Lo sto giocando ora, quindi mi riservo della facoltà di rivedere la mia opinione, ma al momento sono un po’ perplesso.
Innanzi tutto non mi capacito della lunghezza di alcune cutscene, cosa che tra l’altro non è assolutamente tipica di un indie, ma il vero problema è che sono messe a servizio di una trama abbastanza banale, derivativa e che sicuramente non necessiterebbe un così forte accento, senza considerare che mettono anche in risalto l’elemento meno riuscito del comparto tecnico: la modellazione dei personaggi.
Ci sono anche varie ingenuità nella scrittura dei dialoghi e dei documenti, che oscillano tra il cliché da B movie ed una forma artificiosa, linguisticamente fin troppo ricercata, e che suona spesso innaturale.
Buona invece l’atmosfera, anche se, c’è da segnalare come il troppo citazionismo finisca per essere fastidioso.
Il gioco in sé è una citazione, quindi non c’è troppo bisogno di rimarcare ulteriormente la cosa con continui rimandi a RE, che tra l’altro non è l’unico soggetto delle citazioni dato ne ho trovate veramente parecchie anche a Jurassic Park. Tutto ciò è abbastanza superfluo, finisce per distrarre e sottrarre ancora di più identità ad un gioco che di per se ne ha già poca.
Comunque, la cosa che al momento sto trovando più deludente è il level design che, almeno per ora, è troppo lineare e non in linea con quella che era la mia aspettativa da un revival dei classici horror degli anni ‘90. Le location che ho incontrato sinora erano limitate da un obiettivo da completare obbligatoriamente prima di procedere verso la nuova porzione della mappa e senza la necessità di backtracking in quella precedente.