sono talmente diversi come linguaggio generale da risultare imparagonabili.
L'originale, anche perché non spiega e parla poco, dipinge un mondo più oscuro e intimo, solitario. Il party c'è ma non lo vedi e lo senti poco. Le musiche talvolta martellanti, le inquadrature inquietanti degli sfondi (con discese infernali e salite su paradisi artificiali finti e beffardi) dipingono ANCHE la psiche di Cloud, ti fanno entrare nella sua testa avvolgendoti come un incubo. Le fattezze deformed dei personaggi enfatizzano l'orrore delle strutture colossali che avvelenano il mondo e pure i luoghi più bucolici hanno sempre, in un angolo, ben visibile, qualcosa di rugginoso e sporco che ferisce l'immagine. Secondo me l'originale rimane uno spaccato incredibile dell'arte giapponese di fine anni '90: introspettiva, post-moderna, spaventata dal passato e dal futuro, malata (nel senso buono del termine).
Ed è per quello che questo rebirth è un lavoro grandioso: non cerca di sostituirsi e prende la sua strada: altrettanto bella, ma più luminosa e dolce.