Quali lingue sapete? E quali che vorreste imparare?

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Quando conobbi la vera traduzione di "sfaccimm" ci rimasi un po'male :morristend: anche usato a se stante in italiano ha pochissimo senso :asd:Nel senso pensavo fosse un sinonimo di "pene, testicolo" e lato sensu ha attinenza :asd:
E' quello il bello, sai cosa significa, però allo stesso tempo sai che non ha senso, però funziona :rickds:

In genere significa uomo figo, duro, capace, con le palle, ma in altre frasi potrebbe significare anche ''*****'', nel senso ''quando passa sto sfaccimm (*****) i pullman''. Riferito alla madre di un altro non saprei, ma di sicuro niente di bello :asd:

 
A me no, mia zia era spagnola ho diversi cugini e cugine che lo parlano in casa è una lingua che mi è familiare, fin troppo, sa appunto di famiglia
I dialetti invece li trovo utili quanto il lineare B per un programmatore , lo scopo della parola è comunicare, quello delle lingue quello di farlo con più persone possibile, più persone parlano una lingua maggiore l'abilità di comunicare , occupare risorse cerebrali per imparare una lingua che al massimo userai per imprecare nel tuo pianerottolo lo trovo uno spreco, meglio usarlo per imparare una lingua che aumenti la mia capacità di esprimermi e non la limiti al mio quartiere.
Di certo nessuno di quello a cui piace (provare a) parlare il dialetto lo fa per necessità. :asd:

 
Italiano, Inglese e Francese. Al liceo studiai anche tedesco ma già piaceva poco a me e lo studiavo controvoglia, inoltre in sei anni cambiai tipo quattro professori, tutti con un diverso metodo di studio e di spiegazione, quindi ci capii ancora meno. Inizialmente lo sapevo benino, adesso ricordo a malapena come presentarsi.

Del dialetto invece so giusto qualche parola ma poco altro.

 
L'italiano, forse quasi decente l'inglese, un po' di un po' di francese (da piccolo lo parlavo tranquillamente ma ho perso tutto ormai), ah il dialetto che rispetto più di quanto faccia Dorsai e non considero uno spreco :sisi:

Secondo il suo ragionamento anche il greco antico e il latino potrebbero essere considerato una perdita di tempo :ahsisi:

 
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Parlo e scrivo ogni giorno in italiano, svedese e inglese.

Capisco ma non parlo il tedesco avendolo studiato 5 anni, ma praticato poco di recente.

Stessa cosa per il francese che ho studiato 3 anni.

Capisco per "esperienze di vita" spagnolo e norvegese.

Capisco abbastanza il danese soltanto scritto, se parlano non capisco una minchia :asd:

Mi piacerebbe imparare l'islandese :stema:

 
L'italiano, forse quasi decente l'inglese, un po' di un po' di francese (da piccolo lo parlavo tranquillamente ma ho perso tutto ormai), ah il dialetto che rispetto più di quanto faccia Dorsai e non considero uno spreco :sisi:Secondo il suo ragionamento anche il greco antico e il latino potrebbero essere considerato una perdita di tempo :ahsisi:
Lo sono :ahsisi:

 
L'italiano, forse quasi decente l'inglese, un po' di un po' di francese (da piccolo lo parlavo tranquillamente ma ho perso tutto ormai), ah il dialetto che rispetto più di quanto faccia Dorsai e non considero uno spreco :sisi:Secondo il suo ragionamento anche il greco antico e il latino potrebbero essere considerato una perdita di tempo :ahsisi:
Siamo in due sono tornato in Francia in vacanza 2 anni fa e , nonostante capissi tutto senza problemi e senza dover ritradurre in Italiano (E' l'unica lingua con la quale mi succede oltre ovviamente all'Italiano) non riuscivo a spiaccicar parola , non riuscivo a costruire frasi , ma il dramma era che pur col poco che riuscivo a dire, la mia pronuncia non è da straniero (presa da mio nonno che era Francese ed è la ragione per cui lo capisco così bene essendo stato esposto alla lingua fin dalla più tenera età), quindi i Francesi partivano in quarta in Francese stretto , che capivo comunque ma con difficoltà , lo parlavo fluentemente quando passavo uno o due mesi di vacanze a Nizza da ragazzino

non è che io non rispetti i dialetti,figurati credo di essere uno dei pochissimi a Roma ad avere libri di Carlo Porta (oltre naturalmente a Trilussa, Belli e Pascarella , e c'ho da essè, so n'servaggio!) e ad esserseli letti sia pure con estrema difficoltà lo ammetto e l'ho pure fatto per cultura personale e non per la scuola, ma è nell'ordine delle cose che ciò che è inutile si estingua altrimenti avremmo ancora branchie e coda , oggi è indispensabile conoscere l'Inglese oltre alla propria lingua sprecare sforzi e risorse per imparare i dialetti per poi avere una conoscenza dell'Inglese e spesso dell'Italiano approssimativa è a dir poco ridicolo

 
Spagnolo madrelingua (la variante latinoamericana, ora domino anche quella spagnola visto che vivo in Spagna da un'anno), Italiano allo stesso livello (studiato in Italia dalle medie all'università), Inglese avevo il certificato B1 alle superiori, ora sarà piu alto e vorrei certificarlo, pensavo di fare schifo ma mi sono gia trovato in varie situazioni a parlare e scrivere riuscendo a discutere egregiamente :unsisi:.

Studiai un'anno di Tedesco e alle medie facevano Francese ma visto che stavo imparando l'Italiano i miei esami erano quelli delle elementari :rickds:. Ovviamente di queste ora non ricordo quasi nulla mentre da qualche anno sto imparando da autodidatta il Portoghese e ormai lo capisco fluentemente, devo solo migliorare la scrittura.

Mi sarebbe piaciuto studiare lingue, in particolare lo Spagnolo nelle sue varianti regionali sia in Spagna che in Latinoamerica, ma ovviamente essendo una laurea molto unilaterale ho preferito scienze.

A me no, mia zia era spagnola ho diversi cugini e cugine che lo parlano in casa è una lingua che mi è familiare, fin troppo, sa appunto di famiglia
I dialetti invece li trovo utili quanto il lineare B per un programmatore , lo scopo della parola è comunicare, quello delle lingue quello di farlo con più persone possibile, più persone parlano una lingua maggiore l'abilità di comunicare , occupare risorse cerebrali per imparare una lingua che al massimo userai per imprecare nel tuo pianerottolo lo trovo uno spreco, meglio usarlo per imparare una lingua che aumenti la mia capacità di esprimermi e non la limiti al mio quartiere.
Ma quindi lo parli o non lo parli lo spagnolo? Se si hai +100 punti, non che servano visto che sei uno dei best user del forum per me. L'altro (Charlie) pure lo parla, non possono essere coincidenze :pffs:

E sui dialetti concordo :stema:

 
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Siamo in due sono tornato in Francia in vacanza 2 anni fa e , nonostante capissi tutto senza problemi e senza dover ritradurre in Italiano (E' l'unica lingua con la quale mi succede oltre ovviamente all'Italiano) non riuscivo a spiaccicar parola , non riuscivo a costruire frasi , ma il dramma era che pur col poco che riuscivo a dire, la mia pronuncia non è da straniero (presa da mio nonno che era Francese ed è la ragione per cui lo capisco così bene essendo stato esposto alla lingua fin dalla più tenera età), quindi i Francesi partivano in quarta in Francese stretto , che capivo comunque ma con difficoltà , lo parlavo fluentemente quando passavo uno o due mesi di vacanze a Nizza da ragazzino
non è che io non rispetti i dialetti,figurati credo di essere uno dei pochissimi a Roma ad avere libri di Carlo Porta (oltre naturalmente a Trilussa, Belli e Pascarella , e c'ho da essè, so n'servaggio!) e ad esserseli letti sia pure con estrema difficoltà lo ammetto e l'ho pure fatto per cultura personale e non per la scuola, ma è nell'ordine delle cose che ciò che è inutile si estingua altrimenti avremmo ancora branchie e coda , oggi è indispensabile conoscere l'Inglese oltre alla propria lingua sprecare sforzi e risorse per imparare i dialetti per poi avere una conoscenza dell'Inglese e spesso dell'Italiano approssimativa è a dir poco ridicolo
Imparare dialetti da adulto è un altro discorso. Mi riferivo al proprio, imparato nell'età dell'infanzia, con tutto il carico affettivo che porta con sé.

Certo che sarebbe davvero interessante studiarli e impararli a fini di studio (un po' quello che ha scritto Juan per le varianti dello spagnolo) e sarebbe tutt'altro che uno spreco di risorse. Inoltre non esiste solo il fine utilitaristico, come anche tu dici.

Ogni anno non so quante lingue in giro per il mondo scompaiono per sempre. Non incensiamo le lingue più diffuse solo per la loro utilità nel mondo globale.

Una lingua non comunica soltanto quando viene parlata. Ogni linguaggio è un patrimonio da tutelare. Segue esattamente il principio della musica di ogni regione del mondo :sisi:

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E sui dialetti concordo :stema:
Purtroppo io no, i miei cugini si,Castigliano variante Madrilena essendo Madrilene Madre e Nonna , ne capisco molto e riesco a leggerlo, ma è perchè è una lingua latina non per mia conoscenza della lingua

Grazie per la stima comunque

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Imparare dialetti da adulto è un altro discorso. Mi riferivo al proprio, imparato nell'età dell'infanzia, con tutto il carico affettivo che porta con sé.
Certo che sarebbe davvero interessante studiarli e impararli a fini di studio (un po' quello che ha scritto Juan per le varianti dello spagnolo) e sarebbe tutt'altro che uno spreco di risorse. Inoltre non esiste solo il fine utilitaristico, come anche tu dici.

Ogni anno non so quante lingue in giro per il mondo scompaiono per sempre. Non incensiamo le lingue più diffuse solo per la loro utilità nel mondo globale.

Una lingua non comunica soltanto quando viene parlata. Ogni linguaggio è un patrimonio da tutelare. Segue esattamente il principio della musica di ogni regione del mondo :sisi:

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Ma io non ho obiezioni al dialetto imparato in proprio , come ho detto io stesso leggo poesie in vari dialetti per interesse personale, altro discorso è insegnarlo nelle scuole come qualcuno propone di fare , è quello lo spreco di risorse cui mi riferisco, senza contare che una simile operazione è culturalmente divisiva e isolante.

Nè mi sfugge l'importanza della conoscenza estesa della propria lingua , non potremmo leggere Dante o Boccaccio o Marco Polo altrimenti e nemmeno Shakespeare usava un Inglese parlato oggi e chiaramente parliamo di patrimoni dell'umanità per l'universalità dei loro scritti.

Ma come molte opere letterarie si possono tradurre , si perde qualcosa , ma non tutto, non sento nessuno lamentarsi di non poter leggere l'Iliade e l'Odissea in Greco Antico , l'Eneide in Latino classico o di non poter leggere il Gilgamesh in Assiro cuneiforme , di non avere la possibilità di leggere i Veda in Sanscrito o le Mille e Una Notte in Arabo classico

Il paragone con la musica non regge, la musica si può scrivere ed esiste un solo linguaggio musicale per scriverla , è universale, tutta la musica si scrive nello stesso linguaggio simbolico in tutto il mondo , non ci sono "lingue" differenti nè dialetti

 
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Purtroppo io no, i miei cugini si,Castigliano variante Madrilena essendo Madrilene Madre e Nonna , ne capisco molto e riesco a leggerlo, ma è perchè è una lingua latina non per mia conoscenza della lingua
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Ma io non ho obiezioni al dialetto imparato in proprio , come ho detto io stesso leggo poesie in vari dialetti per interesse personale, altro discorso è insegnarlo nelle scuole come qualcuno propone di fare , è quello lo spreco di risorse cui mi riferisco, senza contare che una simile operazione è culturalmente divisiva e isolante.

Nè mi sfugge l'importanza della conoscenza estesa della propria lingua , non potremmo leggere Dante o Boccaccio o Marco Polo altrimenti e nemmeno Shakespeare usava un Inglese parlato oggi e chiaramente parliamo di patrimoni dell'umanità per l'universalità dei loro scritti.

Ma come molte opere letterarie si possono tradurre , si perde qualcosa , ma non tutto, non sento nessuno lamentarsi di non poter leggere l'Iliade e l'Odissea in Greco Antico , l'Eneide in Latino classico o di non poter leggere il Gilgamesh in Assiro cuneiforme , di non avere la possibilità di leggere i Veda in Sanscrito o le Mille e Una Notte in Arabo classico

Il paragone con la musica non regge, la musica si può scrivere ed esiste un solo linguaggio musicale per scriverla , è universale, tutta la musica si scrive nello stesso linguaggio simbolico in tutto il mondo , non ci sono "lingue" differenti nè dialetti
Insegnare un solo dialetto sarebbe divisivo, ma come sarebbe un insegnamento dei vari dialetti italiani nelle loro caratteristiche? Un insegnamento più filologico che di altro tipo.

Dovresti stare attento a dire che nessuno si lamenterebbe di non poter leggere i grandi classici in lingua originale. Non è davvero così, sarebbe una perdita gravissima.

Il paragone con la musica regge benissimo. Per millenni non c'è stato alcun sistema di scrittura e moltissima musica è stata tramandata per via orale e moltissima è andata per sempre perduta. Inoltre è sbagliato dire che non ci siano ''lingue'' musicali differenti, sarebbe come dire che non esistono linguaggi differenti perché possiamo utilizzare sempre le stesse lettere per trascriverli su carta. Senza aggiungere il fatto che molta musica del passato lascia spazio all'improvvisazione dell'esecutore, un po' come i dialetti con la lingua madre da cui derivano. Senza la pratica e l'insegnamento non si riuscirebbe mai a tramandare la musica in maniera adeguata, lo stesso accade per le lingue; dobbiamo citare tutti i dubbi sulla pronuncia del greco antico, del latino e, visto che l'hai citato, dell'inglese di Shakespeare?

 
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Insegnare un solo dialetto sarebbe divisivo, ma come sarebbe un insegnamento dei vari dialetti italiani nelle loro caratteristiche? Un insegnamento più filologico che di altro tipo.
Dovresti stare attento a dire che nessuno si lamenterebbe di non poter leggere i grandi classici in lingua originale. Non è davvero così, sarebbe una perdita gravissima.

Il paragone con la musica regge benissimo. Per millenni non c'è stato alcun sistema di scrittura e moltissima musica è stata tramandata per via orale e moltissima è andata per sempre perduta. Inoltre è sbagliato dire che non ci siano ''lingue'' musicali differenti, sarebbe come dire che non esistono linguaggi differenti perché possiamo utilizzare sempre le stesse lettere per trascriverle su carta. Senza aggiungere il fatto che molta musica del passato lascia molto all'improvvisazione dell'esecutore, un po' come i dialetti con la lingua madre da cui deriva. Senza la pratica e l'insegnamento non si riuscirebbe mai a tramandare la musica in maniera adeguata, lo stesso accade per le lingue; dobbiamo citare tutti i dubbi sulla pronuncia del greco antico, del latino e, visto che l'hai citato, dell'inglese di Shakespeare?
Il discorso è molto interessante e vasto , ora, purtroppo, non ho il tempo per discuterne come dovrei, ma lo farò più tardi o nei prossimi giorni

 
Il paragone con la musica non regge, la musica si può scrivere ed esiste un solo linguaggio musicale per scriverla , è universale, tutta la musica si scrive nello stesso linguaggio simbolico in tutto il mondo , non ci sono "lingue" differenti nè dialetti
Non è vero, non esiste solo il sistema a temperamento equabile, che peraltro è un'invenzione relativamente recente.

Esistono diversi temperamenti, esiste la musica microtonale, la scelta è profondamente influenzata dalla cultura (ed è interessante notare come la musica stessa sia influenzatrice e non solo influenzata: nei popoli che utilizzano la musica microtonale è stata osservata una diversa sensibilità dell'orecchio alle variazioni. Detto in altre parole, se per noi un re diesis e un mi bemolle suonano praticamente identici, così potrebbe non essere ad esempio per un indiano che magari può essere in grado di percepire con precisione differenze di un quarto di tono, o un ottavo o giù di lì).

Che poi il temperamento equabile si sia diffuso nel mondo e abbia trovato più successo ok, ma quello è dovuto anche a ragioni di egemonizzazione culturale, di semplicità nella notazione etc. Così come la musica occidentale è più diffusa di quella, per esempio, indonesiana.

Ma dire che sia l'unico sistema possibile, che sia universale e altro proprio no. Non è altro che un linguaggio diffuso in maniera preminente, e gli altri non sono certo sistemi di nicchia e di rilievo puramente storico, sono realtà che esistono e hanno una presenza per nulla trascurabile

 
Non è vero, non esiste solo il sistema a temperamento equabile, che peraltro è un'invenzione relativamente recente.Esistono diversi temperamenti, esiste la musica microtonale, la scelta è profondamente influenzata dalla cultura (ed è interessante notare come la musica stessa sia influenzatrice e non solo influenzata: nei popoli che utilizzano la musica microtonale è stata osservata una diversa sensibilità dell'orecchio alle variazioni. Detto in altre parole, se per noi un re diesis e un mi bemolle suonano praticamente identici, così potrebbe non essere ad esempio per un indiano che magari può essere in grado di percepire con precisione differenze di un quarto di tono, o un ottavo o giù di lì).

Che poi il temperamento equabile si sia diffuso nel mondo e abbia trovato più successo ok, ma quello è dovuto anche a ragioni di egemonizzazione culturale, di semplicità nella notazione etc. Così come la musica occidentale è più diffusa di quella, per esempio, indonesiana.

Ma dire che sia l'unico sistema possibile, che sia universale e altro proprio no. Non è altro che un linguaggio diffuso in maniera preminente, e gli altri non sono certo sistemi di nicchia e di rilievo puramente storico, sono realtà che esistono e hanno una presenza per nulla trascurabile
io mi riferivo all'uso del pentagramma , ma ammetto la mia ignoranza, esistono altri modi per scrivere la musica?

EDIT

una breve ricerca me ne ha mostrati altri 3 , perfino tutt'ora uso da oltre 2000 anni

 
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io mi riferivo all'uso del pentagramma , ma ammetto la mia ignoranza, esistono altri modi per scrivere la musica?
EDIT

una breve ricerca me ne ha mostrati altri 3 , perfino tutt'ora uso da oltre 2000 anni
Il pentagramma ha senso come sistema di scrittura per un sistema musicale temperato, cioè ha senso per la musica in cui l'ottava (cioè l'intervallo tra due note di frequenza una il doppio dell'altra) è divisa in tot intervalli (nel temperamento equabile, inteso come sistema musicale occidentale moderno, è divisa in 12 semitoni tutti uguali).

Se non c'è un vero temperamento va da sé che il pentagramma non è un sistema di notazione utile, perché avrebbe poco senso rappresentare su 5 righe una musica in cui l'ottava è divisa in (numero a caso) 53 intervalli.

Tra l'altro non è affatto detto che l'ottava sia divisa in intervalli uguali.

Se un popolo ha sviluppato un sistema musicale di questo tipo è estremamente improbabile che al contempo sviluppi un sistema di notazione come il pentagramma.

Poi sia chiaro, il pentagramma e il temperamento equabile hanno oggi una presenza decisamente preponderante nel mondo e francamente i più grandi capolavori della storia vengono da lì, non certo dalla musica microtonale

 
Il pentagramma ha senso come sistema di scrittura per un sistema musicale temperato, cioè ha senso per la musica in cui l'ottava (cioè l'intervallo tra due note di frequenza una il doppio dell'altra) è divisa in tot intervalli (nel temperamento equabile, inteso come sistema musicale occidentale moderno, è divisa in 12 semitoni tutti uguali).Se non c'è un vero temperamento va da sé che il pentagramma non è un sistema di notazione utile, perché avrebbe poco senso rappresentare su 5 righe una musica in cui l'ottava è divisa in (numero a caso) 53 intervalli.

Tra l'altro non è affatto detto che l'ottava sia divisa in intervalli uguali.

Se un popolo ha sviluppato un sistema musicale di questo tipo è estremamente improbabile che al contempo sviluppi un sistema di notazione come il pentagramma.

Poi sia chiaro, il pentagramma e il temperamento equabile hanno oggi una presenza decisamente preponderante nel mondo e francamente i più grandi capolavori della storia vengono da lì, non certo dalla musica microtonale
Sbagli o anche la musica jazz ha/ha avuto problemi di trascrizione al di là dell'improvvisazione?
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Sbagli o anche la musica jazz ha/ha avuto problemi di trascrizione al di là dell'improvvisazione?
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Sinceramente non lo so, non conosco il jazz, però mi pare strano. Alla fine, per quanto sia tendenzialmente improvvisato e per quanto innovi sull'armonia, il jazz segue pur sempre le stesse regole di base degli altri generi (ed è normale considerando che è nato molto di recente, quando cioè un certo sistema musicale era già ampiamente affermato) e non riesco a immaginarmi problemi di notazione. Almeno penso io che qualunque composizione jazz si possa rappresentare sul pentagramma, però magari c'è qualche carattere del jazz stesso che mi sto perdendo

 
Parlo inglese e spagnolo. Ho studiato francese, di cui capisco molto di più del tedesco che mi hanno insegnato a scuola.

Quando sono stata in Olanda e Belgio capivo sia l'olandese che il fiammingo.

Mi hanno insegnato qualche parola in afrikaans, quando sono andata a lavorare in Cape Town, e pochi altri vocaboli in giro per il mondo.

Attualmente sto studiando l'ebraico, ma tra il poco tempo a disposizione e il fatto che la scrittura è totalmente diversa ci sto mettendo una vita...

 
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