Ma questi sono discorsi terra terra, che possiamo fare noi, non certo un *** onnipotente, almeno si spera. Un *** onnipotente e buono non lascia che i figli siano soggetti al male e al pericolo, esattamente come un padre, se potesse, eviterebbe ai figli tutti i problemi del mondo. Tuttavia, mentre un padre non può farlo e si affida dunque al metodo educativo che prevede l'apprendimento per errore, che consente ai figli di sviluppare i giusti meccanismi di difesa, *** può, ma non lo fa lo stesso. *** può impedire il male, ma non lo fa. Quindi o non è onnipotente o non è buono.
La teodicea non è così semplice.
NON può impedire il "male" perché il male non esiste, e non si può impedire che qualcosa che non è in essere accada (in quanto ovviamente assurdo).
Il male soggettivo, la sofferenza che l'uomo crea per sé, invece (che non è il male, ma un'alterazione umana causata dal suo non avvicinamento al bene assoluto) viene permesso affinché l'uomo sia libero, e ancor di più affinché l'uomo si accorga dell'agire migliore.
Per fare un esempio, perché pensi che il corpo provi dolore? Per uno scherzo della natura? Perché un'ameba si muove sempre nella direzione opposta a quella sfavorevole? Perché il dolore è un'informazione essenziale, e senza dolore l'animale andrebbe verso la morte senza rendersene conto.
Lo stesso succede con l'uomo a livello spirituale, solo che questo dolore viene decodificato da un'essere libero, capace quindi anche di proseguire nella stessa direzione, procurandosi altro dolore.
Poi, come al solito, la domanda sarebbe "Perché?" *** avrebbe preferito dotare l'uomo di libero arbitrio piuttosto che lasciarlo allo stesso livello di ogni altro animale, perché dovrebbe toccarci una responsabilità così grande, a quale scopo?
Una risposta, un po' buttata lì, potrebbe essere "perché così possiamo puntare ad un grado di felicità più elevato", ma non essendo stato nessuno di noi privo del libero arbitrio, nessuno di noi può esserne certo, temo che queste domande non avranno risposta, almeno in questo mondo.
E hai evitato di discutere di tutti quegli episodi in cui si dimostra un *** vendicativo, terribile e incoerente. Tipo l'esempio del fico che ho riportato oppure l'episodio di Iefte. Ma la Bibbia è stracolma di robe del genere.
Non ricordo l'episodio, se mi portassi la citazione potrei parlarne.
Beh, ma l'episodio di Adamo ed Eva ci insegna il contrario, che gli uomini, a dispetto del libero arbitrio, nascono tutti peccatori. Per non parlare delle donne in particolare. Dire che nessuno di noi ha certezze è vero solo fino a un certo punto, perché la Chiesa ritiene invece di averla, questa certezza, tant'è che vige il dogma dell'infallibilità quando il papa si pronuncia ex cathedra.
Eh no. Innanzitutto, non si discuteva del decimo comandamento, ma del secondo, che è tale sia in Esodo che in Deuteronomio. In secondo luogo, anche il Deuteronomio pone il decimo come comandamento unico, senza distinguere tra moglie e tutto il resto; tra l'altro tutte le diciture "non desiderare" appartengono allo stesso versetto, il ventunesimo. Inoltre, la decisione di eliminare il secondo comandamento e scindere il decimo è molto tarda e risale al Secondo Concilio di Nicea del 787, mentre fino a quel momento la tradizione veterotestamentaria era stata rispettata anche dai cristiani. Ci si accorge ancora una volta che le parole sono state stravolte e il significato è stato mistificato in itinere.
Primo: l'enunciazione e l'ordine dei comandamenti non è dogma, dunque c'è anche la libertà di prescindere dalle formule del Catechismo.
Secondo: In quei versetti in realtà una vera divisione nemmeno c'è, poiché le "dieci parole" nella loro forma originale andarono perdute insieme alle tavole, ed ora leggendo i versetti ognuno compie delle divisioni, che possono essere diverse da persona a persona. Dunque io posso considerare quel punto dopo "Non desiderare la moglie del tuo prossimo." come la conclusione del comandamento, mentre invece tu potresti intuire che sia un tutt'uno con ciò che segue, la realtà è che le 10 parole sono al contempo una, ed ogni comandamento rimanda inevitabilmente agli altri, dunque come sia diviso non è realmente importante, ciò che è importante è rispettare la dualità, l'unicità e la pluralità dei comandamenti, oltre ovviamente al loro contenuto.
E ti ricordo che la divisione è quella scelta da Agostino, morto ben prima del concilio di Nicea.
PS: penso poi sia fondamentale ricordare che nel testo originale non esiste alcuna punteggiatura, essendo scritto in ebraico; inoltre la suddivisione in versetti è stata introdotta dopo l'anno 1000.
Dunque con che diritto si potrebbe stabilire un ordine biblico dei comandamenti? E' ovvio che sia una scelta dipendente dalla tradizione adottata.