In fondo, non chiedo mica molto. Scotch in mano, invecchiato, non inacidito. Colore e aroma di quelli buoni. Un goccio di sapore, ok? Una sigaretta, di quando in quando, giusto per giocherellarci un po’. E le mie chiappe, sprofondate nel sofà da ottomila dollari che Amanda ha desiderato più di suo figlio, davanti a panorami vecchia scuola. Lì, incorniciati a puntino. Muti, bellissimi, senza pensieri né tempo. Eh, solo i drammoni della Vinewood d’annata sapevano filmare certe cosette, le atmosfere non scialacquate. La robaccia in salsa discount di oggigiorno rimbalza schizoide da un canale all’altro, come una palla sgonfia che nessuno vuole. Un discreto schifo. Un po’ come questo fottuto coso: dico io, ancora mi pizzica la schiena, il maledetto. Un divano che rompe le palle va bruciato, così girano le cose. Dovrei suggerirlo a Trevor. Ma poi chi la sente, quella pazza? Quello abbiamo, e su quello devo parcheggiarci il fondoschiena. Fine della storia. Di certo non mi scucirà altro grano per l’ennesimo poggiaculo. Tanto, gustarsi in santa pace un dannato classico, perdio, è fuori programma. Qua dentro, io e la tv sembriamo due amanti clandestini in perenne attesa di consumare. Gente che non strilla, gente che non frantuma i timpani. Gente che mi rispetta. Un sogno bagnato qui a Rockford Hills. Lo sa *** perché ho sorriso quando m’hanno rinchiuso in questo giardino zoologico a conduzione familiare. Mi pareva un buon accordo, a dirla tutta, ma in realtà era solo un modo più glam di fotterti alla grandissima. Sono la star, ma nessuno sembra interessato. Neanche una nocciolina per il vecchio orso, come direbbe quella stronzetta di mia figlia. Tutta sua madre. La verità è che da qui prima esco, e meglio è. Devo sgranchirmi le gambe. Ho bisogno di azione, sangue e grano. Dlin dlon: si avvisa la gentile clientela che per concessione della mia dolce metà il pozzo è bello che prosciugato: non serve gridarci forte dentro per sentirne l’eco. A ben guardare il gabbio era quasi preferibile. Almeno avrei avuto dei compagni che sanno quando abbassare lo sguardo. Ma che fine avrebbero fatto i miei? Quando la ruota si ferma e tutto ritorna ad essere quello che realmente è, fermo e piatto e palloso, io sono solo un padre di famiglia che cerca di tirare avanti. Spero solo che quel cazzone formato granrisparmio di Trevor faccia il suo, e si limiti a quello. Senza colpi di testa, dritto per dritto con il paraocchi puntato per terra. Il compitino, così gli ho detto. Con Franklin il fattore “mandare in vacca” mi preoccupa meno. Sa il fatto suo, il ragazzo. Gioca pesante, ma sporca di meno. E’ però una bandieruola. E gira come cambia il vento. Chissà dove stanno, in questo momento. Magari qualche fattone dell’East Side può recuperarmi l’accrocchio per i paranoici della sbirciatina: un sano gps, per controllare dove sono e che diamine combinano. Due marionette da grande fratello, una roba da uscire di testa. Ma potrebbe pure bastarmi un giretto in macchina, nelle viuzze giuste, alla vecchia maniera s’intende, per avere tutto sotto controllo. In fondo, Los Santos non è che un buco di paesino.