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I videogiochi sono una forma d'arte?

Rabum Alal

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Ma anchebcome manga gli anni d'oro sono gli anni 80 e 90 e 2000, non è che non leggo i vari attacco dei giganti e compagnia ma di certo i vari ken, dragon ball ,slam dunk e compagnia sono nettamente superiori per quanto mi riguarda
In realtà anche anni 60 e 70, roba come l'arrivo di Galactus o la saga della tavoletta del tempo è in pieni anni 60 :asd:
Se è invecchiato quello butto via tutta la mia collezione:asd:
 
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In realtà anche anni 60 e 70, roba come l'arrivo di Galactus o la saga della tavoletta del tempo è in pieni anni 60 :asd:
Se è invecchiato quello butto via tutta la mia collezione:asd:
Diciamo che già la roba anni 60 la digerisco di meno amche perché io in realtà odiavo i super eroi senza macchia del pre whatcmen e non amavo particolarmente manco le run di clermont degli x men per dire, preferisco i fumetti della dark age in poi dove gli eroi sono più reali e meno ingessato rispetto al passato e infatti uno dei miei autori preferiti e garth Ennis che con the boys per me ha fatto un capolavoro(non la serie dato che è stravolta anche se è abbastanza bella anche quella).
Fermo restando che le storie che dici tu hanno fatto la storia
 

Rabum Alal

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Diciamo che già la roba anni 60 la digerisco di meno amche perché io in realtà odiavo i super eroi senza macchia del pre whatcmen e non amavo particolarmente manco le run di clermont degli x men per dire, preferisco i fumetti della dark age in poi dove gli eroi sono più reali e meno ingessato rispetto al passato e infatti uno dei miei autori preferiti e garth Ennis che con the boys per me ha fatto un capolavoro(non la serie dato che è stravolta anche se è abbastanza bella anche quella).
Fermo restando che le storie che dici tu hanno fatto la storia
Beh ma non erano proprio senza macchia gli eroi precedenti eh, ad esempio gli x-men di claremont si aprono con la morte di proudstar e spider-man causa indirettamente la morte di suo zio :asd:
A meno che tu non ti riferisci ai super pre-Lee, tipo la DC anni 50, allora ok quello è supereroismo puro
 
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Beh ma non erano proprio senza macchia gli eroi precedenti eh, ad esempio gli x-men di claremont si aprono con la morte di proudstar e spider-man causa indirettamente la morte di suo zio :asd:
A meno che tu non ti riferisci ai super pre-Lee, tipo la DC anni 50, allora ok quello è supereroismo puro
Diciamo che da whatcmen in poi sono diventati più credibili mentre prima a parte gli x-men mi sembravano tutti troppo infiocchettati e bravi(tranne rare storie),dopo il 1985 li ho visti più credibili i super eroi e le storie a loro associate, cisa che prima vedevo solo negli x men e batman
 

True Erik

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Ma anchebcome manga gli anni d'oro sono gli anni 80 e 90 e 2000, non è che non leggo i vari attacco dei giganti e compagnia ma di certo i vari ken, dragon ball ,slam dunk e compagnia sono nettamente superiori per quanto mi riguarda

Hokuto no Ken e' disegnato in modo fantastico ed effettivamente ogni tavola sembra un'opera d'arte, ma diciamo anche che il doppiaggio italiano shakespeariano gli ha dato un tono molto piu' interessante di quanto il manga non sia. La storia e' veramente ciarpame e alcuni dialoghi nonsense.
Paragonarlo per profondita' a un Attack on Titan, Berserk, Hunter X Hunter, Death Note o MHA fa un po' ridere :asd:
 
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Hokuto no Ken e' disegnato in modo fantastico ed effettivamente ogni tavola sembra un'opera d'arte, ma diciamo anche che il doppiaggio italiano shakespeariano gli ha dato un tono molto piu' interessante di quanto il manga non sia. La storia e' veramente ciarpame e alcuni dialoghi nonsense.
Paragonarlo per profondita' a un Attack on Titan, Berserk, Hunter X Hunter, Death Note o MHA fa un po' ridere :asd:
Ma non è ciarpame per gli anni 70, anzi lo reputo molto più rivoluzionario di un dragon ball per i tempi..
La storia mi spiace contraddirti ma non è ciarpame, le varie connessioni tra ka scuola di nanto e hokuto della prima serie, la storia della arcana arte di hokuto e della dinastia principale sono ben fatte ed ha anche dei colpi di scena niente male per essere uno shonen tra cui tutta la storia di kaio e compagnia, mi va di risponderti per i manga che mi hai citato dato che li ho letti praticamente tutti.
1)l'attacco dei giganti per me parte malissimo dato che all'inizio risulta molto banalità e sino al 5 volume non capivo come potesse avere quel grande successo(che anche in questo caso è dovuto all'anima dato che i disegni non sono nulla di che almeno sino al volume 15)una buona storia sicuramente ma di certo ha molti alti e bassi, devo dire che ad oggi mi sta piacendo più di prima.

2)berserk assolutamente no, mi spiace non te lo concedo sia meglio di ken anche come narrativa, tralasciando il prologo della squadra dei falchi e qualche volume dopo il manga è un minestrone di cliché e banalità prese da altri media, sembra che leggi un altro manga ogni 3 volumi(anche perché solitamente ci mette anni a farli uscire)ed è un'opera che non ha assolutamente uno stile omogeneo, partito come dark fantasy ora ci ritroviamo un manga di avventura banale, un manga che ormai per me è crollato come qualità in maniera repentina cosa non accaduta a ken sino alla fine dell'isola dei demoni.

3)hunter x hunter è probabilmente lo shonen con le tematiche più adulte e come storia effettivamente da le piste a molti volumi anche se qui il problema è l'autore e non l'opera.

4)ho editato ora rendendomi conto che my hero academia è mha :asd:, anche qui non vedo quale storia o profondità abbia onestamente, non mi sembra si discosti tanto da uno shonen classico onestamente e ha un ritmo terribile come narrazione che sta per fortuna risolvendo negli ultimi numeri che stanno uscendo

Death Note lo devo leggere ma comunque death note non è uno shonen e non e; incentrato sugli scontri è anche normale che solitamente abbia una storia più interessante come accade sempre.
Poi c'è da dire che anche buronson come sceneggiatore maturo' e fece capolavori come sanctyary anche a livello di trama e regia
 
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Alex64

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Ma non solo è una forma d'arte, ma è l'unica arte, che le racchiude tutte.
 

Eris

Yuisis
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Anche se il codice in sè dà vita ad un insieme di regole ludiche (o, se vogliamo, con cui interagire) matematicamente quantificabili e misurabili? A questo punto non sarebbe da considerare un artista anche l'inventore o gli inventori degli scacchi? Oppure anche l'insegnante di educazione fisica che ha ideato il basket?

perchè no? e' produzione di un oggetto attraverso l'uso del pensiero. definizione un po' stantia visto che risale ad aristotele ma secondo me ancora perfettamente valida.


PS: Ci sarebbe tutto un delirio di parole insopportabile da dover postmettere, con lemmi come trascendentale, fenomonelogia, esistenziale, esser-ci, idealismo etc. L'ho iniziato, ho desistito, l'ho cancellato. Mi permetto solo di notare una curiosità. Tendiamo a considerare arte gesti tecnici di certi atleti quando questi denudano i limiti psicologici posti arbitrariamente dalla nostra mente alla matematica degli sport. Vedi certe punizioni di Pirlo dai 40 metri. La fisica del vento, dell'attrito, del pallone, della porta...tutto ti dice che è teoricamente possibile una certa traiettoria a una certa velocità per un certo tipo di rete, ma fino a che non lo vedi non lo senti, non lo percepisci. Osservare questo "portare all'estremo" il rigore matematico dei fenomeni sportivi (fenomeni nel senso eventi, ma secondo me non è un caso che le due parole si diano staffetta) ti da Meraviglia e ti fa inneggiare all'opera d'arte, o in altri termini: in quel momento lo sportivo eccezionale sta incarnando la matematica della sua disciplina, la compiuta geometria e originalità dell'intreccio di quella serie di regole. Vale lo stesso per quegli artisti che con un muro, dei pennelli ed un paio di pigmenti capirono che nella matematica del muro si dava persino la possibilità della prospettiva.
 
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Alex64

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Io leggo, da perfetto ignorante, nel vocabolario:

Arte è qualsiasi forma di attività dell'uomo come riprova o esaltazione del suo talento inventivo e della sua capacità espressiva.

Il videogioco esprime immagini, parole, suoni, suggestioni, emozioni e, negli anni '80, anche gli odori con i "grattini".
Non vedo proprio come si possa negare al videogioco la capacità espressiva che gli è propria, e/o come si possa negare che sia esaltazione del talento di chi lo crea.

Il fumetto è la nona arte dai tempi di Claude Beylie e su TinTin - che, diciamocelo, fa cagare - il Belgio ci basa il turismo.

Non capisco come si possa negare la natura di arte ad un qualcosa, basandosi sul fatto che esistono produzioni del piffero; siamo invasi da quadri-croste, libroidi-illeggibili, statue contemporanee a forma di vagina (vedere la Nave di Cascella a Pescara) spacciate per grandi rivisitazioni dei classici.

cascella22-2.jpg


Dimenticavo, la musica è matematica allo stato puro, difficile negare che la musica sia arte in base all'assunto che segue modelli matematici.
Idem la scultura, che spesso segue e/o ha seguito modelli matematici (si veda la testa che deve essere 1/8 del corpo nel classicismo e neo-classicismo).
Anche la prospettiva in pittura è un modello matematico.
 

Charlie

Divinità
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Io leggo, da perfetto ignorante, nel vocabolario:

Arte è qualsiasi forma di attività dell'uomo come riprova o esaltazione del suo talento inventivo e della sua capacità espressiva.

Il videogioco esprime immagini, parole, suoni, suggestioni, emozioni e, negli anni '80, anche gli odori con i "grattini".
Non vedo proprio come si possa negare al videogioco la capacità espressiva che gli è propria, e/o come si possa negare che sia esaltazione del talento di chi lo crea.

Il fumetto è la nona arte dai tempi di Claude Beylie e su TinTin - che, diciamocelo, fa cagare - il Belgio ci basa il turismo.

Non capisco come si possa negare la natura di arte ad un qualcosa, basandosi sul fatto che esistono produzioni del piffero; siamo invasi da quadri-croste, libroidi-illeggibili, statue contemporanee a forma di vagina (vedere la Nave di Cascella a Pescara) spacciate per grandi rivisitazioni dei classici.

cascella22-2.jpg


Dimenticavo, la musica è matematica allo stato puro, difficile negare che la musica sia arte in base all'assunto che segue modelli matematici.
Idem la scultura, che spesso segue e/o ha seguito modelli matematici (si veda la testa che deve essere 1/8 del corpo nel classicismo e neo-classicismo).
Che dire, fine della discussione.
 

ShaunandEd

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Che dire, fine della discussione.

Non ne sono convinto, anzi. Nel senso che Alex64 potrebbe forse anche avere ragione ma che il suo assunto sia da ritenersi definitivo credo non lo si possa dire in senso assoluto.

Se la caratterizzazione su un piano epistemico, quindi di definizione del fenomeno, sembrerebbe non andare in contrasto con quanto banalmente si può leggere su un vocabolario, manca però, e credo difficilmente si possa smentire ciò, una consacrazione di tipo sociale, un'accettazione generale e questo ha sicuramente un peso. Ho esordito in questo thread ritenendo di non avere una risposta definitiva ma credo in realtà che al momento non si possa proprio dare una risposta netta in senso generico.

Difatti il videogioco ha una capacità "in potenza" di diventare arte ma non lo è su un piano del formale riconoscimento; considerando la dimensione necessariamente antropica dell'arte, questo è un elemento non di poco conto.

Anche perché se volessimo accettare unicamente l'elemento tecnico come capacità afferente alla dimensione di arte nei confronti di una qualsiasi forma di attività umana non votata allo scopo produttivo, ne avremmo a quel punto innumerevoli. Dovremmo contare anche il modellismo, il ricamo, le costruzioni con i Lego, le immagini fatte con le puntine colorate, la lavorazione fantasiosa del sughero o chi riesce a riprodurre il David con il muco nasale disidratato, più comunemente caccole del naso.
Se da un lato è chiaro che non tutta la musica sia arte o non tutta la letteratura sia arte, così non tutto quello che rientra in un canone operativo dell'uomo svuotato da un valore produttivo può essere elevato ad arte in maniera automatica. E' sempre una questione di accettazione diffusa.
 
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Alex64

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Quindi solo ciò che è riconosciuto socialmente come arte, può essere definito arte?

No perché se si parla di dimensione antropica dell'arte, muove più l'industria videoludica, di cinema e musica assieme, da almeno 20 anni.
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direi che come dimensione antropica, ci sta...
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p.s.

e per quanto riguarda il Lego, io segnalo questo museo qua:


ho adorato ogni istante passato all'interno
 
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ShaunandEd

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Quindi solo ciò che è riconosciuto socialmente come arte, può essere definito arte?

No perché se si parla di dimensione antropica dell'arte, muove più l'industria videoludica, di cinema e musica assieme, da almeno 20 anni.
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direi che come dimensione antropica, ci sta...

che il media videogioco abbia una diffusione enorme oggigiorno è innegabile. Che questo però costituisca elemento per assicurargli lo status di forma d'arte credo non lo si possa sostenere, anzi se vogliamo è paradigma di una dimensione fortemente commerciale per mezzo della quale il videogioco da fenomeno di intrattenimento per bambini, è entrato nelle case di tutti. Non voglio spingermi a dire a priori che dove ci sono forti interessi economici muore l'arte, perché esistono i necessari distinguo, ma insomma non userei la diffusione commerciale come prova che il videogioco sia arte.

Attenzione, non escludo mica che lo possa essere, anzi, ritengo di avere una intima certezza che alcuni videogiochi da me giocati siano una autentica forma d'arte ma il riconoscimento sociale è per me una conditio sine qua non. Non è l'unica certamente ma concorre in modo decisivo. Non mi stupisce che esistano musei dei videogiochi, ne esistono di ogni tipo d'altronde, mi chiedo però se una classe di liceo sia mai stata portata dal proprio insegnante al suo interno a fini didattici. Magari sì, è una domanda non meramente retorica.

Ripeto, per me il videogioco ha tutte le carte in regola per essere considerato arte ma oggi una cesura netta che ci permetta di dire che lo è in modo assoluto non è possibile. Una mia considerazione a margine è che si possa essere magari all'interno di un processo di maturazione in corso e magari tra 50 anni davvero una scolaresca sarà portata in un museo dei primi videogiochi così come oggi si va nella Galleria degli Uffizi.
 
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Alex64

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che il media videogioco abbia una diffusione enorme oggigiorno è innegabile. Che questo però costituisca elemento per assicurargli lo status di forma d'arte credo non lo si possa sostenere, anzi se vogliamo è paradigma di una dimensione fortemente commerciale per mezzo della quale il videogioco da fenomeno di intrattenimento per bambini, è entrato nelle case di tutti. Non voglio spingermi a dire a priori che dove ci sono forti interessi economici muore l'arte, perché esistono i necessari distinguo, ma insomma non userei la diffusione commerciale come prova che il videogioco sia arte.

non ti spingi a dire che: "dove ci sono forti interessi economici muore l'arte", perché è l'esatto contrario: senza interessi economici, non sarebbe mai esistita l'arte.
L'arte è sempre stata dove c'era denaro e potere. L'arte è sempre stata dalla parte dei più forti o del più forte. L'arte è sempre andata a braccetto col potere.
Si chiama mecenatismo, e gli artisti si son sempre venduti, e son sempre stati contenti di vendersi, per soldi, protezione o un pasto caldo.

Perfino Dante, che metteva in paradiso chi gli dava la minestra, e all'inferno Bonifacio VIII, si è venduto come la peggior vecchia peripatetica di Tor di Quinto.


Attenzione, non escludo mica che lo possa essere, anzi, ritengo di avere una intima certezza che alcuni videogiochi da me giocati siano una autentica forma d'arte ma il riconoscimento sociale è per me una conditio sine qua non. Non è l'unica certamente ma concorre in modo decisivo. Non mi stupisce che esistano musei dei videogiochi, ne esistono di ogni tipo d'altronde, mi chiedo però se una classe di liceo sia mai stata portata dal proprio insegnante al suo interno a fini didattici. Magari sì, è una domanda non meramente retorica.

Qui a Bologna, la mia attuale sede temporanea, organizzano gite alla Cineteca, quindi direi di sì - pandemia permettendo, ovviamente.
Non è una questione, comunque, di gite scolastiche.

Con antropico si intende "ciò che riguarda l'uomo".


Con dimensione antropica si intende, in arte come in filosofia, quanto, e fino a che punto, un prodotto dell'ingegno umano sia in grado di modificare la nostra vita; quanto, in altri termini, l'uomo modifichi le proprie abitudini in funzione di questa cosa; quanto, specificando ancora di più, questa cosa entri a far parte della vita dell'uomo (rectius: della dimensione dell'uomo).

Già parlare su un forum di videogiochi, se i videogiochi siano arte o meno, significa dare al videogioco una dimensione antropica, significa che noi due stiamo dando una dimensione antropica al fenomeno. Perché noi siamo uomini - presumo - e stiamo trovando la voglia e il tempo di svolgere questa attività - davanti ad uno schermo - piuttosto che, ad esempio, farci una passeggiata.

E, data la grandezza del fenomeno videoludico, che fa girare più soldi - e, quindi, più interesse - di cinema e musica messi assieme, direi che è da un bel po' di tempo che il nostro caro passatempo ha modificato la vita e la dimensione dell'uomo.

E, attenzione a sminuire il "passatempo", perché musica, pittura, cinema... son tutti nati come passatempi - per ricconi - e non ne hanno mai rinnegato la natura.


Ripeto, per me il videogioco ha tutte le carte in regola per essere considerato arte ma oggi una cesura netta che ci permetta di dire che lo è in modo assoluto non è possibile. Una mia considerazione a margine è che si possa essere magari all'interno di un processo di maturazione in corso e magari tra 50 anni davvero una scolaresca sarà portata in un museo dei primi videogiochi così come oggi si va nella Galleria degli Uffizi.

Per carità, è una tua personalissima opinione, ci sta.
 

ShaunandEd

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non ti spingi a dire che: "dove ci sono forti interessi economici muore l'arte", perché è l'esatto contrario: senza interessi economici, non sarebbe mai esistita l'arte.
L'arte è sempre stata dove c'era denaro e potere. L'arte è sempre stata dalla parte dei più forti o del più forte. L'arte è sempre andata a braccetto col potere.
Si chiama mecenatismo, e gli artisti si son sempre venduti, e son sempre stati contenti di vendersi, per soldi, protezione o un pasto caldo.

Perfino Dante, che metteva in paradiso chi gli dava la minestra, e all'inferno Bonifacio VIII, si è venduto come la peggior vecchia peripatetica di Tor di Quinto.
Su questo presupposto le nostre opinioni divergono in modo sostanziale. Non perché quanto da te sottolineato non sia condivisibile di per sé, sicuramente nel proprio percorso storico l'arte è stata, ed è, testimone di interessi economici e politici e sostenere un concetto differente in un Paese la cui cronica mancanza di forza militare è stata sublimata dalla "corsa all'opera d'arte" sarebbe folle, ma perché l'arte vive su piani e dimensioni che non possono essere circoscritti ad un'unica chiave interpretativa come fai tu. Un conto è dire che l'arte possa coesistere o essere permessa dagli interessi economici, un conto è dire che non esista senza di essi.
Anche perché l'arte può essere invero portatrice e veicolo di messaggi che vanno proprio in conflitto con gli interessi economici dominanti, con lo status quo e con il potere. Non a caso è sfruttata ma al tempo stesso anche fortemente temuta dal potere, l'arte spesso viene censurata. L'arte può portare al potere nuovi portatori di interessi rispetto a quelli dominanti, può essere fortemente conservatrice o rivoluzionaria.
La dimensione simbolica su cui si poggia necessariamente l'arte è di per sé, come ogni simbolismo avrebbe detto Eco e la semiologia italiana, portatrice di un valore concettuale. La coordinata l'assegna l'artista, sta poi a questi decidere su quale innesco.
Contrario alla tua interpretazione sarebbe sicuramente Slavoj Zizek, il quale sottolinea la capacità dell'arte di mettere in evidenza la presenza di una ideologia dominante là dove persino non ne venga percepita l'esistenza stessa perché silente e non coercitiva attraverso eserciti o censure di governo.

Se poi vogliamo prendere in esame un pensatore che sull'arte ha speso molto della propria speculazione filosofica, Arthur Schopenhauer, allora l'arte è la forma massima di ascensione etica (e non necessariamente morale) dell'uomo al di là degli interessi mondani, nell'accezione più letterale del termine. Non so se possa effettivamente avere ragione ma sostenere che nell'arte ci possa essere anche una forma di disinteresse dal mondo, e dunque dagli interessi economici, credo sia corretto.


Qui a Bologna, la mia attuale sede temporanea, organizzano gite alla Cineteca, quindi direi di sì - pandemia permettendo, ovviamente.
Non è una questione, comunque, di gite scolastiche.

mi fa piacere. Vi auguro di cuore di riprendere l'attività a pieno regime il prima possibile.

Con antropico si intende "ciò che riguarda l'uomo".


Con dimensione antropica si intende, in arte come in filosofia, quanto, e fino a che punto, un prodotto dell'ingegno umano sia in grado di modificare la nostra vita; quanto, in altri termini, l'uomo modifichi le proprie abitudini in funzione di questa cosa; quanto, specificando ancora di più, questa cosa entri a far parte della vita dell'uomo (rectius: della dimensione dell'uomo).

Già parlare su un forum di videogiochi, se i videogiochi siano arte o meno, significa dare al videogioco una dimensione antropica, significa che noi due stiamo dando una dimensione antropica al fenomeno. Perché noi siamo uomini - presumo - e stiamo trovando la voglia e il tempo di svolgere questa attività - davanti ad uno schermo - piuttosto che, ad esempio, farci una passeggiata.

E, data la grandezza del fenomeno videoludico, che fa girare più soldi - e, quindi, più interesse - di cinema e musica messi assieme, direi che è da un bel po' di tempo che il nostro caro passatempo ha modificato la vita e la dimensione dell'uomo.

E, attenzione a sminuire il "passatempo", perché musica, pittura, cinema... son tutti nati come passatempi - per ricconi - e non ne hanno mai rinnegato la natura.




Per carità, è una tua personalissima opinione, ci sta.
Avevo intuito già dalla tua precedente risposta che avessi caricato il termine da me utilizzato "antropico" di un valore maggiore di quanto non abbia fatto io stesso. Se prendiamo il link da te postato, la prima definizione richiamata è: " Dell’uomo, che riguarda l’uomo". Ed era ciò che io intendevo, né più né meno, ovvero volevo dire che essendo l'arte un fenomeno squisitamente umano, non si può non fare i conti con cosa ne pensa la società sull'argomento. E non solo su un piano dei consumi evidentemente. Quindi non volevo sottintendere un discorso di impatto sociografico come mi sembra tu l'abbia inteso, forse perché effettivamente il termine spesso viene utilizzato in quel contesto, ma assestarlo su una dimensione più banale.
Diciamo che rientra più nell'ottica di una posizione costruttivista, in netta contrapposizione con una dimensione positivista (ma qui finiamo davvero in discorsi forse meno utili a quanto stiamo dicendo.).
 

Alex64

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Su questo presupposto le nostre opinioni divergono in modo sostanziale. Non perché quanto da te sottolineato non sia condivisibile di per sé, sicuramente nel proprio percorso storico l'arte è stata, ed è, testimone di interessi economici e politici e sostenere un concetto differente in un Paese la cui cronica mancanza di forza militare è stata sublimata dalla "corsa all'opera d'arte" sarebbe folle, ma perché l'arte vive su piani e dimensioni che non possono essere circoscritti ad un'unica chiave interpretativa come fai tu. Un conto è dire che l'arte possa coesistere o essere permessa dagli interessi economici, un conto è dire che non esista senza di essi.
Gli artisti devono pur mangiare.
L'arte, in quanto attività umana, è umana in tutto, anche nel movente.
Anche perché l'arte può essere invero portatrice e veicolo di messaggi che vanno proprio in conflitto con gli interessi economici dominanti, con lo status quo e con il potere. Non a caso è sfruttata ma al tempo stesso anche fortemente temuta dal potere, l'arte spesso viene censurata. L'arte può portare al potere nuovi portatori di interessi rispetto a quelli dominanti, può essere fortemente conservatrice o rivoluzionaria.
Se l'arte porta al potere nuovi portatori di interessi rispetto a quelli dominanti, però, perdonami, lo fa a sua volta per interesse.
Ma non c'è nulla di male in questo eh.
L'arte, quando sceglie un fronte per cui combattere, lo fa - e lo ha sempre fatto - per avere essa stessa un "ritorno".
Fosse anche solo ritrovarsi dalla "parte giusta".
La dimensione simbolica su cui si poggia necessariamente l'arte è di per sé, come ogni simbolismo avrebbe detto Eco e la semiologia italiana, portatrice di un valore concettuale. La coordinata l'assegna l'artista, sta poi a questi decidere su quale innesco.
Contrario alla tua interpretazione sarebbe sicuramente Slavoj Zizek, il quale sottolinea la capacità dell'arte di mettere in evidenza la presenza di una ideologia dominante là dove persino non ne venga percepita l'esistenza stessa perché silente e non coercitiva attraverso eserciti o censure di governo.
Quindi, in base alla parte in neretto sottolineata, Slavoj Zizek sarebbe d'accordo nel dire che il videogioco è arte anche se non percepito come tale.
Se poi vogliamo prendere in esame un pensatore che sull'arte ha speso molto della propria speculazione filosofica, Arthur Schopenhauer, allora l'arte è la forma massima di ascensione etica (e non necessariamente morale) dell'uomo al di là degli interessi mondani, nell'accezione più letterale del termine. Non so se possa effettivamente avere ragione ma sostenere che nell'arte ci possa essere anche una forma di disinteresse dal mondo, e dunque dagli interessi economici, credo sia corretto.
Arthur Schopenhauer era un gran volpone, di famiglia ricco sfondato.
Ma quando definì Hegel un ciarlatano, "uno sciupatore di carta, di tempo e di cervelli", lo fece perché voleva vendere più carta di Hegel.
Avevo intuito già dalla tua precedente risposta che avessi caricato il termine da me utilizzato "antropico" di un valore maggiore di quanto non abbia fatto io stesso. Se prendiamo il link da te postato, la prima definizione richiamata è: " Dell’uomo, che riguarda l’uomo". Ed era ciò che io intendevo, né più né meno, ovvero volevo dire che essendo l'arte un fenomeno squisitamente umano, non si può non fare i conti con cosa ne pensa la società sull'argomento. E non solo su un piano dei consumi evidentemente. Quindi non volevo sottintendere un discorso di impatto sociografico come mi sembra tu l'abbia inteso, forse perché effettivamente il termine spesso viene utilizzato in quel contesto, ma assestarlo su una dimensione più banale.
Diciamo che rientra più nell'ottica di una posizione costruttivista, in netta contrapposizione con una dimensione positivista (ma qui finiamo davvero in discorsi forse meno utili a quanto stiamo dicendo.).
è arte solo ciò che viene inteso come tale dagli uomini, quindi... e noi cosa siamo?

Cioè, quel che voglio dire, è che stiamo guardando il dito e non la luna.

Il fumetto è arte, mia nonna non sarebbe stata d'accordo, ma non c'è più.
Il videogioco è arte, mia nonna non sarebbe stata d'accordo, ma non c'è più.

Volendo banalizzare al massimo, il mondo non sta cambiando, è già cambiato.
Post unito automaticamente:

edit> per ricollegarmi alla mia ultima frase, il mondo non sta cambiando, è già cambiato.


Da ieri il regime fiscale favorevole riconosciuto alle arti cinematografiche - 25% di credito d'imposta - è stato esteso dal Ministro Dario Franceschini anche ai videogiochi in quanto "I videogiochi sono frutto dell'ingegno creativo ed è giusto che, analogamente a quanto avviene per il cinema e l'audiovisivo, possano ricevere un sostegno, se riconosciuti come opere di particolare valore culturale".
"In Italia il settore è in crescita esponenziale, con numerose start up di under 30 in grado di sviluppare prodotti di elevata qualità, attrarre le grandi produzioni internazionali e far crescere i giovani talenti: si tratta di vere e proprie officine creative, che meritano ogni sostegno e possono contribuire a nuovi modi di conoscere e di apprendere".

E pensa, che siamo arrivati tra gli ultimi in Europa ad effettuare questo tipo di riconoscimento.
Meglio tardi che mai, clap clap.
 
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ShaunandEd

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Gli artisti devono pur mangiare.
L'arte, in quanto attività umana, è umana in tutto, anche nel movente.
Limitata a mio avviso come lettura. L'uomo ha assunto un grado di percezione cognitiva che gli permette di astrarsi in parte dai processi meramente utilitaristi.
Sono convintamente agnostico ma non farei mai l'errore di credere che i fenomeni religiosi siano riconducibili unicamente ad una esigenza utilitarista di riconoscimento sociale ad esempio (c'è anche quella componente).

Se l'arte porta al potere nuovi portatori di interessi rispetto a quelli dominanti, però, perdonami, lo fa a sua volta per interesse.
Ma non c'è nulla di male in questo eh.
L'arte, quando sceglie un fronte per cui combattere, lo fa - e lo ha sempre fatto - per avere essa stessa un "ritorno".
Fosse anche solo ritrovarsi dalla "parte giusta".
Qui concordiamo ma il concetto da cui partivo è che l'interesse non è necessariamente economico. Può essere ideale o ideologico ad esempio, o religioso tornando a quanto detto prima. Non tutto è riconducibile all'economia come ha appreso a proprie spese il materialismo marxiano.

Quindi, in base alla parte in neretto sottolineata, Slavoj Zizek sarebbe d'accordo nel dire che il videogioco è arte anche se non percepito come tale.
Non so cosa ne pensi il buon Zizek sulla questione però il discorso in questo caso era un altro, là si parte da una concezione di arte conclamata e se ne analizza la portata di rottura con lo status quo.

Arthur Schopenhauer era un gran volpone, di famiglia ricco sfondato.
Ma quando definì Hegel un ciarlatano, "uno sciupatore di carta, di tempo e di cervelli", lo fece perché voleva vendere più carta di Hegel.
Il povero Arthur era ben consapevole della grandezza del proprio pensiero e giustamente non gli era facile accettare che le sue lezioni fossero deserte perché tutti ammassati nell'aula in cui insegnava Hegel.
Ti racconto però un aneddoto su Schopenhauer che può essere interessante per quanto stiamo dicendo: predicava la totale castità ai suoi allievi ma questi un giorno lo videro uscire da un bordello. Interrogato, rispose che non bisogna chiedere al filosofo di vivere secondo sua filosofia perché questa deve essere valida di per sé e a prescindere dal fatto che sia adottata da chi la predica (è un po' la differenza che c'è tra Galileo e Bruno, il primo poté abiurare perché i calcoli gli davano ragione mentre Bruno, che pure aveva ragione, non poté farlo perché le sue idee non erano empiricamente dimostrabili all'epoca e lui doveva essere testimone vivente delle verità che sosteneva). Questo per dire che se non c'è un dato empirico, e non c'è, forse è solo la testimonianza attiva che permette di definire l'arte come tale.

è arte solo ciò che viene inteso come tale dagli uomini, quindi... e noi cosa siamo?

Cioè, quel che voglio dire, è che stiamo guardando il dito e non la luna.

Il fumetto è arte, mia nonna non sarebbe stata d'accordo, ma non c'è più.
Il videogioco è arte, mia nonna non sarebbe stata d'accordo, ma non c'è più.

Volendo banalizzare al massimo, il mondo non sta cambiando, è già cambiato.
Attenzione, quando dicevo che l'arte è ascrivibile ad una dimensione antropica intendevo dire che non è un fenomeno fisicalista, ovvero non è misurabile su scala oggettiva. Come posso quantificare il valore artistico di qualcosa? Con un righello?
L'esempio del fumetto e di tua nonna si concilia con quanto sostenevo, ovvero che il processo di accettazione sociale di una forma d'arte necessita di tempo. Come dicevo, non metto un veto, anzi, ma ritengo che i tempi non siano ancora sufficientemente maturi. Per questo sono partito unicamente dal contestare una posizione certa ed assoluta sulla questione,
 

Alex64

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Limitata a mio avviso come lettura. L'uomo ha assunto un grado di percezione cognitiva che gli permette di astrarsi in parte dai processi meramente utilitaristi.
Sono convintamente agnostico ma non farei mai l'errore di credere che i fenomeni religiosi siano riconducibili unicamente ad una esigenza utilitarista di riconoscimento sociale ad esempio (c'è anche quella componente).
In parte si astrae, ma poi ha fame.
Mia moglie - la mia futura moglie - è un professore d'orchestra, maestro d'arpa; ti posso assicurare che il settore di questi tempi fa molta fatica ad astrarsi da processi cognitivi meramente utilitaristici.
Qui concordiamo ma il concetto da cui partivo è che l'interesse non è necessariamente economico. Può essere ideale o ideologico ad esempio, o religioso tornando a quanto detto prima. Non tutto è riconducibile all'economia come ha appreso a proprie spese il materialismo marxiano.
Più che all'economia, al bisogno, alla necessità; siamo schiavi del bisogno, della necessità, per dirla come la direbbe Spinoza, non siamo liberi a meno di non essere asceti.
L'economia è solo quella scienza che regola i bisogni in condizioni di limitatezza di risorse.
Non so cosa ne pensi il buon Zizek sulla questione però il discorso in questo caso era un altro, là si parte da una concezione di arte conclamata e se ne analizza la portata di rottura con lo status quo.
Beh, se mi dici che un motus dominante può esserlo a prescindere da come venga percepito, allora il videogioco è arte a prescindere da come venga percepito.
Il povero Arthur era ben consapevole della grandezza del proprio pensiero e giustamente non gli era facile accettare che le sue lezioni fossero deserte perché tutti ammassati nell'aula in cui insegnava Hegel.
Ti racconto però un aneddoto su Schopenhauer che può essere interessante per quanto stiamo dicendo: predicava la totale castità ai suoi allievi ma questi un giorno lo videro uscire da un bordello. Interrogato, rispose che non bisogna chiedere al filosofo di vivere secondo sua filosofia perché questa deve essere valida di per sé e a prescindere dal fatto che sia adottata da chi la predica (è un po' la differenza che c'è tra Galileo e Bruno, il primo poté abiurare perché i calcoli gli davano ragione mentre Bruno, che pure aveva ragione, non poté farlo perché le sue idee non erano empiricamente dimostrabili all'epoca e lui doveva essere testimone vivente delle verità che sosteneva). Questo per dire che se non c'è un dato empirico, e non c'è, forse è solo la testimonianza attiva che permette di definire l'arte come tale.
Schopenhauer, ripeto, era un gran gran volpone :D
Attenzione, quando dicevo che l'arte è ascrivibile ad una dimensione antropica intendevo dire che non è un fenomeno fisicalista, ovvero non è misurabile su scala oggettiva. Come posso quantificare il valore artistico di qualcosa? Con un righello?
L'esempio del fumetto e di tua nonna si concilia con quanto sostenevo, ovvero che il processo di accettazione sociale di una forma d'arte necessita di tempo. Come dicevo, non metto un veto, anzi, ma ritengo che i tempi non siano ancora sufficientemente maturi. Per questo sono partito unicamente dal contestare una posizione certa ed assoluta sulla questione,
Necessita di tempo, ma da ieri, in Italia, il videogioco è arte al pari del Cinema, ha lo stesso regime fiscale.
Non lo sapevo manco io, pensa, l'ho trovato ora per sbaglio.
 

ShaunandEd

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In parte si astrae, ma poi ha fame.
Mia moglie - la mia futura moglie - è un professore d'orchestra, maestro d'arpa; ti posso assicurare che il settore di questi tempi fa molta fatica ad astrarsi da processi cognitivi meramente utilitaristici.

Più che all'economia, al bisogno, alla necessità; siamo schiavi del bisogno, della necessità, per dirla come la direbbe Spinoza, non siamo liberi a meno di non essere asceti.
L'economia è solo quella scienza che regola i bisogni in condizioni di limitatezza di risorse.
Al netto dell'inevitabile solidarietà per tua moglie, per quel che può valere, ritengo che una condizione non escluda necessariamente l'altra, ovvero si può fare arte per la pagnotta ma anche fine a se stessa. Esattamente al pari di quanto può accadere ad un pensiero religioso, ideologico o filosofico, come ben sa proprio il da te citato Spinoza, le cui coerenza lo portò ad una emarginazione sociale drammatica. Il costo, per restare in termini economici, della propria libertà di pensiero, il cui valore, sempre termine economico, ha considerato inestimabile e non qualificabile.
Penso che sia ascrivibile ad una interpretazione rigorosamente positivista e deterministica una asserzione per la quale l'arte stia unicamente alla base di un processo di soddisfazione di un bisogno materiale.
Su questa questione differiamo d'opinione in maniera inconciliabile, e ci sta chiaramente.

Beh, se mi dici che un motus dominante può esserlo a prescindere da come venga percepito, allora il videogioco è arte a prescindere da come venga percepito.
Quando cade un albero in una foresta inabitata, fa rumore? In potenza il videogioco ha senza dubbio le qualità intrinseche per essere arte ma questa condizione non è di per sé sufficiente.
Anche se l'ho già detto, ci tengo a precisare che la mia personale posizione è che il videogioco possa costituire una forma d'arte. L'ho vissuta pad alla mano, su questo non ho dubbi. Anche qui però, per quel che può valere.

Schopenhauer, ripeto, era un gran gran volpone :D

Necessita di tempo, ma da ieri, in Italia, il videogioco è arte al pari del Cinema, ha lo stesso regime fiscale.
Non lo sapevo manco io, pensa, l'ho trovato ora per sbaglio.
Su tua segnalazione sono andato a leggere la notizia. Mi sembra un riconoscimento importante che va effettivamente nella direzione da te indicata. Verrà riconosciuto un credito fiscale fino al 25% del costo di produzione ad ogni videogioco "riconosciuto di valore culturale da un’apposita commissione esaminatrice". Magari ci vorranno meno di 50 anni...
 
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