra le altre cose è importante il corretto radicamento a terra senza usare contrazione muscolare, che blocca la forza dentro la contrazione, creando punti di rottura dell'assetto, deteriorando il muscolo o l'articolazione in questione , rendende i movimenti meno efficaci e ultimo ma non ultimo utilizza gran parte del contrattività muscolare che invece potrebbe essere usata come sistema di ammortizzazione e trasmissione) , la capacità di percepire i punti di rottura nella circolazione dell'energia nell'avversario e ultimo ma non ultimo che questi sia un principiante //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

Il mio sifu si accorge immediatamente semplicemente facendo pushing hands dove mi contraggo (e spesso pure cosa significa a livello emotivo //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif) , resiste tranquillamente alla spinta di 5 o 6 persone (con me in testa) con lo sforzo che farebbe un camionista a contrastare un bimbo di 6 mesi , restituisce la spinta facendole volare letteralmente via o addirittura con me lo ha fatto da seduto su una sedia senza che i piedi toccassero terra.

Per non parlare dei modi in cui TUTTI i miei colpi vengono deflessi o rimbalzano come se ci fosse una ***** di sfera di gomma invisibile davanti a lui.

O di come m'ha portato a spasso dandomi la sensazione di galleggiare nell'acqua (peso qualcosa come 40 kg più di lui).

O di come ti toglie tranquillamente la tua , di forza , quando lo spingi. O ancora magari di come semplicemente stringendoti le mani ti sradica i talloni da terra facendoti camminare in punta di piedi //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

 
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Fajing, ne più ne meno.Espressione di forza dirompente nascosta in movimenti morbidi e lenti. E veicolare la stessa all'interno dell'avverio come se fosse cavo.
tutto ciò che vedevo è gente che alta da una parte all'altra senza quasi essere sfiorata..se reale è dannatamente impressionante,specie da una signora così anziana..ma a volte non sembrano manco esserci gentili movimenti..la tizia non si muove e vedi i tizi ballare il tip tap XD

a riguardo di queste "esplosioni di forza"..ma è una roba che viene usato anche nel systema?c'è un video su yourtube dove fanno sfogare tizi di altre arti marziali sullo stomaco di un tipo senza smuoverlo..poi arriva sto qui che da distanza ravvicinatissima e di lato gli tira quello che pare un pugnetto e si accasciano al suolo come se si fossero presi un ariete in pieno stomaco...vediamo se trovo il video...

questo..il primo tizio se ricordo bene



anchwe se mi da l'idea che sia più una questione di dove ti colpisce e magari di come muove il pugno più che questioni di ki,che non mi aspetto da un systema elaoborato dalle forze russe XD

comunque a vederlo così' come stile non mi convince molto..un po' troppe apeture nelle difese da arma,e come metodo sembra comunque necessitare di forza fisica,al contrario del krav maga che in realtà necessità di ben poca forza fisica,dato che quasi tutte le difese sono fatte in modo da sfruttare muscolatura maggiori di quelle dell'avversario (per esempio rompi una presa al collo coi dorsali che sono quasi sempre più forti anche se c'è una grande differenza in forza fisica fra te e l'aggressore)

 
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tutto ciò che vedevo è gente che alta da una parte all'altra senza quasi essere sfiorata..se reale è dannatamente impressionante,specie da una signora così anziana..ma a volte non sembrano manco esserci gentili movimenti..la tizia non si muove e vedi i tizi ballare il tip tap XD
a riguardo di queste "esplosioni di forza"..ma è una roba che viene usato anche nel systema?c'è un video su yourtube dove fanno sfogare tizi di altre arti marziali sullo stomaco di un tipo senza smuoverlo..poi arriva sto qui che da distanza ravvicinatissima e di lato gli tira quello che pare un pugnetto e si accasciano al suolo come se si fossero presi un ariete in pieno stomaco...vediamo se trovo il video...

questo..il primo tizio se ricordo bene



uno di quelli che avevo già postato.

E si è reale , lo sperimento in prima persona ogni giorno.

Una delle idee di base del wing chun, il chi sao , per sensibilizzare alla forza avversaria tramite il tatto e percepire immediatamente aperture nell'avversario ed insegnare al corpo direttamente come gestire le situazioni... beh , è di derivazione degli stili interni.

Il taijiquan si basa su ciò , si basa sulla capacità di esprimere potenza devastante senza l'uso della contrazione o di movimenti vistosi e ampi (e quando dico devastante dico che alle volte ho la sensazione che il sifu potrebbe lanciarmi contro il soffitto senza sforzo o passarmi il costato con un pugno...ma in effetti nelle arti interne , o quelle esterne con solide basi interne tipo bajiquan , un qualsiasi colpo è pensato per trasferire tanta di quella forza di impatto da provocare danni interni anche a uomini in armatura protettiva) , di percepirla e guidarla, persino quella avversaria come fosse la propria annullandola, deflettendola , riflettendola , togliendola , di far si che gli attacchi scorrino come l'acqua utilizzando qualsiasi parte del corpo...

 
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riuppiamo con video a buffo.

5 elementi (e 5 pugni) dello xing yi

[video=youtube;iQZ3xn-UmjI]




anche se il video della forma è ben fatto, quello delle applicazioni mi piace di meno per molti motivi.

 
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Come scrissi tempo fa proprio qui, imparare questo metodo si rivelerà utile nell'apprendere al meglio il judo: mi sono messo d'accordo con un esperto per farmi da personal trainer e perciò mi sta insegnando le basi, quindi capisco cosa vuoi dire con i post che hai pubblicato recentemente, seppure il judo non segua le basi delle arti marziali cinesi.

In futuro, comunque, penso di provare a fare anche Taijiquan... anche se pure il chi sao del Wing Tzun mi sarebbe molto utile, il problema, come sempre, sono il tempo ed il denaro!! :asd

 
Come scrissi tempo fa proprio qui, imparare questo metodo si rivelerà utile nell'apprendere al meglio il judo: mi sono messo d'accordo con un esperto per farmi da personal trainer e perciò mi sta insegnando le basi, quindi capisco cosa vuoi dire con i post che hai pubblicato recentemente, seppure il judo non segua le basi delle arti marziali cinesi.In futuro, comunque, penso di provare a fare anche Taijiquan... anche se pure il chi sao del Wing Tzun mi sarebbe molto utile, il problema, come sempre, sono il tempo ed il denaro!! :asd
Ma guarda , il chi sao è studiato molto nell'ottica dello striking (non solo, ma molto). Facendo tu judo ti sarebbe molto meno utile del push hands del taiji.

Poi se ti va torna qua e dacci una testimonianza dei risultati e dei miglioramenti (anche di comprensione del judo) ottenuti.

 
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Bon, non credo di aver mai parlato di un mio personale punto di vista sulle arti marziali maturato di recente e che spiega un po' il mio "astio" (ma neppure tanto, diciamo più disapprovazione) riguardo MMA, sistemi di combattimento da autodifesa e simili.

Partendo da un presupposto. Cioè, mio nipote di 10 anni tempo fa viene da me e mi chiede "zio, ma che senso ha imparare ad usare una katana, oggi? E' un'arma antica , non te la puoi portare in giro e se vuoi uccidere qualcuno conviene di più saper sparare."

Come fai a dargli torto? Come fai a dar torto ad una persona che ti dice "si impari a combattere, ma poi prendi na coltellata o na pistolettata, a che t'è servito passarci la vita?"

Puoi pure parlare di "crescita interiore durante un combattimento con un avversario (che sia sparring o che sia un combattimento serio) , dovuto alla presa di consapevolezze su se stessi" , è ben vero. Ma non è tutto.

Io gli risposi facendogli leggere e spiegandogli questo testo.

L’arco è stato una delle prime armi che l’uomo primitivo ha usato per cacciare.Col passare del tempo questo strumento è divenuto sempre più preciso ed efficace,

fino ad arrivare ai moderni archi utilizzati nelle gare sportive.

In Occidente questa attività è rimasta legata alla pratica sportiva.

In Oriente, invece, è considerato una pratica meditativa quasi quanto la cerimonia del tè

e il taijiquan anche se in modo diverso.

In origine il tiro con l’arco era una pratica marziale utilizzata dai guerrieri, in quanto l’arco

era l’arma principale.

Successivamente, con l’espansione del pensiero zen, è diventato una pratica meditativa

in grado di far conoscere all’allievo se stesso.

A riguardo, l’esperienza più esaustiva e coinvolgente è quella descritta da Eugen Herrigel

nel suo libro Lo zen e il tiro con l’arco, in cui descrive la sua esperienza diretta con questa

pratica meditativa.

Durante il suo soggiorno in Giappone è stato allievo di un grande maestro di tiro con l’arco,

il quale lo lasciava praticare dandogli delle piccole indicazioni per indirizzarlo nella via giusta,

ma il modo per arrivare su questa via lo doveva trovare lui stesso.

I primi esercizi per diventare maestri di quest’arte sono esercizi di respirazione. Inaspettatamente,

Herrigel si è trovato di fronte a esercizi di respirazione che lo hanno un po’ spiazzato all’inizio.

Andando avanti con la pratica, questo nuovo modo di respirare si è rivelato fondamentale per

poter tirare con l’arco.

Questa respirazione“meditativa” permette a tutto il corpo di rilassarsi: nessun muscolo del corpo che sia coinvolto nel tiro dev’essere teso, altrimenti il movimento risulterà bloccato o rigido, mancando così il bersaglio, o peggio, non raggiungendolo nemmeno.

Una volta affinata la tecnica di respirazione, Herrigel ha dovuto imparare a tendere la corda dell’arco

senza fare forza. Prima di iniziare, respirando, si prepara mentalmente a compiere l’azione di tendere la corda. Diversamente da quanto si possa pensare, una volta raggiunta la massima tensione, non si deve scoccare subito la freccia ma bisogna mantenere la corda in tensione fino

al punto limite e solo allora scoccare la freccia.

Per poter fare questo al meglio, occorre allenarsi tutti i giorni partendo sempre dalla respirazione, passando poi a tendere la corda per poi scoccare la freccia, tutto ciò ovviamente restando rilassati.

È più difficile di quel che sembra, e ci vogliono mesi, a volte anche anni per giungere a buoni risultati. Ma ciò che conta, come nelle altre arti orientali, non è lo scopo dell’azione, ovvero

centrare il bersaglio con la freccia, ma è come si centra il bersaglio.

Nel momento in cui si riesce a scoccare la freccia rimanendo rilassati e senza pensare al centro

del bersaglio, allora la freccia lo colpirà, perché la mente si è vuotata di ogni pensiero, di ogni obiettivo, permettendo al tiratore di diventare egli stesso la corda che unisce i due poli dell’arco

formati da cielo e terra, diventando un collegamento tra essi.

In quel momento il bersaglio non esiste più perché l’arciere diventa il bersaglio, l’arco e la freccia

diventano un pretesto per arrivare al proprio centro, in quanto il tiratore non mira più al bersaglio ma mira a se stesso. In questo senso, il tiro con l’arco è una disciplina senza secondo fine, come

tutte le pratiche zen, un pretesto per arrivare al centro più profondo del proprio essere,

per conoscersi intimamente. Per i grandi maestri, quest’arte è una lotta dell’arciere con se stesso

più che una sfida a colpire il centro di un bersaglio, perché il bersaglio è chi tira e insieme chi viene

colpito.Per poter diventare maestro di tiro con l’arco Herrigel ha dovuto prima di tutto vuotarsi di

ciò che sapeva e che credeva di sapere. Tutte le sue nozioni sul tiro con il fucile gli sono state solo

d’ostacolo,soprattutto all’inizio, ma se n’è reso conto dopo un po’ perché per la nostra mentalità

è difficile credere che si possa colpire un bersaglio a dieci metri di distanza rimanendo rilassati. Ha

quindi dovuto imparare prima di tutto a farsi vuoto per poter accogliere gli insegnamenti verso

cui il maestro lo indirizzava senza però svelargli tutto. Una volta fatto lo spazio interiore, ha

potuto cominciare ad apprendere quest’arte che solo apparentemente non ha nulla a che vedere

con la meditazione. Il più alto grado di questa pratica è quando “l’arte diventa senza arte”, ovvero

quando diventa un gesto talmente interiore che non richiede più nessuno sforzo perché è diventato nostro, fa parte di noi. Anche qui l’azione del vuoto è fondamentale, come in ogni disciplina zen (non a caso i più grandi maestri di quest’arte erano anche maestri zen) perché permette all’allievo di imparare come un bambino invece che come un adulto. Infatti i bambini

hanno più facilità di apprendimento perché le loro menti non sono condizionate da cose che “sappiamo”, sono già vuote, sono più pure di quelle adulte perché incondizionate.
E c'è anche quello postato prima

Purtroppo tutto questo, duole dirlo, è quanto di più disatteso ci sia, per rendersene conto basta entrare in una qualsiasi palestra, e non solo in una palestra qualsiasi, ma anche dove insegna uno dei tanti maestri che hanno contribuito alla diffusione e sviluppo delle arti marziali italiane. Sono veramente pochi quelli che dopo quaranta anni di pratica e diverse decine di anni d’insegnamento hanno adeguato il loro metodo, inserendo allenamenti che tengano conto che il praticante non è a una sola dimensione, ma a più dimensioni, è fatto anche di emozioni, di energie, di spirito che opportunamente allenati possono trasformarsi in forze, in potere interno, possono permettere di realizzare la non-mente, l’agire senza intenzioni, la calma nel vortice del movimento, lo spirito immobile dell’arciere zen che senza mirare colpisce il bersaglio.Tutto questo può essere realizzato e non restare nel limbo dei sogni non vissuti dei desideri non realizzati basta ritornare al futuro, avere il coraggio di rifondare la pratica attraverso la Tecnica che ha recuperato la sua dimensione di Arte. Arte che apre a una realtà vera e concreta, dove la dimensione di vuoto mentale smette di essere un concetto metafisico e diventi uno stato mentale pulito, non inquinato da emozioni disordinate, all’interno del quale è possibile cogliere l’essenza e le motivazione di una disciplina apparentemente inadeguata e fuori dal tempo.
Allora mi chiedo se abbia senso una disciplina pensata solo per combattere.

Me lo domando quando imparo a percepire me stesso e gli altri. Quando imparo a lasciar fluire il respiro e decontrarre i muscoli e affronto le emozioni represse che sono state somatizzate e dimenticate.

Me lo chiedo quando imparo ad usare l'intenzione , invece che per stare in piedi , per guidare la forza. Cosa che mi facilità la vita in TANTI modi. Me lo chiedo quando mi rendo conto dei benefici reali al fisico e al sistema immunitario.

Me lo chiedo quando vedo la potenza che riesco a dare ai colpi , senza un'esercizio estenuante muscolarmente. Me lo chiedo quando mi accorgo di non aver fastidi da nessuna parte.

Il mio vecchio maestro di wing chun smise di insegnarlo per dedicarsi alle arti interne, dicendo che una disciplina che premia la sola efficacia in combattimento non è più una disciplina che fa per lui. Inizialmente non capivo.

 
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Ma guarda , il chi sao è studiato molto nell'ottica dello striking (non solo, ma molto). Facendo tu judo ti sarebbe molto meno utile del push hands del taiji.Poi se ti va torna qua e dacci una testimonianza dei risultati e dei miglioramenti (anche di comprensione del judo) ottenuti.
non sono d'accordo, il judo è un'ottima difesa quando si viene afferrati

hp, anche il ju jitzu è molto simile al judo, ma assai più efficace

 
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non sono d'accordo, il judo è un'ottima difesa quando si viene afferrati
hp, anche il ju jitzu è molto simile al judo, ma assai più efficace
Non ho capito su cosa non sei daccordo.

 
Non ho capito su cosa non sei daccordo.
scusa, ho frainteso il tuo messaggio, pensavo che gli sconsigliassi di fare judo, essendo un'arte giapponese simile al karate per certi versi, almeno filosoficamente, so bene che è solo una questione di proiezioni che nel karate sono del tutto assenti, è un'ottima arte di difesa con cui puoi anche bellamente fratturare una gamba ad un probabile assalitore:sisi:

 
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