Beh, non esageriamo. Nell'antica Roma gli unici che avevano veri diritti erano i cittadini romani, ma tutti gli altri - chi più, chi meno - rischiavano seriamente di doversi attaccare al tram. Nel Medioevo non esisteva lo schiavismo, mentre nella Roma antica sì. Il divieto della schiavitù (perchè tutti i gli esseri umani rientravano nella salvezza del Cristo) spinse gli europei a potenziare il proprio ingegno e a creare macchine ancora più sofisticate di quelle romane. Ritornando a parlare di schiavitù, non si può storicamente negare che la Chiesa, nonostante i pasticci di rito che aveva compiuto in altri ambiti, si ribellò in più occasioni quando diversi Stati deportavano gli indigeni africani e americani per farne bestiame da soma. Bartolomé de Las Casas insegna. Fu forse la prima volta che socialmente parlando, un'istituzione potente riconosceva un'uguaglianza di tutti gli uomini.
E non è neppure vero che nel Medioevo le ordalie (cioè questa pratica della "prova divina") erano all'ordine del giorno. Anzi, la Chiesa cattolica, volente o nolente, col crollo di Roma si è ritrovata ad essere l'unica erede del diritto romano e del suo rispettivo sistema giudiziario. Le ordalie divennero quindi pratiche applicate solo dalle chiese locali, ma furono più volte condannate dalla Chiesa di Roma. Sia con la promulgazione del Rituale Romano di Paolo V, sia con un decreto di Papa Stefano V.
Infine, per chi l'ha letta, c'è nella Somma Teologica una condanna a questo genere di usi popolari e supertiziosi da nientepopodimeno che Tommaso d'Aquino.
L'inquisizione medievale della Chiesa cattolica era un tribunale tutto sommato molto più soft di quelli civili. Anch'essa prevedeva avvocati difensori, cauzioni e quindi libertà sulla parola e la tortura veniva applicata più raramente di quanto si pensi, perchè la confessione sotto tortura non era considerata valida. Serviva che l'imputato ripetesse la confessione nuovamente in aula e se ciò non avveniva, allora l'inquisitore era fregato perchè per ciascun processo, l'uso della tortura era legittimo una volta sola (e nessun tribunale civile prevedeva questi paletti, all'epoca). Nell'inquisizione medievale la tortura era più che altro una minaccia. Non a caso nel Directorium Inquisitorum (una sorta di manuale dell'inquisitore) Nicolas Eymerich sconsigliava di torturare gli inquisiti perchè una volta torturati (e nella Chiesa la tortura inquisitoria non poteva recare danni fisici e/o amputazioni e ovviamente la morte... o l'inquisitore sarebbe stato processato a sua volta), se non si otteneva la confessione, poi si avrebbe perso lo strumento con cui intimidirli.
Esisteva eccome il concetto in dubio pro reo e veniva applicato in maniera rigorosa. Se gli interrogatori risultavano infruttuosi e le torture (sempre secondo i canoni riportati sopra) non portavano a nulla (e si poteva torturare solo se c'erano validi indizi), allora, come si può leggere nel Manuale dell'Inquisitore di Bernardo Gui (si vede che all'epoca certi manuali andavano a ruba), l'inquisitore era obbligato a liberare l'imputato. Tra l'altro, anche Bernardo Gui sconsigliava l'uso della tortura, riconoscendola come inutile.
Le forme di inquisizioni particolarmente violente erano quelle protestanti, più che altro perchè usavano la bibbia come codice penale e come codice di procedura penale. Ed ogni città aveva la sua inquisizione che non doveva rispondere a nessuno in casi di abusi. Non solo, ma le inquisizioni protestanti, sempre per la medesima ragione di essere totalmente autonome, non prevedevano corti d'appello.
Insomma, non era tutto rose e fiori, ma non so quanto sia vero che nell'antica Roma si stava meglio rispetto al Medioevo.