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PS3

WORMS ULTIMATE MAYHEM




Questa iterazione della serie è in realtà una specie di Remastered: Worms Ultimate Mayhem è infatti una versione migliorata in tutto e per tutto di Worms 4: Mayhem. La grafica è stata rifatta e resa accettabile per la generazione di riferimento, ci sono state aggiunte sul lato mappe, la campagna è stata messa a nuovo con un nuovo doppiaggio e l'audio del gioco intero è stato rimasterizzato. Inutile dire che per quanto mi riguarda, giocatore di lunga data della serie e per il quale Worms 4 risulta forse essere il videogioco più giocato in assoluto, questa edizione sia stata una manna dal cielo. Ore e ore di divertimento, da soli e in compagnia di amici (un po' meno dopo la partita), partite online combattute all'ultimo secondo.

Tuttavia, voglio cercare di essere oggettivo, perché Ultimate Mayhem non è esente da difetti, anzi. In prima battuta, soffre di un problema accusato dai veterani più conservatori della serie che ha riguardato tutte le iterazioni 3D: il gameplay infatti rimane divertente ma rispetto ai capitoli in 2D c'è una certa carenza di competitività: la fortuna in Womrs Ultimate Mayhem conterà più rispetto a un Worms Armageddon e questo è indubbio, quindi ci si potrebbe anche ritrovare a perdere partite per uno scherzo del destino che non per errori propri. Secondo, troviamo alcune caratteristiche la cui mancanza è veramente ingiustificata:

Le soundbanks in lingua Europea mancano (tra cui l'italiano, vera leggenda per chi i capitoli 3D li ha vissuti).

La presenza di Worms 3D è nominale (troviamo una campagna con alcune missioni mancanti e reinterpretata con l'inventario di Worms 4, ma mancano cose come le sfide sopravvivenza presenti nella versione 360 e le mappe multiplayer disponibili su PC, e in tutte le versioni non c'è la possibilità di effettuare una partita 'Worms 3D' con le armi e il gameplay del gioco suddetto).

Su PS3 il gioco supporta i 1080p, ma in realtà a tale risoluzione il framerate soffre: ciò costringe a cambiare manualmente la risoluzione a 720p tramite la PS3 stessa se si vuole giocare più fluidamente, e per chi ha questa richiesta questa azione risulterà fastidiosa a lungo termine.

Aggiungiamo poi un comparto online buono, ma praticamente desertificato già a pochi mesi dall'uscita ai tempi (figurarsi dopo anni).

Evidenziati questi problemi, per quanto mi riguarda WUM resta sopra la sufficienza in modo abbondante. In primis perché i giochi della serie in 3D hanno un fascino secondo me mancante negli episodi in 2 dimensioni, in grado di offrire un tipo di divertimento diverso e più scanzonato, efficacissimo specie se si gioca con degli amici nella stessa stanza. In secundis perché lato single player WUM è uno dei capitoli più solidi, con due campagne intere e una ventina di sfide disponibili che terrano occupati i completisti. Ho avuto modo di giocare Revolution e 2: Armageddon su PC (quest'ultimo nella sua versione ampliata nota come Reloaded) e continuo comunque a pensare che WUM sia il migliore dei 3 e dunque l'acquisto più consigliato se si deve prendere un titolo della serie per Playstation 3.

8.0


~

PS4

WORMS BATTLEGROUNDS




Worms Battlegrounds non è altro che un porting, nel nostro caso la versione console di Worms: Clan Wars, che a sua volte è il successore diretto di Worms Revolution, da cui CW (e Battlegrounds di conseguenza) ereditano molto. Battlegrounds appartiene alla generazione 2.5D di Worms: a una grafica in 3 dimensioni lontana dalle produzioni tripla si associa infatti un gameplay in 2 dimensioni vicino ai capitoli classici della serie... all'apparenza. Apparenza, perché Battlegrounds si discosta molto sia dai cloni di Open Warfare sia dalla seconda generazione di cui Armageddon fa parte.

Come gameplay, Battlegrounds è una versione ampliata di ciò che era Revolution. Ritroviamo infatti il sistema a classi, dove le 4 varianti hanno ora abilità aggiuntive e nuove caratteristiche che aggiungono un po' di pepe a ciò che si era visto nel precedente capitolo (la cassa spia per gli Scout, la possibilità di detonare granate a piacimento per i Soldati, eccetera). Questo sistema a classi gioca un ruolo fondamentale nel gameplay, e se non siete familiari con Revolution la cosa potrebbe lasciarvi spaesati all'inizio: ogni classe infatti è molto diversa dalle altre per mobilità, resistenza, danni subiti e inflitti, e le loro abilità speciali le rendono efficaci solo in determinate situazioni che devono essere sfruttate dal giocatore al momento giusto. Inoltre, ritornano gli elementi introdotti da Revolution come l'acqua dinamica e gli oggetti fisici, che in Battlegrounds come in Revolution possono veramente cambiare l'esito delle battaglie e rendere queste più dinamiche. L'inventario armi amplia quello di Revolution, già grande di per sé, con una serie di nuove chicche sempre ben accette.

Il gioco offre due modalità online, il classico multiplayer su PSN con possibilità di giocare classificatee non liberamente, e 'battlegrounds' che ti mette alla guida (o all'interno) di un Clan da portare alla gloria. Purtroppo entrambe queste modalità sono minate da una popolazione online veramente povera (seppur la situazione sia in realtà migliore di quella della controparte PC). I dubbi spariscono chiaramente se ci rivolgiamo al lato del multiplayer offline, pienamente supportato e IMHO più immediato e di facile fruizione rispetto a Revolution. Ancora una volta Worms si rivelerà esser perfetto per rovinare le vostre amicizie più profonde!

Nel comparto single player questo Worms si dimostra accettabile. La campagna Single Player è una delle più lunghe della serie, e per quanto sia piuttosto difficoltosa nelle fasi avanzate risulta essere accessibile grazie alla presenza dei nuovi checkpoint intra livello, e anche variata dall'entrata in scena di puzzle ambientali, una novità per la serie. Oltre alla campagna troviamo una serie di missioni 'prova a tempo' e ovviamente la possibilità di creare partite personalizzate contro la CPU, che non brillerà per intelligenza ma saprà comunque farvi arrabbiare grazie ai suoi colpi impossibili dall'altra parte della mappa.

Tutto sommato, Battlegrounds è un buon episodio della serie. Migliora Revolution in tutto e per tutto, liberandosi del sistema di formazioni, e mantiene alcuni capisaldi come l'editor di mappe, la forte personalizzazione dei vermi e ovviamente l'inventario pieno di mostri sacri della saga (letteralmente). È sicuramente un acquisto consigliato per chi la serie la ha amata, mentre per chi si avvicina con questo capitolo ad essa consiglio di aspettare abbassamenti di prezzo che periodicamente interessano il gioco.

8.0



~




Bon, così ho recensito i due capitoli da me giocati su console Sony della mia serie preferita //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/Gab3.gif

Forse con il prossimo post riuscirò a recensire un gioco 'tripla A' :rickds:

Comunque, faccio fatica a credere di esser stato l'unico a recensire Rocket League :morris82:

 

Ryo Narushima

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Naruto Shippuden Ultimate Ninja Storm 4 (Storia - Modalità avventura - senza online)

naruto-shippuden-ultimate-ninja-storm-01.jpg


Nel complesso è il capitolo della serie che mi ha colpito di meno, sia come arco narrativo (ma è una colpa che attribuisco più che altro al manga) sia alla narrazione che fa largo uso di schermate fisse, davvero noiose e prive di mordente, a tratti soporifere.

Come combat system stiamo la, di certo non basta la limitazione della tecnica della sostituzione per farlo diventare più ricco. Resta un combat semplicissimo e come sempre squilibrato per alcuni personaggi e trasformazioni, bellissimo da vedere, con tecniche supreme fantastiche, ma che necessita di una svecchiata radicale da qui in avanti. La serie Storm è finita, quindi da adesso in poi possono liberarsi delle meccaniche di questo marchio e sfornare qualcosa di più appagante e tecnico.

Modalità avventura ignobile che, se da un lato aumenta i contenuti sbloccabili, dall'altra risulta banale e semplicistica. Inoltre al gioco, nella sua totalità, manca quasi del tutto il salto generazione da punto di vista tecnico (no grafico, tecnico). Visivamente è sempre bello come gli altri, animato bene e girato splendidamente nelle boss fight, ma si poteva osare di più nella fluidità, che su next-gen si presenta uguale se non addirittura inferiore rispetto alla scorsa generazione Storm.

Pro

- Racconta e chiude l'intera storia di Naruto

- Visivamente è un anime in movimento

- Qualche boss fight ben realizzata

- Buona longevità

Contro

- I filmati fatti con gli screen dell' anime sono noiosissimi

- Modalità avventura poco riuscita

- Manca il salto generazione dal punto di vista tecnico

- Racconta una parte del manga non proprio esaltante

7,5/10

 

Vc3nZ_92

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Dark Souls (PS3)
recensione a cura di Vc3nZ_92

ATTENZIONE! PICCOLI SPOILER!



Quella che sto per scrivere è una delle recensioni più difficili che abbia mai scritto. Ma vi svelerò il perché solo alla fine.

Cominciamo a parlare subito del gioco, ma prima una doverosa precisazione. Ricordate la mia premessa della recensione di Demon's Souls, dove parlavo della sua difficoltà? Bene. Avrei dovuto praticamente riscrivere la stessa cosa. Gioco mai scorretto, da giocare con la testa, che non ti tiene per mano per tutto il tempo e bla bla bla. Non è il caso di ripeterlo, se volete comunque leggere il tutto basta cliccare qui.

Tornando a noi, è, pensate un po', proprio la naturale evoluzione di Demon's Souls... più bello, più vario, più affascinante, più grande, più TUTTO.

Il maggior pregio del titolo From Software è senza dubbio il level design. E' la miglior dimostrazione di level design che io abbia mai visto e 'vissuto'. E' tutto perfetto, tutto sopraffino. Vedere sullo sfondo un posto che avete già visitato, aprire una scorciatoia e ritrovarvi in un luogo in cui siete stati ore prima... Miyazaki riesce sempre a stupire il videogiocatore. E' tutto così 'naturale' che veramente non riuscirete a credere ai vostri occhi. Ma non finisce qui, tutti i dungeon di gioco sono stra-articolati e quella sensazione di scoperta, di ignoto, di paura che vi da Dark Souls nella sola navigazione della mappa non la troverete in nessun altro gioco. E non dimentichiamoci la maestria con cui sono posizionati tutti i nemici, mob semplici, mini-boss, boss veri e propri e i falò. E' la perfezione.

Anche il game design è studiato a puntino. Tutte le meccaniche di gioco si incastrano alla perfezione per creare un'alchimia perfetta. A tal proposito, soffermiamoci sul Battle System e sulla parte ruolistica del gioco. Il primo è semplice, efficace e con qualche chicca nascosta; la parte ruolistica, come dissi per Demon's Souls, è flessibile al massimo. Chi vuole sfruttare a dovere stats/perk/etc. può farlo, chi è ignorante come me può andare avanti di spada e testa. Anche il drop system è stato migliorato (uno dei difetti di Demon's Souls) cosicché non ci sia niente di attaccabile neppure in questo campo. E' nuovamente la perfezione.

A completare il quadro che innalza Dark Souls nell'Olimpo dei migliori videogiochi di tutti i tempi troviamo il binomio direzione artistica/accompagnamento sonoro. Quanto è bella la famosa Città degli Dei? Quanto!? Quanto sono belle alcune musiche, ma allo stesso tempo quanto sono belli quei silenzi interrotti solo da passi e urla di mostruosità?

Non vi parlo della Lore perché sono un tipo a cui non interessa e quindi non l'ho approfondita più di tanto, insomma non sono in grado di parlarne, potrei dire qualche fesseria. E poi è un argomento talmente trattato sul web che se si vogliono informazioni le si trovano in 2 minuti.

Ovviamente anche Dark Souls ha i suoi difetti: alcuni più gravi, che andrò ad elencare, altri meno, che non illustrerò (come ad esempio le classiche compenetrazioni che sballano le hitbox).

Uno dei più gravi riguarda la parte tecnica (non la grafica, quella, seppure non pompata, fa il suo dovere e il colpo d'occhio assicurato dalla direzione artistica di cui sopra è d'alto livello) del prodotto. I frame, l'ottimizzazione insomma. In alcuni punti (Città Infame in primis) si hanno dei cali evidenti che si ripercuotono sulla reattività dei comandi (ed è questo il vero problema). A volte questa cosa vi farà bestemmiare, inutile nascondersi, soprattutto quando starete affrontando un Boss molto veloce e il vostro PG risponderà male ai vostri input.

Un altro difetto che potrebbe far storcere il naso è, l'evidente per alcuni, di meno per altri, calo di 'ispirazione' della seconda metà del gioco. Fermi tutti, è tutto comunque al di sopra degli standard odierni, ma sarei in malafede a non nominare il calo di design e di direzione artistica nella seconda metà dell'opera.

Infine, anche la componente online ha i suoi difetti. Fortunatamente ancora oggi l'online è molto popolato, il problema è che è pieno di hacker/cheater/stronzì insomma. Ma la cosa più grave riguarda il fatto che per fare una coop con un amico è un terno al lotto. Ho provato diverse volte, ma non ci sono mai riuscito. So che è anche, in un certo senso, voluto, ma avrei preferito la possibilità di scegliere se giocare con un amico o con un altro giocatore random.

Piccola nota per il DLC Artorias The Abysswalker. I FS si allontanano dagli standard moderni anche in questo caso e riabbracciano il tanto caro e perduto concetto di espansione. Nuove aree, nuovi nemici, NPC e Boss (e che Boss) per una mini-avventura dalla durata di 8/9 ore che si aggiungono alle infinite ore del gioco base (io l'ho platinato in 92 ore, con la prima run che mi è durata 70 ore, DLC compreso, esplorando tutto il possibile).

Bene, ora possiamo ritornare alla frase d'apertura. Perché è stata una recensione difficile? Semplicemente, per il voto. Elencare i pregi e i difetti del gioco è stato facile, ma mi sono preso così tanto tempo perché non riuscivo a decidere se premiare il lavoro dei FS con il fatidico 10. Perché? Beh, mettendo sulla bilancia i difetti del gioco, che sono anche importanti, il voto dovrebbe scendere irrimediabilmente. Ma le sensazioni che ho provato con questo Dark Souls non le avevo mai provate prima d'ora. Non so spiegarlo bene, ma sono sicuro che molti di voi capiranno al volo il mio stato d'animo. Dark Souls non dovrebbe prendere 10, non è la perfezione, ha tanti difetti, alcuni più gravi, altri di meno, è innegabile, ma l'esperienza che regala è senza pari, pertanto, fanculò la 'ragione'. E' la vittoria del cuore sulla tecnica, è la vittoria del game e del level design sui teraflops e sulla rincorsa spasmodica alla miglior risoluzione dei peli del culò, è la vittoria dei giochi con un'anima (mai come ora non ci sta frase migliore), ma 'grezzotti' su quelli senza identità e 'perfettini'. E' la vittoria dei videogiocatori che vogliono VIDEOGIOCARE. E' la più grande dichiarazione d'amore che Miyazaki potesse farci. Grazie di cuore.

VOTO: 10
 
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- Nate -

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Bella rece V, solo a leggerla ti viene voglia di provare il gioco! //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/winks.gif

 

Readyjack

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Bella,in particolare l'"arringa finale" //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif

Sapevo che ti era piaciuto parecchio ma non mi aspettavo addirittura un 10,si vede che ti ha stregato //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif

 
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BigBoss91

comincia il caldo, quindi Suda (pessima battuta a parte vado con quelle che per il momento sono le ultime recensioni PS3):

Shadows of the Damned (PS3)

Quando ci si avvicina ad un titolo di Suda51 se ne percepisce immediatamente la follia visionaria che pervade qualunque cosa la mente del designer giapponese partorisca.

Nel caso di Shadows of the Damned tale follia non è presente solo nella narrazione e nei personaggi ma si estende ad aspetti più tecnici.

Intendiamoci, Shadows of the Damned ha una storia piuttosto classica e dai riferimenti piuttosto chiari: il carismatico protagonista, Garcia Hotspur, cacciatore di demoni, è costretto ad andare letteralmente all'inferno per salvare la sua amata. Quello che risulta assolutamente particolare è la rappresentazione degli inferi realizzata da Suda, l'assurdità delle situazioni e dei nemici, l'esageratezza dei personaggi e il citazionismo portato all'estremo.

La stramberia si estende però anche a tutti gli aspetti del gameplay: Shadows of the Damned non è il classico action game di Suda ma rimescola una serie di elementi di titoli piuttosto vecchi, appartenenti almeno ad una generazione precedente. Chi ha giocato a Resident Evil 4 non faticherà a riconoscere la mano di Mikami, che ha collaborato alla realizzazione del titolo: telecamera molto ravvicinata alle spalle del protagonista, un sistema di mira legnoso e poco pratico e tanti, tanti demoni davvero fuori di testa. Il titolo di fatto è un tps in terza persona che, almeno nelle fasi iniziali, sembra assumere dei tratti da survival. Con l'avanzamento però Johnson, demone reietto, assumerà la forma di diverse bocche da fuoco e rimanere a secco di proiettili sarà quasi impossibile.

Il tutto, anche le battaglie contro enormi boss fight, si svolge in zone ristrette, per larga parte del tempo il giocatore si troverà ad affrontare dei veri e propri corridoi. Non mancano però intermezzi divertenti atti a spezzare una monotonia di fondo piuttosto marcata e questi (dalle fasi in 2d ai minigiochi) sono talmente ben realizzati da mantenere alta l'attenzione ed il divertimento per tutta la manciata di ore necessaria a concludere il titolo. Anche a livello di sonoro il titolo è di buon livello ed anche in questo caso è evidente la collaborazione con Yamaoka, compositore storico della serie Silent Hill.

Shadows of the Damned non è un titolo per tutti, alcuni non riusciranno a passare sopra ad un gameplay ed una serie di features palesemente superate. E' un peccato perché, nonostante sia un titolo folle persino per gli standard di Suda51, la collaborazione con Yamaoka, Mikami e Guerini ha portato di fatto ad uno dei migliori lavori dell'eccentrico designer nipponico, sempre in bilico fra dramma e parodia e in grado di passare, con semplicità disarmante, dall'ironia all'horror.

Voto: 8

Killer is Dead (PS3)

Killer is dead rappresenta l'ultima fatica di Suda51 e tenta di portare all'estremo quelle che sono le caratteristiche peculiari dei titoli del noto game designer giapponese. L'impresa è riuscita anche se ciò non rappresenta necessariamente un bene: come la maggior parte dei titoli targati Grasshopper Manufacture, Killer is Dead è un action game piuttosto classico in cui il giocatore impersonerà un killer, con un braccio bionico in grado di sparare sangue e armato di katana. Sebbene non raggiunga i fasti e la complessità di un Devil May Cry o di Bayonetta, il gameplay risulta discretamente tecnico, con diverse chicche inaspettate e molto meno legnoso delle produzioni precedenti. A livello di gameplay siamo, in buona sostanza, di fronte alla miglior produzione di Suda51.

Tecnicamente il titolo è abbastanza povero, lo stile di Goichi Suda però si vede e ciò eleva anche questo aspetto della produzione che è sicuramente tra i peggiori.

La mole poligonale degli ambienti risulta dunque abbastanza povera ma tutto gira alla perfezione, ogni sezione di gioco è frenetica al punto giusto e, sebbene non manchino i bug grafici, il frame rate tiene alla perfezione.

Quello di cui è assolutamente difficile parlare è la trama: il turbinio di eventi che vedrà coinvolti i folli personaggi sembra avvenire senza nesso logico alcuno.

Ci sono degli spunti che possono risultare interessanti ma ciò che Suda vuol raccontare deve essere messo insieme dal giocatore e, nella frenesia del titolo, non è una impresa facile.

Killer is Dead riesce nella volontà di portare all'estremo tutto il meglio e il peggio che Suda51 ha sempre proposto nei suoi titoli e, di conseguenza, è rivolto soprattutto ai fan dei titoli targati Goichi Suda. Chi ama gli action si troverà di fronte ad un gioco discreto, tecnico al punto giusto ed interessante ma chi cerca un po' di relax e una storia semplice, raccontata in modo chiaro non riuscirà ad apprezzare Killer is Dead.

Voto: 7

No More Heroes: Heroes' Paradise (PS3)

L'eccentrico game designer che risponde al nome di Suda51 ha creato intorno a sé e ai suoi giochi una nicchia di appassionati, non vastissima numericamente ma molto accanita.

Non è strano dunque vedere approdare su console Sony quello che, quasi all'unanimità, è considerato uno dei migliori titoli della line dell'eccentrico Suda, No More Heroes. Titolo uscito inizialmente solo su NIntendo Wii. No More Heroes non è un titolo per tutti: per apprezzarlo pienamente bisogna capire che si tratta di un titolo volutamente sopra le righe e parodistico. Non mancano spunti interessanti ma chiunque cerchi una qualunque velleità di serietà è completamente fuori strada. No More Heroes mette il giocatore nei panni del carismatico Travis Touchdown, squattrinato nerd di una città immaginaria degli Stati Uniti, che, innamoratosi di una ragazza incontrata per caso, entra in una speciale ranking dei migliori assassini. Obiettivo: scalare la classifica dalla decima alla prima posizione e accumulare denaro.

Sembra folle? E' solo l'inizio.

Tale follia e non-sense si ripercuote anche sul gameplay: si tratta di un action piuttosto semplice pensato soprattutto per il motion controller wii. Su PS3, almeno di giocare con Move, questa peculiarità viene un po' meno ma il titolo risulta godibile ugualmente per il buon lavoro fatto di adattamento al pad dell'ammiraglia Sony.

I livelli sono piuttosto semplici: dei corridoi in cui si deve avanzare, facendo fuori qualunque avversario si pari davanti al giocatore fino a giungere all'agognato ed inevitabile, spettacolare boss di fine livello.

Al di fuori dei singoli dungeon che rappresentano gli scontri che permetto di scalare il ranking, il titolo si presenta come un free roaming molto semplice: la mappa non è molto estesa (anche se bisogna considerare l'anno di pubblicazione e la piattaforma) ma è ricca di attività secondarie e collezionabili.

Tecnicamente non siamo a livelli altissimi ma tutto viene compensato da uno stile incredibile: nonostante una conta poligonale modesta, tutto ciò che si vede a schermo ha un suo perché. La stessa arma principale del protagonista è un rimando, nemmeno troppo velato, a Star Wars e la struttura free roaming non fa nulla per non ricordare Grand Theft Auto.

Che si giri semplicemente per la città o si giochi una missione secondaria, il sonoro accompagna ogni momento con pezzi perfetti. Giocare un titolo del genere può essere una sfida che diversi giocatori vorranno affrontare senza pensare troppo al resto ma anche il più disattento noterà chicche incredibili, citazionismo estremo e personaggi talmente fuori di testa da risultare ottimi.

No More Heroes non è un gioco semplicemente inquadrabile, come tutti i lavori di Suda51. Impossibile consigliarlo a scatola chiusa ma è un pezzo di trash giapponese imperdibile per quanti sanno apprezzare questo genere di pazzia.

Voto: 7.5

Bella la recensione di Dark Souls di Vc3nZ, anche se devo dire che pur concordando su alcuni aspetti il primo Dark Souls non è riuscito a intrigarmi come Demon's (anche se di questo è migliore) e Bloodborne (che invece ho preferito e di cui scriverò a breve).

 

Noir

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Letta tutta.bellissima rece,solo la parte finale poi è //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/1.gif si vede che ti ha lasciato qualcosa

 

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Grazie Kele, BigBoss, Readyjack e Nate per i complimenti. Si, mi è rimasto dentro Dark Souls. Comunque ho aggiornato tutto e il capolavoro di FS è entrato in classifica con la media più alta della sezione //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/Gab3.gif

 

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Grazie Kele, BigBoss, Readyjack e Nate per i complimenti. Si, mi è rimasto dentro Dark Souls. Comunque ho aggiornato tutto e il capolavoro di FS è entrato in classifica con la media più alta della sezione //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/Gab3.gif
quel 97 è bellissimo //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/1.gif

 

- Nate -

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Probabilmente ci sarà qualche refuso, mi scuso in anticipo ;p

Uncharted 4: Fine di un Ladro

Recensione a cura di - Nate -

Sviluppatore: Naughty Dog

Publisher: Sony Computer Entertainment

Il quarto capitolo della serie di Uncharted rappresenta in un certo senso un punto d'inizio e d'arrivo per il pluripremiato team di sviluppo Naughty Dog: da un lato rappresenta il titolo d'esordio dello sviluppatore su PlayStation 4 (non contando The Last of Us Remastered che è, appunto, solo una remastered), mentre dall'altro rappresenta la conclusione della fortunatissima saga di Nathan Drake, divenuto nel giro di pochi anni uno dei personaggi più iconici della console di casa Sony.

Questo capitolo, affidato alle sapienti mani di Neil Druckmann e Bruce Straley, si differenzia in modo abbastanza netto dai precedenti capitoli della saga, in parte per le nuove meccaniche di gioco introdotte, in parte per una gestione del ritmo e della narrazione completamente inedita nel mondo di Uncharted.

Partiamo proprio da quest'ultimo aspetto: in questo episodio troviamo molte più fasi esplorative rispetto al passato, inserite in parte per fini di natura ludica e in parte per scavare ancora più a fondo nei rapporti tra i personaggi, scoprire qualcosa in più sul loro passato, sulle loro ambizioni, le loro idee, i propri ripensamenti... in Uncharted 4, insomma, si respira a pieni polmoni la tipica "aria" da capitolo conclusivo di una serie. Da un punto di vista narrativo, l'eredità da The Last of Us si percepisce in modo palese: tra dialoghi facoltativi, documenti da leggere per approfondire le proprie conoscenze "storiche" e un certo realismo di fondo nelle tematiche trattate da Uncharted 4, la componente narrativa pare presentare ben più di un influsso da quella che viene considerata l'opera magna di Naughty Dog. Tuttavia, non dovete pensare che questo significhi uno snaturamento del mood tipico della serie, né tantomeno dovete aspettarvi la crudezza e la brutalità che caratterizza la storia di Joel ed Ellie... perché, in fondo, stiamo pur sempre parlando di Uncharted: non mancheranno di conseguenza i tipici "set-pieces" della serie (i quali, grazie alla sapiente alternanza con i momenti di calma, godono di maggiore enfasi rispetto al passato), alcuni dei quali davvero da urlo, così come non mancheranno i continui scambi di battutine ironiche tra i personaggi. Come non menzionare poi l'impressionante quantità di fanservice di cui è infarcito il gioco: i riferimenti ai vecchi capitoli della serie sono innumerevoli e non fanno altro che coccolare e deliziare i fan del franchise, riportando alla mente alcuni dei momenti indimenticabili delle precedenti avventure. Naughty Dog ha portato a termine un lavoro magistrale da questo punto di vista, poiché è stata capace di rinvigorire l'anima della serie senza però stravolgerla inutilmente.

Anche dal punto di vista ludico troviamo numerose chicche, tra cui l'introduzione del rampino, che aggiunge un pizzico di pepe in più alle fasi esplorative e che si rivela molto utile anche in combattimento: le aree di gioco infatti sono molto più vaste che in passato e offrono al giocatore numerose possibilità per portare a termine gli scontri. Una ventata d'aria fresca è poi portata dalla possibilità di guidare mezzi di trasporto, come ad esempio la Jeep, integrata alla perfezione nel tipico gameplay di Uncharted e utile anche per risolvere qualche piccolo enigma ambientale. Altra novità è rappresentata dal rinnovato sistema di scalate, che consente di direzionare le mani di Nathan verso ogni singolo appiglio attraverso il movimento della levetta analogica sinistra, elemento che rende queste fasi più realistiche e naturali che in passato e che dimostra ancora una volta la cura certosina che Naughty Dog ripone nella creazione di ogni singola componente alla base del gameplay. Anche il gunplay risulta enormemente migliorato rispetto il passato, con un feedback delle armi più appagante e un sonoro molto più realistico, così come il combattimento corpo a corpo, sempre con un buon feedback dei colpi e incentrato sull'esecuzione di mosse altamente cinematografiche, grazie all'ottima varietà di animazioni contestuali e ad una telecamera sempre pronta a inquadrare l'angolazione migliore in ogni momento.

Quasi superfluo dire quanto sia meraviglioso l'impianto tecnico del gioco: Naughty Dog non si smentisce nemmeno questa volta e dà prova di essere una delle poche software house capace di spremere come un limone la console di casa Sony, offrendo modelli dei personaggi dettagliatissimi e particolarmente realistici e ambientazioni così ben fatte e curate da sembrare quasi artwork esplorabili: le immagini sono infatti sempre pulitissime, totalmente prive di aliasing e difetti grafici, mentre il framerate rimane sempre solido come una roccia. Attualmente Uncharted 4 è, insomma, semplicemente il miracolo tecnico di questa generazione. Menzione d'onore anche per il sonoro, curatissimo sotto ogni punto di vista e con musiche sempre azzeccate e coinvolgenti, composte da un Henry Jackman che in più di un occasione cerca di ricalcare le sonorità tipiche delle colonne sonore di Greg Edmonson.

Chiudo dicendo che Uncharted 4 è, in definitiva, il miglior capitolo dell'intera serie (alla pari di Uncharted 2 per quanto mi riguarda), nonché il miglior gioco di Naughty Dog assieme a The Last of Us. Il capitolo conclusivo delle avventure di Nathan Drake è un pacchetto completo sotto ogni punto di vista: la trama appassiona ed esalta, con un finale che considero uno dei più belli della storia videoludica, la giocabilità è ai massimi livelli della saga e la grafica è come al solito uno dei fiori all'occhiello dell'intera produzione. Solo Naughty Dog poteva chiudere in modo così superbo la serie di Uncharted e, se qualcuno si ritroverà mai a doverne sviluppare un ulteriore capitolo (magari uno spin-off con Sully), si ritroverà a dover affrontare una sfida di proporzioni titaniche.

VOTO: 10

 
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Grazie Kele, BigBoss, Readyjack e Nate per i complimenti. Si, mi è rimasto dentro Dark Souls. Comunque ho aggiornato tutto e il capolavoro di FS è entrato in classifica con la media più alta della sezione //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/Gab3.gif
Bella la tua rece Vc3nZ, e DS merita sicuramente di stare in cima alle classifiche, è l'opera magn di From, il tre lo eguaglia e per certi verrsi lo supera, ma l'originale ha tutt'altro fascino

 

Riyos

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Cambiamo un po' le cose dai :pffs:

Dark Souls 3

Beh è un Souls, c'è poco da dire, qualità generale sempre altissima, battle system perfetto, design pazzesco, ambientazioni magnifiche, boss spettacolari. Purtroppo ha alcuni difetti e problemi che non mi sarei mai aspettato, soprattutto considerando che a tutti gli effetti è il quinto Souls, la poise ad esempio rende abbastanza spesso il gioco inutilmente frustrante, ma tutto sommato queste cose non minano troppo l'esperienza di gioco, che di per sè è a livelli eccellenti.

Voto: 9.5

Bloodborne

Fin da quando l'ho finito ho sempre considerato questo gioco un esperimento da parte della From, un modo per cercare di innovare i Souls da 4 capitoli possono essere considerati "statici"(anche se c'è sempre stata un'evoluzione nel gameplay e nelle meccaniche). Inutile dire che ci sono riusciti, hanno mantenuto lo scheletro di Souls ma hanno cambiato praticamente tutto il resto, il problema a questo punto è che non tutte le innovazioni sono riuscite, anzi. Molte cose infatti sono un evidente passo all'indietro rispetto alle innovazioni raggiunte dai giochi precedenti, le fiale, le lanterne, le pistole(che per quanto le abbia apprezzate trovo che potevano essere realizzate ed integrate meglio), il pvp, l'equip, i calici e altre cose. Resta un fantastico gioco estremamente godibile, nonchè a tutti gli effetti un Souls, ma personalmente se lo devo giudicare in ambito Souls avrei preferito di meglio.

Voto:8

Noto solo ora che non c'è ancora Demon's Souls nella classifica, felicissimo di essere il quarto a votare.

Demon's Souls

Voto: 10

Ho cominciato con il voto sì, per mettere subito in chiaro che Demon's Souls è il mio gioco preferito di tutti i tempi. Attenzione non ho detto il migliore, non ho la presunzione di dirlo, anzi, ho la certezza di sapere che non è così, perchè pur rimanendo nella stessa "saga" ritengo che Dark Souls sia migliore praticamente sotto qualsiasi punto di vista, eppure è Demon's che preferisco. Se vi state chiedendo perchè lo preferisco a Dark Souls(e agli altri) pur sapendo che è "inferiore" beh, me lo sto chiedendo anche io, sono in grado di buttare giù qualche considerazione, cosa che farò tra poco, ma più di questo non riesco a fare, è un po' come quando da bambini ci viene chiesto il nostro colore preferito, e quando ci chiedono "perchè il rosso?"(o quel che è) non possiamo che rispondere "perchè sì!".

Credo che sia per una semplice questione di affinità di gusti, gusti che sviluppiamo fin dall'infanzia e che ci portiamo dietro per tutta la vita senza neanche esserne consci, mi piace di più il gotico, mi piace di più il dark, mi piace di più il mondo tetro di Boletaria, mi piacciono infinitamente di più i temi trattati dal gioco, la disperazione, l'impotenza, il dolore, la sofferenza, il sacrificio, la grandiosità, l'avidità, l'insaziabilità, la solitudine, la forza di volontà e tante altre, da questo punto di vista Dark Souls ha delle tematiche molto più "nobili", mentre qui viene presentata la cruda verità degli esseri umani e non, e infatti la trovo un'opera di Miyazaki molto più intima e personale. Posso continuare ad elencare le cose che preferisco(o che credo di preferire) di Demon's Souls, ma sarebbe inutile, perchè la ragione non è solo quella, la ragione è molto più profonda, che va al di là del gioco in sè, infatti questa più che una recensione è il racconto di un'esperienza, a cui ho dato il voto 10, perchè è stata un'esperienza bellissima che nessun altro gioco mi ha dato. Personalmente non mi piace mettere voti, alla fine sono l'unico metro di giudizio per trovarsi tra pareri differenti, però non mi piacciono, principalmente perchè molto spesso, se ti ritrovi a dare di continuo tanti voti(e mi capita con i film) dopo un po' ti rendi conto che due giochi/film che hanno lo stesso voto a te non sono piaciuti nello stesso modo, e allo stesso momento non riusciresti a dare un voto in più o in meno a nessuno dei due, proprio perchè sono due cose diverse, uno ti è piaciuto un tot nel suo modo, e l'altro un tot nel suo. L'altro motivo per cui non mi piace mettere voti è perchè poi ci sono casi come questi, in cui non dai più il voto ad un'opera ma all'esperienza che hai avuto con essa, per dire io non riuscirei mai a dare un voto a Journey, se fossi obbligato gli darei 10, ma non rappresenterebbe la "verità". Detto questo, anche se non mi piace mettere voti a giochi e tanto meno alle esperienze per questo gioco lo farò, perchè per me è importante, e non posso che mettergli 10, non perchè sia il voto giusto, non perchè il gioco sia perfetto o rasenti la perfezione, ma semplicemente perchè se dessi un voto inferiore al 10 significherebbe che l'esperienza che ho vissuto avrebbe potuto essere migliore, e non è così. Demon's Souls ha segnato un momento importantissimo nella mia "carriera videoludica" se così la si vuole chiamare, il mio acquisto di questo gioco è stato totalmente casuale, vidi un'immagine con una piccola descrizione su una rivista di videogiochi e fui ispirato, fui guidato dall'istinto, o chiamiamolo anche destino, presi questo gioco e lo amai alla follia. Ero a Boletaria, ho vissuto la sua storia, ho conosciuto i suoi abitanti, sia amici che nemici, in qualsiasi forma, e in qualsiasi stato, mi sono affezionato a quelle terre e a quei personaggi, mi sono affezionato ai nemici, mi sono affezionato ai demoni, ai boss, a creature senza ragione create dalla nebbia con il solo scopo di uccidere e ottenere anime(cosa che alla fine il personaggio finisce per diventare). Mi sono affezionato alle armi, alle armature, agli oggetti, cose senza valore che per molti valevano più della loro stessa vita, in quanto spesso possedevano quella cosa che proprio alla vita dava significato, i ricordi. E sono proprio i ricordi che a distanza di anni mi porto dietro, ricordi di un'esperienza vissuta, ricordi di un periodo di vita, ricordi di emozioni di qualsiasi genere, ricordi unici, che solo questo gioco mi ha dato, quando un "semplice" videogioco riesce a fare questo diventa qualcosa di più, molto di più, e per riprendere un po' il discorso di vcenz, con cui tra l'altro sono perfettamente d'accordo e che mi ha dato anche un po' di brividi, ringrazio From Software e Miyazaki per questo "di più". Grazie anche a chi è riuscito ad arrivare fino in fondo //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

 
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Papa Demilol

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Grande review V! //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/Gab3.gif:gab://content.invisioncic.com/a283374/emoticons/Gab3.gif

Io entro fine luglio ne droppo un paio!

 

diennea2

Sig. Benedetto Sottolano
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Vanquish




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diennea2





Shinji Mikami è un personaggio di spicco nel panorama videoludico e a lui si deve molto, su questo è impossibile affermare il contrario, ma se poi aggiungiamo anche la presenza di Inaba (Viewtiful Joe, God Hand…), ecco che un nuovo progetto inizia a prender forma, una forma veloce, frenetica caratterizzata da un ritmo incessante: in poche parole Vanquish.

I Platinum hanno voluto prendere la base di un Third Personal Shooter e ficcarla di prepotenza nel genere action.

L’esperimento funziona alla perfezione, però non tutto fila liscio come l’olio, esistono infatti alcune lacune che a malincuore abbassano l’alta qualità del giocato, ma andiamo con ordine…

Storia e componente narrativa sono pessime, tutto quanto è dimenticabile e durante la campagna andrete avanti soltanto per inerzia senza sapere cosa sta realmente accadendo. Complotti, vicende politiche e guerre di egemonia verranno pesantemente accantonati dalle raffiche di proiettili per tutta l’intera campagna principale. L’unico fatto positivo è il ritmo della trama che, anche se di basso rilievo, non prende mai un momento di pausa, mai.

Tutto ciò è un bene, perché questa scelta oltre a stimolare la frenesia del gioco, evita anche di appesantire gli evidenti difetti narrativi del titolo.

In Vanquish la parola “velocità” detta le regole del gioco. Questo titolo come detto poco fa, ha le basi di un TPS puro, ma l’implementazione di certe meccaniche danno vita ad un qualcosa di realmente frenetico: il turbo situato all’interno della tuta hi-tech del protagonista riesce a trasformarci in un fulmine ambulante. Ovviamente questa caratteristica ha una sua durata, e a differenza di altri titoli, qui le presenza delle coperture non sarà altro che un espediente per ricaricare la suddetta barra Turbo. Oltre a questi scatti repentini il protagonista avrà anche un potere simile a quello del bullet-time (da fermo o in movimento) attraverso il quale potremo crivellare di colpi qualsiasi ostacolo ad una velocità sorprendente.

Turbo e slow-motion riescono sorprendentemente a cambiare volto al classico stereotipo del TPS statico, rendendolo fluido e mobile.

Ad aggiungersi c’è anche la schivata, essenziale quando siamo a corto di energia per il Turbo.

Le armi oltre a comportarsi bene, si differenziano fra loro tramite cadenza e tipologia di fuoco, ogni volta che ne raccoglieremo una dello stesso tipo in nostro possesso, quest’ultima verrà potenziata (più ne raccoglieremo e più subirà vari upgrade).

Al contrario dei soliti TPS, qui la mappa, è caratterizzata da corridoi larghi e arene enormi favorendo così un approccio mobile e una libertà d’azione davvero grande.

Per quanto riguarda i mob, i robot-nemici variano per moltissime tipologie dove ognuno si differenzia per i propri attacchi e punti deboli, mentre se dobbiamo parlare di boss qui bisogna alzarsi ed iniziare ad applaudire.

Su questo i ragazzi di Platinum Games hanno fatto un lavoro eccellente, le boss-fight oltre ad essere ben caratterizzate, sono articolate e ben strutturate creando sensazioni di epicità davvero sorprendenti.

Parlando di level design, Vanquish sa il fatto suo creando livelli aperti, ma soprattutto continui: gli eventi finiscono e nascono uno di seguito all’altro mostrando ambienti di gioco in continuo movimento (nel vero senso della parola).

Il lato artistico è quello che mi ha meno sorpreso. Tralasciando la bassa caratterizzazione dei personaggi, questi insieme a tutte le comparse sono state ben disegnate, ma l’ambiente di gioco soffre di una profonda ripetitività dove la paletta dei colori non aiuta di certo a favorire la diversificazione dei paesaggi (tranne in rari casi).

Tutt’altra cosa per quanto riguarda la componente tecnica del titolo, dove l’eccellenza diventa realtà: ogni cosa è in costante movimento, le texture e gli effetti particellari sono creati ad hoc, e il frame rate non crolla mai, ripeto, mai.

Il sonoro invece è buono e le musiche elettroniche si adattano perfettamente sia alle vicende frenetiche del gioco, sia all’ambientazione futuristica.

La campagna dura più o meno 7 ore (per l’esattezza 7 ore e 09 minuti), e per quanto possa sembrare breve in realtà la durata è perfetta. Vanquish, essendo un continuo perpetrarsi di situazioni senza pause, si adagia perfettamente su questa “breve” longevità, altre ore aggiuntive sarebbero risultate addirittura di troppo.

La rigiocabilità è alta, anche se questo gioco presenta una evidente linearità, la presenza di punteggi, difficoltà superiori, sfide e degli intramontabili collezionabili danno un motivo in più per riprendere in mano quest'opera.

Vanquish è un titolo dal gameplay lodevole che rasenta la perfezione, ma la ripetitività artistica dell’ambientazione e la pessima trama di gioco lasciano una sbavatura al punteggio finale dell’opera targata P*.

Fortunatamente il titolo punta sulla velocità e sulla frenesia di gioco, e qui non si può certo dire che non ci siano riusciti, perché Vanquish sa divertire come pochi TPS sanno realmente fare.

Se sorvolerete alle lacune descritte poco sopra allora acquistatelo senza remore.

Voto: 8,5


 
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BigBoss91

Come avevo detto ho concluso Bloodborne: non ho assolutamente completato tutto, mi mancano i calici e, ovviamente, un paio di finali (mi sono premunito di copiare il salvataggio su supporto USB per vederli, non avendo il tempo di fare altre due run complete). Penso però di aver visto abbastanza per poter dire quanto segue:

Bloodborne (PS4)

Ho apprezzato Bloodborne più di Demon's Souls e Dark Souls. Magari non sarà il migliore in assoluto ma è quello che, fino ad ora ho preferito grazie ad una atmosfera unica, opprimente e in grado di tenere sempre e comunque in ansia il giocatore. Ad una ambientazione unica e ad un climax di emozioni eccezionale.

Pro:

- Gameplay più veloce, votato all'attacco e basato sulla schivata più che sulla parata, relegata alle armi da fuoco.

- Level design di altissimo livello

- Mappe intrigate, complesse anche se non estremamente ampie.

- Si tratta di un Souls.

- Atmosfera eccezionale, opprimente e ricca di pathos.

- Yharnam è una ambientazione eccezionale.

- Una vera e propria discesa nella follia, fatta di momenti agghiaccianti e di altri di pura euforia.

- Boss fight ottime, nemici cattivi e piuttosto vari.

- Lore di livello altissimo.

Contro:

- è un Souls, in tutto e per tutto. Anche nei difetti storici.

- All'inizio ancor più criptico rispetto al passato.

Voto: 9.5

 
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Vc3nZ_92

Capomoderatore
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Probabilmente ci sarà qualche refuso, mi scuso in anticipo ;p
Uncharted 4: Fine di un Ladro

Recensione a cura di - Nate -

Sviluppatore: Naughty Dog

Publisher: Sony Computer Entertainment

Il quarto capitolo della serie di Uncharted rappresenta in un certo senso un punto d'inizio e d'arrivo per il pluripremiato team di sviluppo Naughty Dog: da un lato rappresenta il titolo d'esordio dello sviluppatore su PlayStation 4 (non contando The Last of Us Remastered che è, appunto, solo una remastered), mentre dall'altro rappresenta la conclusione della fortunatissima saga di Nathan Drake, divenuto nel giro di pochi anni uno dei personaggi più iconici della console di casa Sony.

Questo capitolo, affidato alle sapienti mani di Neil Druckmann e Bruce Straley, si differenzia in modo abbastanza netto dai precedenti capitoli della saga, in parte per le nuove meccaniche di gioco introdotte, in parte per una gestione del ritmo e della narrazione completamente inedita nel mondo di Uncharted.

Partiamo proprio da quest'ultimo aspetto: in questo episodio troviamo molte più fasi esplorative rispetto al passato, inserite in parte per fini di natura ludica e in parte per scavare ancora più a fondo nei rapporti tra i personaggi, scoprire qualcosa in più sul loro passato, sulle loro ambizioni, le loro idee, i propri ripensamenti... in Uncharted 4, insomma, si respira a pieni polmoni la tipica "aria" da capitolo conclusivo di una serie. Da un punto di vista narrativo, l'eredità da The Last of Us si percepisce in modo palese: tra dialoghi facoltativi, documenti da leggere per approfondire le proprie conoscenze "storiche" e un certo realismo di fondo nelle tematiche trattate da Uncharted 4, la componente narrativa pare presentare ben più di un influsso da quella che viene considerata l'opera magna di Naughty Dog. Tuttavia, non dovete pensare che questo significhi uno snaturamento del mood tipico della serie, né tantomeno dovete aspettarvi la crudezza e la brutalità che caratterizza la storia di Joel ed Ellie... perché, in fondo, stiamo pur sempre parlando di Uncharted: non mancheranno di conseguenza i tipici "set-pieces" della serie (i quali, grazie alla sapiente alternanza con i momenti di calma, godono di maggiore enfasi rispetto al passato), alcuni dei quali davvero da urlo, così come non mancheranno i continui scambi di battutine ironiche tra i personaggi. Come non menzionare poi l'impressionante quantità di fanservice di cui è infarcito il gioco: i riferimenti ai vecchi capitoli della serie sono innumerevoli e non fanno altro che coccolare e deliziare i fan del franchise, riportando alla mente alcuni dei momenti indimenticabili delle precedenti avventure. Naughty Dog ha portato a termine un lavoro magistrale da questo punto di vista, poiché è stata capace di rinvigorire l'anima della serie senza però stravolgerla inutilmente.

Anche dal punto di vista ludico troviamo numerose chicche, tra cui l'introduzione del rampino, che aggiunge un pizzico di pepe in più alle fasi esplorative e che si rivela molto utile anche in combattimento: le aree di gioco infatti sono molto più vaste che in passato e offrono al giocatore numerose possibilità per portare a termine gli scontri. Una ventata d'aria fresca è poi portata dalla possibilità di guidare mezzi di trasporto, come ad esempio la Jeep, integrata alla perfezione nel tipico gameplay di Uncharted e utile anche per risolvere qualche piccolo enigma ambientale. Altra novità è rappresentata dal rinnovato sistema di scalate, che consente di direzionare le mani di Nathan verso ogni singolo appiglio attraverso il movimento della levetta analogica sinistra, elemento che rende queste fasi più realistiche e naturali che in passato e che dimostra ancora una volta la cura certosina che Naughty Dog ripone nella creazione di ogni singola componente alla base del gameplay. Anche il gunplay risulta enormemente migliorato rispetto il passato, con un feedback delle armi più appagante e un sonoro molto più realistico, così come il combattimento corpo a corpo, sempre con un buon feedback dei colpi e incentrato sull'esecuzione di mosse altamente cinematografiche, grazie all'ottima varietà di animazioni contestuali e ad una telecamera sempre pronta a inquadrare l'angolazione migliore in ogni momento.

Quasi superfluo dire quanto sia meraviglioso l'impianto tecnico del gioco: Naughty Dog non si smentisce nemmeno questa volta e dà prova di essere una delle poche software house capace di spremere come un limone la console di casa Sony, offrendo modelli dei personaggi dettagliatissimi e particolarmente realistici e ambientazioni così ben fatte e curate da sembrare quasi artwork esplorabili: le immagini sono infatti sempre pulitissime, totalmente prive di aliasing e difetti grafici, mentre il framerate rimane sempre solido come una roccia. Attualmente Uncharted 4 è, insomma, semplicemente il miracolo tecnico di questa generazione. Menzione d'onore anche per il sonoro, curatissimo sotto ogni punto di vista e con musiche sempre azzeccate e coinvolgenti, composte da un Henry Jackman che in più di un occasione cerca di ricalcare le sonorità tipiche delle colonne sonore di Greg Edmonson.

Chiudo dicendo che Uncharted 4 è, in definitiva, il miglior capitolo dell'intera serie (alla pari di Uncharted 2 per quanto mi riguarda), nonché il miglior gioco di Naughty Dog assieme a The Last of Us. Il capitolo conclusivo delle avventure di Nathan Drake è un pacchetto completo sotto ogni punto di vista: la trama appassiona ed esalta, con un finale che considero uno dei più belli della storia videoludica, la giocabilità è ai massimi livelli della saga e la grafica è come al solito uno dei fiori all'occhiello dell'intera produzione. Solo Naughty Dog poteva chiudere in modo così superbo la serie di Uncharted e, se qualcuno si ritroverà mai a doverne sviluppare un ulteriore capitolo (magari uno spin-off con Sully), si ritroverà a dover affrontare una sfida di proporzioni titaniche.

VOTO: 10

Complimenti, scritta benissimo :mah:

Cambiamo un po' le cose dai :pffs:
Dark Souls 3

Beh è un Souls, c'è poco da dire, qualità generale sempre altissima, battle system perfetto, design pazzesco, ambientazioni magnifiche, boss spettacolari. Purtroppo ha alcuni difetti e problemi che non mi sarei mai aspettato, soprattutto considerando che a tutti gli effetti è il quinto Souls, la poise ad esempio rende abbastanza spesso il gioco inutilmente frustrante, ma tutto sommato queste cose non minano troppo l'esperienza di gioco, che di per sè è a livelli eccellenti.

Voto: 9.5

Bloodborne

Fin da quando l'ho finito ho sempre considerato questo gioco un esperimento da parte della From, un modo per cercare di innovare i Souls da 4 capitoli possono essere considerati "statici"(anche se c'è sempre stata un'evoluzione nel gameplay e nelle meccaniche). Inutile dire che ci sono riusciti, hanno mantenuto lo scheletro di Souls ma hanno cambiato praticamente tutto il resto, il problema a questo punto è che non tutte le innovazioni sono riuscite, anzi. Molte cose infatti sono un evidente passo all'indietro rispetto alle innovazioni raggiunte dai giochi precedenti, le fiale, le lanterne, le pistole(che per quanto le abbia apprezzate trovo che potevano essere realizzate ed integrate meglio), il pvp, l'equip, i calici e altre cose. Resta un fantastico gioco estremamente godibile, nonchè a tutti gli effetti un Souls, ma personalmente se lo devo giudicare in ambito Souls avrei preferito di meglio.

Voto:8

Noto solo ora che non c'è ancora Demon's Souls nella classifica, felicissimo di essere il quarto a votare.

Demon's Souls

Voto: 10

Ho cominciato con il voto sì, per mettere subito in chiaro che Demon's Souls è il mio gioco preferito di tutti i tempi. Attenzione non ho detto il migliore, non ho la presunzione di dirlo, anzi, ho la certezza di sapere che non è così, perchè pur rimanendo nella stessa "saga" ritengo che Dark Souls sia migliore praticamente sotto qualsiasi punto di vista, eppure è Demon's che preferisco. Se vi state chiedendo perchè lo preferisco a Dark Souls(e agli altri) pur sapendo che è "inferiore" beh, me lo sto chiedendo anche io, sono in grado di buttare giù qualche considerazione, cosa che farò tra poco, ma più di questo non riesco a fare, è un po' come quando da bambini ci viene chiesto il nostro colore preferito, e quando ci chiedono "perchè il rosso?"(o quel che è) non possiamo che rispondere "perchè sì!".

Credo che sia per una semplice questione di affinità di gusti, gusti che sviluppiamo fin dall'infanzia e che ci portiamo dietro per tutta la vita senza neanche esserne consci, mi piace di più il gotico, mi piace di più il dark, mi piace di più il mondo tetro di Boletaria, mi piacciono infinitamente di più i temi trattati dal gioco, la disperazione, l'impotenza, il dolore, la sofferenza, il sacrificio, la grandiosità, l'avidità, l'insaziabilità, la solitudine, la forza di volontà e tante altre, da questo punto di vista Dark Souls ha delle tematiche molto più "nobili", mentre qui viene presentata la cruda verità degli esseri umani e non, e infatti la trovo un'opera di Miyazaki molto più intima e personale. Posso continuare ad elencare le cose che preferisco(o che credo di preferire) di Demon's Souls, ma sarebbe inutile, perchè la ragione non è solo quella, la ragione è molto più profonda, che va al di là del gioco in sè, infatti questa più che una recensione è il racconto di un'esperienza, a cui ho dato il voto 10, perchè è stata un'esperienza bellissima che nessun altro gioco mi ha dato. Personalmente non mi piace mettere voti, alla fine sono l'unico metro di giudizio per trovarsi tra pareri differenti, però non mi piacciono, principalmente perchè molto spesso, se ti ritrovi a dare di continuo tanti voti(e mi capita con i film) dopo un po' ti rendi conto che due giochi/film che hanno lo stesso voto a te non sono piaciuti nello stesso modo, e allo stesso momento non riusciresti a dare un voto in più o in meno a nessuno dei due, proprio perchè sono due cose diverse, uno ti è piaciuto un tot nel suo modo, e l'altro un tot nel suo. L'altro motivo per cui non mi piace mettere voti è perchè poi ci sono casi come questi, in cui non dai più il voto ad un'opera ma all'esperienza che hai avuto con essa, per dire io non riuscirei mai a dare un voto a Journey, se fossi obbligato gli darei 10, ma non rappresenterebbe la "verità". Detto questo, anche se non mi piace mettere voti a giochi e tanto meno alle esperienze per questo gioco lo farò, perchè per me è importante, e non posso che mettergli 10, non perchè sia il voto giusto, non perchè il gioco sia perfetto o rasenti la perfezione, ma semplicemente perchè se dessi un voto inferiore al 10 significherebbe che l'esperienza che ho vissuto avrebbe potuto essere migliore, e non è così. Demon's Souls ha segnato un momento importantissimo nella mia "carriera videoludica" se così la si vuole chiamare, il mio acquisto di questo gioco è stato totalmente casuale, vidi un'immagine con una piccola descrizione su una rivista di videogiochi e fui ispirato, fui guidato dall'istinto, o chiamiamolo anche destino, presi questo gioco e lo amai alla follia. Ero a Boletaria, ho vissuto la sua storia, ho conosciuto i suoi abitanti, sia amici che nemici, in qualsiasi forma, e in qualsiasi stato, mi sono affezionato a quelle terre e a quei personaggi, mi sono affezionato ai nemici, mi sono affezionato ai demoni, ai boss, a creature senza ragione create dalla nebbia con il solo scopo di uccidere e ottenere anime(cosa che alla fine il personaggio finisce per diventare). Mi sono affezionato alle armi, alle armature, agli oggetti, cose senza valore che per molti valevano più della loro stessa vita, in quanto spesso possedevano quella cosa che proprio alla vita dava significato, i ricordi. E sono proprio i ricordi che a distanza di anni mi porto dietro, ricordi di un'esperienza vissuta, ricordi di un periodo di vita, ricordi di emozioni di qualsiasi genere, ricordi unici, che solo questo gioco mi ha dato, quando un "semplice" videogioco riesce a fare questo diventa qualcosa di più, molto di più, e per riprendere un po' il discorso di vcenz, con cui tra l'altro sono perfettamente d'accordo e che mi ha dato anche un po' di brividi, ringrazio From Software e Miyazaki per questo "di più". Grazie anche a chi è riuscito ad arrivare fino in fondo //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif
Bellissimo il pezzo su Demon's Souls

Grande review V! //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/Gab3.gif:gab://content.invisioncic.com/a283374/emoticons/Gab3.gifIo entro fine luglio ne droppo un paio!
Daje :ivan:

Vanquish




a cura di



diennea2





Shinji Mikami è un personaggio di spicco nel panorama videoludico e a lui si deve molto, su questo è impossibile affermare il contrario, ma se poi aggiungiamo anche la presenza di Inaba (Viewtiful Joe, God Hand…), ecco che un nuovo progetto inizia a prender forma, una forma veloce, frenetica caratterizzata da un ritmo incessante: in poche parole Vanquish.

I Platinum hanno voluto prendere la base di un Third Personal Shooter e ficcarla di prepotenza nel genere action.

L’esperimento funziona alla perfezione, però non tutto fila liscio come l’olio, esistono infatti alcune lacune che a malincuore abbassano l’alta qualità del giocato, ma andiamo con ordine…

Storia e componente narrativa sono pessime, tutto quanto è dimenticabile e durante la campagna andrete avanti soltanto per inerzia senza sapere cosa sta realmente accadendo. Complotti, vicende politiche e guerre di egemonia verranno pesantemente accantonati dalle raffiche di proiettili per tutta l’intera campagna principale. L’unico fatto positivo è il ritmo della trama che, anche se di basso rilievo, non prende mai un momento di pausa, mai.

Tutto ciò è un bene, perché questa scelta oltre a stimolare la frenesia del gioco, evita anche di appesantire gli evidenti difetti narrativi del titolo.

In Vanquish la parola “velocità” detta le regole del gioco. Questo titolo come detto poco fa, ha le basi di un TPS puro, ma l’implementazione di certe meccaniche danno vita ad un qualcosa di realmente frenetico: il turbo situato all’interno della tuta hi-tech del protagonista riesce a trasformarci in un fulmine ambulante. Ovviamente questa caratteristica ha una sua durata, e a differenza di altri titoli, qui le presenza delle coperture non sarà altro che un espediente per ricaricare la suddetta barra Turbo. Oltre a questi scatti repentini il protagonista avrà anche un potere simile a quello del bullet-time (da fermo o in movimento) attraverso il quale potremo crivellare di colpi qualsiasi ostacolo ad una velocità sorprendente.

Turbo e slow-motion riescono sorprendentemente a cambiare volto al classico stereotipo del TPS statico, rendendolo fluido e mobile.

Ad aggiungersi c’è anche la schivata, essenziale quando siamo a corto di energia per il Turbo.

Le armi oltre a comportarsi bene, si differenziano fra loro tramite cadenza e tipologia di fuoco, ogni volta che ne raccoglieremo una dello stesso tipo in nostro possesso, quest’ultima verrà potenziata (più ne raccoglieremo e più subirà vari upgrade).

Al contrario dei soliti TPS, qui la mappa, è caratterizzata da corridoi larghi e arene enormi favorendo così un approccio mobile e una libertà d’azione davvero grande.

Per quanto riguarda i mob, i robot-nemici variano per moltissime tipologie dove ognuno si differenzia per i propri attacchi e punti deboli, mentre se dobbiamo parlare di boss qui bisogna alzarsi ed iniziare ad applaudire.

Su questo i ragazzi di Platinum Games hanno fatto un lavoro eccellente, le boss-fight oltre ad essere ben caratterizzate, sono articolate e ben strutturate creando sensazioni di epicità davvero sorprendenti.

Parlando di level design, Vanquish sa il fatto suo creando livelli aperti, ma soprattutto continui: gli eventi finiscono e nascono uno di seguito all’altro mostrando ambienti di gioco in continuo movimento (nel vero senso della parola).

Il lato artistico è quello che mi ha meno sorpreso. Tralasciando la bassa caratterizzazione dei personaggi, questi insieme a tutte le comparse sono state ben disegnate, ma l’ambiente di gioco soffre di una profonda ripetitività dove la paletta dei colori non aiuta di certo a favorire la diversificazione dei paesaggi (tranne in rari casi).

Tutt’altra cosa per quanto riguarda la componente tecnica del titolo, dove l’eccellenza diventa realtà: ogni cosa è in costante movimento, le texture e gli effetti particellari sono creati ad hoc, e il frame rate non crolla mai, ripeto, mai.

Il sonoro invece è buono e le musiche elettroniche si adattano perfettamente sia alle vicende frenetiche del gioco, sia all’ambientazione futuristica.

La campagna dura più o meno 7 ore (per l’esattezza 7 ore e 09 minuti), e per quanto possa sembrare breve in realtà la durata è perfetta. Vanquish, essendo un continuo perpetrarsi di situazioni senza pause, si adagia perfettamente su questa “breve” longevità, altre ore aggiuntive sarebbero risultate addirittura di troppo.

La rigiocabilità è alta, anche se questo gioco presenta una evidente linearità, la presenza di punteggi, difficoltà superiori, sfide e degli intramontabili collezionabili danno un motivo in più per riprendere in mano quest'opera.

Vanquish è un titolo dal gameplay lodevole che rasenta la perfezione, ma la ripetitività artistica dell’ambientazione e la pessima trama di gioco lasciano una sbavatura al punteggio finale dell’opera targata P*.

Fortunatamente il titolo punta sulla velocità e sulla frenesia di gioco, e qui non si può certo dire che non ci siano riusciti, perché Vanquish sa divertire come pochi TPS sanno realmente fare.

Se sorvolerete alle lacune descritte poco sopra allora acquistatelo senza remore.

Voto: 8,5

Proprio quello che mi aspetto da Vanquish //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif

Intanto ho aggiornato tutto, cambiamenti al vertice :mah:

 

belmont976

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Shadow Fall è forse uno degli episodi di Killzone più controversi, come sempre non voglio svelarvi nulla della storia ma stavolta mi servirò di alcuni sprazi dell’incipit narrativo specificando che la trama ci porta circa 30 anni dopo gli eventi accaduti in Killzone 3, in una sorta di guerra fredda tra gli ISA e gli Helgast superstiti dalla distruzione di Helgan ed ospitati su una porzione di Vekta, il tutto per spiegare che ci troveremo ad affrontare prevalemnetemente missioni di spionaggio ed infiltrazioni finalizzate alla distruzione o sabotaggio di determinati obiettivi nemici. La giocabilità è quella solida della serie con la simpatica introduzione del drone che ci affianca nel combattimento ma il più grande neo è senza dubbio la scarsa varietà dell’esperienza offerta, oltre che di ambientazioni e nemici, inoltre la campagna in sé risulta piuttosto breve e gli stimoli per rigiocarla sono davvero pochini, tecnicamente il titolo si difende in maniera egregia per essere nella lineup di lancio della console, buono anche il comparto multiplayer grazie al quale si allunga un pò la longevità generale e riesce anche a divertire discretamente, anche se non è il mio caso, ma questo è un mio problema, non amando appunto il multi online. Un gioco di lancio che grazie ad un buon impatto visivo e con ottimi effetti, ci ha fatto apprezzare il passaggio alla nuova console Sony ma per il resto davvero poco altro, personalemente ho molto più apprezzato Killzone Mercenary su Ps Vita

Voto: 7,5

 
R

Rapt

Killzone Shadow Fall

By Belmont976

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Shadow Fall è forse uno degli episodi di Killzone più controversi, come sempre non voglio svelarvi nulla della storia ma stavolta mi servirò di alcuni sprazi dell’incipit narrativo specificando che la trama ci porta circa 30 anni dopo gli eventi accaduti in Killzone 3, in una sorta di guerra fredda tra gli ISA e gli Helgast superstiti dalla distruzione di Helgan ed ospitati su una porzione di Vekta, il tutto per spiegare che ci troveremo ad affrontare prevalemnetemente missioni di spionaggio ed infiltrazioni finalizzate alla distruzione o sabotaggio di determinati obiettivi nemici. La giocabilità è quella solida della serie con la simpatica introduzione del drone che ci affianca nel combattimento ma il più grande neo è senza dubbio la scarsa varietà dell’esperienza offerta, oltre che di ambientazioni e nemici, inoltre la campagna in sé risulta piuttosto breve e gli stimoli per rigiocarla sono davvero pochini, tecnicamente il titolo si difende in maniera egregia per essere nella lineup di lancio della console, buono anche il comparto multiplayer grazie al quale si allunga un pò la longevità generale e riesce anche a divertire discretamente, anche se non è il mio caso, ma questo è un mio problema, non amando appunto il multi online. Un gioco di lancio che grazie ad un buon impatto visivo e con ottimi effetti, ci ha fatto apprezzare il passaggio alla nuova console Sony ma per il resto davvero poco altro, personalemente ho molto più apprezzato Killzone Mercenary su Ps Vita

Voto: 7,5
Concordo, anche se personalmente mi ha lasciato molto più deluso, specialmente dopo gli ottimi (per me) 2 e 3 //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif

 

belmont976

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Concordo, anche se personalmente mi ha lasciato molto più deluso, specialmente dopo gli ottimi (per me) 2 e 3 //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif
Infatti per me è il Killzone peggiore di sempre, la trilogia m'è piaciuta sopratutto il 2 ed il 3 (il primo su PS2 era un pochino grezzo) ho adorato anche i capitoli portatili sia Mercenary che Liberation.

- - - Aggiornato - - -

RAGE

By Belmont976

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Quando dietro una nuova IP ci sono nomi altisonanti come ID Software ed uno dei suoi papà, tale John Carmack, alle prese col suo nuovo motore grafico, le aspettative sono inevitabilmente alte, il caso di Rage inoltre vede il ritorno della software house dopo un periodo di assenza abbastanza prolungato ed uno sviluppo lungo e travagliato, protrattosi per ben cinque anni ed a cavallo dell’acquisizione di ID Software da parte di Zenimax e Bethesda. Ebbene come sappiamo i giochi molto ambiziosi, nati dopo tanti problemi e con molte spettative, puntualmente finiscono col fallire, ma fortunatamente questo non è il caso di RAGE. Il gioco si presenta come un’avventura in prima persona che propone fasi di esplorazione, elementi da gioco di ruolo, shooting duro in prima persona e fasi di guida a bordo di veicoli, regalando una miscela di situazioni e possibilità che rendono il titolo molto vario e sempre incalzante, la possibilità di moversi tra varie città, parlare con tanti NPG, di svolgere missioni secondarie mai noise e sempre piuttosto varie, e poi le gare insomma non ci si annoia mai, fino alla fine di un’avventura con una longevità che si attesta su livelli davvero buoni per questo tipo di produzioni. Tutto questo ben di *** si appoggia sul nuovo motore grafico ID tech5, che muove tutto in maniera granitica e fluida a 60 Fps, restituendo un mondo post apocalittico affascinante, vario, dettagliato e molto vasto. Il prodotto tuttavia non è esente da difetti, dal lato tecnico il nuovo motore grafico utilizza una tecnica di compressione delle texure che talvolta impega troppo tempo nel decompreimere e caricare le stesse, rendendo fastidiosamente visibile tale ritardo, inoltre la trama non è delle più fantasiose, e si presenta carente sotto molti aspetti, non ultimo il finale di cui ovviamente non dico nulla, per il resto, come detto, è un gioco che deve essere assolutamente essere presente nella mia collezione mi ha lasciato positivamente colpito.

Voto: 8,5

 
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