Alert Giustizia mediatica | Leggere il regolamento prima di postare

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Momento momento. Tutto è partito da questo tuo commento:

"Attendo che qualcuno ti risponda che, a parità di qualifica/inquadramento contrattuale, le donne hanno meno possibilità di fare carriera rispetto agli uomini all' interno dell' azienda."

Cosa intendi per "possibilità di fare carriera" ? Se stai ferma 5 mesi (per ogni gravidanza) hai meno possibilità di scalare la gerarchia aziendale e quindi aumentare il tuo stipendo rispetto ad un uomo. Io intendo questo per fare carriera ed in quel caso certo che la donna è penalizzata

Il caso che citi aggrava la situazione perchè vuol dire che la donna ha meno possibilità dell'uomo già ai nastri di partenza
Tutto giusto ma a parer mio non si può parlare ne di problema ne è di un qualcosa che si può " risolvere " in questo caso.
La possibilità di rimanere incinta è una naturale caratteristica propria di ogni donna a meno di non incominciare a pensare che si debbano portare avanti le gravidanze in laboratorio per ovviare al " problema" non ci vedo nessuna "società cattiva" dietro ad un qualcosa di fisiologico.
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Non è così. Come dicevo il concedo di maternità è un diritto, e non può essere considerato alla stregua di un impedimento per fare carriera. Immagina se non ci fosse il congedo ne per la donna e ne per l'uomo, o se ci fosse a parti inverse.... praticamente non si potrebbero avere più figli a meno che di non licenziarsi :asd: ma poi sono io che chiedo a te: cosa intendi esattamente per "rallentamento della carriera"? Cioè, ricoprire un ruolo per anni all' interno di un azienda, pensi davvero che un arco temporale di 5 mesi possa sul serio impedire a quella donna di fare carriera? Cioè come funzionerebbe? Appena la lavoratrice va in maternità, il superiore chiama un tizio random e lo fa passare di grado? Così giusto per fare un dispetto? Sarebbe innanzitutto a danno del datore di lavoro se non si usassero parametri meritocratici per stabilire chi deve fare carriera e chi no:asd:
Più che altro c'è chi si è battuto per aver il diritto alla maternità, chiamarlo oggi " impedimento alla carriera" è come lamentarsi di avere diritto alla malattia.
 
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Più che altro c'è chi si è battuto per aver il diritto alla maternità, chiamarlo oggi " impedimento alla carriera" è come lamentarsi di avere diritto alla malattia.
Ormai siamo arrivati al punto che si sovverte la realtà... invece di parlare di come sarebbe giusto estendere (certo, non di 5 mesi) i congedi di paternità, afffinchè anche i padri si possano godere i figli, in virtù di quel principio di uguaglianza tanto patentato, stiamo invece parlando di come un diritto acquisito rappresenti un ostacolo di carriera :sard:
 
Non è così. Come dicevo il concedo di maternità è un diritto, e non può essere considerato alla stregua di un impedimento per fare carriera. Immagina se non ci fosse il congedo ne per la donna e ne per l'uomo, o se ci fosse a parti inverse.... praticamente non si potrebbero avere più figli a meno che di non licenziarsi :asd: ma poi sono io che chiedo a te: cosa intendi esattamente per "rallentamento della carriera"? Cioè, ricoprire un ruolo per anni all' interno di un azienda, pensi davvero che un arco temporale di 5 mesi possa sul serio impedire a quella donna di fare carriera? Cioè come funzionerebbe? Appena la lavoratrice va in maternità, il superiore chiama un tizio random e lo fa passare di grado? Così giusto per fare un dispetto? Sarebbe innanzitutto a danno del datore di lavoro se non si usassero parametri meritocratici per stabilire chi deve fare carriera e chi no:asd:
Certo che è cosi :asd: E parlo per aver visto situazioni simili in azienda. Se una donna con una posizione manageriale va in maternità, per forza di cose il suo posto deve essere preso da qualcun altro per continare a far girare la produzione. Quando torna dopo la maternità la sua posizione è occupata da un altro manager che però non ha bisogni di essere ragguagliato su tutti i cambiamenti successi negli ultimi 5 mesi o su tutti i progetti attualmente in corso. Non so poi nell'azienda dove lavori, ma dove sto io in 5 mesi ne cambiano un sacco di cose (consulenza informatica). Progetti si chiudono ed altri anche su ambiti totalmente diversi partono

Nella mia esperienza personale non ho mai assistito a questo, semmai il contrario, ovvero una predilezione della donna rispetto all' uomo perchè spesso e volentieri considerata più efficente dell' uomo. Tuttavia il problema potrebbe porsi, ma non c'entra nulla con il gap salariale, ma è un problema culturale, come è un problema culturale il fatto che, già in fase di annuncio, si ricercano figure femminili, in barba alle leggi che riportano espressamente il fatto che non bisogna fare distinzioni.
Anche qui nella mia esperienza personale conosco amiche in cui al colloquio è stato espressamente chiesto se erano fidanzate e se avevano intenzione di fare figli

Tutto giusto ma a parer mio non si può parlare ne di problema ne è di un qualcosa che si può " risolvere " in questo caso.
La possibilità di rimanere incinta è una naturale caratteristica propria di ogni donna a meno di non incominciare a pensare che si debbano portare avanti le gravidanze in laboratorio per ovviare al " problema" non ci vedo nessuna "società cattiva" dietro ad un qualcosa di fisiologico.
Aspetta io non ho parlato di abolire il congedo di maternità. Io rispondevo solo a chi cade dal pero dicendo che non ci sono differenze. Magari non c'è una soluzione concreta e queste differenze sono irrisolvibili per forza di cose perchè incompatibili con la maternità. Però facevo notare che ci sono e sono innegabili. Certo estendere il congedo dei padri sarebbe almeno uno step per smussare queste differenze

Ormai siamo arrivati al punto che si sovverte la realtà... invece di parlare di come sarebbe giusto estendere (certo, non di 5 mesi) i congedi di paternità, afffinchè anche i padri si possano godere i figli, in virtù di quel principio di uguaglianza tanto patentato, stiamo invece parlando di come un diritto acquisito rappresenti un ostacolo di carriera :sard:
Ma se l'ho detto anche in un messaggio precedente che sarei favorevole ad aumentare i congedi parentali anche per i padri per bilanciare le cose :sowhat:
 
Vi svelo un piccolo segreto: anche quando i congedi saranno uguali per i genitori, troveranno un altro motivo per dire che le donne sono discriminate.
E il motivo è semplice, non si cerca la soluzione a niente, si creano solo problemi per polarizzare e controllare.
 
E il motivo è semplice, non si cerca la soluzione a niente, si creano solo problemi per polarizzare e controllare.
Curioso che la discussione sia stata riaperta proprio con questi toni.

Che poi no, detta così, sembra che il gap salariale tra uomini e donne sia a parità di settore, di qualifica, di occupazione, di inquadramento contrattuale etc, ma è semplicemente perchè uomini e donne lavorano in settori diversi, e le donne per esigenze familiari prediliggono i contratti part-time piuttosto che i full time.
Questa è una perla di rara bellezza. Quando pensi che uomini e donne lavorano in settori diversi in mente hai la Serie A e le crocerossine della seconda guerra mondiale?
 
Questa è una perla di rara bellezza. Quando pensi che uomini e donne lavorano in settori diversi in mente hai la Serie A e le crocerossine della seconda guerra mondiale?
Questo lo passo. Procediamo con il prossimo rebus?
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Certo che è cosi :asd: E parlo per aver visto situazioni simili in azienda. Se una donna con una posizione manageriale va in maternità, per forza di cose il suo posto deve essere preso da qualcun altro per continare a far girare la produzione. Quando torna dopo la maternità la sua posizione è occupata da un altro manager che però non ha bisogni di essere ragguagliato su tutti i cambiamenti successi negli ultimi 5 mesi o su tutti i progetti attualmente in corso. Non so poi nell'azienda dove lavori, ma dove sto io in 5 mesi ne cambiano un sacco di cose (consulenza informatica). Progetti si chiudono ed altri anche su ambiti totalmente diversi partono
Guarda dimmi dove lavori che mando il CV. Io invece sono stato sfruttato per sostituire una collega in maternità. Quando è ritornata mi hanno dato il ben servito, perchè lei era da più tempo la, era amica dei proprietari etc. Se dobbiamo parlare per esperienze personali penso che non ne usciamo più, e non sono chiaramente rappresentative di nulla. :asd:
Anche qui nella mia esperienza personale conosco amiche in cui al colloquio è stato espressamente chiesto se erano fidanzate e se avevano intenzione di fare figli
E' alla stessa stregua della ricerca di figure prettamente femminili per ricoprire ruoli che sono solitamente ricoperti da donne ma che, per un principioio di equità non dovrebbe esserlo: CommessE, Bariste, Cassiere etc. L'uomo è scartato a priori ancor prima di fare il colloquio. Nel settore privato purtroppo è così, le discriminazioni ci sono ma non sono solo da un lato

Ad ogni modo, qualche mosca bianca c'è: https://tg24.sky.it/cronaca/2022/02/22/colloquio-lavoro-incinta-assunta

Comunque continuiamo a parlare del nulla, perchè se continui a dirmi che la donna è discriminata sul posto di lavoro (e a questo punto non solo li) non mi trovi d'accordo. Se invece sostieni che le discriminazioni ci sono ma possono essere da entrambe le parti allora mi trovi in accordo.

La donna deve fare carriera, deve ricoprire ruoli pubblici, fare politica, ricoprire ruoli istituzionali perchè brava, non perchè donna, e lo stesso chiaramente vale per l'uomo. :asd:

Ma se l'ho detto anche in un messaggio precedente che sarei favorevole ad aumentare i congedi parentali anche per i padri per bilanciare le cose :sowhat:
Credo di essermi perso il messaggio.
 
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Questo lo passo. Procediamo con il prossimo rebus?
Più che rebus, è una domanda implicita per capire quali settori avessi in mente nel affermare che uomini e donne lavorano in settori diversi. La grande distribuzione? La ristorazione? Il metalmeccanico?

Comunque fra tutte le affermazioni basate sulla tua esperienza ti sfugge un concetto enorme: i minimi contrattuali sono minimi collettivi e uguali per il sesso, ma molti lavoratori fortunatamente integrano il loro salario con quello che che si chiama superminimo, che è un incremento soggettivo (ma anche collettivo se lo si vuole dare a tutti) del suddetto minimo.
Questo è il motivo per cui qualcuno prende, a parità di lavoro/azienda, meno del collega che può avere la stessa mansione. Il fatto che tu ignori questa cosa e per te è impossibile che a pari condizioni una donna prenda meno perché dovrebbe avere una "trattenuta in quanto donna", col meno davanti mi lascia basito.

 
Più che una minoranza sei ridicolo perché praticamente scrivi solo per fare discussioni polarizzanti e buttarla in caciara.
Peccato che non ho i media dalla mia parte altrimenti saresti stato già canceled, banned e pure catapultato nel vuoto cosmico :uhmsisi:
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ma che cazz è successo. ero rimasto che le donne in realtà fanno l'equazione figli = patriarcato perché vogliono solo fare carriera

più turn heel qui che in una soap opera turca
In realtà neanche le femministe sanno quello che vogliono. D'altronde è una specifica delle donne :trollface:
 
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Peccato che non ho i media dalla mia parte altrimenti saresti stato già canceled, banned e pure catapultato nel vuoto cosmico :uhmsisi:
Non vorrai mica insinuare che non sono libero di dire la mia opinione?
Surprised Meme GIF
 
Più che rebus, è una domanda implicita per capire quali settori avessi in mente nel affermare che uomini e donne lavorano in settori diversi. La grande distribuzione? La ristorazione? Il metalmeccanico?

Comunque fra tutte le affermazioni basate sulla tua esperienza ti sfugge un concetto enorme: i minimi contrattuali sono minimi collettivi e uguali per il sesso, ma molti lavoratori fortunatamente integrano il loro salario con quello che che si chiama superminimo, che è un incremento soggettivo (ma anche collettivo se lo si vuole dare a tutti) del suddetto minimo.
Questo è il motivo per cui qualcuno prende, a parità di lavoro/azienda, meno del collega che può avere la stessa mansione. Il fatto che tu ignori questa cosa e per te è impossibile che a pari condizioni una donna prenda meno perché dovrebbe avere una "trattenuta in quanto donna", col meno davanti mi lascia basito.
E quindi, io privato non posso dare il superminimo che voglio a chi voglio?
Cè pure gente che prende 2000€ di superminimo con capacità da quinta elementare? E quindi? Non è regolamentato da nulla il superminimo
Eppure la maggior parte degli HR sono donne, come è possibile questa gran disparità decantata?
È tanto difficile ammettere che un uomo fa lavoro che il mercato paga in modo piu remunerativo?
 
E quindi, io privato non posso dare il superminimo che voglio a chi voglio?
Cè pure gente che prende 2000€ di superminimo con capacità da quinta elementare? E quindi? Non è regolamentato da nulla il superminimo
Eppure la maggior parte degli HR sono donne, come è possibile questa gran disparità decantata?
È tanto difficile ammettere che un uomo fa lavoro che il mercato paga in modo piu remunerativo?
Il punto è che io non mi sono espresso sul discorso della presunta disparità di salario fra sessi.

Il mio unico intento è sottolineare che il contributo alla discussione è stato assolutamente deleterio perché si parla senza nemmeno sapere nozioni base di un argomento. Eppure si sentenzia, si costruiscono spiegazioni e si ha l arroganza di esordire dicendo che si sparisce dalle discussioni - cosa che a questo punto farò.

Sorvolo poi l’utente che nelle ultime due pagine ho il dubbio sia stato sostituito da un simulatore di frasi: un botta e risposta che oltre quel livello non potrebbe andare.
 
Più che rebus, è una domanda implicita per capire quali settori avessi in mente nel affermare che uomini e donne lavorano in settori diversi. La grande distribuzione? La ristorazione? Il metalmeccanico?
Esattamente. Le tabelle salariali dei vari CCNL sono tutte diverse tra di loro, e se le donne lavorano maggiormente in settori in cui i salari sono inferiori, mi sembra lapalissiano che le donne di conseguenza guadagnino di meno. E' altresì assodato, che le donne lavorino maggiormente part time rispetto all' uomo per esigenze familiari, quelle stesse esigenze familiari che nella cultura woke purtroppo sono considerate inaccettabili. Capisci che non è possibile a parità di contratto, di mansione, di inquadramento, di ore lavorative etc dare un diverso stipendio. Per questo esistono fior fiori di consulenti del lavoro ed esiste l'ispettorato qualora si voglia denunciare.

Comunque fra tutte le affermazioni basate sulla tua esperienza ti sfugge un concetto enorme: i minimi contrattuali sono minimi collettivi e uguali per il sesso, ma molti lavoratori fortunatamente integrano il loro salario con quello che che si chiama superminimo, che è un incremento soggettivo (ma anche collettivo se lo si vuole dare a tutti) del suddetto minimo.
Questo è il motivo per cui qualcuno prende, a parità di lavoro/azienda, meno del collega che può avere la stessa mansione. Il fatto che tu ignori questa cosa e per te è impossibile che a pari condizioni una donna prenda meno perché dovrebbe avere una "trattenuta in quanto donna", col meno davanti mi lascia basito.
Su questo ti ha risposto un altro utente, e di tutta risposta hai divagato così:

Il punto è che io non mi sono espresso sul discorso della presunta disparità di salario fra sessi.

Il mio unico intento è sottolineare che il contributo alla discussione è stato assolutamente deleterio perché si parla senza nemmeno sapere nozioni base di un argomento. Eppure si sentenzia, si costruiscono spiegazioni e si ha l arroganza di esordire dicendo che si sparisce dalle discussioni - cosa che a questo punto farò.

Sorvolo poi l’utente che nelle ultime due pagine ho il dubbio sia stato sostituito da un simulatore di frasi: un botta e risposta che oltre quel livello non potrebbe andare.

Cioè tu che sei entrato, e te ne sei uscito con la coda tra le gambe con l'ultimo post, che contributo pensi che stai dando alla discussione, e come avresti dimostrato che c'è un trattamento salariale diverso tra uomo e donna?

Scusa se te lo dico, ma mi sembri il classico utente che entra un po a gamba tesa nelle discussioni, scrivendo una frase un po ironica, un po criptata magari per risultare un po simpatico, ma alla fine quello che la butta in caciara sei tu, perchè non arrivi mai al quaglio delle discussioni.
 
Eppure la maggior parte degli HR sono donne, come è possibile questa gran disparità decantata?
Sempre per la stessa regola che già a monte c'è la ricerca di una figura femminile, anche di bella presenza (descritto proprio negli annunci) per ricoprire taluni ruoli, come quelli delle risorse umane.

Mai capitato ad esempio su Linkedin reclutatori uomini, a meno che di essere direttamente i ceo e/o i proprietari dell' azienda. Chi lavora nelle agenzie interinali e similari, sono quasi tutte donne.
 
Esattamente. Le tabelle salariali dei vari CCNL sono tutte diverse tra di loro, e se le donne lavorano maggiormente in settori in cui i salari sono inferiori, mi sembra lapalissiano che le donne di conseguenza guadagnino di meno.
Infatti il problema è proprio questo. Nonostante le donne rappresentino più della metà della popolazione italiana, sembrano preferire lavori peggio retribuiti. Ora, non so che tipo di giustificazione tu abbia trovato per questo comportamento, ma è perfettamente in linea con chi afferma che le donne faticano ad avanzare di carriera, ad inserirsi in ambienti dove gli uomini sono la maggioranza, raramente si ritrovano ad occupare posizioni dirigenziali. In questo articolo del Corriere è tutto ben esplicitato: solo 1 donna su 10 è a capo di azienda in Italia. E ricordatevi che quando in Italia parliamo di imprese, non parliamo della Fiat, ma parliamo soprattutto della pizzeria sotto casa, considerando che sono quasi tutte medie e piccole imprese.
E' altresì assodato, che le donne lavorino maggiormente part time rispetto all' uomo per esigenze familiari, quelle stesse esigenze familiari
E anche qui, stesso errore. Si da per scontato che sia la donna a doversi occupare delle esigenze familiari. Non è una scelta di conciliazione spontanea e volontaria, ma fortemente influenzata dalla cultura e dal contesto familiare (ovvero, il marito/compagno che da per scontato sia la donna a doversi occupare di certe cose).

In entrambi i casi, cadi nella trappola che nelle scienze sociali viene chiamata "correlation is not causation", che significa che una correlazione tra due fenomeni non implica necessariamente un nesso causale. E, indovina un po' qual è lo strumento per testare la correlazione e capire se c'è un nesso causale o no? Esatto, la scienza. Scienza che è totalmente ignorata all'interno di questo dibattito, perché esistono da decenni ormai filoni di studi di genere, un'ampia, robusta e – ormai impossibile da ignorare – letteratura che, specialmente in riferimento al mondo del lavoro mostra le diverse forme di discriminazione che allontanano le donne dai posti di lavoro meglio retribuiti, sia in Italia che a livello globale. E pure se metti il naso fuori dagli studi specificatamente di genere, è impossibile studiare il mercato del lavoro in Italia senza scontrarti contro queste disuguaglianze ormai ben documentate.

Aggiungo anche due cose. Questa ossessione – perché di questo si tratta – per la cultura woke è uno specchio per allodole, perché se aprite un qualsiasi motore di ricerca scientifico trovate decine di migliaia di articoli sul tema, supportati da dati, evidenze empiriche di vario genere e l'unica cosa lapalissiana è la vostra ignoranza a riguardo, perché scambiate il dibattito social o politico o le vostre esperienze quotidiane per la realtà delle cose, di un fenomeno, tra l'altro, che vi riguarda solo indirettamente e su cui dovreste avere, quantomeno, l'umiltà di ascoltare.

Seconda questione: quando si parla di congedo parentale, non si considera né un ostacolo, né un qualcosa che dovrebbe riguardare esclusivamente le donne. Storia dei diritti dei lavoratori alla mano ci dice che le donne l'hanno ottenuto più facilmente perché è innegabile il loro diritto a non andare a lavoro (considerando che stanno a letto), ma la parità di genere (ripeto, quella scientificamente supportata) chiede l'estensione del congedo parentale all'uomo, per tre ragioni: a) per dare anche ai padri il diritto di vedere i primi giorni di vita del proprio figlio; b) per annullare il divario uomo-donne che favorisce l'uomo nella carriera (perché al momento è così); c) non è un ostacolo in sé, ma è un ostacolo per le condizioni (non solo, ma soprattutto) italiane (banalmente perché al colloquio ti chiedono se vuoi avere figli e/o dopo una gravidanza non ti rinnovano il contratto o ti licenziano prima e su questo ci sono migliaia di testimonianze), perché la madre è costretta ad essere la figura che si prende in carico i figli e la gestione della casa, quindi il fatto che il padre possa continuare a lavorare è, di fatto, una discriminazione dapprima per l'uomo, ma anche per la donna stessa. A questo si aggiunge il fatto che in Italia molte donne dopo la gravidanza escono dal mercato del lavoro (e considerando quanto sono basse le nascite e il fatto che le donne sono più del 50% della popolazione, è un dato significativo). Quindi grazie che le donne lo vedono come un ostacolo alla carriera, dati alla mano lo è.

Concludo dicendo che state facendo, nella migliore delle ipotesi, un mischione per far reggere una posizione debole e marginale. Ripeto, aprite un motore di ricerca scientifico (Scholar, per esempio) e leggete degli articoli a riguardo, altrimenti non fate altre che mescolare visioni e narrazioni per costruire uno scenario in cui le rivendicazioni femminili sono una truffa e le donne non sono discriminate. Ma torniamo al punto di partenza (di cui immagino le raggelanti risposte): come mai in una popolazione a maggioranza femminile, popolazione che fino alle scuole superiori ottiene risultati scolastici migliori, poi non si iscrive a corsi STEM, non ambisce a carriere di successo, tende a non avere figli e a preferire i part time? Perché nasce col gene della maternità e la cura? O sarà forse perché la questione è più complessa e culturale di quel che sembri? E a confermarlo c'è la comparazione tra stati, che mostra come ci siano delle variazioni altrimenti inspiegabili. Com'è, in Germania le donne nascono geneticamente portate verso gli studi STEM e in Italia per la cura? Tanto per cominciare, un articolo che parla proprio di questo di due professori della Sapienza. Giusto per ficcare il naso fuori dalla vostra narrazione non scientifica e ibrida tra esperienze personali, luoghi comuni, sentito diro e interpretazione (quasi totalmente) arbitraria di relazioni tra fenomeni. Ah, per la cronaca, questa è la post verità, non credere che filoni scientifici dicano qualcosa di sensato :asd:
 
Infatti il problema è proprio questo. Nonostante le donne rappresentino più della metà della popolazione italiana, sembrano preferire lavori peggio retribuiti. Ora, non so che tipo di giustificazione tu abbia trovato per questo comportamento, ma è perfettamente in linea con chi afferma che le donne faticano ad avanzare di carriera, ad inserirsi in ambienti dove gli uomini sono la maggioranza, raramente si ritrovano ad occupare posizioni dirigenziali. In questo articolo del Corriere è tutto ben esplicitato: solo 1 donna su 10 è a capo di azienda in Italia. E ricordatevi che quando in Italia parliamo di imprese, non parliamo della Fiat, ma parliamo soprattutto della pizzeria sotto casa, considerando che sono quasi tutte medie e piccole imprese.
Se tu ad esempio prendi il CCNL della vigilanza non armata, guardia fiduciaria etc penso che sia uno del CCNL con la peggiore tabella retributiva. Se non ricordo male si parla di una roba tipo 4€ l'ora a salire (a seconda del livello). A fare questo tipo di lavoro sono prevalentemente uomini. Bisogna lavorare affinchè tutti i lavori siano meglio retribuiti, non solo quelli che vedono prevalenza delle donne, ne tantomeno solo quelli che vedono prevalenza maschile. State continuando a focalizzare il discorso su un discorso di discriminazione, che nella realtà non esiste. Se solo una donna su 10 è a capo di un azienda, è perchè evidentemente solo 1 donna su 10 se lo è meritato. Se in politica 'è poca presenza femminile, è perchè evidentemente ci sono meno candidate etc. Il fatto che in italia ci siano quasi esclusivamente micro imprese è paradossale ma è a favore della donna. Fatti un giro nei vari aggregatori/motiri di ricerca, e dimmi quanti annunci sono rivolti agli uomini (o comumque, ambo sessi) e quanti invece sono rivolti esplicitamente a donne (commesse, cassiere, etc) riesci a trovare.
E anche qui, stesso errore. Si da per scontato che sia la donna a doversi occupare delle esigenze familiari.
Io non sto dando per scontato nulla, perchè è la donna che, oltre al lavoro, desidera (leggittimamente) avere altro (famiglia, compagno, figli etc). Non vi è nessuna costrizione, e nessuna assoggettamento della donna al "patriarcatoh".So che questa cosa sta diventando inaccettabile da un certo tipo di opinione pubblica (compresi i creatori della pubblicità TIM), ma è così. Sentenziate su scelte libere e personali.
Non è una scelta di conciliazione spontanea e volontaria, ma fortemente influenzata dalla cultura e dal contesto familiare (ovvero, il marito/compagno che da per scontato sia la donna a doversi occupare di certe cose).
Non hai prove e dati che possano confermare questo. Io ad esempio sono disoccupato e mi occupo della casa e delle faccende familiari mentre la mia compagna a lavoro. Se nel frattempo trovero occupazione ci occuperemo della casa in parti uguali organizzandoci di conseguenza. Come dicevo ad un altro utente, se continuamo a parlare sul piano delle percezioni, delle ideologie, delle esperienze personali, non mettendoci un minimo di senso critico non ne usciamo più.
disuguaglianze ormai ben documentate.
Dove?
Aggiungo anche due cose. Questa ossessione – perché di questo si tratta – per la cultura woke è uno specchio per allodole, perché se aprite un qualsiasi motore di ricerca scientifico trovate decine di migliaia di articoli sul tema, supportati da dati, evidenze empiriche di vario genere e l'unica cosa lapalissiana è la vostra ignoranza a riguardo, perché scambiate il dibattito social o politico o le vostre esperienze quotidiane per la realtà delle cose, di un fenomeno, tra l'altro, che vi riguarda solo indirettamente e su cui dovreste avere, quantomeno, l'umiltà di ascoltare.
un ossessione... ok :asd:
Seconda questione: quando si parla di congedo parentale, non si considera né un ostacolo, né un qualcosa che dovrebbe riguardare esclusivamente le donne. Storia dei diritti dei lavoratori alla mano ci dice che le donne l'hanno ottenuto più facilmente perché è innegabile il loro diritto a non andare a lavoro (considerando che stanno a letto), ma la parità di genere (ripeto, quella scientificamente supportata) chiede l'estensione del congedo parentale all'uomo, per tre ragioni: a) per dare anche ai padri il diritto di vedere i primi giorni di vita del proprio figlio; b) per annullare il divario uomo-donne che favorisce l'uomo nella carriera (perché al momento è così); c) non è un ostacolo in sé, ma è un ostacolo per le condizioni (non solo, ma soprattutto) italiane (banalmente perché al colloquio ti chiedono se vuoi avere figli e/o dopo una gravidanza non ti rinnovano il contratto o ti licenziano prima e su questo ci sono migliaia di testimonianze), perché la madre è costretta ad essere la figura che si prende in carico i figli e la gestione della casa, quindi il fatto che il padre possa continuare a lavorare è, di fatto, una discriminazione dapprima per l'uomo, ma anche per la donna stessa. A questo si aggiunge il fatto che in Italia molte donne dopo la gravidanza escono dal mercato del lavoro (e considerando quanto sono basse le nascite e il fatto che le donne sono più del 50% della popolazione, è un dato significativo). Quindi grazie che le donne lo vedono come un ostacolo alla carriera, dati alla mano lo è.

Concludo dicendo che state facendo, nella migliore delle ipotesi, un mischione per far reggere una posizione debole e marginale. Ripeto, aprite un motore di ricerca scientifico (Scholar, per esempio) e leggete degli articoli a riguardo, altrimenti non fate altre che mescolare visioni e narrazioni per costruire uno scenario in cui le rivendicazioni femminili sono una truffa e le donne non sono discriminate. Ma torniamo al punto di partenza (di cui immagino le raggelanti risposte): come mai in una popolazione a maggioranza femminile, popolazione che fino alle scuole superiori ottiene risultati scolastici migliori, poi non si iscrive a corsi STEM, non ambisce a carriere di successo, tende a non avere figli e a preferire i part time? Perché nasce col gene della maternità e la cura? O sarà forse perché la questione è più complessa e culturale di quel che sembri? E a confermarlo c'è la comparazione tra stati, che mostra come ci siano delle variazioni altrimenti inspiegabili. Com'è, in Germania le donne nascono geneticamente portate verso gli studi STEM e in Italia per la cura? Tanto per cominciare, un articolo che parla proprio di questo di due professori della Sapienza. Giusto per ficcare il naso fuori dalla vostra narrazione non scientifica e ibrida tra esperienze personali, luoghi comuni, sentito diro e interpretazione (quasi totalmente) arbitraria di relazioni tra fenomeni. Ah, per la cronaca, questa è la post verità, non credere che filoni scientifici dicano qualcosa di sensato :asd:
Ok
 
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