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  • Autore discussione Autore discussione Gianpi
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L'esempio dell'età della pietra l'ho riportato per far presente all'altro utente che anche in uno stato chiamato "naturale" (che lui ha usato per provare che non esistono differenze tra maschio e femmina) esistevano già distinzioni nel modo di approcciarsi.
Io non ho usato "in natura" in quel modo. Volevo dire che la biologia ci dice che la donna ha l'utero e l'uomo no (per tutto il resto c'è mastercard, no scherzo), ma non ci dice chi può mettersi lo smalto sulle unghie e chi no. Tant'è che per esempio in campo artistico il sesso maschile l'ha fatto nel passato relativamente recente e continua a farlo tuttora senza implicare necessariamente qualcosa che abbia a che fare con genere e orientamento sessuale. Per poter essere libero di esprimersi senza false barriere innalzate arbitrariamente da altri prima della sua nascita penso che un figlio abbia il diritto di sapere da una parte che la donna ha l'utero mentre l'uomo no e dall'altra cosa invece ci siamo inventati per x ragioni.
Lo smalto per le unghie, la gonna, il rossetto, nella nostra cultura, sono sempre stati simboli di femminilità. Non penso ci sia niente di male nello spiegare anche questo a tuo figlio, piuttosto che tenerlo all'oscuro di evidenti dinamiche sociali e culturali che hanno sempre fatto parte della nostra civiltà.
Intanto mi associo a Y2Valiant, poi visto che si parlava dello smalto sulle unghie:


It all started with the Ancient Babylonians. Intriguingly enough, it was men, not women, who started polishing their nails. It is assumed that Babylonian soldiers painted their nails green and black before combat.

They believed that the look of their war-painted nails would instil fear among adversaries. Archaeological evidence of a solid gold manicure set was unearthed in Southern Babylonia dating 3, 200 BC, as a part of a combat equipment. Similar to the Ancient Babylonians, the Inca people received nail treatments before going into battle.


The history of nail polish goes farther back than you might imagine. Today we think of nail art as fun and pretty, but originally it was a scare tactic. Around 3,200 BC, Babylonian soldiers reportedly stained their fingernails with green and black kohl as a way to intimidate their enemies.

In più:


IL REGNO GENDERLESS DI ELISABETTA I

Durante il regno di Elisabetta I, gli uomini britannici si truccavano più delle donne. Erano soliti curare la pelle realizzando maschere con ingredienti naturali, come uova e miele, proprio come facciamo noi oggi. Inoltre, tutti aspiravano a un incarnato pallido, per questo utilizzavano polveri bianche per creare una sorta di cipria rudimentale, utile a sbiancare la pelle. Dopo il regno di Elisabetta I, il trucco cadde in disgrazia, in parte perché era formulato (soprattutto i rossetti) con piombo, sostanza tossica, causa di molti decessi, e in parte per volere della regina Vittoria, al trono sino alla fine del XIX secolo, che ne vietò l’uso, ritenendolo volgare e associandolo al mestiere della prostituta. Fu così che gli uomini, così come le donne, smisero di truccarsi fino a quando l'industria del trucco non si modernizzò, rimuovendo tutto il piombo dalle formule, cosa che successe tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo.

'900: LA SVOLTA AL FEMMINILE DELLA PUBBLICITÀ

Quando il trucco tornò di moda, all'inizio del XX secolo, la sua comunicazione pubblicitaria era interamente concentrata sulle donne. E infatti fu colpa proprio della pubblicità se il trucco nel corso della storia si trasformò in una pratica di genere esclusiva, creando una nuova cultura in cui solo alle donne era concesso truccarsi. Cultura discriminatoria, che in parte va avanti anche oggi, nella quale i maschi che indossavano il trucco venivano associati al mondo omosessuale e di conseguenza insensatamente discriminati.
Dire che una cosa è un costrutto sociale non basta a svalorizzarla o a toglierle legittimità.
Il maschio che si mette lo smalto e chi fa presente che ci sono maschi che se lo mettono non stanno togliendo legittimità a chi non lo fa, infatti non a caso si usa il termine "inclusione" e non "sostituzione", mentre casomai sei tu che vuoi togliere legittimità a chi lo fa rimuovendolo dalla cronaca della realtà.
E non ci vedo niente di male nella maglietta con quella scritta. Ha lo stesso valore di una maglietta con su scritto "La terra non è piatta".
No, perché gli studi sulla sessualità umana non hanno l'immediatezza e l'esattezza dell'evidenza empirica raggiunta ad esempio dalle immagini satellitari o dai video della Stazione Spaziale Internazionale. Non esiste un oggetto che orbita intorno alla sessualità umana e ti restituisce prove visive inconfutabili della sua unica forma.
 
Ultima modifica:
Dire che l'Inghilterra di Elisabetta fosse gender neutral solo perché uomini e donne si truccavano, equivale a prendere una piccola frase detta da una persona in un podcast di tre ore e strumentalizzarla, dandole un significato a piacimento estraendola dal contesto. È una generalizzazione comoda.
Anche in quel periodo esistevano distinzioni nel vestire in base al genere/sesso. Il primo esempio che mi viene in mente è la gonna. Quella delle donne era gonfiata e sfarzosa, e arrivava ai piedi, mentre quella degli uomini era più "slim" e arrivava al ginocchio.

Stesso discorso vale per i babilonesi, i usavano tuniche e ornamenti differenziati non solo in base al rango, ma anche in base al sesso.

Uomo e donna magari avranno cambiato modo di esprimersi, ma c'è sempre stata una distinzione. Tu invece proponi un annullamento di qualsiasi differenziazione.

Che poi, aprendo una piccola parentesi, se il differire in base al genere è una cosa da abolire, vorrei capire perché il movimento LGTPQIA+ ha questa necessità di differenziare al limiti del paradosso qualsiasi piccola differenza di orientamento sessuale, pensiero, gusto ecc. Mi sembra una contraddizione. Invece di cercare di annullare una catalogazione semplice, scientifica e basica a favore di una fantasiosa, personale e variabile, l'approccio più corretto sarebbe annullare qualsiasi catalogazione e basta. Chiamiamoci semplicemente esseri viventi.

No, perché gli studi sulla sessualità umana non hanno l'immediatezza e l'esattezza dell'evidenza empirica raggiunta ad esempio dalle immagini satellitari o dai video della Stazione Spaziale Internazionale. Non esiste un oggetto che orbita intorno alla sessualità umana e ti restituisce prove visive inconfutabili della sua unica forma.
A dire il vero la biologia ha le idee molto chiare sulla questione. Si nasce uomo o donna, qualificabili dal complesso dei caratteri anatomici e fisiologici che, negli organismi a riproduzione sessuale, contraddistinguono i maschi e le femmine della stessa specie. Non esiste alcuna altra variante (si potrebbe azzardare un intersex, ma quello rimane un "errore", passami il termine, ed è comunque una combinazione dei due, unici sessi).



Ciò non significa che non possano esistere maschi femminili o donne mascoline, ma la loro natura non potrà mai cambiare. L'uomo femminile rimane uomo, la donna mascolina rimane donna. È il loro tratto caratteriale che subisce una variazione, non la loro natura immutabile.



Anche l'orientamento sessuale non cambia questa verità biologica.



Che poi vorrei confrontarmi su un dubbio che ho circa questa ideologia, ed è il seguente: se le differenze culturali che esistono nella società (o che sono esistite in altre culture) non definiscono uomo e donna, e se neanche la biologia (caratteri anatomici e fisiologici) ci danno alcuna informazione se siamo uomo o donna... Come facciamo a capire se siamo effettivamente uomo o donna? Un uomo che abbraccia
questa ideologia e che vuole diventare una donna, cosa vuole diventare in realtà, se organi genitali, modo di vestirsi, ruolo nella società e modo di esprimersi non sono dati che ci forniscono una prova di questa identità?



A tal proposito, vorrei conoscere la tua opinione sul video che ho messo prima. Lo metto qui sotto spoiler nel caso ti scocciassi di cercare.



 
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Sapevo che prima o poi almeno una volta l'avrei sbagliato, ho tenuto per troppo tempo :rickds: In passato altre t sono state cancellate in tempo. Ma non questa, non questa, la maledetta ce l'ha fatta
In realtà il mio nick è sempre stato senza T, sin da quando nacque su WoW come shaman draeneo a cavallo tra TBC e WOTLK.
Poi ha avuto diverse aggiunte come il PrinceValian (sul PSN è quello), qui Y2Valian (per citare uno dei miei wrassler preferito Jericho, che ritornò in WWE proprio in quel periodo ed uno dei soprannomi di Jericho è proprio Y2J, citando il Y2K).
Insomma tutta questa filippica per dire che non ho mai avuto una T alla fine, nonostante il cartone animato era proprio ValianT.



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Dire che l'Inghilterra di Elisabetta fosse gender neutral solo perché uomini e donne si truccavano, equivale a prendere una piccola frase detta da una persona in un podcast di tre ore e strumentalizzarla, dandole un significato a piacimento estraendola dal contesto. È una generalizzazione comoda.
Anche in quel periodo esistevano distinzioni nel vestire in base al genere/sesso. Il primo esempio che mi viene in mente è la gonna. Quella delle donne era gonfiata e sfarzosa, e arrivava ai piedi, mentre quella degli uomini era più "slim" e arrivava al ginocchio.

Stesso discorso vale per i babilonesi, i usavano tuniche e ornamenti differenziati non solo in base al rango, ma anche in base al sesso.
Io non credo intendesse che era una società gender neutral, ma che alcune cose che appartengono a un genere, nel corso della storia, sono passati all'altro e che quindi non sono legate al sesso, ma alla moda, che è un fatto prettamente storico. Nessuno storce il naso quando sente che gli scozzesi indossano le gonne, per questo il discorso non è biologico, ma culturale, nessuno mette in discussione che le donne hanno la vagina e gli uomini il pene.
Uomo e donna magari avranno cambiato modo di esprimersi, ma c'è sempre stata una distinzione. Tu invece proponi un annullamento di qualsiasi differenziazione.
Ma è proprio questa la critica. Il fatto che sia sempre stato così, non significa che debba esserlo. I poveri sono sempre esistiti, significa forse che devono necessariamente esistere? Io mi auguro di no. E idem queste distinzioni, perché la scienza ci ha dato gli strumenti per capire che la distinzione in sé non è errata ed è biologicamente fondata, ma non deve ripercuotersi sulla società poiché sfocia in discriminazione e gerarchizzazione. E non è l'annullamento e la negazione delle differenze tra sessi, quanto l'annullamento delle differenze sociali che questo ha portato con sé.
Che poi, aprendo una piccola parentesi, se il differire in base al genere è una cosa da abolire, vorrei capire perché il movimento LGTPQIA+ ha questa necessità di differenziare al limiti del paradosso qualsiasi piccola differenza di orientamento sessuale, pensiero, gusto ecc. Mi sembra una contraddizione. Invece di cercare di annullare una catalogazione semplice, scientifica e basica a favore di una fantasiosa, personale e variabile, l'approccio più corretto sarebbe annullare qualsiasi catalogazione e basta. Chiamiamoci semplicemente esseri viventi.
Infatti è un movimento molto eterogeneo, non tutti concordano con il proliferare delle identità (me compreso), ma queste sono nate dall'esigenza di rivendicare dei diritti specifici e di creare comunità solidali. Ogni movimento di rivendicazione identitario si basa su questo principio e la speranza è che a un certo punto non saranno più necessari, in una società finalmente equa. I movimenti, da che mondo e mondo, una volta ottenuto ciò che voglio (almeno a livello macro), perdono ciò che li lega e pian piano si affievoliscono fino a diventare marginali (prevalentemente alimentati da estremismi).
Ciò non significa che non possano esistere maschi femminili o donne mascoline, ma la loro natura non potrà mai cambiare. L'uomo femminile rimane uomo, la donna mascolina rimane donna. È il loro tratto caratteriale che subisce una variazione, non la loro natura immutabile.



Anche l'orientamento sessuale non cambia questa verità biologica.
Non stai capendo il punto e il discorso dell'orientamento sessuale è una costruzione, tant'è che gli animali gay esistono. Qua non si parla di natura, si parla di costruzioni concettuali come mascolino e femminino, spacciati come tratti caratteriali, ma che risentono, invece, di una costruzione di ruoli che crea problemi, perché difficilmente un uomo dirà mai con gioia "sì, lo so, ho dei tratti femminili" perché culturalmente non è visto di buon grado, modificando questa costruzione si dovrebbe risolvere il problema e la smetteremo di raccontarci che gli uomini non sono emotivi, non piangono, non provano emozioni, ecc. Il tema è questo, se vuoi in questi giorni provo a spiegartelo nella maniera più chiara, precisa e sintetica possibile, ma devi partire dalla distinzione tra biologia e cultura, tra natura animale e secondo natura culturale. Senza quella non facciamo un passo.
Che poi vorrei confrontarmi su un dubbio che ho circa questa ideologia, ed è il seguente: se le differenze culturali che esistono nella società (o che sono esistite in altre culture) non definiscono uomo e donna, e se neanche la biologia (caratteri anatomici e fisiologici) ci danno alcuna informazione se siamo uomo o donna... Come facciamo a capire se siamo effettivamente uomo o donna? Un uomo che abbraccia
questa ideologia e che vuole diventare una donna, cosa vuole diventare in realtà, se organi genitali, modo di vestirsi, ruolo nella società e modo di esprimersi non sono dati che ci forniscono una prova di questa identità?
Ma non si sta negando la biologia, si sta negando ciò che ne consegue, le attitudini e i ruoli che uomini e donne dovrebbero avere. E le differenze culturali lo dimostrano, ci sono culture africane dove sono gli uomini a truccarsi, ci sono culture le donne sono più autoritarie e gli uomini lo sono meno, il discorso che si fa, detto in una frase è: non è il pene o la vagina che determina chi sei.
 
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Tutto quello che dici è vero anche invertendo i ruoli.

Esplicitalo, trasforma tutto quello che ho detto invertendo i ruoli.

Io la aspettavo sul serio, volevo capire come costruire la fase nel senso per cui sposarsi, adottare, insegnare va a penalizzare la parte non d'accordo. Questo non per addentrarmi nel tema specifico, quanto per dimostrare che non ha senso chiudere i discorsi con l' "essere liberi di", quando la tua libertà ne va a penalizzare altre.

Che poi vorrei confrontarmi su un dubbio che ho circa questa ideologia, ed è il seguente: se le differenze culturali che esistono nella società (o che sono esistite in altre culture) non definiscono uomo e donna, e se neanche la biologia (caratteri anatomici e fisiologici) ci danno alcuna informazione se siamo uomo o donna... Come facciamo a capire se siamo effettivamente uomo o donna? Un uomo che abbraccia
questa ideologia e che vuole diventare una donna, cosa vuole diventare in realtà, se organi genitali, modo di vestirsi, ruolo nella società e modo di esprimersi non sono dati che ci forniscono una prova di questa identità?
Parti da un punto fisso nel ragionamento. La biologia ti da informazioni sul sesso dell'individuo, il genere è invece il costrutto sociale.
Se un uomo vuole diventare donna, andrebbe prima chiarito cosa intende lui con donna e cosa vuole ottenere, immagino. Vuole essere riconosciuto come genere? Vuole privarsi del pene? Non lo so, ma è appunto la decostruzione di questo concetto di donna ad essere probabilmente la chiave del discorso. Dico probabilmente perché il mio interesse sul tema ad un certo punto si ferma. LO reputo comunque un tema che possa essere tranquillamente messo sul tavolo di discussione, non da relegare a "si fa così, punto": imparare non significa subire.

Personalmente reputo molto più interessanti, e forse importanti, altre implicazioni pratiche che dovrebbero trovare poi riscontro nella vita sociale, come il dubbio su come la legge/regole dovrebbe adattarsi ai nuovi costrutti.
O ancor il tema del linguaggio: immagino che adeguarsi al non offendere l'altro sia la base di una convivenza civile se sono una persona empatica (e in tal senso questa volta a parti invertite l'offeso dovrebbe capire se c'è stata veramente un'offesa nel dire signora), ma d'altra parte l'imposizione del linguaggio la vedo inutile oltre che inutilmente divisiva visto che la lingua si sviluppa in modo "naturale" seguendo l'evolversi della società.

Insomma, tornando al tema del punto fisso, dell'argomento ci sono tantissimi aspetti da snocciolare, ma qui rischiamo di fermarci già al dissentire/concordare sulla differenza fra genere e sesso. Legittima, ma enorme muro e non votata ad aprirsi ad un dibattito perché se la si nega subito non esiste alcun compromesso su quanto detto sopra.
 
O ancor il tema del linguaggio: immagino che adeguarsi al non offendere l'altro sia la base di una convivenza civile se sono una persona empatica (e in tal senso questa volta a parti invertite l'offeso dovrebbe capire se c'è stata veramente un'offesa nel dire signora), ma d'altra parte l'imposizione del linguaggio la vedo inutile oltre che inutilmente divisiva visto che la lingua si sviluppa in modo "naturale" seguendo l'evolversi della società.
Questo non è completamente vero, o meglio, la lingua si sviluppa e adatta secondo meccanismi non forzati, ma tutt'altro che naturali. E c'è da dire anche che l'apprendimento stesso di una lingua ha delle forme impositive che risentono delle scelte operate in passato. Non so se avete familiarità con il turco, però è una lingua costruita da Ataturk e imposta al suo popolo che, con l'apprendimento scolastico, si è radicata, idem con alcuni termini che Mussolini ha introdotto per rimpiazzare gli inglesismi e che la lingua italiana talvolta ha assorbito e mantenuto.

Questo non vuol dire che a un imposizione si deve rispondere con un'altra imposizione uguale e contraria, ma che quest'origine naturale, democratica e negoziale molto spesso restituisce solo una visione parziale. Anche perché è innegabile che ci sono figure che hanno un ruolo di influenza maggiore nel favorire cambiamenti linguistici (un tempo erano giornalisti e scrittori, in genere, adesso è un'altra delle cose passata nelle mani degli influencer).
 
Io non credo intendesse che era una società gender neutral, ma che alcune cose che appartengono a un genere, nel corso della storia, sono passati all'altro e che quindi non sono legate al sesso, ma alla moda, che è un fatto prettamente storico. Nessuno storce il naso quando sente che gli scozzesi indossano le gonne, per questo il discorso non è biologico, ma culturale, nessuno mette in discussione che le donne hanno la vagina e gli uomini il pene.
La moda cambia, certo, ma una cosa l'ha sempre accomunata fin da quando l'uomo ha iniziato a mettersi qualcosa addosso: uomini e donne hanno modi unici di vestirsi. Vuoi per praticità (come il reggiseno, utile per la donna ma inutile per l'uomo), vuoi perché questi due sessi fanno esperienza del mondo in modo diverso, e quindi si esprimono in modo diverso.

Ma è proprio questa la critica. Il fatto che sia sempre stato così, non significa che debba esserlo. I poveri sono sempre esistiti, significa forse che devono necessariamente esistere? Io mi auguro di no. E idem queste distinzioni, perché la scienza ci ha dato gli strumenti per capire che la distinzione in sé non è errata ed è biologicamente fondata, ma non deve ripercuotersi sulla società poiché sfocia in discriminazione e gerarchizzazione. E non è l'annullamento e la negazione delle differenze tra sessi, quanto l'annullamento delle differenze sociali che questo ha portato con sé.

Sì, ma ti sei mai chiesto perché questa differenziazione si ripete sempre? Forse è un fenomeno che prescinde la scelta arbitraria? Ha radici nell'inconscio, nella nostra natura? Nel campo sociale esiste il Gender-equality paradox, che mostra che nelle società egualitarie le differenze tra uomo e donna si accentuano.

"The gender equality paradox has also been used to describe gender differences in personality tests and preferences in more gender equal and wealthier countries, primarily in relation to studies conducted by Falk and Hermle (2018) and by Mac Giolla and Kajonius (2018). Falk and Hermle (2018) used the 2012 Gallup World Poll that explored the preferences of around 80,000 people from 76 different countries and found that richer and more gender-equal countries had bigger gender gaps in people’s preferences. Mac Giolla and Kajonius (2018) found that women tend to rate higher than men on all five facets of personality on the personality test and that the gap gets wider in countries that rank higher on the GGGI."

Infatti è un movimento molto eterogeneo, non tutti concordano con il proliferare delle identità (me compreso), ma queste sono nate dall'esigenza di rivendicare dei diritti specifici e di creare comunità solidali. Ogni movimento di rivendicazione identitario si basa su questo principio e la speranza è che a un certo punto non saranno più necessari, in una società finalmente equa. I movimenti, da che mondo e mondo, una volta ottenuto ciò che voglio (almeno a livello macro), perdono ciò che li lega e pian piano si affievoliscono fino a diventare marginali (prevalentemente alimentati da estremismi).

Quali diritti vogliono rivendicare nello specifico? Come vogliono creare una comunità solidale, se secondo loro separando e categorizzando si crea discriminazione?

Ma non si sta negando la biologia, si sta negando ciò che ne consegue, le attitudini e i ruoli che uomini e donne dovrebbero avere. E le differenze culturali lo dimostrano, ci sono culture africane dove sono gli uomini a truccarsi, ci sono culture le donne sono più autoritarie e gli uomini lo sono meno, il discorso che si fa, detto in una frase è: non è il pene o la vagina che determina chi sei.

Pardon, non lo chiedo per cercare di metterti in difficoltà o che, ma ho cercato culture gestite interamente da donne e non ho trovato niente. Ti dispiace esplicitare a quale società fai riferimento, nello specifico?

Non è il pene o la vagina che determina quello che sei, ovviamente, però ti correggo... non è SOLO quello. E' tutto l'insieme di fattori fisiologici e fisici che le persone con il pene hanno, che sono diversi da quelli che hanno la vagina.

E' stata condotta una ricerca, che è la più completa sull'argomento, che si chiama "Men and things, women and people: a meta-analysis of sex differences in interests"*. Che, riassumendo all'osso, dice che tendenzialmente gli uomini sono più interessati alle cose materiali (il che si traduce in più uomini nei campi STEM, per esempio), mentre le donne sono più interessate alle persone (per questo vediamo una maggioranza di donne che occupano lavori come babysitting, infermieristica, insegnamento, ecc). Ovviamente esistono delle eccezioni. Non sto assolutamente dicendo che un uomo non possa fare l'infermiere o che una donna non possa fare l'ingegnere. O che una donna non possa essere capofamiglia e l'uomo quello che pensa alla casa. Non è affatto il mio intento. Sto solo dicendo che i due sessi hanno, tendenzialmente, modi di esprimersi diversi che si traducono in occupazioni, modi di vestirsi, di pensare, di prioritizzare (si può dire?), unici.

Un fenomeno particolare riportato dallo studio è che la quota di donne che comincia a studiare nei campi STEM è molto più grande rispetto a quella che effettivamente finisce il percorso di studi. Mi viene da chiedere se si stia verificando un'inversione di aspettativa nelle donne a livello sociale, che le vuole forti e indipendenti ma in fondo in fondo vorrebbero semplicemente trovare un uomo buono e onesto e iniziare una famiglia.

Quando prima ti ho detto che gli uomini tendono di più alla risoluzione di problemi e conflitti mentre le donne ad accudire (non ricordo se ho usato precisamente questo termine), e la cosa ti ha indignato oltremodo, non era una mia opinione personale, me semplicemente quella di chi studia le scienze sociali.

Ne deriva che se lasci libera scelta a uomini e donne di fare quello che vogliono, come suggerisce il gender equality paradox, le differenze tra i sessi si accentuano, e vanno a rimarcare la fondamentale differenza di interessi riportate da questo studio.

Quando dico cose del genere molte persone pensano che io voglia incentivare la discriminazione, la bigotteria o quant'altro, ma non è assolutamente il caso. Io voglio celebrare le loro differenze, che sono uniche e li rendono speciali. Senza maschi la società non potrebbe esistere. Ma non potrebbe esiste neanche senza femmine. Mascolinità e femminilità fanno parte della dualità che preserva l'equilibrio in ogni dinamica dell'universo, che è rappresentata brillantemente dallo Yin e Yang. Come suggerisce questo simbolo, ovviamente, ognuno dei due lati include un frammento dell'altro. Non sono del tutto divisi, ma hanno un'identità precisa.

*


Non stai capendo il punto e il discorso dell'orientamento sessuale è una costruzione, tant'è che gli animali gay esistono. Qua non si parla di natura, si parla di costruzioni concettuali come mascolino e femminino, spacciati come tratti caratteriali, ma che risentono, invece, di una costruzione di ruoli che crea problemi, perché difficilmente un uomo dirà mai con gioia "sì, lo so, ho dei tratti femminili" perché culturalmente non è visto di buon grado, modificando questa costruzione si dovrebbe risolvere il problema e la smetteremo di raccontarci che gli uomini non sono emotivi, non piangono, non provano emozioni, ecc. Il tema è questo, se vuoi in questi giorni provo a spiegartelo nella maniera più chiara, precisa e sintetica possibile, ma devi partire dalla distinzione tra biologia e cultura, tra natura animale e secondo natura culturale. Senza quella non facciamo un passo.

Sarei molto contento se tu me lo spiegassi in maniera chiara e precisa, sono qui per avere una discussione in cui spero di poter migliorare il mio punto di vista e, in qualche modo se possibile, migliorare il vostro.

Detto questo, penso che scindere la natura animale da quella culturale, come se fossero due cose separate, penso sia impossibile, perché una riflette l'altra.
L'orientamento sessuale è una costruzione solo da un certo punto di vista. Siamo animali che si riproducono attraverso l'accoppiamento. Questa natura biologica ha un impatto determinante su qualsiasi cosa facciamo. Il sesso lo troviamo piacevole perché è un modo della natura di invogliarci a farlo, per mandare avanti la specie. Sono conscio che molte persone possano non essere attratte dal sesso opposto, per carità, è legittimo e non hanno niente in meno rispetto agli etero, ormai questa cosa, penso e spero, sia superata.

Però non capisco perché la costruzione di ruoli crei problemi. Oramai viviamo in una società (quella occidentale s'intende) dove uomini e donne hanno pari opportunità. Non esiste una cosa che una donna non possa fare e che un uomo può (a parte, ovviamente, quelle determinate dalla distinzione fisiologica tra maschio/femmina).

Il fatto non è che gli uomini non siano emotivi. Noi siamo emotivi, però per esempio è un dato di fatto che, sessualmente parlando, gli uomini tendono a essere attratti più dalla fisicalità, mentre le donne dall'emotività. Alle donne piace molto parlare, aprirsi emotivamente, piangere. Gli uomini, tendenzialmente, no. Esistono eccezioni, ovviamente, ma non confutano la regola.




Parti da un punto fisso nel ragionamento. La biologia ti da informazioni sul sesso dell'individuo, il genere è invece il costrutto sociale.
Se un uomo vuole diventare donna, andrebbe prima chiarito cosa intende lui con donna e cosa vuole ottenere, immagino. Vuole essere riconosciuto come genere? Vuole privarsi del pene? Non lo so, ma è appunto la decostruzione di questo concetto di donna ad essere probabilmente la chiave del discorso. Dico probabilmente perché il mio interesse sul tema ad un certo punto si ferma. LO reputo comunque un tema che possa essere tranquillamente messo sul tavolo di discussione, non da relegare a "si fa così, punto": imparare non significa subire.

Secondo me tu invece parti dal punto fisso nel ragionamento secondo il quale la cultura non è una naturale espressione della natura umana. Ogni cosa che l'essere umano fa, ha una spinta biologica/istintiva/incosciente che la spinge a manifestarsi. Non possiamo separarci dalla nostra natura.
In che senso "cosa intende lui con donna"? Potrebbe intendere qualsiasi cosa? E allora perché si usa la parola donna, se può essere qualsiasi cosa? Se si priva del pene comunque non diventa una donna.

Personalmente reputo molto più interessanti, e forse importanti, altre implicazioni pratiche che dovrebbero trovare poi riscontro nella vita sociale, come il dubbio su come la legge/regole dovrebbe adattarsi ai nuovi costrutti.
O ancor il tema del linguaggio: immagino che adeguarsi al non offendere l'altro sia la base di una convivenza civile se sono una persona empatica (e in tal senso questa volta a parti invertite l'offeso dovrebbe capire se c'è stata veramente un'offesa nel dire signora), ma d'altra parte l'imposizione del linguaggio la vedo inutile oltre che inutilmente divisiva visto che la lingua si sviluppa in modo "naturale" seguendo l'evolversi della società.

Come puoi suggerire una legge che intervenga sull'uso delle parole al fine di non offendere i più sensibili (quale sarebbe il metro di giudizio?) senza andare a intaccare la giustissima libertà di esprimersi? Cosa intendi con "nuovi costrutti"?


Insomma, tornando al tema del punto fisso, dell'argomento ci sono tantissimi aspetti da snocciolare, ma qui rischiamo di fermarci già al dissentire/concordare sulla differenza fra genere e sesso. Legittima, ma enorme muro e non votata ad aprirsi ad un dibattito perché se la si nega subito non esiste alcun compromesso su quanto detto sopra.

In un dibattito c'è chi afferma una cosa e chi si oppone, altrimenti non è dibattito. La questione del genere non è una nuova scoperta scientifica eh, è un movimento ideologico la cui causa è ancora ignota.

Io la aspettavo sul serio, volevo capire come costruire la fase nel senso per cui sposarsi, adottare, insegnare va a penalizzare la parte non d'accordo. Questo non per addentrarmi nel tema specifico, quanto per dimostrare che non ha senso chiudere i discorsi con l' "essere liberi di", quando la tua libertà ne va a penalizzare altre.

Pardon, non avevo proprio visto questo commento. Ora per me si è fatto tardi, magari domani rispondo con calma.
 
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La moda cambia, certo, ma una cosa l'ha sempre accomunata fin da quando l'uomo ha iniziato a mettersi qualcosa addosso: uomini e donne hanno modi unici di vestirsi. Vuoi per praticità (come il reggiseno, utile per la donna ma inutile per l'uomo), vuoi perché questi due sessi fanno esperienza del mondo in modo diverso, e quindi si esprimono in modo diverso.
Ma dove sta il problema se qualcuno vuole opporsi a questa distinzione che, di fatto, non trova alcuna utilità pratica al giorno d'oggi? Fin da quando l'uomo esiste è esistito l'omicidio, vuol dire forse che sia necessario preservarlo? Ripeto, la cultura è storicamente situata, se ad un certo punto le dirette interessate non vogliono più che esista una distinzione nell'abbigliamento così marcata (non che tutti dobbiamo vestirci allo stesso modo, ma che ognuno deve sentirsi libero di poterlo fare), perché mai uno dovrebbe opporsi? Perché è sempre stato così? Beh, sticazzi, allora togliamo le macchine perché da sempre l'uomo si è mosso a piedi.
Sì, ma ti sei mai chiesto perché questa differenziazione si ripete sempre? Forse è un fenomeno che prescinde la scelta arbitraria? Ha radici nell'inconscio, nella nostra natura? Nel campo sociale esiste il Gender-equality paradox, che mostra che nelle società egualitarie le differenze tra uomo e donna si accentuano.
Chi ha detto che è una scelta arbitraria? Chi ha detto che l'inconscio non c'entra nulla? L'inconscio non è il prodotto della nostra natura, però.

Nel campo sociale esistono molte teorie e soprattutto quelle quantitative, da sole, non sono sufficienti a spiegare nulla. Ci sono decine di paper di risposta a quel "completissimo" studio, io uno spunto personale te lo butto (sulla base dei miei studi). Ovviamente nei paesi più ricchi e democratici c'è più libertà e possibilità di scelta, per cui emergono le differenze. Ma il problema è l'immaginario, è la desiderabilità sociale, l'essere spinti a preferire qualcosa a qualcos'altro il problema. Non è che non lo sappiamo che pure in Italia le studentesse STEM sono poche, ma questo, di per sé, non spiega nulla, pure se gli dai un nome fancy. Non basta linkare un paper per dire qualcosa, soprattutto nelle scienze sociali. Puoi trovare facilmente paper che dicono che i migranti sono criminali e trovare un "migrant paradox" che dice che i migranti che emigrano finiscono per diventare delinquenti, ma questo significa che c'è una tendenza naturale alla delinquenza? O forse che descrivere una relazione causale, di per sé, in ambito sociale, non dice molto?

Quando dico cose del genere molte persone pensano che io voglia incentivare la discriminazione, la bigotteria o quant'altro, ma non è assolutamente il caso. Io voglio celebrare le loro differenze, che sono uniche e li rendono speciali. Senza maschi la società non potrebbe esistere. Ma non potrebbe esiste neanche senza femmine. Mascolinità e femminilità fanno parte della dualità che preserva l'equilibrio in ogni dinamica dell'universo, che è rappresentata brillantemente dallo Yin e Yang. Come suggerisce questo simbolo, ovviamente, ognuno dei due lati include un frammento dell'altro. Non sono del tutto divisi, ma hanno un'identità precisa.
Una società senza uomini e donne non può esistere, ma senza maschi e femmine assolutamente, tant'è che il ruolo maschile e femminile non è lo stesso ovunque. Ora, per linkarti qualcosa dovrei ritrovare i miei vecchi manuali di antropologia, se ho tempo cerco qualcosa e te lo lascio qui :sisi:
Detto questo, penso che scindere la natura animale da quella culturale, come se fossero due cose separate, penso sia impossibile, perché una riflette l'altra.
L'orientamento sessuale è una costruzione solo da un certo punto di vista. Siamo animali che si riproducono attraverso l'accoppiamento. Questa natura biologica ha un impatto determinante su qualsiasi cosa facciamo. Il sesso lo troviamo piacevole perché è un modo della natura di invogliarci a farlo, per mandare avanti la specie. Sono conscio che molte persone possano non essere attratte dal sesso opposto, per carità, è legittimo e non hanno niente in meno rispetto agli etero, ormai questa cosa, penso e spero, sia superata.
La scissione non può avvenire, ma come ti ho già detto, la cultura è un correttivo nato per la convivenza. Se qualcosa crea un problema, si cerca di costruire una cultura che superi quei problemi. I tuoi discorsi, per certi versi anche logici, partono da una pressoché totale ignoranza degli studi sociali sul genere che danno diverse spiegazioni. Per esempio, viviamo in una società che di naturale e animalesco ha poco, quindi ci possiamo permettere senza problemi di modificare equilibri "naturali" perché non è la differenziazione uomo/donna il problema che, ti ripeto, nessuno vuole eliminare, si vuole modificare la costruzione (soprattutto in termini di ruolo) che è stata fatta, per esigenze storiche, più che naturali. Non è che quando le donne non potevano votare c'era qualcosa di naturale e dire che la società di oggi offre pari opportunità significa ignorare, non tanto le evidenze contro, quanto il parare delle dirette interessate. Non so né dove vivi, né quanto spesso parli con delle ragazze, ma ti posso assicurare che in molti ambiti sono svantaggiate, la paga che prendono è inferiore, la cultura gli rema contro (es. banale: ragazzo che va a letto con molte -> figo; ragazza che va a letto con molti -> zoccola contro natura).

La cultura è generatrice e modificatrice di bisogni naturali, è vero che abbiamo bisogno di mangiare di bere, ma il bisogno di mangiare la pizza è culturale, il bisogno di bere un birra con le patatine è culturale, cioè mi pare tanto stupido pensare che natura e cultura siano totalmente scisse, quanto pensare che siano strettamente consequenziali. Il bisogno di realizzarsi nella vita è naturale? Dai su.
Il fatto non è che gli uomini non siano emotivi. Noi siamo emotivi, però per esempio è un dato di fatto che, sessualmente parlando, gli uomini tendono a essere attratti più dalla fisicalità, mentre le donne dall'emotività. Alle donne piace molto parlare, aprirsi emotivamente, piangere. Gli uomini, tendenzialmente, no. Esistono eccezioni, ovviamente, ma non confutano la regola.
Sai qual è uno dei problemi di studiare i fenomeni umani? Che non si possono studiare al di fuori della propria cultura. Il massimo che si può fare è comparare culture differenti, che comunque tratti in comune li hanno (perché tutti siamo figli di tutti e il mondo è globalizzato – ovvero interconnesso – sin dal 1400, secondo molti storici, quindi culture pure non ne esistono). Assumendo ciò, come si può capire se è un fenomeno è culturale o no, se tutti siamo immersi in una cultura? Questa è sociologia/psicologia/antropologia/scienza sociali base, da primo anno. Ovviamente gli psicologi clinici sono molto più pragmatici: prendono 500 persone, studiano le loro attitudini e preferenze e dicono "toh, ci sono differenze tra uomini e donne". E gli scienziati sociali rispondono "toh, grazie al piffero che ci sono, è quello che vi stiamo dicendo, quello che noi diciamo è che non sono connaturate, ma sono influenzate, plasmate – o al massimo plasmabili – dalla cultura e la cultura è una costruzione influenzata da miriadi di fattori, ma principalmente la volontà – esplicita o meno". Qua non è un discorso di attribuzione di colpe.
 
Ma il gender pay gap è un mito già sfatato abbondantemente :asd:

A parte che è illegale pagare diversamente in base al sesso, e poi secondo questo ragionamento, alle aziende non converrebbe assumere solo donne, così da risparmiare sugli stipendi? :asd:



Prendendo come esempio la realtà in cui vivo, non ho mai visto una donna venire pagata meno rispetto a un uomo per lo stesso lavoro. Ho solo visto donne scegliere posizioni lavorative meno impegnative, anche nello stesso ambito lavorativo. Nell'ambito della ristorazione, per esempio, ho visto donne alla cassa, al bar o in sala come cameriere. Anche quando ho visto un uomo e una donna fare i camerieri, a parità di stipendio, di solito i lavori più duri fisicamente parlando erano pretesi dall'uomo. E non ho mai visto un uomo lamentarsi.

L'esempio del ragazzo che va a letto con molte in contrasto con la ragazza che va a letto con molti poggia su una base molto profonda, che tu banalizzi dicendo "figo/zoccola". Semplicemente un uomo che vuole trovare una partner o comunque avere la possibilità di scegliere, deve costruire il proprio valore. Una donna che vuole trovare un partner, o avere la possibilità di scegliere, nella maggior parte dei casi, dovrà solo concedersi a uno dei tanti pretendenti.

Per esempio, se un ragazzo appena carino esce di casa e va in un bar ed è timido, ha pochi amici, ecc, raramente verrà approcciato da una donna. Invece se inverti i ruoli, la ragazza verrà approcciata più di una volta. È il gioco della seduzione che vede il maschio competere con l'altro maschio per una partner. Il maschio che si dimostra più "valoroso" vince. È una dinamica che si può osservare in varie specie animali, tra cui l'uomo.

Comunque se io posto delle ricerche, non puoi semplicemente smentirle dicendo "io lo so, fidati". Per garantire una conversazione logica ed equa gradirei che anche tu rispondessi con delle ricerche e dei pareri riconosciuti dall'ambito scientifico.
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Ma d'altronde questi "dibattiti" finiscono sempre nell'essere liberi di pensare quello che si vuole, a patto che non li riguarda. Per cui i figli degli etero li voglio proteggere al posto loro, perché solo io posso sapere cos'è il bene per il loro figlio. Gli etero non possono fare quello gli pare con i loro figli, mentre io posso tagliare loro organi perfettamente sani, sterilizzarli, e dire che possono identificarsi in quello che vogliono, perché io sono libero di pensare quello che voglio e che l'unica famiglia ammissibile sia quella gender free - e questo si traduce in votare attivamente partiti che voteranno contro a proposte del genere, per cui io sono parte attiva dell'impedimento. Non comprendo che esista il concetto di genere=sesso perché sono libero di comprendere quello che voglio, ma soprattutto non ammetto che venga diffuso il contrario perché sono libero di pensare quello che voglio. Sei fascista perché vuoi impormi la tua visione perché sono libero di interpretare il dibattito come la volontà della stragrande maggioranza della popolazione di indottrinare tutti i bambini. Etc. etc.
E aggiungo: vogliamo i bagni/spogliatoi unisex perché è un nostro diritto, ma non ce ne importa niente del diritto alla privacy delle donne o degli uomini. La comunità LGTPQIA+ ha il diritto di vivere la propria personale fantasia, ma vogliamo che tutto il mondo la condivida con noi. Vogliamo che i bambini siano liberi di esprimersi, per cui fin da subito diciamo loro che c'è qualcosa che non va nel loro corpo e che devono subito cambiarlo con trattamenti irreversibili, anziché preservare la loro libertà di esprimersi.
La libertà di esprimersi è sacra, per cui se un uomo etero dice che non vuole andare a letto con un transgender, è omotransfobico.
La libertà di esprimersi è sacra, per cui qualsiasi parere contrario al nostro dev'essere assolutamente censurato, perché non abbiamo valide argomentazioni per difendere la nostra posizione che non sia "è un costrutto sociale che non ci piace, per cui ne vogliamo costruire altri più adatti alle nostre fantasie, e che tutti devono condividere".
Tutti sono liberi di esprimersi come ben credono, ma guai a te se non usi i pronomi che ho inventato io.
Riconosciamo quello che dice la biologia, ma non ha alcuna importanza, e non importa neanche se il resto del mondo non è d'accordo con noi. Abbiamo ragione perché così dicono i nostri sentimenti.

Basta perché potrei continuare all'infinito.
 
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Secondo me tu invece parti dal punto fisso nel ragionamento secondo il quale la cultura non è una naturale espressione della natura umana. Ogni cosa che l'essere umano fa, ha una spinta biologica/istintiva/incosciente che la spinge a manifestarsi. Non possiamo separarci dalla nostra natura.
In che senso "cosa intende lui con donna"? Potrebbe intendere qualsiasi cosa? E allora perché si usa la parola donna, se può essere qualsiasi cosa? Se si priva del pene comunque non diventa una donna.
No, io non parto da alcun presupposto fra legami esistenti fra natura e cultura. Parto dal punto che sono stati definiti i termini sesso per quello che è l'aspetto biologico dell essere di sesso maschile e femminile, quindi avere un pene o partorie un figlio, e il termine genere per indicare la manifestazione secondo canoni sociali, quali possono essere l'abbigliamento, il taglio dei capelli o non so cos'altro. Detto in termini semplici e magari anche con esempi non appropriati al 100%. Quindi se tu mi chiedi di un'ipotetica persona che vuole diventare donna cosa vuole diventare, la risposta è che non lo so perché per me e te donna molto probabilmente coincide con femmina e quindi facciamo determinate conclusioni. Posso dire che teoricamente con donna si intende il genere, per cui il taglio del pene potrebbe non avere a che fare per nulla con questo cambiamento. Qui servirebbe qualcuno che queste cose le studia o è aggiornato nel dettaglio sullo stato del tema, Come ho detto è infatti importante chiarire cosa intende l'individuo con donna: o non so se si pensa di cambiare il senso che si da a donna, se lo si vuole decostruire o introdurre di altri. Quindi, la mia riposta alla tua domanda in cui chiedi cosa vuole diventare se nemmeno l'unione di sesso e genere definisco la parola donna è che in primis non va confuso il genere con il sesso e in virtù di questo va quindi chiarito con l'interlocutore cosa intende.

Per farla breve, il mio invito era a parlare con congizione che esistano i termini genere e sesso e vengono usati per descrivere due cose diverse.
Poi sei libero di pensare che non debbano essere divisi.

Come puoi suggerire una legge che intervenga sull'uso delle parole al fine di non offendere i più sensibili (quale sarebbe il metro di giudizio?) senza andare a intaccare la giustissima libertà di esprimersi? Cosa intendi con "nuovi costrutti"?
Infatti ho detto che non vedo la legge la strada giusta. E per rispondere anche a Snow24 il virgolettato in "naturale" significava proprio dire che se prenderà piega il ciao a tutt* sarà evidentemente merito di un utilizzo che ha trovato riscontro nella lingua quotidiana, vuoi perché influenzato vuoi per altro, ma di certo non per leggi - poi ovvio, se mi tagli la testa se dico tutti/tutte, forse la spintarella alla diffusione te la da, ma converremo quasi tutti che non è l'ideale in una società democratica. Esempio stupido? La diffusione della parola top.

Con costrutti intendevo i nuovi costrutti sociali che eventualmente verranno fuori e come la loro costituzione interesserà la nostra legislazione/altro. In parte citi nel messaggio sotto in cui fai il giusto paragone del bagno: se un giorno si definirà la necessità di aggiungere delle categorie ai bagni pubblici, bisognerà capire come farlo.

Qui, perdonami, entro a gamba tesa..
E aggiungo: vogliamo i bagni/spogliatoi unisex perché è un nostro diritto, ma non ce ne importa niente del diritto alla privacy delle donne o degli uomini. Ma a chi è che non importa della privacy di uomo e donna? Faremo dei bagni per donne, uomini, non binari. Sbaglio o non esiste un tema fra abolizione bagni di genere e introduzione di cessi unici? Magari mi sbaglio io, se puoi linkami qualcosa. La comunità LGTPQIA+ ha il diritto di vivere la propria personale fantasia, ma vogliamo che tutto il mondo la condivida con noi. No, vogliono essere accettati, riconosciuti. Provo a venirti in contro: se proprio ti sta sul cazzo come concetto e non lo condividerai mai come visione (sottolineo, assolutamente legittimo, non fraintendermi) e quindi dentro di te non lo accetterai mai, converrai che a te non viene niente se ti opponi e sbandieri questa opposizione? Non hai un amico che sta con una ragazza che proprio non ti piace? Ogni volta gli chiedi se pensa ad un altra perché non condividi la sua scelta sessuale?. Vogliamo che i bambini siano liberi di esprimersi, per cui fin da subito diciamo loro che c'è qualcosa che non va nel loro corpo Ma cosa stai dicendo? e che devono subito cambiarlo con trattamenti irreversibili, anziché preservare la loro libertà di esprimersi. Ma cosa stai dicendo? Ma davvero non ti è chiaro che l'educazione sessuale che tocca questo argomento sarebbe volta a spiegare che esistono queste tematiche non ha PLAGIARE? Ma poi, preservare la loro libertà di esprimersi è esattamente quello a cui potrebbe essere volta la lezione.
La libertà di esprimersi è sacra, per cui se un uomo etero dice che non vuole andare a letto con un transgender, è omotransfobico. Beh questo è giusto no? Visto che c'è liberta di espressione, sono libero di dirti che sei un omotransfobico anche semplicemente perché vedentoti dalla faccia per me sei un omotransfobico. Qual'è il problema? Scherzi a parte, quando mai ti è capitato di essere chiamato omofobico se dici che non ti faresti mai penetrare da un uomo? Tipicamente le accuse di omotransfobia vengono fatte volare quandosi parla con uno che attivamente mette i bastoni fra le ruote alle problematiche lgbtq+, vedi i matrimoni, vedi l'insegnare che esistono le tematiche di genere, etc.: quale altro motivo ci sarebbe dietro altrimenti?
La libertà di esprimersi è sacra, per cui qualsiasi parere contrario al nostro dev'essere assolutamente censurato, perché non abbiamo valide argomentazioni per difendere la nostra posizione che non sia "è un costrutto sociale che non ci piace, per cui ne vogliamo costruire altri più adatti alle nostre fantasie, e che tutti devono condividere". Per me è davvero incomprensibile come il fatto che se si vogliano costruire altri termini oltre a donna e uomo per te sia un problema e soprattutto perché non dovresti condividerlo, opponendoti anche e quindi evitando che nascano del tutto, se alla fine te resteresti definito uomo. Per me è assurda sta cosa.
Tutti sono liberi di esprimersi come ben credono, ma guai a te se non usi i pronomi che ho inventato io. Rientra nel discorso della lingua fatto sopra.
Riconosciamo quello che dice la biologia, ma non ha alcuna importanza, e non importa neanche se il resto del mondo non è d'accordo con noi. Abbiamo ragione perché così dicono i nostri sentimenti. Rientra nel discorso del sesso vs gendere.

Basta perché potrei continuare all'infinito. Si, se vuoi controribatti a questo post, ma per il resto è un discorso che non mi interessa proseguire, mi sembra il solito in linea ai discorsi per cui la comunità lgbtq+ deve importi qualcosa che ti penalizzerà e alla fine la minoranza schiaccerà la maggioranza. L'ho iniziato io, per cui replica pure, ma magari continuiamo altri aspetti, tipo quelli degli altri post sopra.
 
Infatti ho detto che non vedo la legge la strada giusta. E per rispondere anche a @Snow24 il virgolettato in "naturale" significava proprio dire che se prenderà piega il ciao a tutt* sarà evidentemente merito di un utilizzo che ha trovato riscontro nella lingua quotidiana, vuoi perché influenzato vuoi per altro, ma di certo non per leggi - poi ovvio, se mi tagli la testa se dico tutti/tutte, forse la spintarella alla diffusione te la da, ma converremo quasi tutti che non è l'ideale in una società democratica. Esempio stupido? La diffusione della parola top.
Finché l'imposizione rimane relegata all'uso di una qualsiasi forma inclusiva (che sia tutti/e, tutt*, tuttu, tuttə) non vedo alcun problema. Come al solito ci sono ambienti dove le imposizioni arriveranno, ma anche in questo caso sono cose che non hanno a che fare con la battaglia in sé, quanto con l'apparire come i più virtuosi, inclusivi e spuntare la casella 'gender equality'.

Sinceramente mi aspetto avvenga quasi esclusivamente nel privato. Poi se nel parlato, anziché dire tutti e tutte, si chiederà di troncare e dire tutt, amen, non mi cambierà certo la vita.

L'intolleranza mi sembra più legata alla richiesta di un linguaggio più inclusivo che non alla forma in cui viene richiesto (ovviamente l'imposizione ha un impatto maggiore, questo è innegabile). Erano diventati treccaniani e linguisti puri nel periodo in cui si era aperto il dibattito, mi ricordo, quando ancora di imposizione non si parlava :asd:
 
Davvero state discutendo sulla validità di una legge che imponga l'uso di un certo linguaggio alle persone?
 
Benvenuto nella democrazia, dove le leggi, per tutelare i cittadini, impongono una determinata condotta.

"Sanziona e condanna frasi, gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitamento all'odio, l'incitamento alla violenza, la discriminazione e la violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali."

Dimostrami in che modo, quando io dico tutti/tutte, io sto incitando all'odio, violenza o discriminazione contro una determinata razza, etnia, religione o nazione?

A meno che non si ammetta il fatto che quella degli LGTPQIA+ sia una religione... :draper:
 
Davvero state discutendo sulla validità di una legge che imponga l'uso di un certo linguaggio alle persone?
Non ci vorrai mica censurare!?

Infatti ho detto che non vedo la legge la strada giusta.

L'intolleranza mi sembra più legata alla richiesta di un linguaggio più inclusivo che non alla forma in cui viene richiesto (ovviamente l'imposizione ha un impatto maggiore, questo è innegabile). Erano diventati treccaniani e linguisti puri nel periodo in cui si era aperto il dibattito, mi ricordo, quando ancora di imposizione non si parlava :asd:
Ma questo è evidente. Lo dimostra il fatto che quando parli di inclusività, la risposta è tutta nella direzione della presunta perdita di diritti legati a sé.
 
Comunque vorrei chiedere un opinione, visto che se ne parla tanto giusto per la legge che vogliono fare ora sull' utero in affitto reato universale. Che in realtà si chiama gestazione per altri.

Sinceramente la trovo una legge stupida. Elimina la scelta della donna di fare quel che vuole del proprio corpo e delinea solo sfruttamento quando in molti paesi tra cui lo UK (dove vivo) è regolata e non prevede alcun guadagno ma solo sostegno durante la gravidanza.
 
"Sanziona e condanna frasi, gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitamento all'odio, l'incitamento alla violenza, la discriminazione e la violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali."

Dimostrami in che modo, quando io dico tutti/tutte, io sto incitando all'odio, violenza o discriminazione contro una determinata razza, etnia, religione o nazione?

A meno che non si ammetta il fatto che quella degli LGTPQIA+ sia una religione... :draper:
Battute discutibili a parte, basterebbe aggiungere una categoria a una legge già esistente che tutela le minoranze, che è quello che si propone da anni. Basterebbe mettere "motivi razziali, etnici, religiosi, nazionali e di genere". Ma sarebbe, nel caso, un imposizione democraticamente votata, quindi stai tranquillo, è già stata bocciata una volta e probabilmente continuerà a esserlo.
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Ma questo è evidente. Lo dimostra il fatto che quando parli di inclusività, la risposta è tutta nella direzione della presunta perdita di diritti legati a sé.
Ecco, questo invece è un altro problema, che meriterebbe molta più attenzione.
 
Non ci vorrai mica censurare!?
In realtà no, non c'è nessuna legge che vieti l'uso di tutt*, siete voi che state cercando di vietare l'uso di tutti/tutte :unsisi:
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Battute discutibili a parte, basterebbe aggiungere una categoria a una legge già esistente che tutela le minoranze, che è quello che si propone da anni. Basterebbe mettere "motivi razziali, etnici, religiosi, nazionali e di genere".
Allora non non è la legge Mancino, è la legge Snow24 :eucube:
 
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