Mi sa che vi state confondendo con il judo "sportivo", ovvero quella cazzatina che viene usata per le gare e per far giocare i bambini piccini rispetto a quello vero e più profondo ma meno commerciale. Esattamente come accade con il wushu.
Il Judo é un sistema educativo messo a punto da Jigoro Kano (1860 - 1938) per educare corpo e mente ad un migliore impiego delle proprie e altrui energie, il tutto, in un clima di collaborazione, reciproco rispetto e prosperità. La messa a punto del sistema é durata parecchi anni e, per certi versi, é ancora in piena evoluzione. Il judo é una sintesi di antiche scuole di combattimento, sopravvissute alla restaurazione Meiji e all’apertura del Giappone al mondo moderno.
Le cosiddette "arti marziali", verso la fine dell’800 stavano scomparendo, perché non rispondevano più agli ideali e alle aspettative della nuova società giapponese. Il Giappone voleva recuperare il tempo perduto (circa 400 anni di ritardo) e diventare a pieno titolo un paese “moderno”. In quest’ottica, parole come Bushido, Samurai, ecc. non avevano più senso ed anzi costituivano un ostacolo al nuovo progresso. La figura di Jigoro Kano si colloca in questo contesto come un giovane studente universitario alla ricerca di un’attività fisica che gli consenta di irrobustire il fisico, un po’ gracilino, e poter far fronte alle angherie dei compagni più anziani e forti di lui. In questa ricerca Jigoro Kano s’imbatte in alcuni degli ultimi capiscuola dell’antico ju jitsu dai quali impara l’antica arte fino a diventarne il legittimo erede e maestro. Durante questa ricerca Jigoro Kano intuisce l’importanza che l’immenso patrimonio del Budo (l'insieme delle arti marziali) può ancora avere per la crescita e lo sviluppo dell’uomo “moderno”. Ma così com’é articolato non può funzionare e Jigoro Kano decide allora di modificarlo per adeguarlo alle esigenze della nuova società che si sta delineando ormai in tutto il Giappone e, più in generale, nel mondo intero.
Il vecchio ju jitsu mirava ad uccidere un nemico o comunque a danneggiarlo, il judo non uccide nessuno e mira a migliorare sé stessi e gli altri. Il ju jitsu attraverso la pratica migliorava la propria abilità nel combattimento per uccidere e vincere il nemico sul campo di battaglia, il judo attraverso la pratica migliora la conoscenza di sé stessi per meglio affrontare la vita e il mondo in cui viviamo. Il ju jitsu ha fini militari, il judo ha finalità educative. Ecco perché il nome cambia, da ju-jitsu a ju-do, dove "jitsu" sta per arte/abilità pratica e "do" sta per meta/principio da seguire.
In questa nuova formula il judo non deve più essere pericoloso, in modo tale che chiunque, giovane o adulto, maschio o femmina, possa praticarlo senza paura e in completa tranquillità. A tale scopo Jigoro Kano intraprende un'opera di selezione e trasformazione di tutto il patrimonio tecnico del ju jitsu fino a renderlo adatto alle nuove finalità educative. Questa attività di selezione non si arresterà mai e verrà portata avanti nel tempo arricchendosi delle nuove esperienze e scoperte fornite dalle competizioni. L'arbitraggio, nel contempo, mette a punto le proprie regole adattandosi alle continue e nuove situazioni che la pratica agonistica impone.
L’affermazione e la diffusione del judo non é così facile come sembra. Le scuole di ju jitsu esistenti si vedono minacciate dal nuovo metodo e fan di tutto per ostacolarne la crescita e minarne la credibilità. Le sfide sono all’ordine del giorno e i combattimenti assumono talvolta il tono di veri e propri duelli. Questo clima dura fino a quando l’ente della polizia di stato, dovendo dare in appalto la fornitura del servizio, bandisce un vera e propria gara. A tale incontro partecipano la scuola del Judo Kodokan di Jigoro Kano e la Fukuda Ryu di Hachinosuke Fukuda, scuola di jujitsu molto conosciuta ed affermata sul territorio. La posta in gioco é molto alta, il “vecchio” ju jitsu contro il “nuovo” judo e......vince il judo! Il judo, al tempo della sfida, era già abituato a combattere secondo certe regole (randori, shiai) mentre il ju jitsu no, limitandosi principalmente alla esecuzione di esercizi puramente formali (kata). In pratica il judo vince perché é già quasi sport.
A questo punto il judo é ormai una realtà conosciuta la cui diffusione sul territorio giapponese aumenta sempre più. Ma a Jigoro Kano questo non basta, vuole salvare l’intero patrimonio delle antiche arti marziali e per farlo ha bisogno di tutte le scuole di ju jitsu rimaste. A tal fine Jigoro Kano riunisce, in una specie di assemblea costituente, i capiscuola delle diverse scuole di ju jitsu esistenti (Fukuda compreso) ed insieme si mettono al lavoro per trovare il modo di inserire e conservare le antiche esperienze nel nuovo metodo. Il risultato é da ricercarsi nei kata del judo, attraverso i quali é possibile “ripassare” le tecniche dell’antico ju jitsu e, soprattutto, i suoi principi (Attenzione! Su questo modello si imposteranno anche tutte le altre arti marziali giapponesi, karate, kendo, ecc.). Nel 1922 Jigoro Kano dichiara completata la formula del judo e con poche, ma incisive frasi, ne stigmatizza le finalità:
Il judo é collaborazione (jita kyoei) e corretto impiego delle risorse (seiryoku zen'yo).
Il judo si attua attraverso Kata e Randori.
Il Kata é lo studio della "forma" in sé e dei "modelli" (classici e moderni) mentre il Randori é la libera composizione. Il Kata é un esercizio preordinato in cui entrambe i contendenti conoscono il ruolo e le relative modalità interpretative. Il Randori é un combattimento libero, senza vinti e vincitori, il cui scopo é provare le tecniche dal vivo ricercandonene nuove interpretazioni. Con il Kata Jigoro Kano salva il passato e con il Randori si assicura il futuro.
Il nome, Judo Kodokan, significa: "Via dell’adattamento", "La vera via da seguire".
Jigoro Kano, grazie anche alle sue conoscenze politiche e diplomatiche (diventerà ministro dell’educazione), fa di tutto, e ci riesce, affinché il judo entri a far parte di tutta quanta la società giapponese (fino anche alla famiglia imperiale!). Viene creata un’istituzione, il Kodokan, con il precipuo scopo di promuovere e tutelare l’immagine del judo stesso. Nascono le prime gare, i campionati e con essi i primi miti sportivi e Jigoro Kano “spinge” per l’inserimento del judo nelle Olimpiadi. Per lui Sport Olimpico é un modo di praticare sport che va al di là del semplice vincere o perdere, in accordo con quanto propugnava De Coubertin: “é uno stato mentale... può essere applicato alle più diverse situazioni, e non rappresenta l’esclusivo monopolio di una qualsiasi razza od età. L’Olimpismo è uno stato mentale realizzato dalla cultura dell’impegno e dell’euritmia…" "La cosa importante nella vita non è la vittoria, ma il lottare; non è aver sconfitto, ma aver combattuto bene.”
Il metodo didattico é ormai consolidato ed esiste un corpo insegnanti ampio e di comprovata capacità. A questo punto Jigoro Kano muore (1938). Siamo alle soglie della seconda guerra mondiale ed il Giappone é attraversato da una corrente nazionalistica esasperata che, gradualmente, lo porterà ad entrare a viva forza nel conflitto, a fianco di Germania e Italia. Anche il judo risente di questo clima che, più in generale, coinvolge tutta la cultura nipponica. La guerra finisce, il Giappone é battuto, umiliato dalle truppe alleate che impongono la censura e la chiusura di tutto ciò che abbia anche un vago richiamo con l’antico spirito guerriero. Durante questa fase andranno distrutti o requisiti la maggior parte dei documenti riguardanti la storia del judo (flmati, immagini, libri, ecc.). Solo alcuni anni dopo potrà riprendere la propria attività, ma a condizione di proporsi esclusivamente come sport e senza più alcuna implicazione educativa. Questo Judo-sport é quello che si é diffuso in tutto il mondo e che é stato possibile conoscere e praticare. L’istituzione del Kodokan rinasce, diventando punto di riferimento per tutto il judo presente e futuro. Nel 1956 arrivano i primi campionati del mondo e nel 1964, a Tokio, il judo diventa sport olimpico, il resto é storia recente.
Oggi il judo é praticato in tutto il mondo da milioni di persone, ma bisogna purtroppo rilevare che questa sua diffusione ha visto crescere in modo smisurato l’aspetto agonistico sportivo a scapito degli aspetti socio educativi. Da alcuni anni si sono formati gruppi di appassionati che individualmente o sotto forma di associazioni ricercano e praticano il cosiddetto Judo Tradizionale, intendendo con ciò porre un'alternativa alla pratica corrente.
Di fatto oggi esistono due possibilità di praticare il Judo: come sport e come l’aveva pensato e voluto il suo fondatore Jigoro Kano. Ecco perché si parla di Judo Sportivo e Judo Tradizionale.
Il Judo sportivo é uno sport e basta, così come il nuoto, il ciclismo, il calcio e così via. Si pratica per vincere un combattimento o una gara. Il suo riferimento più importante é il “Regolamento di gara” e su di esso si imposta tutto l’allenamento.
Il Judo Tradizionale può anche essere uno sport, ma la cosa non é fondamentale. E‘ qualcosa di molto più vasto e, come abbiamo visto, ha differenti finalità, mira ad un benessere psicofisico dell’essere umano e ad un suo miglioramento globale.
Prendiamo ad esempio il combattimento. Nel Judo Sportivo l’orientamento in atto é quello di premiare la “quantità” delle azioni, cioé tra un atleta, che compie un’azione di valore 7, e un altro, che ne compie 3 di valore 3, dovrebbe vincere il secondo perché 3 x 3 = 9 che é maggiore di 7. Nel Judo Tradizionale é esattamente il contrario e viene premiata la “qualità” dell’azione e quindi, riferendoci all’esempio di prima, vincerebbe il primo atleta perché ha fatto l’azione migliore.
Il Judo Tradizionale cerca di realizzare il principio del “JU”, da cui il nome “JU - DO”: “Via per raggiungere il JU” dove “JU” sta per “Capacità di adattamento”.
Al Judo Sportivo non importa assolutamente niente del “DO” e del “JU” ed é proteso esclusivamente al raggiungimento del risultato agonistico - sportivo.
Ci auguriamo che il Judo Tradizionale trovi sempre più spazio nell’attività delle varie società judoistiche e che il lavoro ed il messaggio del suo fondatore trovino un’eco nel cuore e nelle menti di tutti i praticanti di judo.
Fonte: jigorokano.it
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