Cosa c'è di nuovo?

I videogiochi sono una forma d'arte?

The_BACH

Andrea Zeppeli
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Dimenticavo, la musica è matematica allo stato puro, difficile negare che la musica sia arte in base all'assunto che segue modelli matematici.
Idem la scultura, che spesso segue e/o ha seguito modelli matematici (si veda la testa che deve essere 1/8 del corpo nel classicismo e neo-classicismo).
Anche la prospettiva in pittura è un modello matematico.
Che pensiero singolare il tuo.
La storia insegna che modelli e arte sono comunicanti quanto Venere e Marte. Anzi, è divenuta prassi per gli artisti provenienti da ambienti classici semplicemente sovvertire qualsiasi regola che avessero studiato nei manuali. C'è ancora tecnica dietro, e la costruzione richiede quantomeno conoscenza dei motivi dietro ad ogni singola azione, ma a conti fatti pendere dal soffitto e sblodolare colore su una tela rappresenta esattamente l'opposto del tuo pensirero.

Potremmo definire non artistiche tutte le opere che seguono dei modelli ?
Potremmo definire non artistiche tutte le opere che non seguono dei modelli ?

Penso sia questo il problema alla base.
Ampliando il bacino di discussione ai semplici ambiti (musica, disegno, audiovisivi, ecc...) ci si scontra per forza di cose con prodotti che interpellano il gusto e l'interpretazione.
Avere una discussione con un amante dei Jrpg giapponesi è impraticabile con un estimatore di titoli automobilistici.

Sono prodotti come Assetto Corsa meritevoli del titolo di "prodotto artistico" ?
Sono prodotti come Assetto Cors meritevoli del titolo di "prodotto commerciale" ?
In realtà c'è differenza, quando poi a decidere è l'utente con il suo tempo speso ?

Anche vedere una Paola Antonelli che porta il medium in un museo come in un blocco informe di prodotti e che, alla fine della fiera, cerca di spiegare che è il codice sorgente l'unica cosa veramente importante che dovrebbe stare in un museo per preservare un opera videoludica, la trovo veramente semplicistica come risposta.
Questo non è neppure un problema noto solo al mondo videoludico, le discussioni sui corretti modelli per mantenere, preservare, un opera multiforme sono già apparsi nel mondo del Teatro.

Cosa definisce un Opera Teatrale ?
Il testo scritto dal drammaturgo ?
Il teatro in cui si è eseguito lo spettacolo ?
I feticci a corredo che venivano dati agli spettatori all'entrata ?
Forse le locandine erano parte integrante dello spettacolo ?
Quei particolari attori in quel particolare gruppo ?
Forse la musica, il fatto che ci fosse, che non ci fosse, che fosse cantata da una voce solista, o da un gruppo, che fosse registrata, o suonata a tempo dagli spettatori su richiesta del regista ?
Le luci diverse ?
Magari la scelta eclettica di far salire sul palco un ignaro spettatore, che si è rivelato poi essere un attore mancanto ?
E basterebbe una registrazione video per archiviare quel singolare spettacolo ?
Ma se quel giorno avesse fatto incredibilmente freddo, e ci fosse stato vento in sala, come sarebbe potuta cambiare l'esperienza di tutti ?

Questo è il dilemma, non dell'arte, ma dei medium attivi.
La fruizione di questi prodotti genera una cosa impossibile d'archiviare, l'esperienza vissuta.

E sì, capisco la necessità di escludere l'hardware dal quadro complessivo di una rappresentazione museale (riallacciandomi sempre al talk dell'Antonelli), ma voler negare l'aspetto più importante della fruizione di un videogioco, l'apparecchio in cui viene giocato, è deletereo al fine di riconoscere un videogioco.

Se vado al Louvre non voglio vedere la Gioconda replicata perfettamente su una tela di 1x1 M, voglio vedere l'originale su 77×53 cm.
Credere che con il solo codice sorgente di un gioco si possa preservare il titolo perchè si può giocare virtualmente ovunque, è automaticamente escludere l'aspetto esperienziale, quello per me più artistico, del videogioco.

Oggi dovrebbero esistere musei dei Cabinati arcade con solo cabinati arcade, non gente che cerca di portare quello che gli piace al MoMa e metterli su schermi al plasma. Siamo lontanissimi da una reale soluzione, ma invece che trovare risposte al COME preservare correttamente il videogioco, si perdere ancora tempo a discutere su cosa rappresenta, e più importante rappresenterà, il vidoegioco per la collettività.

Non spetta a noi decidere se il videogioco è arte o meno, noi dovremmo iniziare a dare dignità ai suoi prodotti, riconoscendone la misura e l'impatto delle opere, anche quelle più controverse o meno compiute.
 

Alex64

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Che pensiero singolare il tuo.
La storia insegna che modelli e arte sono comunicanti quanto Venere e Marte. Anzi, è divenuta prassi per gli artisti provenienti da ambienti classici semplicemente sovvertire qualsiasi regola che avessero studiato nei manuali. C'è ancora tecnica dietro, e la costruzione richiede quantomeno conoscenza dei motivi dietro ad ogni singola azione, ma a conti fatti pendere dal soffitto e sblodolare colore su una tela rappresenta esattamente l'opposto del tuo pensirero.

Il pensiero singolare, fidati, è il tuo.


La musica è matematica allo stato puro. Per dire che "la storia insegna che modelli e arte sono comunicanti quanto Venere e Marte", non hai mai neanche preso un pentagramma in mano, amico mio.

Dire che gli artisti provenienti da ambienti classici semplicemente sovvertono qualsiasi regola che avessero studiato nei manuali, è da ignoranza totale della materia, neanche Elio e Le Storie Tese si possono permettere - ma neanche di pensare - una cosa del genere.

Farei leggere questo tuo pensiero ad un qualsiasi studente del Conservatorio G.B. Martini di Bologna, sarebbero felici di rallegrarsene.

Senza offesa eh, si discute del più e del meno, ma quello che hai detto, fidati, è estremamente singolare.

Ti invito anche a considerare il corso di musico-terapia di Assisi, che tende al recupero di bambini particolari attraverso le peculiarità "matematiche" della musica, per far sì che ritrovino il contatto col mondo a livello cerebrale grazie ad un linguaggio universale (un linguaggio matematico).


Io credo che Tu non sappia semplicemente di cosa parli.

Ho risposto per la musica perché è quella che conosco meglio.

Potremmo definire non artistiche tutte le opere che seguono dei modelli ?
Potremmo definire non artistiche tutte le opere che non seguono dei modelli ?
Mai detto questo.
Penso sia questo il problema alla base.
Ampliando il bacino di discussione ai semplici ambiti (musica, disegno, audiovisivi, ecc...) ci si scontra per forza di cose con prodotti che interpellano il gusto e l'interpretazione.
Avere una discussione con un amante dei Jrpg giapponesi è impraticabile con un estimatore di titoli automobilistici.

Sono prodotti come Assetto Corsa meritevoli del titolo di "prodotto artistico" ?
Sono prodotti come Assetto Cors meritevoli del titolo di "prodotto commerciale" ?
In realtà c'è differenza, quando poi a decidere è l'utente con il suo tempo speso ?
Ho già risposto a questa domanda.
Il fatto che, per gusti personali, un prodotto piuttosto che un altro non possa, o non voglia, essere considerato arte, non ne inficia la definizione nel suo complesso.
Qua si ragiona del videogioco come arte, non di Assetto Corsa.
Per alcuni Assetto Corsa non è arte, per altri potrebbe tranquillamente esserlo; per alcuni la Nave di Pescara di Cascella è arte, per altri potrebbe tranquillamente non esserlo.

Non bisogna mischiare il generale col particolare. Se si vuole parlare del particolare, si apre un thread apposito per ogni titolo.

A ogni modo, osservazione già fatta, risposta già data.
Anche vedere una Paola Antonelli che porta il medium in un museo come in un blocco informe di prodotti e che, alla fine della fiera, cerca di spiegare che è il codice sorgente l'unica cosa veramente importante che dovrebbe stare in un museo per preservare un opera videoludica, la trovo veramente semplicistica come risposta.
Questo non è neppure un problema noto solo al mondo videoludico, le discussioni sui corretti modelli per mantenere, preservare, un opera multiforme sono già apparsi nel mondo del Teatro.

Potrebbe essere un modo per rappresentarlo.

Cosa definisce un Opera Teatrale ?
Il testo scritto dal drammaturgo ?
Il teatro in cui si è eseguito lo spettacolo ?
I feticci a corredo che venivano dati agli spettatori all'entrata ?
Forse le locandine erano parte integrante dello spettacolo ?
Quei particolari attori in quel particolare gruppo ?
Forse la musica, il fatto che ci fosse, che non ci fosse, che fosse cantata da una voce solista, o da un gruppo, che fosse registrata, o suonata a tempo dagli spettatori su richiesta del regista ?
Le luci diverse ?
Magari la scelta eclettica di far salire sul palco un ignaro spettatore, che si è rivelato poi essere un attore mancanto ?
E basterebbe una registrazione video per archiviare quel singolare spettacolo ?
Ma se quel giorno avesse fatto incredibilmente freddo, e ci fosse stato vento in sala, come sarebbe potuta cambiare l'esperienza di tutti ?

Questo è il dilemma, non dell'arte, ma dei medium attivi.
La fruizione di questi prodotti genera una cosa impossibile d'archiviare, l'esperienza vissuta.

Ma questo vale anche per un quadro.
Nel senso, io conservo il quadro, non l'esperienza che le persone hanno vissuto osservando il quadro.

E sì, capisco la necessità di escludere l'hardware dal quadro complessivo di una rappresentazione museale (riallacciandomi sempre al talk dell'Antonelli), ma voler negare l'aspetto più importante della fruizione di un videogioco, l'apparecchio in cui viene giocato, è deletereo al fine di riconoscere un videogioco.

Hai perfettamente ragione.

Se vado al Louvre non voglio vedere la Gioconda replicata perfettamente su una tela di 1x1 M, voglio vedere l'originale su 77×53 cm.
Credere che con il solo codice sorgente di un gioco si possa preservare il titolo perchè si può giocare virtualmente ovunque, è automaticamente escludere l'aspetto esperienziale, quello per me più artistico, del videogioco.

E l'esperienza del singolo visitatore di aver visto la Gioconda, dove viene preservata? Nelle telecamere del Museo?

Oggi dovrebbero esistere musei dei Cabinati arcade con solo cabinati arcade, non gente che cerca di portare quello che gli piace al MoMa e metterli su schermi al plasma. Siamo lontanissimi da una reale soluzione, ma invece che trovare risposte al COME preservare correttamente il videogioco, si perdere ancora tempo a discutere su cosa rappresenta, e più importante rappresenterà, il vidoegioco per la collettività.

Anche qua, sono d'accordo.

Non spetta a noi decidere se il videogioco è arte o meno, noi dovremmo iniziare a dare dignità ai suoi prodotti, riconoscendone la misura e l'impatto delle opere, anche quelle più controverse o meno compiute.

E sono d'accordo anche qua.
Post unito automaticamente:

Al netto dell'inevitabile solidarietà per tua moglie, per quel che può valere, ritengo che una condizione non escluda necessariamente l'altra, ovvero si può fare arte per la pagnotta ma anche fine a se stessa.
Proprio come possono esistere giochi free to play?

Esattamente al pari di quanto può accadere ad un pensiero religioso, ideologico o filosofico, come ben sa proprio il da te citato Spinoza, le cui coerenza lo portò ad una emarginazione sociale drammatica. Il costo, per restare in termini economici, della propria libertà di pensiero, il cui valore, sempre termine economico, ha considerato inestimabile e non qualificabile.
Penso che sia ascrivibile ad una interpretazione rigorosamente positivista e deterministica una asserzione per la quale l'arte stia unicamente alla base di un processo di soddisfazione di un bisogno materiale.

Ma l'arte, anche volendola definire "piacere per il piacere", soddisfa un bisogno materiale (non solo dell'artista eh, ma anche dello spettatore).
Un'arte che non soddisfa, che arte sarebbe, scusa?
Come si può concepire l'arte, senza la soddisfazione del bisogno materiale che essa induce?

Bisogno dello scrittore di mangiare, di essere conosciuto, di diventare famoso, di essere ricordato.
Bisogno del lettore di essere intrattenuto, di essere emozionato, di essere condotto per la manina in altri mondi nelle uggiose serate piovose di metà autunno.

Se ti metti un quadro in casa, e lo guardi - partendo dal presupposto che ti metti in casa un quadro che ti piace eh - già nel momento in cui lo ammiri, hai la soddisfazione tutta materiale dovuta all'accensione delle tue sinapsi.

Guarda che, secondo me, la pensiamo uguale su questo aspetto.

Vogliamo togliere la parola materiale perché brutta e poco poetica?
Allora usiamo "bisogno" e "necessita" senza aggettivo. Ma il risultato cambia poco.

Su tua segnalazione sono andato a leggere la notizia. Mi sembra un riconoscimento importante che va effettivamente nella direzione da te indicata. Verrà riconosciuto un credito fiscale fino al 25% del costo di produzione ad ogni videogioco "riconosciuto di valore culturale da un’apposita commissione esaminatrice". Magari ci vorranno meno di 50 anni...

Considera che parliamo dell'Italia.
In altre realtà, mi viene in mente quella Giapponese o U.S.A. (credo anche Francese) simili agevolazioni e riconoscimenti esistono dagli anni '80.
Per ovvi motivi: hanno smosso capitali prima e meglio.
 
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Andrea Zeppeli
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Il pensiero singolare, fidati, è il tuo.
Rispondendoti a tutto.

Non ho preso singolarmente la musica, ho detto che è singolare il tuo pensiero perchè assumi, prendendo un solo tipo d'esternazione artistica, che un modello e l'arte siano associati.
Il fatto che i funzionamenti possano essere legati, durante l'apprendimento di un artista, a schemi non toglie che i prodotti possano differire dai regolamenti conosciuti.
Proprio nella musica ci sono correnti, come la Noise, che sfruttano gli archetipi conosciuti e li sovvertono. Dire che X funziona come Y è dire il tutto ed il niente.
Se si cita la musico terapia, allora si potrebbe aprire tutto un discorso sulle funzioni terapeutiche dello sviluppo cognitivo, il risanamento, e percezione date dall'arte terapia a tutto tondo.
Ci sono importanti studi di Laura Buonomo riguardo il disegno ed i non vedenti, così come tutti i lavori di Cathy Malchiodi e cosa il disegno possa rappresentare per chi ha subito abusi. Capisci bene, individui che non sono passati per una formazine, e che i prodotti non sono direttamente associabili a risultati concreti ma richiedono intuizione basata su ricorrenze, molte volte fuorvianti e contrastanti.

La domanda rivolta ai modelli ed i prodotti artistici serviva a sostenre l'idea che tutto può essere considerato arte, ma lo stesso tutto per qualcun'altro può non essere arte. Quindi a volte ci si ritrova per strada dentro pinacoteche temporanee che presentano esposizioni sulle "opere d'arte" di animali tenuti in cattività. Che modello segue un animale ?

E qui si ritorna, per forza di cose, alla singolarità di un lavoro e la definizione legata a chi vuole dare i motivi ad un prodotto artistico di essere riconosciuto tale.
Ma di questo non ne parlo io ma Roberto Barilli in "Scienza della cultura e fenomenologia degli stili", dove l'indagine sul cosa è artistico ricade, per necessità di chi indaga e studia l'ambito, in ogni prodotto culturale creato in un dato periodo storico.
Quindi l'assunto dovrebbe sempre essere questo: non è il presente che decide cosa è artistico.
Noi possiamo solo preservarlo per i posteri, dimostrare il nostro riconoscimento per questo prodotto culturale. Quindi spetta sempre al singolo inserire ciò che per lui ha un valore culturale in una sfera artistica nel suo presente. Discutere su cosa è o non è arte è deletereo, e generalmente si lascia il salotto a chi lavora nell'ambito (yep, si fanno bei soldoni con "L'arte").

Penso che tu non abbia capito la problematica della conservazione di opere interattive a confronto di quelle passive.
Si potrebbe contestare che ogni prodotto ha necessità di essere prima colto da un possibile fruitore, quindi per logica ogni prodotto culturale è interattivo (le fotografie di Ghirri non cadono dal cielo, così come quando sono al suolo bisogna guardarle con gli occhi altrimenti le si calpesta e ci si passa oltre), ma capisci bene che c'è differenza nello stare fermi a guardare un quadro o un film, a dover premere dei tasti e completare delle sfide per godere di un videogioco.
L'argomento della conservazione è fin troppo ampio ed accademico, se vuoi saperne di più ti rimando alle richerche del Prof. Vincenzo Bazzocchi, grande maestro che ho avuto l'onore di seguire, nato come bibliotecario e creatore del Polo Bibliotecario Unificato dell'Emilia Romagna.

Tranquillo che non mi offendo, anzi :asd:, solo che imho non è tanto un discorso sul "tu sbagli perchè sei ignorante", ma di non poter avere una discussione concreta su certi argomenti perchè nessuno è un tuttologo.
Essendo io un designer, lavorando con audiovisivi, ed avendo un imprinting molto settoriale e devoto ai retroscena sociali scaturiti dalle immagini, per ovvi motivi non avrò la percezione cognitiva che invece tu sembri dimostrare verso la musica. E così come chiunque altro abbia interessi diversi dai nostri.

Il succo della mia disamina (in caso non si fosse capito sotto i quintali di boria che ho secernato in 2 post :dsax:) è che prima di farci domande "sceme", ora come ora abbiamo un problema MOOOOOOOLTO più grosso, che è quello della preservazione del prodotto videoludico, cosa contro cui persino chi produce videogiochi si oppone, vedendo (volendo?) il videogioco come mero consumismo, arrivando persino a creare falsa scarsità di un opera. (cough...Nintend...cough)

Con il finire dell'anno scorso è morto Flash Player, e con lui migliaia di siti che hostavano i prodotti di questo "engine". Esistono dei gruppi che si sono mobilitati per la preservazione, e fruizione, dei giochi, ma il lavoro di catalogazione e recupero richiederà ancora molto tempo, e non è chiaro a nessuno se sarà mai possibile completarlo.


MobyGames, seppur si è mosso troppo tardi dal mio punto di vista, vuole raccogliere le info di almeno 5000 browser games. Date una mano se potete.

Per rispondere all domanda del topic: No, i videogiochi sono un prodotto culturale, e come tali hanno diritto a dignità; imho.
 
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Alex64

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Rispondendoti a tutto.

Non ho preso singolarmente la musica, ho detto che è singolare il tuo pensiero perchè assumi, prendendo un solo tipo d'esternazione artistica, che un modello e l'arte siano associati.
Il fatto che i funzionamenti possano essere legati, durante l'apprendimento di un artista, a schemi non toglie che i prodotti possano differire dai regolamenti conosciuti.
Proprio nella musica ci sono correnti, come la Noise, che sfruttano gli archetipi conosciuti e li sovvertono. Dire che X funziona come Y è dire il tutto ed il niente.

No, non hai capito guarda.
Il pentagramma è un piano cartesiano, con, esattamente, X e Y, dove si incontrano valori e frequenze.
La NOISE se usa le note, frequenze, durata, tonalità... è matematica.

Ti rimando a qualsiasi notizia sul rapporto tra musica e matematica Tu possa trovare nel mare magnum di internet, senza scomodarmi oltre.

Se vuoi pensare il contrario; liberissimo di farlo: il pensiero singolare, tuttavia, è il tuo.

Se si cita la musico terapia, allora si potrebbe aprire tutto un discorso sulle funzioni terapeutiche dello sviluppo cognitivo, il risanamento, e percezione date dall'arte terapia a tutto tondo.

Ci sono importanti studi di Laura Buonomo riguardo il disegno ed i non vedenti, così come tutti i lavori di Cathy Malchiodi e cosa il disegno possa rappresentare per chi ha subito abusi. Capisci bene, individui che non sono passati per una formazine, e che i prodotti non sono direttamente associabili a risultati concreti ma richiedono intuizione basata su ricorrenze, molte volte fuorvianti e contrastanti.

Non hai capito.
La musica, essendo matematica, è un linguaggio universale.
Utile per comunicare con bambini particolari il cui cervello non ragiona come il nostro.
A questo valeva l'esempio della musico-terapia.

La domanda rivolta ai modelli ed i prodotti artistici serviva a sostenre l'idea che tutto può essere considerato arte, ma lo stesso tutto per qualcun'altro può non essere arte. Quindi a volte ci si ritrova per strada dentro pinacoteche temporanee che presentano esposizioni sulle "opere d'arte" di animali tenuti in cattività. Che modello segue un animale ?

Bisognerebbe consultare la brochure della mostra, immagino.

E qui si ritorna, per forza di cose, alla singolarità di un lavoro e la definizione legata a chi vuole dare i motivi ad un prodotto artistico di essere riconosciuto tale.
Ma di questo non ne parlo io ma Roberto Barilli in "Scienza della cultura e fenomenologia degli stili", dove l'indagine sul cosa è artistico ricade, per necessità di chi indaga e studia l'ambito, in ogni prodotto culturale creato in un dato periodo storico.
Quindi l'assunto dovrebbe sempre essere questo: non è il presente che decide cosa è artistico.
Noi possiamo solo preservarlo per i posteri, dimostrare il nostro riconoscimento per questo prodotto culturale. Quindi spetta sempre al singolo inserire ciò che per lui ha un valore culturale in una sfera artistica nel suo presente. Discutere su cosa è o non è arte è deletereo, e generalmente si lascia il salotto a chi lavora nell'ambito (yep, si fanno bei soldoni con "L'arte").

Si usa citare sempre autori, ma voi, vi fate una vostra idea? Capite quel che leggete?
La mia è una domanda disinteressata.
Perché, se uno va avanti a citazioni, si può riciclare il pensiero vomitato da altri mille mila volte, ma poi, sta a chi legge capire.

Se, ad esempio, tu mi citi Barilli... "non è il presente che decide cosa è artistico"... ed io potrei anche essere d'accordo eh: non dico, in linea di massima, che non lo sono.

Però allora mi sorge un dubbio relativo a quanto detto da te appena un messaggio fa... Tu che prima mi portavi, come esempio della singolarità del mio ragionamento (musica e modello matematico; arte e modelli matematici), il fatto che: "è divenuta prassi per gli artisti moderni provenienti da ambienti classici sovvertire quanto studiato nei manuali".

Ma in base a Barilli l'arte moderna e contemporanea non sono ancora arte. Quindi "chissenefrega" se è diventata oggi prassi per gli artisti moderni [...] sovvertire quanto studiato nei manuali; perché loro non fanno arte.

Penso che tu non abbia capito la problematica della conservazione di opere interattive a confronto di quelle passive.
Si potrebbe contestare che ogni prodotto ha necessità di essere prima colto da un possibile fruitore, quindi per logica ogni prodotto culturale è interattivo (le fotografie di Ghirri non cadono dal cielo, così come quando sono al suolo bisogna guardarle con gli occhi altrimenti le si calpesta e ci si passa oltre), ma capisci bene che c'è differenza nello stare fermi a guardare un quadro o un film, a dover premere dei tasti e completare delle sfide per godere di un videogioco.
L'argomento della conservazione è fin troppo ampio ed accademico, se vuoi saperne di più ti rimando alle richerche del Prof. Vincenzo Bazzocchi, grande maestro che ho avuto l'onore di seguire, nato come bibliotecario e creatore del Polo Bibliotecario Unificato dell'Emilia Romagna.

Mi andrò senz'altro a documentare, anche se, ti dico, non colgo come la conservazione possa inficiare la definizione di arte.
Soprattutto quando le esperienze museali, anche tramite la realtà aumentata, tendono ormai ad essere molto più interattive di quanto non lo fossero nel secolo scorso.
Vedi il concetto di exibit.
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Sul resto concordo - concordavo anche prima - e non replico
 

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No, non hai capito guarda.
Il pentagramma è un piano cartesiano, con, esattamente, X e Y, dove si incontrano valori e frequenze.
La NOISE se usa le note, frequenze, durata, tonalità... è matematica.

Ti rimando a qualsiasi notizia sul rapporto tra musica e matematica Tu possa trovare nel mare magnum di internet, senza scomodarmi oltre.

Se vuoi pensare il contrario; liberissimo di farlo: il pensiero singolare, tuttavia, è il tuo.



Non hai capito.
La musica, essendo matematica, è un linguaggio universale.
Utile per comunicare con bambini particolari il cui cervello non ragiona come il nostro.
A questo valeva l'esempio della musico-terapia.



Bisognerebbe consultare la brochure della mostra, immagino.



Si usa citare sempre autori, ma voi, vi fate una vostra idea? Capite quel che leggete?
La mia è una domanda disinteressata.
Perché, se uno va avanti a citazioni, si può riciclare il pensiero vomitato da altri mille mila volte, ma poi, sta a chi legge capire.

Se, ad esempio, tu mi citi Barilli... "non è il presente che decide cosa è artistico"... ed io potrei anche essere d'accordo eh: non dico, in linea di massima, che non lo sono.

Però allora mi sorge un dubbio relativo a quanto detto da te appena un messaggio fa... Tu che prima mi portavi, come esempio della singolarità del mio ragionamento (musica e modello matematico; arte e modelli matematici), il fatto che: "è divenuta prassi per gli artisti moderni provenienti da ambienti classici sovvertire quanto studiato nei manuali".

Ma in base a Barilli l'arte moderna e contemporanea non sono ancora arte. Quindi "chissenefrega" se è diventata oggi prassi per gli artisti moderni [...] sovvertire quanto studiato nei manuali; perché loro non fanno arte.



Mi andrò senz'altro a documentare, anche se, ti dico, non colgo come la conservazione possa inficiare la definizione di arte.
Soprattutto quando le esperienze museali, anche tramite la realtà aumentata, tendono ormai ad essere molto più interattive di quanto non lo fossero nel secolo scorso.
Vedi il concetto di exibit.
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Sul resto concordo - concordavo anche prima - e non replico
Non nego l'associazione di modelli (aka. come funzionano i processi) ma i lavori finalizzati dagli artisti. Ti riporto il fatto che i prodotti artistici, dato che pare si voglia ancora parlare di questo, con le generazioni sono divenuti sovversivi. Se hai dei testi riguardo alla Musica Noise e l'analisi matematica che possa costruire un organigramma ordinato di regole per il funzionamento, e la lettura universale di questo genere, ti prego di girarmela.

E scusa se per la prossima risposta ma ho letto il tuo paragrafo come un aggressione ad un gruppo. :fiore:
Non è che "si usa citare autori"; c'è gente che studia certe cose e chi passa per un certo tipo di percorso deve a sua volta studiare ed usare il suo intelletto critico per crescere e comprendere ciò con cui entra a contatto. Se conosci studiosi che hanno una risposta chiara sull'arte, così come la semantica sul dizionario, citarli male non fà.
Avendo studiato anche in corsi di Semiotica e Percezione Culturale dei Medium, conosco determinati esperti del campo ed il mio background è quello, ma avere altre fonti è una cosa che mi accresce ed aiuta la conversazione generale.

Per spiegare meglio: Tu singolo puoi dirmi cos'è arte per te, chi lavora nell'ambiente ci dice cos'è arte per un gruppo d'individui, il riconoscimento artistico è dato postumo da una collettività, l'arte si basa su modelli ma i prodotti possono essere sovversivi, i prodotti culturali soffrono quando si parla di conservazione e catalogazione, il discorso per il videogioco non è "se" ma "come lo facciamo capire", e quelli che devono aiutare a trovare la soluzione sono i singoli, perchè Tu singolo puoi dirmi cos'è arte per te, chi lavora nell'ambiente ci dice cos'è arte per un gruppo d'individui, ecc...

Comunque a me non interessano questi discorsi sul "cos'è l'arte", se vuoi possiamo continuare in privato, a me interessa l'aproccio collettivo verso il medium videoludico e gli strumenti usati per elevarlo ad una sfera artistica. Come ho già spiegato, imho il prodotto di per se mi sembra largamente riconosciuto come culturale.
 

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Non nego l'associazione di modelli (aka. come funzionano i processi) ma i lavori finalizzati dagli artisti. Ti riporto il fatto che i prodotti artistici, dato che pare si voglia ancora parlare di questo, con le generazioni sono divenuti sovversivi. Se hai dei testi riguardo alla Musica Noise e l'analisi matematica che possa costruire un organigramma ordinato di regole per il funzionamento, e la lettura universale di questo genere, ti prego di girarmela.



Se percepisci armonia, quella è matematica. Quella è il tuo "organigramma ordinato".

Ciò detto, la matematica è anche studio della mancanza di ordine (vedi Teoria del Caos).

Come testi da cui partire cito sempre l'enciclopedia.

https://www.treccani.it/enciclopedia/musica-e-matematica_(Enciclopedia-della-Matematica)/


E scusa se per la prossima risposta ma ho letto il tuo paragrafo come un aggressione ad un gruppo. :fiore:
Non è che "si usa citare autori"; c'è gente che studia certe cose e chi passa per un certo tipo di percorso deve a sua volta studiare ed usare il suo intelletto critico per crescere e comprendere ciò con cui entra a contatto. Se conosci studiosi che hanno una risposta chiara sull'arte, così come la semantica sul dizionario, citarli male non fà.
Avendo studiato anche in corsi di Semiotica e Percezione Culturale dei Medium, conosco determinati esperti del campo ed il mio background è quello, ma avere altre fonti è una cosa che mi accresce ed aiuta la conversazione generale.

Ti spiego dove era nato il mio dubbio.
Mi citi Barilli, che conosco benissimo, e, giustamente, mi dici che, secondo l'autore, la definizione di arte spetta ai posteri.

Affermazione che in linea di massima mi trova molto, non poco, d'accordo.

Poi però mi fai l'esempio della musica NOISE per confutare che la musica (arte) sia matematica.
Io ti posso dire che NOISE non è arte - secondo Barilli - poiché trattasi di un fenomeno contemporaneo.

Per spiegare meglio: Tu singolo puoi dirmi cos'è arte per te, chi lavora nell'ambiente ci dice cos'è arte per un gruppo d'individui, il riconoscimento artistico è dato postumo da una collettività, l'arte si basa su modelli ma i prodotti possono essere sovversivi, i prodotti culturali soffrono quando si parla di conservazione e catalogazione, il discorso per il videogioco non è "se" ma "come lo facciamo capire", e quelli che devono aiutare a trovare la soluzione sono i singoli, perchè Tu singolo puoi dirmi cos'è arte per te, chi lavora nell'ambiente ci dice cos'è arte per un gruppo d'individui, ecc...

Il prodotto è sovversivo quando crea un proprio modello matematico diverso da quello attuale dominante.

Comunque a me non interessano questi discorsi sul "cos'è l'arte", se vuoi possiamo continuare in privato, a me interessa l'aproccio collettivo verso il medium videoludico e gli strumenti usati per elevarlo ad una sfera artistica. Com ho già spiegato, il prodotto di per se mi sembra largamente riconosciuto come culturale.

Allora siamo assolutamente d'accordo.
 
U

Utente cancellato 136615

MGS creator Hideo Kojima has joined in with the "But are games art?" debate, arguing that, well, no they're not.

In an interview with OPSM2 US, Kojima said: "Art is the stuff you find in the museum, whether it be a painting or a statue. What I'm doing, what videogame creators are doing, is running the museum - how do we light up things, where do we place things, how do we sell tickets?

"For better or worse, what I do, Hideo Kojima, myself, is run the museum and also create the art that's displayed in the museum."

Kojima was responding to a question about recent comments made by US film critic Roger Ebert, who said: "To my knowledge, no one in or out of the field has ever been able to cite a game worthy of comparison with the great dramatists, poets, filmmakers, novelists and composers."

Perhaps surprisingly, Kojima said he agreed with Ebert, stating: "I don't think they're art either, videogames."

Kojima went on to say that "Art is something that radiates the artist," arguing that "If 100 people walk by and a single person is captivated by whatever that piece radiates, it's art.

"But videogames aren't trying to capture one person. A videogame should make sure that all 100 people that play that game should enjoy the service provided by that videogame. It's something of a service. It's not art. But I guess the way of providing service with that videogame is an artistic style, a form of art."

Kojima went on to discuss the nature of interactivity, using the example of concept cars. "You don't have to be able to drive a car, but if it's called a car and it has artistic elements in the visuals, then it's art.

"But an actual car, like a videogame, is interactive, so it's something used by people, so it's like a car where you have to drive it. There are 100 people driving a car; they have 100 ways of driving it and using it. It could be families driving the car. It could be a couple driving a car. The owner of the car could be driving along the coastline or they could go up into the mountains, so this car has to be able to be driven by all 100 of these people, so in that sense, it's totally not art."

So there you have it: games aren't art, and neither are cars. Cheers for clearing that up.
Potrebbe aver cambiato idea ovviamente in 15 anni
 
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