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aliasalberto
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Ishramit stai dicendo tante cose in modo incorretto e affrettato. Non si può leggere "empirico è quasi l'opposto di razionale". Ma è assolutamente il contrario. La scienza, e quindi la ragione, si basano fortemente sull'esperienza, la conoscenza di concetti e situazioni particolari dai quali trarre, con l'esperimento, le leggi generali che governano l'universo e che spiegano tutto. Ogni scienziato ha un approccio empirico, innanzitutto. Come faceva Archimede ad avere quelle intuizioni geniali sulle proprietà dei solidi? Era tutto astratto, in effetti, quindi come ci riusciva? Prima si cimentava con metodo meccanico (costruiva forme geometriche e le modellava in modo da far combaciare lunghezze, aree, volumi etc.) e poi astraeva il discorso e traeva la legge matematica, il teorema. E così fa lo scienziato. L'esperienza è alla base della conoscenza e della scienza stessa.
La ragione non ha proprio niente di cieco e anzi è quella luce che consente di annientare la tenebra dell'ignoranza. Ragionare significa aprire gli occhi e cercare di capire tutto, senza rassegnarsi a una facile risposta onnicomprensiva che va sotto il nome di ***.
Forse viviamo in un sogno? Forse. Ma questo ragionamento non porta a dire nulla di costruttivo, già solo perché mettiamo in dubbio la nostra stessa esistenza e quella di ogni altra cosa, compreso ***. Poniamo, per assurdo, che sia vero che viviamo in un sogno, in un'illusione. Per noi, allora, la realtà sarebbe proprio questa illusione. Non c'è nessuna contraddizione, visto che ciò che tu indichi con il termine realtà è una definizione, qualcosa che è stato scelto arbitrariamente dagli uomini. Il fatto di vivere in un sogno, ripeto, nulla ci direbbe sull'esistenza di ***, che, essendo frutto dell'immaginazione, potrebbe essere immaginario anch'esso.
Stando a ciò che dici, la tua conoscenza è solo una funzione del tuo desiderio: "vorrei che fosse così, quindi dico che lo è davvero". Ma la realtà può essere diversa da come la vorresti tu. Non deve per forza esserci una motivazione nobile nell'esistenza delle cose e dell'uomo, né dev'esserci uno scopo a tutti i costi. Ti piacerebbe che fosse così, ma la scienza non asseconda i desideri. Se sei così pessimista da vedere tutto nero attraverso gli occhi della ragione, dovresti forse cercare di concentrarti su quanto di bello esiste e su quanto di positivo puoi fare tu da essere umano. Il pessimismo non deve invece portarti a irrazionalizzare tutto e inventare un'entità buona e amorevole che ti accoglie e ti protegge. Sarebbo molto comodo se ci fosse un *** che pareggia i torti e che si pone come giustizia ultima. In questo modo avremmo la certezza di una meritocrazia assoluta: chi si è comportato bene, va in paradiso; gli altri giù all'inferno a pagare il fio. Ma questo non ha senso, perché implicherebbe l'esistenza di una morale assoluta per la quale sia stabilito, senza alcun margine d'errore, cosa sia giusto e cosa no. E questa morale assoluta può non coincidere con la tua morale, che ti dice arbitrariamente che uccidere un uomo è sbagliato e aiutare un bisognoso è giusto.
E ti sbagli su di me. Se ci fosse un'evidenza scientifica incontestabile che dimostrasse l'inesistenza del mondo e ci desse la certezza che la nostra realtà è solo un'illusione, allora ci crederei, perché quella conoscenza viene dalla ragione, che è tutto ciò che io stesso rappresento. Ma questo discorso mi sembra campato per aria e inutile ai fini della discussione.
La ragione non ha proprio niente di cieco e anzi è quella luce che consente di annientare la tenebra dell'ignoranza. Ragionare significa aprire gli occhi e cercare di capire tutto, senza rassegnarsi a una facile risposta onnicomprensiva che va sotto il nome di ***.
Forse viviamo in un sogno? Forse. Ma questo ragionamento non porta a dire nulla di costruttivo, già solo perché mettiamo in dubbio la nostra stessa esistenza e quella di ogni altra cosa, compreso ***. Poniamo, per assurdo, che sia vero che viviamo in un sogno, in un'illusione. Per noi, allora, la realtà sarebbe proprio questa illusione. Non c'è nessuna contraddizione, visto che ciò che tu indichi con il termine realtà è una definizione, qualcosa che è stato scelto arbitrariamente dagli uomini. Il fatto di vivere in un sogno, ripeto, nulla ci direbbe sull'esistenza di ***, che, essendo frutto dell'immaginazione, potrebbe essere immaginario anch'esso.
Stando a ciò che dici, la tua conoscenza è solo una funzione del tuo desiderio: "vorrei che fosse così, quindi dico che lo è davvero". Ma la realtà può essere diversa da come la vorresti tu. Non deve per forza esserci una motivazione nobile nell'esistenza delle cose e dell'uomo, né dev'esserci uno scopo a tutti i costi. Ti piacerebbe che fosse così, ma la scienza non asseconda i desideri. Se sei così pessimista da vedere tutto nero attraverso gli occhi della ragione, dovresti forse cercare di concentrarti su quanto di bello esiste e su quanto di positivo puoi fare tu da essere umano. Il pessimismo non deve invece portarti a irrazionalizzare tutto e inventare un'entità buona e amorevole che ti accoglie e ti protegge. Sarebbo molto comodo se ci fosse un *** che pareggia i torti e che si pone come giustizia ultima. In questo modo avremmo la certezza di una meritocrazia assoluta: chi si è comportato bene, va in paradiso; gli altri giù all'inferno a pagare il fio. Ma questo non ha senso, perché implicherebbe l'esistenza di una morale assoluta per la quale sia stabilito, senza alcun margine d'errore, cosa sia giusto e cosa no. E questa morale assoluta può non coincidere con la tua morale, che ti dice arbitrariamente che uccidere un uomo è sbagliato e aiutare un bisognoso è giusto.
E ti sbagli su di me. Se ci fosse un'evidenza scientifica incontestabile che dimostrasse l'inesistenza del mondo e ci desse la certezza che la nostra realtà è solo un'illusione, allora ci crederei, perché quella conoscenza viene dalla ragione, che è tutto ciò che io stesso rappresento. Ma questo discorso mi sembra campato per aria e inutile ai fini della discussione.