L'angolo del lettore acquisti recenti, commenti e consigli

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Ragazzi sapete consigliarmi qualche buon libro fantasy?l'ultimo che ho letto e stato games of trhone:sisi:

 
Grazie non l'avevo visto:sisi: comunque di fantasy sono di bocca buona solo che cerco una cosa abbastanza matura:sisi:
Ti consiglio i soliti:- Trilogia di Mistborn by Sanderson

- Trilogia della Prima Legge by Abercrombie

- Trilogia dei Lungavista by Hobb

- La serie dei Drenai by Gemmell

- La serie di Geralt (the Witcher)

Trovi tutto i dettagli nel thread (se hai voglia di spulciarlo) oppure guarda qui:

http://la-porta-sui-mondi.blogspot.it/p/indice-bio-e-biblio.html

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The Witcher mi ispira ma costa troppo:asd:

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Abercrombie risulta introvabile il primo libro:tristenev:

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The Witcher mi ispira ma costa troppo:asd:
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Abercrombie risulta introvabile il primo libro:tristenev:

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Con i problemi che la Gargoyle ha avuto trovare la trilogia della Prima Legge sta quasi diventando impossibile, dovresti farti un giro per le librerie (magari piccole) oppure tenere d'occhio Libraccio

 
Con i problemi che la Gargoyle ha avuto trovare la trilogia della Prima Legge sta quasi diventando impossibile, dovresti farti un giro per le librerie (magari piccole) oppure tenere d'occhio Libraccio
Infatti l'unica soluzione sarebbe girare in giro perchè online trovi poco niente:sadfrog:

 
Cosa ne pensate?

Da parte mio conosco un discreto numero di lettori e non pensavo che la situazione fosse così tragica :sad:
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Occhio che Armi, acciaio e malattie inizia ad essere un po' datato come libro e come concezione che si ha del mondo e dell'antropologia :sisi: Infatti nei libri successivi l'idee di Diamond prendono un'altra piega. Comunque libro stupendo io l'ho studiato per l'università (ce l'ho anche autografato ?). Se ti è piaciuto dovresti leggere le sue opere più recenti come Collasso e Il mondo fino a ieri. In certe cose si ripete e forse non è consigliabile leggerli di seguito, ma restano molto fruibili e scorrevoli.
Capito grazie mille, mi segno senz'altro i suoi successivi allora.

 
Cosa ne pensate?
Da parte mio conosca un discreto numero di lettori e non pensavo che la situazione fosse così tragica :sad:
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La cosa grave (dal mio punto di vista) è l'età. Anche io conosco molti lettori ma della mia età. Solo una trentina di bambini su 100 che non prendono libro al di fuori di quello scolastico è di una tristezza assoluta. È un po' come quelli che ascoltano solo rap commerciale e non conoscono musica tipo rock o jazz.

 
Perché perdere tempo a leggere un libro quando posso seguire le storie dei miei beniamini su instagram:sisi:

 
Domani nella battaglia pensa a me, Marías Javier (Einaudi)

“Domani nella battaglia pensa a me, quando io ero mortale, e lascia cadere la tua lancia rugginosa. Che io pesi domani sopra la tua anima, che io sia piombo dentro al tuo petto e finiscano i tuoi giorni in sanguinosa battaglia. Domani nella battaglia pensa a me, dispera e muori." (Riccardo III, Shakespeare)

Victor è un uomo molto semplice, uno sceneggiatore indifferente alle effusioni e consapevole dell'imparzialità del reale; una sera si vede con Marta, una donna sposata che sta per macchiare di adulterio il rapporto col proprio marito; sta per (non sta), è sul punto di, si sta spogliando, è sul letto che si spoglia, il reggiseno e i vestiti e le lenzuola si muovono lentamente insieme con lei; ma no, non si macchia di alcun peccato, non tradisce il marito, perché subito prima di farlo, quando sta per farlo, muore.

Victor è lì accanto a lei e la vede agonizzare, ne vede gli occhi chiudersi per l'ultima volta. Lui, sostanzialmente un estraneo, è l'unico che la vede morire.

Domani nella battaglia pensa a me è un romanzo particolare. Le tematiche che affronta sono varie, e le due principali, almeno secondo me, sono la morte (in senso ampio: morte fisica, morte emotiva, morte dei ricordi) e l'inconsistenza delle apparenze, di ciò che effettivamente ci pare ben definito: neanche a dirlo che le due cose si legano, e l'apparente è falso proprio perché è destinato a decadere. "Tutto il tempo è inutile", ogni nostra parola affetto e silenzio sono destinati a scomparire, a morire. Così anche le persone.

Sulla scena accade sempre poco. La scrittura di Marías è sopraffine, il (non)dominio della prosa impressionante; ma è anche una scrittura estremamente riflessiva, talvolta morbosa, lenta, lentissima, è un gomitolo di periodi e parole che si ingarbugliano; la narrazione di una scena semplicissima richiede pagine e pagine, perché non è mera narrazione e perché i pensieri del protagonista sono un fiume in piena, e questo fiume modella costantemente il reale, è sempre espresso e ben presente, è importante tanto quanto ciò che accade davvero.

Un raccontare così esplicitamente tortuoso non è per tutti, è chiaro. E anche colui "per cui l'opera è", anche egli probabilmente avrà, almeno all'inizio, qualche difficoltà. Ma una volta entrati in sintonia con la voce di Victor (e di Marías), l'opera si svela nella sua bellezza e unicità, e la (non)storia nella sua profondità.

Io, Agamennone, Guidorizzi Guido (Einaudi)

Molto bello. Una sorta di "saggio narrativo" che cerca attraverso il racconto più o meno diretto di veicolare episodi e storie del mondo omerico e insieme informazioni riguardo la società del periodo, ossessionata dalla gloria, in balia del volere degli dèi e oggi più affascinante che mai.

La semplicità stilistica con cui Guidorizzi scrive permette un approccio diretto con la bellezza degli eventi in se stessi, senza troppi fronzoli si vivono le vicende di Achille e Patroclo, di Ettore e Andromaca, di Elena e Paride nella loro poesia intrinseca ed eterna. Chiaro che leggere Omero resti un'altra cosa; tuttavia da un punto "divulgativo" l'opera di Guidorizzi è riuscitissima perché, come volevano Aristotele e soprattutto Orazio, unisce l'"utile" al "dulci", informa e fa assaporare storie splendide liberandole dalla complessità che, chiaramente, coinvolge oggi la lettura in prima persona dell'Iliade e dell'Odissea.

E fra parentesi, mi ha fatto venire una voglia assurda di leggere almeno l'Iliade, chissà se quest'anno...

 
Domani nella battaglia pensa a me, Marías Javier (Einaudi)
“Domani nella battaglia pensa a me, quando io ero mortale, e lascia cadere la tua lancia rugginosa. Che io pesi domani sopra la tua anima, che io sia piombo dentro al tuo petto e finiscano i tuoi giorni in sanguinosa battaglia. Domani nella battaglia pensa a me, dispera e muori." (Riccardo III, Shakespeare)

Victor è un uomo molto semplice, uno sceneggiatore indifferente alle effusioni e consapevole dell'imparzialità del reale; una sera si vede con Marta, una donna sposata che sta per macchiare di adulterio il rapporto col proprio marito; sta per (non sta), è sul punto di, si sta spogliando, è sul letto che si spoglia, il reggiseno e i vestiti e le lenzuola si muovono lentamente insieme con lei; ma no, non si macchia di alcun peccato, non tradisce il marito, perché subito prima di farlo, quando sta per farlo, muore.

Victor è lì accanto a lei e la vede agonizzare, ne vede gli occhi chiudersi per l'ultima volta. Lui, sostanzialmente un estraneo, è l'unico che la vede morire.

Domani nella battaglia pensa a me è un romanzo particolare. Le tematiche che affronta sono varie, e le due principali, almeno secondo me, sono la morte (in senso ampio: morte fisica, morte emotiva, morte dei ricordi) e l'inconsistenza delle apparenze, di ciò che effettivamente ci pare ben definito: neanche a dirlo che le due cose si legano, e l'apparente è falso proprio perché è destinato a decadere. "Tutto il tempo è inutile", ogni nostra parola affetto e silenzio sono destinati a scomparire, a morire. Così anche le persone.

Sulla scena accade sempre poco. La scrittura di Marías è sopraffine, il (non)dominio della prosa impressionante; ma è anche una scrittura estremamente riflessiva, talvolta morbosa, lenta, lentissima, è un gomitolo di periodi e parole che si ingarbugliano; la narrazione di una scena semplicissima richiede pagine e pagine, perché non è mera narrazione e perché i pensieri del protagonista sono un fiume in piena, e questo fiume modella costantemente il reale, è sempre espresso e ben presente, è importante tanto quanto ciò che accade davvero.

Un raccontare così esplicitamente tortuoso non è per tutti, è chiaro. E anche colui "per cui l'opera è", anche egli probabilmente avrà, almeno all'inizio, qualche difficoltà. Ma una volta entrati in sintonia con la voce di Victor (e di Marías), l'opera si svela nella sua bellezza e unicità, e la (non)storia nella sua profondità.

Io, Agamennone, Guidorizzi Guido (Einaudi)

Molto bello. Una sorta di "saggio narrativo" che cerca attraverso il racconto più o meno diretto di veicolare episodi e storie del mondo omerico e insieme informazioni riguardo la società del periodo, ossessionata dalla gloria, in balia del volere degli dèi e oggi più affascinante che mai.

La semplicità stilistica con cui Guidorizzi scrive permette un approccio diretto con la bellezza degli eventi in se stessi, senza troppi fronzoli si vivono le vicende di Achille e Patroclo, di Ettore e Andromaca, di Elena e Paride nella loro poesia intrinseca ed eterna. Chiaro che leggere Omero resti un'altra cosa; tuttavia da un punto "divulgativo" l'opera di Guidorizzi è riuscitissima perché, come volevano Aristotele e soprattutto Orazio, unisce l'"utile" al "dulci", informa e fa assaporare storie splendide liberandole dalla complessità che, chiaramente, coinvolge oggi la lettura in prima persona dell'Iliade e dell'Odissea.

E fra parentesi, mi ha fatto venire una voglia assurda di leggere almeno l'Iliade, chissà se quest'anno...
"mi piace"

 
Domani nella battaglia pensa a me, Marías Javier (Einaudi)
“Domani nella battaglia pensa a me, quando io ero mortale, e lascia cadere la tua lancia rugginosa. Che io pesi domani sopra la tua anima, che io sia piombo dentro al tuo petto e finiscano i tuoi giorni in sanguinosa battaglia. Domani nella battaglia pensa a me, dispera e muori." (Riccardo III, Shakespeare)

Victor è un uomo molto semplice, uno sceneggiatore indifferente alle effusioni e consapevole dell'imparzialità del reale; una sera si vede con Marta, una donna sposata che sta per macchiare di adulterio il rapporto col proprio marito; sta per (non sta), è sul punto di, si sta spogliando, è sul letto che si spoglia, il reggiseno e i vestiti e le lenzuola si muovono lentamente insieme con lei; ma no, non si macchia di alcun peccato, non tradisce il marito, perché subito prima di farlo, quando sta per farlo, muore.

Victor è lì accanto a lei e la vede agonizzare, ne vede gli occhi chiudersi per l'ultima volta. Lui, sostanzialmente un estraneo, è l'unico che la vede morire.

Domani nella battaglia pensa a me è un romanzo particolare. Le tematiche che affronta sono varie, e le due principali, almeno secondo me, sono la morte (in senso ampio: morte fisica, morte emotiva, morte dei ricordi) e l'inconsistenza delle apparenze, di ciò che effettivamente ci pare ben definito: neanche a dirlo che le due cose si legano, e l'apparente è falso proprio perché è destinato a decadere. "Tutto il tempo è inutile", ogni nostra parola affetto e silenzio sono destinati a scomparire, a morire. Così anche le persone.

Sulla scena accade sempre poco. La scrittura di Marías è sopraffine, il (non)dominio della prosa impressionante; ma è anche una scrittura estremamente riflessiva, talvolta morbosa, lenta, lentissima, è un gomitolo di periodi e parole che si ingarbugliano; la narrazione di una scena semplicissima richiede pagine e pagine, perché non è mera narrazione e perché i pensieri del protagonista sono un fiume in piena, e questo fiume modella costantemente il reale, è sempre espresso e ben presente, è importante tanto quanto ciò che accade davvero.

Un raccontare così esplicitamente tortuoso non è per tutti, è chiaro. E anche colui "per cui l'opera è", anche egli probabilmente avrà, almeno all'inizio, qualche difficoltà. Ma una volta entrati in sintonia con la voce di Victor (e di Marías), l'opera si svela nella sua bellezza e unicità, e la (non)storia nella sua profondità.
Non conosco ma bellissimo commento, mi hai incuriosito.

Già che ci sono, negli ultimi giorni mi sono dato un'occhiata a Il viaggio dell'eroe di Vogler, consigliato dall'utente The_BACH in sezione Cinema. Letto un po' di sfuggita perché non ho trovato entusiasmante la teoria fondamentale dell'opera (poco più che uno schema dialettico piuttosto basilare, rilevato dalla struttura del mito per essere applicato a quella della sceneggiatura e della narrativa, più in generale), rappresenta comunque uno schema pratico senz'altro molto utile per gli addetti ai lavori (con tanto di domande di fine capitolo, molto carine e puntuali per chiunque volesse iniziare ad addentrarsi nell'analisi). Da profano e da scettico rispetto a certi aspetti della teoria (che comunque l'opera è tutt'altro che imperativa nel proporre) è comunque sempre affascinante poter vedere le cose dal punto di vista dei professionisti, e ho trovato interessanti alcune osservazioni pratiche di Vogler (in particolare quelle sulle tecniche di costruzione e valutazione degli archi narrativi) che probabilmente non dimenticherò.

 
anche tu :sisi:

Non conosco ma bellissimo commento, mi hai incuriosito.
Già che ci sono, negli ultimi giorni mi sono dato un'occhiata a Il viaggio dell'eroe di Vogler, consigliato dall'utente The_BACH in sezione Cinema. Letto un po' di sfuggita perché non ho trovato entusiasmante la teoria fondamentale dell'opera (poco più che uno schema dialettico piuttosto basilare, rilevato dalla struttura del mito per essere applicato a quella della sceneggiatura e della narrativa, più in generale), rappresenta comunque uno schema pratico senz'altro molto utile per gli addetti ai lavori (con tanto di domande di fine capitolo, molto carine e puntuali per chiunque volesse iniziare ad addentrarsi nell'analisi). Da profano e da scettico rispetto a certi aspetti della teoria (che comunque l'opera è tutt'altro che imperativa nel proporre) è comunque sempre affascinante poter vedere le cose dal punto di vista dei professionisti, e ho trovato interessanti alcune osservazioni pratiche di Vogler (in particolare quelle sulle tecniche di costruzione e valutazione degli archi narrativi) che probabilmente non dimenticherò.
non conoscevo minimamente questo testo ma gli studi sugli archetipi, i motivi e le strutture delle narrazioni sono un sacco affascinanti imho (ad es. mi incuriosisce assai Morfologia della fiaba di Propp)

 
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non conoscevo minimamente questo testo ma gli studi sugli archetipi, i motivi e le strutture delle narrazioni sono un sacco affascinanti imho (ad es. mi incuriosisce assai Morfologia della fiaba di Propp)
Concordo sulle seconde, meno sui primi – personalmente non li trovo interessantissimi. Proprio oggi mi è arrivato in biblioteca Manuale del film di Rondolino e Tomasi, consigliatomi sempre di là, per questo son più curioso.

 
Cosa ne pensate?
Da parte mio conosca un discreto numero di lettori e non pensavo che la situazione fosse così tragica :sad:
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Terrificante, specialmente per la mia regione... Non pensavo che la situazione fosse così disastrosa, conosco e ho amici lettori (accaniti e non), ma fino a questo punto...

 
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