Katanagatari è una serie molto strana, che alla prima visione colpisce per uno stile grafico piuttosto diverso e molto colorato. C'è una narratrice onniscente che a volte anticipa gli eventi, mentre ogni episodio corrisponde ad un arco di tempo di un mese. Dodici episodi per dodici mesi di avventura, nel verso senso della parola.
Un'ambientazione indimenticabile, una trama 'alternativa'
Sottolineo che Katanagatari entra nel cuore del Giappone post-epoca feudale. Qui serve una nota storica e reale. Per chi non conoscesse l'era Sengoku (degli stati combattenti), è stato il Medioevo feudale, dove i casati vassalli dell'imperatore Ashikaga si sono coalizzati in alleanze ed in alcune fasi 'tutti contro tutti' per riformare il Giappone con stati capitanati da uno shogun (famoso il grande Oda Nobunaga che fece buona parte del lavoro di unificazione del paese). A spuntarla fu la dinastia Tokugawa, che ottenne il controllo feudale dell'intero Giappone.
In Katanagatari, è un'altra famiglia (fittizia) ad aver preso il controllo per via della presenza di dodici spade con poteri speciali forgiate da un grande fabbro. Le spade sono dunque il fulcro dell'avventura, la ricerca che può portare a scopi differenti. Tutti le vogliono per i loro scopi, qualunque essi siano.
I Personaggi e le Fazioni
Shichika è il protagonista, appare come un uomo giovane piuttosto vuoto a livello emotivo, con due occhi spalancati che possono voler dire tutto o niente. La sua vita tranquilla viene sconvolta quando incontra Togame, una autoproclamata stratega il cui obiettivo è la ricerca delle dodici spade sacre. Tuttavia, non ha le qualità per fronteggiare i nemici, per questa ragione assume, in maniera piuttosto fortuita, Shichika come guardia del corpo. Lo spettatore lo sa dall'inizio ma viene tenuto nascosto a Shichika ed agli altri personaggi: il padre di lui ha ucciso il padre di lei nella guerra precedente. Nonostante questo, Togame stringe un'alleanza con Shichika. Ed è amore, senza mezzucci narrativi di alcun tipo, lui dice "ho perso la testa per te" e decide di servirla fedelmente, considerandola il suo 'padrone'. Shichika lascia indietro la debole sorella Nanami, ammalata gravemente, per dedicarsi a questo viaggio con Togame. Fin dall'inizio, lui diventa un'arma al suo servizio, combatte i possessori delle spade e chiunque cerchi di ostacolare il suo percorso. Silenziosamente, uccide senza porsi domande, ma con il tempo comincia a provare empatia, risparmia alcuni avversari, con altri è spietato.
È un viaggio esistenziale per Shichika perché impara a convivere con le sue emozioni e, talvolta, la necessità di sopprimerle. Per Togame, tutto le è più facile perché si innamora del 'figlio del peggiore nemico', allo stesso tempo le è grata anche se non dimentica mai la sua missione ed il suo desiderio di vendetta. Nanami, invece, è ben più che una debole sorella indifesa, il suo corpo si rifiuta di morire e la sua volontà la porta a voler essere uccisa da suo fratello. Nel suo viaggio, stermina nemici e clan interi, è anche pronta ad eliminare Togame se necessario, al punto da dare una svolta al suo look, tagliandole la folta chioma di capelli che era sempre stata evidenziata dalla regia.
Incredibilmente, l'episodio 7 segna proprio un punto di svolta: questa avventura quasi giocosa assume un tono serio, comincia il dramma, anzi, si avvicina la tragedia e questa è presente in ogni episodio. I cattivi non sono 'cattivi', ma semplicemente hanno una specifica missione.
C'è la famiglia feudale, al servizio dell'Imperatore, rappresentata dalla principessa Hitei, il cui nome significa 'negazione'. Continua a negare quello che vuole, ma ha uno scopo ben preciso ed un servitore fedelissimo, Emozaemon, la 'spada' della principessa. Progressivamente, cresce l'importanza di questa fazione, si nota una sorta di rispetto velato fra Hitei e Togame, che ad ogni incontro non perdono l'occasione di criticarsi a vicenda. Emozaemon diventa sempre più importante, fino a diventare quello che si può definire il 'boss finale', al punto che Shichika ammette che lo considera l'unico che possa ucciderlo.
C'è la Maniwa Corporation, un gruppo di mercenari che all'inizio ha una presenza comica: vestiti ridicoli da animali ed attacchi che falliscono sempre. Invece, si crea un legame fra lo spettatore ed i suoi membri, impossibile non amare il timido Pinguin, forse il più giovane dell'intero gruppo, praticamente un bambino che si trova coinvolto in una guerra più grande di lui. La storia è crudele nei confronti della Maniwani, questi mercenari vengono sterminati uno dopo l'altro. L'esempio cruciale è nell'episodio 11, Pinguin viene ferito gravemente dal suo leader dopo che è entrato in possesso di una spada maledetta, viene salvato dai protagonisti e, come lo spettatore si aspetterebbe, sopravvive. Interviene Emozaemon per eliminarlo, ma lui dice "non posso essere colpito dai tuoi proiettili" perché è fortunato. Invece, i proiettili rimbalzano e questa fortuna viene violata, spingendo Pinguin verso una tragica fine in una scena agghiacciante e di forte impatto.
Il finale è una tragedia, ma non quella che ci si aspetterebbe.
Proseguendo con la trama, le rivelazioni sono sorprendenti: Shichika è la tredicesima spada forgiata dal fabbro Shikizaki Kiki, il suo mezzo per sconvolgere il Giappone e portarlo verso l'annientamento. C'è una predizione: il Giappone verrà distrutto dall'esterno. La storia non è la stessa del mondo reale, non ci sono i Tokugawa a 'salvare' il Giappone con la chiusura del mercato con i portoghesi, spingendo il Giappone ad una chiusura durata fino a due secoli fa. Lì, il Giappone rischia di essere distrutto dall'interno ad un solo uomo: Shichika. Il piano di Shikizaki si concretizza in una scena sorprendente alla fine dell'undicesimo episodio: Togame viene colpita a morte da Emozaemon, Shichika può solo osservare la scena senza poter far nulla per salvarla.
Ed è qui che esplode la tragedia, non nella morte di lei ma nelle sue parole: "io ti avrei ucciso, è vero che ti ho amato ma quella non era la parte predominante di me." Un viaggio che per lui è stato rappresentativo di un cambiamento che l'ha reso un uomo più che una spada, mentre per lei è stata una finzione. Poi quell'ultimo e triste ordine "dimenticami e sopravvivi." Ma la sua padrona è ormai morta, Shichika sceglie il suo destino, che poi era lo stesso voluto da Shikizaki per lui: andare incontro alla morte distruggendo l'ordine naturale del Giappone. Ed è qui che la negazione rappresentata dalla principessa Hitei si concretizza: lei ha la possibilità di sovvertire l'ordine, di ingannare l'Imperatore e guidarlo alla morte. Shichika elimina ogni ostacolo sul suo percorso, confrontandosi con il nemico naturale Emozaemon in un duello mortale, ma da cui sopravvive, quasi come se si trattasse di una delusione.
Il risultato finale? La tragedia non porta ad alcun cambiamento, il Giappone è salvo, le spade distrutte da Shichika. Lui si ritrova a vivere, lo si vede ormai pronto ad intraprendere una nuova avventura nella vita. "Dimenticami e sopravvivi", l'ultimo ordine dell'amata Togame. Ha cercato di morire per non doverla dimenticare, ma, sopravvivendo, l'ha onorata dimenticandola. Non c'è alcun accenno a lei e si può intravedere un suo nuovo legame romantico.
Togame quasi sparisce dalla storia, lei che questa storia l'ha forgiata usando Shichika per recuperare le spade.
Il giudizio finale
Katanagatari è un'opera profonda, molto discorsiva, non esente da imperfezioni (il finale dell'episodio 4 è una trollata inaccettabile!) Ogni scena d'azione viene rallentata dai dialoghi, o forse lo si può leggere come 'discorsi interrotti dall'azione', perché alla fine dei conti è un romanzo, è una storia, l'azione è marginale rispetto al mutamento dettato dai dialoghi stessi.
Akira Kurosawa ha trascorso l'intera carriera cinematografica a parlare del Giappone dei tempi che fu, descrisse la guerra come un orrore che porta alla tragedia. Nisioisin non va poi tanto lontano da questa visione: Katanagatari è una tragedia, ma che non termina come lo spettatore si aspetterebbe. Non è Shichika, un 'death seeker', a morire, bensì Togame.
Sicuramente me la sento di dare a questa serie un 9 su 10, forse pure un 9.5 per quanto mi abbia lasciato qualcosa su cui riflettere. Consigliata vivamente a tutti.