I videogiochi "una volta" costavano uno sfacielo.
Pure 150.000 lire per le cartucce dell'N64, che erano effettivamente 1/10 della busta paga per molta gente.
Quando abbiamo fatto il passaggio all'Euro c'è stato un periodo veramente ottimo per i prezzi dei VG, era difficile trovare qualcosa sopra i 39,99€; ricordo comprai Dragon Quest VIII al day one proprio a quel prezzo.
Durante la settima generazione, in Italia, il prodotto ludico è passato sotto due grandi gruppi: i titoli ad alto budget che raggiungevano anche i 69,99€, ed i titoli "minori" che non superavano la soglia dei 39,99€. Con la chiusura della settima generazione si sono visti invece sopraggiungere altre due fascie di prezzo, notoriamente percepite tra fisico e digitale: i 19,99€ delle edizioni "best of" (retaggio della linea Platinum voluta da Sony che vendeva giochi al prezzo massimo consigliato di 49.900 lire) ed i famosi 10€ dei primi titoli only digital.
Ed è durante la settima generazione console che il mondo del PC esplode con il modello della vendita digitale, letteralmente sovvertendo qualunque logica legata ai prezzi, alle fluttuazioni, e persino i semplici trend del "gioco X venderà perchè è seguito di serie Y superfamosa". Internet, e Steam, hanno aperto le porte al vastissimo mondo del digital delivery nel gaming.
I "prezzi" alti che vediamo oggi sulle console sono dovuti solo alle somme dei costi per le produzioni, ormai si parla quasi di miliardi di dollari d'investimento nell'effettivo, e le orribili strategie di chiusura e controllo dei sistemi digitali, oltre all'onnipresente
tassa per la pubblicazione.
Il 30% del costo finito per un videogioco è tanto, e nel mercato digitale è
ingiustificabile.
Epic, per quanto ora può dimostrare solo un investimento in perdita per lo più dovuto alla scellerata aspettativa che il mercato sia diviso in fronti (developers/consumatori), sta comunque facendo tremare Valve con una tassazione che arriva ad essere meno della metà, con un impressionante 12% di trattenute.
Ma quindi, come ha fatto Steam, il prodotto di Valve, a campare così a lungo e diventare una specie di monopolio nel mondo del gaming PC?
Perchè ha "decentralizzato" il valore di un videogioco, non chiudendo il suo ecosistema, ma lasciando agire terzi nei rapporti di compravendita di chiavi, codici per l'attivazione di un gioco, direttamente tra pubblishers e developers. Situazione che ha visto la nascita di mercati terzi e persino di mercati, definiti grigi, dove avvengono compravendite fuori da Steam tra utente con in possesso chiavi, ottenute legalmente od illecitmante, attraverso il fenomeno dei Bundles (in cui per una dozzina di euro si può ottenere decine di giochi digitali).
Il prezzo dei giochi digitali sulle console dovrà scendere. Lo capiranno con le buone o c'arriveranno con le cattive, ma il confronto con il mercato PC è sempre più diretto e fà sempre più paura, tanto che ormai il team Xbox di Microsoft ha abbracciato l'idea di un ecositemta per ottenere un Win/Win. Nintendo conta ancora sulla sua fama alla Apple, e si sente intoccabile, ma Sony con il brand Playstation ancora fatica a trovare una risonanza che possa giustificare i prezzi che vuole imporre.
Il fisico su console costerà sempre tanto, ma se il prezzo del digital è allineato a quello fisico, il problema è generato dai day one buyers, ancora oggi visti come l'unico modo per ottenere il massimo profitto da un titolo. Servizi con giochi letterlamente a noleggio sono poi il male assoluto, per tutti, per i consumatori che in realtà non possiedono nulla, neppure un diritto di fruizione indipendente da una tassazione continuativa, ed i developers, che non hanno un guadagno diretto sulle vendite.
Soluzioni ?
- No al day one fisico e digitale
- No ai servizi in abbonamento
- Richiesta d'apertura del mercato digital console
- Rivalutazione delle tasse per la presenza dei giochi negli storefront digitali