la cosa più logica da ipotizzare è che ogni società sia convinta di essere in una società razionale.
ora noi pensiamo che il primitivo sia irrazionale, ma non è così.
lo vediamo come irrazionale poichè leggiamo la storia e i comportamenti umani con la prospettiva del nostro tempo.
la stessa cosa faranno con noi.
e se penseranno che siamo imbecilli superstiziosi è perchè probabilmente lo siamo.
essere razionali non significa altro che allineare la nostra coscienza al modello sociale.
ovvero subire la procedura di indottrinamento e sentirsi bene quando siamo accolti nella società stessa, quando ne facciamo parte.
l'emarginazione è la morte, nè più, nè meno.
ogni vittima sacrificale antica era una capro espiatorio, ovvero un emarginato.
si dice morte sociale non a caso.
è morte.
essere irrazionali significa trasgredire al modello, il che è anche questo parte del modello stesso ed evidentemente utile alla società poichè libera delle energie che altrimenti soffocano il sistema razionale stesso.
il fatto che nelle utopie l'irrazionalità sia estirpata è una incredibile manifestazione di ipocrisia, poichè presuppone che ci siano dei pupazzi e non delle persone contaminate dal demone dell'amore e dell'odio verso la società stessa (è quasi una cosa edipica questa in effetti).
la fede di essere in ogni tempo in una società razionale, in una società che ci rappresenta, che impariamo non solo ad accettare, ma ad introiettare nel vero senso psicoanalitico, è così potente che persino i più grandi intellettuali del proprio periodo non fanno altro che subliminare nelle loro teorie il modello stesso, rendendo quel che è una struttura mentale del tutto distante da ciò che contiene (la struttura mente non ha nulla a che fare con quel che partorisce), una astrazione che si realizza in maniera profetica.
questo spiega perchè il periodo marxista della cultura legge la storia in una chiave hegeliana servo/padrone e ogni dinamica con quella chiave in maniera ossessiva.
il problema di applicare una chiave di lettura è che la chiave di lettura distorce quello che è il sentire il proprio tempo.
noi non riusciamo a sentire le emozioni di queste persone.
la gioia, il dolore.
la fede nel proprio tempo.
non riusciamo ad immaginarle, ci rifiutiamo di essere due, tre, dieci persone.
il principio di unicità della nostra condizione mentale non mi risulta sia mai stata condannata prima (se non da jung).
eppure la fantasia di uscire dal nostro corpo fisico è in tutta l'arte, nel teatro, nel cinema, nel gioco, ovunque.
ma non nella vita.
dove la nostra coerenza è la peggire maschera che possa essere indossata (è una maschera considerata seriamente).
ogni analisi è per prima cosa un giudizio poichè a parlare è la maschera della serietà, della sobrietà, della verità.
mai ho visto un intellettuale che volesse essere convertito invece di convertire il prossimo con le sue idee.
mai ho visto un intelletuale desideroso di dire il falso ai suoi fedeli, una non verità.
l'ossessione per la verità, per la coerenza è una mistificazione e una passione allo stesso tempo.
del resto nessun essere umano è tanto curioso quanto lo è quando deve giudicare.
egli misura se stesso e il proprio simile, esattamente come misura i modelli in cui crede, per similitudini e corrispondenze.
se questo è comprendere io non credo sia la comprensione il primo anello della natura umana.
il giudizio è il primo anello.
l'atto di fede.
la prova di fedeltà al tuo tempo.
la natura umana cerca di convincersi, di rassicurarsi, di nascondere il dubbio a se stessa.
poichè l'aternativa è sdoppiarsi, perdersi, dileguare la pische nell'infinito.
quel che ci lega tutti inesorabilmente nella storia è il fatto che siamo sopravvissuti.
noi viviamo perchè a questo sono serviti i modelli, gli schemi, le soluzioni sociali.
sono sempre veri, sempre esatti.
potremmo creare centinaia di modelli economici e sociali partendo da paradigmi diversi (ovvero da scopi, da obiettivi di partenza), tutti sarebbero matematicamente esatti al millesimo in una simulazione.
ma è uno e uno solo che introiettiamo, come una e una sola è la nostra visione della nostra mente e l'utilizzo che ne facciamo nell'elargire giudizi.
se noi avessimo dubitato di questi modelli in ogni epoca non saremmo qui.
ci saremmi dispersi, incapaci di riconoscerci anche tra consanguinei.
il cambiamento avviene per lo stesso motivo.
ci sono dlele dinamiche che si modificano e ci si allinea perchè senza questa semplice capacità di avere fede qualunque sia il modello imposto più o meno casualmente dal destino, dalla natura, dagli uomini, da ***, noi avremmo paura, una paura terribile ed ancestrale che è la medesima in tutte le epoche.
questa paura deriva dalla consapevolezza della morte.
nessuna struttura vivente nella terra ha consapevolezza della propria morte.
il che rende la nostra vita incredibilmente profonda.
per forza di cose ricca di signficato, per forza di cose religiosa, per forza di cose strordinariamente difficile e piena di passioni e conflitti che hanno a che fare con il nsotro rapporto con il tempo che tracorre e di cui siamo ossessionati in maniera collettivamente vicina all'isteria più totale.
ed è il motivo per cui ci riconosciamo tra condannati rendendo possibile la convinvenza in qualsiasi situazione possibile, anche la più disumana e crudele.
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