1. Invecchiano
L'arte non invecchia. MAI. La Venere di Willendorf ha più di ventimila anni ma è ancora un capolavoro, ed ha un significato che noi possiamo tranquillamente cogliere, esprime un messaggio (la fertilità della donna) universale, e ripeto, ha ventimila anni. Nelle scuole si studiano l'Iliade e l'Odissea (che ricordo essere anche composizioni musicali) e come film perfino alcuni cortometraggi ed esperimenti di inizio secolo scorso appaiono estremamente attuali e godibili. I videogiochi no. Passi Tetris e qualche altro titolo assolutamente elementare da sala giochi, ma molti videogiochi negli anni 80/90 sono completamente ingiocabili senza utilizzare programmi o strumenti esterni (E lo erano già all'epoca, vedesi il necessario utilizzo di manuali e mappe stampate per risolvere alcuni rpg), e lo dico da ragazzo del 2003 il cui videogioco preferito ha 35 anni. Altro fattore collegato a questo punto, ma non fondamentale, nei videogiochi non esiste alcuna istituzione no-profit dedita alla cura e alla catalogazione, quando agli albori dell'umanità esistevano già biblioteche per la cura e la conversazione dei libri.
2. Non sono universali
Nel 99% delle discussioni “i videogiochi sono arte?” i sostenitori del sì prendono una gigantesca scorciatoia citando costantemente Ico, Shadow of the Colossus, TLOU o Metal Gear. Allora uno del fronte del no, per stuzzicare, dice “è Call of Duty (o Fortnite che mo’ va di moda)?” ottenendo due estremi contraddittori “sì” o “no” [non ho letto le altre risposte a questo topic quindi non se qualcuno ne ha parlato]. Io dico che sì, Ico, Shadow of the Colossus, TLOU,Metal Gear COD e Fortnite sono prodotti artistici (soprattutto l’ultimo, non sto scherzando, vedremo poi perché), ma allora anche i gestionali, gli strategici, i simulatori sono arte? Eppure, sono la trasposizione 1:1 di giochi da tavolo che garantiscono la medesima caratteristica fondamentale (l’interattività) anche nella loro forma originale? Nell’arte invece ciò non succede minimamente: tutte le forme, tutte le opere, di una determinata arte sono, appunto, arte: i greci scrivevano le peggio schifezze, i latini “Da me lo prenderai in culo e in bocca” (Catullo) ecc. le installazioni moderne, anche le più assurde, sono arte e così via. Insomma, l’arte è universale, va bene con tutto, i videogiochi no, certe forme, certi prodotti, non presentano alcuna forma d’arte perché di principio non possono
3. Sono schiavi dello sviluppo tecnologico
Ovvero per poter realizzare certi generi è stato necessario attendere la scoperta o lo sviluppo di nuove tecnologie, ed ancora oggi è necessario ciò. Già agli albori di qualunque altra forma d’arte, la creatività dell’uomo doveva scontrarsi solo con le sue conoscenze e la sua pazienza. Le Ziqqurat sono dei capolavori di ingegneria e architettura hanno migliaia di anni dietro le spalle e di certo i costruttori Sumeri non hanno dovuto aspettare che le memorie di archiviazione passassero da kilobyte a gigabyte (il più grande ostacolo per lo sviluppo dei videogiochi all’inizio fu proprio la pochissima memoria a disposizione). Collegandosi poi al punto 1, i videogiochi seguono necessariamente lo sviluppo tecnologico, e non accettano quasi mai il ritorno a tecniche o strumenti “antichi” (non sto parlando di pixel art, ma proprio di costruire videogiochi con vecchi strumenti e vecchie mentalità), quando nell’arte ho perso il conto di quante volte siano apparse correnti che iniziavano con neo-.
4. Sono un prodotto industriale
Spesso questo termine, nelle altre arti, è usato in termine dispregiativo, ma nel caso dei videogiochi è semplicemente la realtà: sono prodotti industriali, che richiedono una catena di montaggio, degli organi di produzione e distribuzione e così via. Esistono anche gli indie, ma quelli li definirei più prodotti “artigianali” che arte
A questo punto mi permetto di definire i videogiochi un prodotto al pari delle automobili: pensateci, le mie osservazioni sono completamente condivisibili in ambo i campi, senza alcuna eccezione. Quello dei “i videogiochi sono arte” l’ho sempre vista come una disperata ricerca per poter giustificare la propria passione, per poter dire “io gioco (???) arte”, quando, appunto, non credo esistano appassionati di auto che si mettano a chiedere su internet “ma le macchine sono arte?”
Ho sempre notato anche che la domanda sia posta sempre dopo l’uscita di un titolo story driven, di un Indie molti ispirato o di qualche progetto strambo (e con ciò mi ricollego al punto due), lasciando volutamente fuori quelli che io considero i veri videogiochi “Artistici” i multiplayer ed i sanbox, che a volte possono ibridarsi (vedesi Sea of Thieves), per il semplice motivo che ti permettono di giocare come vuoi, di creare qualcosa e, a volte, di condividere l’esperienza con altri giocatori, formando una sorta di coscienza collettiva (l’esempio più lampante di ciò è la morte di Lord British su Ultima Online), ma in tutte le discussioni alle quali ho partecipato sono sempre stati esclusi, nonostante Dwarf Fortress, il sandbox per antonomasia, sia finito in un museo
In conclusione, per me, nonostante i videogiochi possano presentare elementi artistici, questi vanno valutati singolarmente, ed il fulcro di ogni esperienza di gioco, il gameplay, non è “arte” se non in alcuni giochi, ma, appunto, l’arte non accetta la parola “alcuni”, quindi no. I videogiochi non sono arte, ma chiunque può essere un appassionato e non deve assolutamente vergognarsi o essere vittima di scherno