Bene, in mezzo alle scorribande su Ratchet ho avviato anche lui, come giusta prassi per chi avvinghia una PS5.
Me lo sono letteralmente esploso in due giorni, prendendo il 100% dei trofei (cosa di cui vorrei fregarmene, maledetto chi li ha pensati quel giorno, ma cazz alla fine stavo al 90%), tutto nato da quel desiderio di vedere il Dualsense fino a che punto si potesse spingere.
Utilizzare la somatosensazione per ampliare la percezione di uno stimolo visivo è qualcosa che già in natura facciamo, ovviamente. C'è un po' l'erronea convinzione che i sensi siano del tutto segregabili nei loro cinque aspetti principali (visione, udito, olfatto, tatto, gusto), cosa che è valida solo ad un primo livello di elaborazione. Poi il tutto tende ad uniformarsi, modificarsi, mischiarsi, avere gerarchie, insomma un macello: per elaborare uno stimolo tutti fanno la loro parte, a seconda della natura, ovviamente, dello stesso.
Giocare ad un videogioco già di per se è un meccanismo biologico differente dal vedere un film, la barriera è più sottile del "muro" tra schermo e spettatore. Direi "attivo" senza scendere in tecnicismi, e come tale limitare il tutto alla vista castra un'esperienza potenzialmente superiore.
Questo, per dire che sono convinto abbiano fatto centro pieno su questo pad e spero davvero che venga supportato da tutti, MS e N comprese nelle loro future interazioni. C'è ancora margine per coinvolgere su più aspetti sensoriali il giocatore nel gaming tradizionale, la cosiddetta simulazione, e qualcuno in Sony lo ha capito. Fino al suo limite intrinseco, ovviamente, superabile solo dal visore (per cui ovviamente sono tutto triggherato).
Domani parto, per 10 giorni addio PS5 e ci tenevo davvero a finire Astrobot e avere un quadro reale sul "eh finché non lo provi sto pad non puoi davvero capire" (con buona pace per la palla di pelo che sto adorando e al 70% di completamento mi tocca metterlo in standby forzato).