Sì, diciamo che le indagini cominciano con la storia che sembra impostata in un certo modo e poi invece pian piano diventa qualcosa di diverso.
La morte di Eisuke è un pretesto per far partire le indagini ma non quelle che pensiamo noi. Il piano di Junko alla fine non funziona solo con gli altri personaggi ma anche con chi sta giocando.

A me non ha dato fastidio perché tutta la parte finale mi è piaciuta molto ed è ben raccontata, ma capisco anche chi avrebbe forse voluto arrivarci avendo un ruolo più attivo, o più che altro con una narrazione che non si basasse quasi esclusivamente sugli interrogatori. Io i primi due non li ho giocati e non sapendo minimamente cosa aspettarmi mi sono goduta il viaggio così com’era. Mi sono sentita più spettatrice che investigatrice, più che altro perché si continua a brancolare nel buio per la maggior parte della storia, ma è stato comunque appagante scoprire avvenimenti e ricordi attraverso le mie domande.
Tra l’altro il passato qui ha un peso maggiore del presente, e sarebbe forse stato difficile inserire più azione o colpi di scena che coinvolgessero direttamente il nostro personaggio o il suo mondo. Ci sono già “Emio” che si presenta alla porta di Junko, il ritrovamento di Megumi, tutta la parte finale al villaggio...
Ecco, magari è un po’ un peccato che le rivelazioni arrivino tutte alla fine, alcune anche attraverso altri personaggi che scoprono cose per i fatti loro tipo Shunsuke, ma per come hanno deciso di impostare il tutto forse era inevitabile, non so…
L’anime con me ha funzionato. Non me l’aspettavo, pensavo che sarebbe stata una scenetta corta e per i primi due minuti continuavo ad aspettare la fine, poi ho capito che avrei visto un intero episodio.

È vero che è strano affidarsi di colpo a un altro tipo di narrazione, e se l’avessero messo nel mezzo della storia sarebbe forse stato un po’ fuori luogo, ma così sul finale non mi è pesato, anzi.