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Il procedimento razionale prende in considerazione TUTTE le affermazioni di pari validità, escluderne una a priori perché "non costruttiva" è tutt'altro che razionale.
Ma la considerazione su *** non ha pari validità rispetto a quella sulla realtà. E ciò non si stabilisce a priori, come credi tu, ma a posteriori, con l'uso della ragione, appunto.

Credere nella realtà e credere in *** suppongono un procedimento equivalente, ovvio che è più facile credere nella realtà, e ben più necessario, ma il procedimento quello rimane: un salto dal dubbio alla certezza arbitraria.
Ma le due "credenze" non suppongono due procedimenti equivalenti, infatti, come già detto, la realtà è esperibile ma *** no. E se credere nella realtà è ben più necessario, come dici tu, un motivo ci sarà.

Se stai pensando esisti, non ho mai messo in dubbio l'esistenza del soggetto, anzi. Il soggetto è tutto ciò che sappiamo per certo come esistente, e la sua facoltà intellettiva, che funziona (anche se così non è molto utile) anche senza alcun rapporto con il mondo esterno e l'esperienza ne è la prova. Cogito ergo sum.
Hai scritto così: "Illusione dell'esistenza del mondo=/=Illusione dell'esistenza dell'io, il problema è che dalla seconda non può conseguire la prima, se non extra-razionalmente", e ti ho fatto vedere che non è un'affermazione attendibile. Il resto l'hai scritto per cercare di far sembrare sbagliato il mio modo di considerare l'illusione dell'esistenza del mondo e l'illusione dell'esistenza dell'io, sbagliando grossolanamente.

Ragione che, in tal caso, è propria anche di molte scimmie, ma lasciamo perdere.
E allora quei due elementi non sono da ritenere distintivi per l'evoluzione umana. Li hai tirati in ballo tu, mica io.

A volte potersi guardare le mani è più importante di poter eseguire addizioni e moltiplicazioni, e la posizione delle mani non deriva dalla ragione.
Bisogna vedere in quale contesto. Di certo non è assolutamente vero. Altrimenti scimmie e uomini, adesso, sarebbero al medesimo livello evolutivo.

No, la ragione non può essere illusa, il procedimento logico, applicato correttamente, è sempre vero, sono le premesse a poter essere sbagliate.
Ah, la ragione non può essere illusa? Questo è ovviamente falso, visto che non puoi sapere, per esempio, di essere malato mentalmente e di avere un modo di ragionare distorto e fallace, che magari ti porta a credere che sia giusto suicidarti, per esempio. Come l'esperienza, anche la ragione può essere contaminata dall'illusione. Per questo ho inteso parlare di esperienza e ragione in condizioni "fisiologiche".

Pensavo stessi parlando dei riferimenti filosofici, per aver fede in *** non mi servono conoscenze pregresse.
Ti ricordo ancora una volta che l'argomento del topic è la religione, e non la filosofia. Per credere in *** ti serve la conoscenza del concetto stesso di ***, innanzitutto. O tale concetto lo crei da te, oppure, come hai fatto tu che sei cristiano, ti affidi a un preesistente modello divino. Per credere nel *** cristiano (cioè il tuo ***), ti serve poi un mucchio di altre conoscenze, dalle quali non puoi svincolare la tua fede, pena l'esclusione dalla confessione religiosa cristiana.

 
Ma la considerazione su *** non ha pari validità rispetto a quella sulla realtà. E ciò non si stabilisce a priori, come credi tu, ma a posteriori, con l'uso della ragione, appunto.


Ma le due "credenze" non suppongono due procedimenti equivalenti, infatti, come già detto, la realtà è esperibile ma *** no. E se credere nella realtà è ben più necessario, come dici tu, un motivo ci sarà.
*** no?

Io ho fatto esperienza di ***, che tu ci creda o no, è stato alla base della mia conversione.

Ovviamente, non essendo successo a te, non ci crederai mai, ed anche io posso ammettere che potrei essermi sbagliato....

...come potrei essermi sbagliato ogni mattina che ho creduto di fare esperienza di un mondo che potrebbe anche non esistere.

Io esisto ed ho esperienza del mondo-->in altre occasioni la mia esperienza si è dimostrata fallace-->mi fido della mia esperienza del mondo?

Risposta A: sì, questa volta la mia esperienza non sbaglia, ne sono convinto

Risposta B: non riesco a decidermi, non voglio rischiare di cadere in errore rispondendo arbitrariamente. Dunque rimango nel dubbio fino a quando non avrò prove certe della veridicità della mia esperienza

Risposta C: no, come tante altre volte la mia esperienza è un'illusione, se con la ragione riesco a dimostrare solo la mia esistenza, allora è tutto ciò che c'è di vero.

Risposta A-->ho sentito parlare(di solito non è così che si arriva alla fede, ma è più facile da spiegare) di qualcosa di infinitamente grande, che chiamano ***-->mi sono fidato in altre occasioni di ciò che dice la gente, a volte si è rivelata una scelta giusta, altre sbagliata-->tuttavia non riesco a trovare alcuna prova che dimostri con certezza l'esistenza o l'inesistenza di ***-->Mi fido di ciò che mi hanno detto/di ciò che ho "avvertito"?

A: sì, sono convinto che questo *** c'è

B: non posso dimostrarlo, dunque mi astengo dal giudizio

C: no, non esiste nulla del genere.

Hai scritto così: "Illusione dell'esistenza del mondo=/=Illusione dell'esistenza dell'io, il problema è che dalla seconda non può conseguire la prima, se non extra-razionalmente", e ti ho fatto vedere che non è un'affermazione attendibile. Il resto l'hai scritto per cercare di far sembrare sbagliato il mio modo di considerare l'illusione dell'esistenza del mondo e l'illusione dell'esistenza dell'io, sbagliando grossolanamente.
Ammetto che la mia frase era un po' contorta: "seconda" e "prima" non si riferiscono alle illusioni ma alle esistenze, il fatto è che la mia esistenza non rende necessario che esista tutto il resto, per quanto possa sembrare assurdo.

E allora quei due elementi non sono da ritenere distintivi per l'evoluzione umana. Li hai tirati in ballo tu, mica io.
Proprio come la ragione. L'essere umano è nato da una folgorazione, da un qualcosa di rarissimo nella storia dell'evoluzione, paragonabile al passaggio dall'essere non vivente a quello vivente!

Ed è chiaro che la folgorazione, ovvero il processo che, partendo da elementi semplici, crea un sistema molto più complesso di quelli precedenti, non può basarsi su un solo elemento distintivo: gli elementi singoli che costituiscono l'essere umano sono tutti rintracciabili nel resto del mondo vivente, ciò che crea la distinzione è il modo in cui questi elementi interagiscono.

Bisogna vedere in quale contesto. Di certo non è assolutamente vero. Altrimenti scimmie e uomini, adesso, sarebbero al medesimo livello evolutivo.
Mica per niente siamo primati. Le scimmie che sono rimaste allo stato di scimmia, appunto, o sono carenti di alcuni dei molti elementi fondamentali che hanno portato all'uomo, o, ancor più semplicemente, non hanno trovato le condizioni per cui fosse necessaria un'evoluzione secondo certi termini.

Le teorie attuali non descrivono l'evoluzione come qualcosa che proceda a senso unico, né uniformemente.

Ah, la ragione non può essere illusa? Questo è ovviamente falso, visto che non puoi sapere, per esempio, di essere malato mentalmente e di avere un modo di ragionare distorto e fallace, che magari ti porta a credere che sia giusto suicidarti, per esempio. Come l'esperienza, anche la ragione può essere contaminata dall'illusione. Per questo ho inteso parlare di esperienza e ragione in condizioni "fisiologiche".
No, il malato mentale non dispone della ragione, o ne dispone solo parzialmente, e quando ne dispone la ragione funziona esattamente come deve funzionare. Certo, la ragione viene spesso, ed umanamente, offuscata da molte situazioni, specie da quelle emotive, ma stiamo parlando di situazioni ideali, in cui ogni elemento è separato dagli altri per semplificare il discorso.

Ed in una tale situazione l'esperienza può essere comunque illusa, mentre la ragione non può svincolarsi dal suo meccanismo strettamente necessario.

Ti ricordo ancora una volta che l'argomento del topic è la religione, e non la filosofia. Per credere in *** ti serve la conoscenza del concetto stesso di ***, innanzitutto. O tale concetto lo crei da te, oppure, come hai fatto tu che sei cristiano, ti affidi a un preesistente modello divino. Per credere nel *** cristiano (cioè il tuo ***), ti serve poi un mucchio di altre conoscenze, dalle quali non puoi svincolare la tua fede, pena l'esclusione dalla confessione religiosa cristiana.
Tutto questo viene dopo la Fede, molto, molto dopo.

Sono stato "nominalmente" cristiano fin dalla nascita, e pensavo addirittura di "credere" in ***, fino a quando non mi sono convertito, ed allora ho capito che non avevo mai creduto realmente, la Fede è arrivata all'improvviso ed è stato chiarissimo che era la prima volta.

Poi sono andato a ripassarmi il Vangelo e tutto il resto, e la mia conclusione è che il cristianesimo non lo conoscevo, mi ero costruito un modello mentale totalmente estraneo a ciò che era nella realtà. Ma è giusto che sia così, uscire dalla caverna fa sempre piuttosto male agli occhi.

 
Voglio fare presente a chiunque stia seriamente tentando di proporre una qualsivoglia forma di razionalismo ateo nel 2011 che Nietzsche è morto circa 111 anni fa portando eroicamente con sé platonismi e razionalismi vari. (probabilmente per sempre)

Quindi perpiacere non venitemi a dire che l'evidenza empirica equivale all'effettività fattuale perché se fosse così semplice avrei seriamente buttato tempo nel cesso per preparare gli ultimi tre esami dati, che mi sono dovuto pure studiare un saggio sull'illusione dell'esistenza dell'identità e della sua -presunta- pericolosa affinità con modi di ragionare strettamente totalitari.

Davvero, non va bene, anzi mi fa pure sentire un po' frustrato se devo dirla tutta. :vigo:

PS: Bravo Chen che si è correttamente astenuto dal fornire un interpretazione prioritaria delle mie parole aspettando che fosse l'autore a spiegarle.

Le mie parole sono quelle che sono. Il mio gergo è forse troppo spicciolo perché siano facilmente intendibili ma non saprei davvero dirlo piu' chiaramente: l'uomo, dal seguire Gesu' Cristo e amare ***, ci può solo guadagnare; il guadagno dell'uomo nel camminare la strada camminata da Gesu' è la salvezza e la vita eterna e, come ha spiegato d'altronde anche papa benedetto per la pasqua di quest'anno, l'evento piu' importante della fede cristiana è proprio il momento in cui questa promessa si rende manifesta e vera con la resurrezione di Cristo.

Senza la resurrezione di Cristo, e senza la promessa, il cristianesimo sarebbe vuoto: l'uomo dal seguire le orme di Gesu' non ne avrebbe niente di piu' rispetto al seguire le parole di Socrate o dal seguire quelle di Crisippo, ovvero non ne avrebbe che la morte.

Ma, non essendo il verbo di *** morte bensì vita, l'uomo dal cristianesimo ne trae una fondamentale convenienza: la vita.

Il cristianesimo è una fondamentale convenienza. Il cristianesimo è una fondamentale offerta. "Vuoi la vita? seguimi."

Definisco ipocriti e scusatemi l'esagerazione anche idioti coloro a cui non è manifesta questa convenienza perché implicitamente non riconoscono il valore dell'amore di *** per l'uomo e quello delle sue parole. Solo chi si rende davvero conto di quello che gli si sta venendo dato nel presente in cui Cristo risorge può assurgere ad una vera maturità Cristiana, quella che con speranza ed impegno conduce a paradiso.

Spero che così suoni meglio.

 
Ti darei ragione, se quelle guarigioni fossero una sola per ogni luogo prestigioso.
Invece ce ne sono state molte in questi santuari, prima delle apparizioni invece non ce ne furono proprio.



A questo punto, onestamente, parlare di "caso" sarebbe offendere l'intelligenza di chiunque.


 


Ma il problema che segue in verità è un altro. È il concetto di ***. "***" è soltanto una parola (strettamente italiana, in questo caso) che racchiude qualcosa di vasto, d'immenso, che chiunque può chiamarlo come vuole.



Non è tanto importante il nome, quanto invece quello che vi è dietro al nome. Se non fosse uno schernimento, potremmo anche chiamarlo Nonna Papera come avevi detto tu. Perchè il nome in sè, non renderà mai idea della sostanza reale che c'è dietro.


 


In questo caso delle guarigioni l'unica cosa che puoi fare è smentire, senza poter dare alcuna alternativa. Certo, sarebbe anche impossibile visto che non ce l'ha neppure la scienza.



Tra l'altro, queste guarigioni sono avvenute DOPO aver proclamato l'apparizione della Vergine. Con i milioni di luoghi esistenti su questo pianeta, guarda caso proprio là accadono. In quei posti ritenuti sacri. Casi di questo tipo non avvengono in nessun altra religione al mondo, che ti piaccia o meno.


 


A meno che tu non voglia negare i fatti...
Io non voglio negare i fatti anche perché non li conosco: non ho la minima intenzione di informarmi circa ciascun evento che si ritiene compiuto da una qualche divinità in ogni luogo e in ogni tempo. Né devo dimostrare qualcosa o apportare una qualche specie di contro-deduzione.

I miracoli sono ritenuti tali solo dopo che si è compiuto un atto di fede e così si può giocare il jolly ***. Senza atto di fede sono dei fenomeni da studiare per comprenderne le cause. E nessuno dice che se ne comprenderanno per forza le cause. D'altra parte, tutto quello che hai scritto non confuta quanto ho detto se non cercando di addurre una certa rilevanza numerica al fenomeno delle guarigioni. Ma, come dicevo, per ogni guarigione inspiegabile (e inspiegabile non significa, necessariamente, dovuta a ***) esistono tante morti spiegabilissime. Eppure, esattamente come dicevo prima, il credente non si pone dubbi circa le modalità con cui *** selezioni chi guarire ma, gioca di nuovo il jolly: "***". Insomma, la rilevanza numerica non confuta in alcun modo l'argomento dell'atto di fede e anzi, è impregnato di una logica "post hoc ergo propter hoc" tipica degli atti di fede.


Prima di tutto non ho mai parlato di "cattivo" e di "buono". Queste sono affermazioni tue. Perchè se così fosse, come Cristo stesso disse, siamo tutti
cattivi (nel senso che siamo tutti prigionieri dei nostri vizi e delle nostre debolezze, infatti la parola "cattivo" in fondo vuol proprio dire questo: prigioniero).

 


Io sto solo dicendo che un ateo di principio non ha motivo per amare il nemico.



Chi non ama il nemico non per forza è una persona
cattiva (stavolta nel senso volgare del termine). Secondo il pensiero comune, anzi, odiare il nemico è lecito... e in fondo lo è anche. Chi potrebbe permettersi di dire a una vittima di pedofilia: "Guarda che sbagli a odiare il tuo carnefice"? Nessuno.

 


È però vero che empiricamente è dimostrato (al contrario di quello che dici tu... e qua basta la ragione) che chi odia vive male.



Non può essere il contrario. Per vivere bene è necessario essere sereno e in armonia con sè stessi e con ciò che si ha attorno; mi pare elementare, lo sanno pure i bambini.



Se io odio qualcuno, ne va della mia capacità di vivere; la richiesta di Cristo di amare il proprio nemico non è finalizzata ad arricchire ***, bensì l'Uomo (nessun comandamento, a dirla tutta, è finalizzata ad arricchire ***, essendo egli già Totalmente Completo).


 


Il problema però non è tanto riconoscere che il perdonare il nemico aiuti l'individuo a vivere meglio, il problema sta nel
riuscire a fare una cosa del genere.

 


Ecco perchè dicevo che un ateo non è propenso a fare una cosa del genere, non ne avrebbe lo stimolo. In base a cosa dovrebbe perdonare se istintivamente sente dentro una normale carica d'odio e di rancore? Cosa dovrebbe fargli cambiare idea?


La sua coscienza? Ovviamente no, perchè la sua coscienza (come la coscienza di chiunque) tende a proclamare la sua personale giustizia: Lui ha distrutto la mia vita, perchè diavolo dovrei perdonarlo?

Quindi neppure la "coscienza" dell'ateo (come dell'agnostico e del cristiano) può esserci utile in casi come questi.

 


Anche perchè se noi vedessimo uno come un nemico, non è per un fattore intellettuale, bensì sensitivo, pratico e relazionale.


 


So perfettamente che sono ad aver usato i termini "buono" e "cattivo", come so di non aver mai detto che chi odia vive bene. In ogni caso, l'uso dei termini "buono" e "cattivo" rende bene l'idea che il fatto che si creda in una qualche divinità non implica niente. Né che si ami né che si odi il nemico. Esattamente così come non credere ad una divinità non implica che si odi un nemico o che lo si ami. Tu stesso, infatti, non affermi una cosa simile, non dici: "Chi è ateo odia.". Ma sei costretto ad introdurre la propensione (e lo stimolo) dei singoli e la coscienza. Purtroppo, sai bene che anche un credente può essere propenso all'odio né puoi dimostrare che chi sia più propenso all'odio è necessariamente religioso. L'argomento coscienza poi, non mi pare pertinente poiché se dici che la coscienza di chiunque tende a proclamare la sua personale giustizia allora questo vale anche per i credenti.

Era solo per specificare giusto per essere sicuro che le parole che utilizziamo siano comprese fino in fondo. Non sto giocando, lo dimostra il fatto che ho dato risposta in entrambi i sensi che si potevano dare alla parola "cattolico" nel tuo ragionamento.

 


Il fatto che la religione cattolica sia esatta lo potremmo percepire (oltre che alla risposta che dà *** ad ogni cristiano che lo frequenta, ovviamente... ma qui entreremmo in un discorso puramente di fede) al fattore "guarigioni miracolose" trattato sopra.



Non mi risulta che in nessun luogo sacro protestante, anglicano, mormone, geova, islamico eccetera avvenga
ciò.

 


Riguardo all'Islam, guarigioni non ce ne sono state(ma non sono neppure previste nel Corano, dal resto), però si ha parlato di alcune apparizioni della Madonna. Questo sì.



Purtroppo in merito non si hanno potuto fare indagini in materia e quindi bisognerebbe prendere con le pinze quanto detto.


 

 


Sarò sincero: voler dimostrare l'esattezza della propria religione mi pare davvero eccessivo, soprattutto se si vuole saltare il passaggio logico della dimostrazione dell'esistenza di una divinità.

Per carità, l'atto di fede consente questo ed altro.

Non si può dire che Platone aveva fede, e neppure si potrebbe dire una cosa del genere per Socrate... sarebbe assurdo.


Per cui che tu voglia ridurre tutto a una superstizione... sì, puoi farlo, nessuno te lo vieta.



Che sia così di fatto invece è un altro paio di maniche.


 


Non ho detto che Platone o Socrate avevano fede, ma che i loro ragionamenti non sono necessariamente esatti. D'altra parte, chiunque voglia compiere un atto di fede e promuovere una superstizione tra le tante a certezza è liberissimo di farlo. Ma ciò non significa che la superstizione in cui si crede diventi davvero certezza.

 


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Voglio fare presente a chiunque stia seriamente tentando di proporre una qualsivoglia forma di razionalismo ateo nel 2011 che Nietzsche è morto circa 111 anni fa portando eroicamente con sé platonismi e razionalismi vari. (probabilmente per sempre)Quindi perpiacere non venitemi a dire che l'evidenza empirica equivale all'effettività fattuale perché se fosse così semplice avrei seriamente buttato tempo nel cesso per preparare gli ultimi tre esami dati, che mi sono dovuto pure studiare un saggio sull'illusione dell'esistenza dell'identità e della sua -presunta- pericolosa affinità con modi di ragionare strettamente totalitari.

Davvero, non va bene, anzi mi fa pure sentire un po' frustrato se devo dirla tutta. :vigo:

PS: Bravo Chen che si è correttamente astenuto dal fornire un interpretazione prioritaria delle mie parole aspettando che fosse l'autore a spiegarle.

Le mie parole sono quelle che sono. Il mio gergo è forse troppo spicciolo perché siano facilmente intendibili ma non saprei davvero dirlo piu' chiaramente: l'uomo, dal seguire Gesu' Cristo e amare ***, ci può solo guadagnare; il guadagno dell'uomo nel camminare la strada camminata da Gesu' è la salvezza e la vita eterna e, come ha spiegato d'altronde anche papa benedetto per la pasqua di quest'anno, l'evento piu' importante della fede cristiana è proprio il momento in cui questa promessa si rende manifesta e vera con la resurrezione di Cristo.

Senza la resurrezione di Cristo, e senza la promessa, il cristianesimo sarebbe vuoto: l'uomo dal seguire le orme di Gesu' non ne avrebbe niente di piu' rispetto al seguire le parole di Socrate o dal seguire quelle di Crisippo, ovvero non ne avrebbe che la morte.

Ma, non essendo il verbo di *** morte bensì vita, l'uomo dal cristianesimo ne trae una fondamentale convenienza: la vita.

Il cristianesimo è una fondamentale convenienza. Il cristianesimo è una fondamentale offerta. "Vuoi la vita? seguimi."

Definisco ipocriti e scusatemi l'esagerazione anche idioti coloro a cui non è manifesta questa convenienza perché implicitamente non riconoscono il valore dell'amore di *** per l'uomo e quello delle sue parole. Solo chi si rende davvero conto di quello che gli si sta venendo dato nel presente in cui Cristo risorge può assurgere ad una vera maturità Cristiana, quella che con speranza ed impegno conduce a paradiso.

Spero che così suoni meglio.
Io definirei invece ipocrita chi segue una religione per convenienza e non in modo disinteressato. D'altra parte, dai per scontate parecchie cose ma, probabilmente, il tuo atto di fede te lo consente.

 
un dialogo fra atei e credenti sono sempre più convinto che sia impossibile, cioè Eris da degli ipocriti o in alternativa idioti a coloro che non credono, io invece vedo nelle sua credenze un disperato tentativo di illudersi, e sia ben chiaro non sono ateo sono agnostico, ma sono anche convinto che al momento se anche ci fosse *** sarebbe una coincidenza, che niente ha a che fare con le religioni, cristianesimo, ebraismo, islamismo, indù, e via dicendo le ritengo solo favole per bambini che hanno paura del buoio... così come ritengo ciarlatani e falsi profetti tutti i cosidetti messiah

le parole di eris poi mettono in mostra una contraddizione enorme della sua religione, dice che il cristianesimo senza la promessa di vita sarebbe vuoto, ma agire al fine di ottenere quel premio, non rende forse l'azione vuota? agire in virtù di un premio che verrà non mi rende un opportunista che pratica dei dettami soli perchè mi conviene? non è a questo punto più nel giusto uno che non crede e che fa le cose perchè se la sente di farle e non perchè "deve" farle?

 
un dialogo fra atei e credenti sono sempre più convinto che sia impossibile, cioè Eris da degli ipocriti o in alternativa idioti a coloro che non credono, io invece vedo nelle sua credenze un disperato tentativo di illudersi, e sia ben chiaro non sono ateo sono agnostico, ma sono anche convinto che al momento se anche ci fosse *** sarebbe una coincidenza, che niente ha a che fare con le religioni, cristianesimo, ebraismo, islamismo, indù, e via dicendo le ritengo solo favole per bambini che hanno paura del buoio... così come ritengo ciarlatani e falsi profetti tutti i cosidetti messiah
le parole di eris poi mettono in mostra una contraddizione enorme della sua religione, dice che il cristianesimo senza la promessa di vita sarebbe vuoto, ma agire al fine di ottenere quel premio, non rende forse l'azione vuota? agire in virtù di un premio che verrà non mi rende un opportunista che pratica dei dettami soli perchè mi conviene? non è a questo punto più nel giusto uno che non crede e che fa le cose perchè se la sente di farle e non perchè "deve" farle?
Io dal discorso di Eris pensavo che stesse dando dell'ipocrita e dell'idiota a chi segue una religione disinteressatamente e non per la promessa che la religione fa.

 
Io dal discorso di Eris pensavo che stesse dando dell'ipocrita e dell'idiota a chi segue una religione disinteressatamente e non per la promessa che la religione fa.
ah si forse hai ragione... ho frainteso il discorso finale pensavo lo avesse allargato a tutti

 
ah si forse hai ragione... ho frainteso il discorso finale pensavo lo avesse allargato a tutti
In realtà neanche la tua interpretazione mi pare peregrina. Comunque, anche in questo caso non posso né voglio fornire una interpretazione autentica. Aspettiamo eventuali ulteriori spiegazioni.

Parlando d'altro, nel frattempo, concordo sul fatto che un dialogo tra credenti e atei possa aver luogo e la ragione è, a mio avviso, il famoso atto di fede. Se ci si pensa, infatti, i credenti (in qualsiasi cosa, non semplicemente in una religione) hanno il problema dell'onere della prova: come dimostrare che ciò in cui credo è vero? Facile: con l'atto di fede. Una cosa è vera perché sì. L'ateo, solitamente, rigetta tale procedimento poiché così si entra nella logica della tifoseria: "La mia squadra è più forte della tua perché sì". Una logica simile non ha niente di razionale o ragionevole ma può essere conveniente, poiché la cosa creduta può fornirci le motivazioni e le risposte che cerchiamo.

 
In realtà neanche la tua interpretazione mi pare peregrina. Comunque, anche in questo caso non posso né voglio fornire una interpretazione autentica. Aspettiamo eventuali ulteriori spiegazioni.
Parlando d'altro, nel frattempo, concordo sul fatto che un dialogo tra credenti e atei possa aver luogo e la ragione è, a mio avviso, il famoso atto di fede. Se ci si pensa, infatti, i credenti (in qualsiasi cosa, non semplicemente in una religione) hanno il problema dell'onere della prova: come dimostrare che ciò in cui credo è vero? Facile: con l'atto di fede. Una cosa è vera perché sì. L'ateo, solitamente, rigetta tale procedimento poiché così si entra nella logica della tifoseria: "La mia squadra è più forte della tua perché sì". Una logica simile non ha niente di razionale o ragionevole ma può essere conveniente, poiché la cosa creduta può fornirci le motivazioni e le risposte che cerchiamo.
ma oltre a quello c'è ben altro, i credenti si rifutano di considerare le situazioni in cui sono nate le loro credenze, il cristianesimo non è altro che una summa delle culture del tempo e di certi miti e religioni opportunamente riarrangiati, gesù era ebreo non cristiano.. insomma chiunque si metta a fare un pò di ricerche non può fare a meno di considerare il cristianesimo allo stesso livello delle religioni politeiste.. ora questo non è una prova della non esistenza di ***, ne mi sogno di dirlo perchè io stesso non sono convinto che lui non esista, ma ripeto la sua esistenza è una coincidenza che niente haa a che fare con le religioni, che sono creazioni umane per rassicurarsi sul futuro e per spiegarsi cose che non comprendono (oltre che per un fine ultilitaristico), il cristianesimo è un enorme balla.. forse.. e dico forse, non lo è ***, ma qui sulla terra testimonianze di ciò non ne abbiamo

tra l'altro il discorso di chen è inquietante, dice che la riprova che la sua è la religione giusta sono i miracoli... ma un *** che aiuta solo chi crede in lui sono l'unico a considerarlo un *** di *****? stica che essere perfetto //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

se mi serviva un ulteriore prova che *** non c'entri niente con le religioni me l'ha offerta lui

 
I miracoli non servono a chi ha Fede (che non ha bisogno di essere rafforzata in questo modo), né a chi non ce l'ha (a cui non basterà certo un miracolo per raggiungerla) , evitiamo di tirarli in ballo. Senza contare che a *** sarebbe bastato un solo miracolo, due se consideriamo miracolo anche la risurrezione, il resto non può avere lo stesso valore.

Ad ogni modo, Damocle, non si parla di premio, ma di dono: ogni cristiano coerente sa che, molto probabilmente, non riuscirà mai a seguire Cristo al 100%, come la prima alleanza era stata "firmata" tra *** ed un popolo infantile e disobbediente, così la seconda è stata firmata con uno (quello dell'umanità stavolta, l'universale) magari più maturo ma comunque soggetto all'errore (al peccato) e che dal peccato non riuscirà mai a separarsi se non per grazia divina. E' ovvio che le nostre opere aiutino a proseguire in una direzione piuttosto che nell'altra, ma alla fine non è che ci si merita la salvezza, la si riceve e la si accetta, nient'altro.

Ed anche la Fede è di questa natura, è una proposta a cui si può rispondere "sì, sì o no, no", ma non si può raggiungere indipendentemente, è un dono anch'essa.

 
Io definirei invece ipocrita chi segue una religione per convenienza e non in modo disinteressato. D'altra parte, dai per scontate parecchie cose ma, probabilmente, il tuo atto di fede te lo consente.

Tanto tempo fa, in uno sperduto villaggio tibetano, viveva un guru incredibilmente saggio che sapeva sempre dare un buon consiglio a tutti, e sapeva dire alla gente come vivere al meglio la propria vita ed essere felici: il re d'inghilterra allora, che aveva sentito parlare di questo fantomatico saggio e che, stanco di fare guerre e guerre contro i francesi, aveva deciso di dedicarsi un po' a sé stesso, decise un giorno di partire per il tibet per consultare il guru e farsi spiegare che cosa avrebbe dovuto fare nella sua vita per trovare la felicità.

Dopo un lungo, lungo viaggio, il re arrivo alla capanna del guru, e presentatosi gli domando:

"Oh grande guru Tibetano Zin Zudong, io invoco il tuo aiuto perchè voglio sapere la strada migliore per essere felice! Sono un re molto potente e ho tante ricchezze con me, posso fare tutto quello che tu mi consiglierai senza indugio alcuno!"

Il guru, appena visto negli occhi il re, rispose:

"Tu grande re devi lasciare qui tutto ciò che hai e devi diventare misero come guru se tu vuoi trovare vera felicità."

Il re, incazzato come una iena, rispose: " Io lo farò grande guru, ma tu prima dimmi perchè."

E il grande guru: "Perchè solo così tu liberare te da morsa di potere e ricchezza che male fanno a cuore dell'uomo."

"Ma a me non mi sembrano facciano tanto male" replicò il re "Ed anzi sono piuttosto comodi. Perchè dici che il potere e la ricchezza fanno male?"

E il guru: "Perchè tu dipendere da loro come cucciolo dipende da mammella, questo non buono per uomo grande, uomo grande libero è."

Il rè ci pensò su un attimo, il tempo di versare un po' di zucchero su una tazzina di caffè.

Poi salutò il guru, uscì dalla tenda e se ne tornò in inghilterra.

Il guru il giorno dopo morì di dissenteria, il re visse fino a novant'anni e tra alti e bassi se la spassò davvero un sacco.

 
I miracoli non servono a chi ha Fede (che non ha bisogno di essere rafforzata in questo modo), né a chi non ce l'ha (a cui non basterà certo un miracolo per raggiungerla) , evitiamo di tirarli in ballo. Senza contare che a *** sarebbe bastato un solo miracolo, due se consideriamo miracolo anche la risurrezione, il resto non può avere lo stesso valore.
Ad ogni modo, Damocle, non si parla di premio, ma di dono: ogni cristiano coerente sa che, molto probabilmente, non riuscirà mai a seguire Cristo al 100%, come la prima alleanza era stata "firmata" tra *** ed un popolo infantile e disobbediente, così la seconda è stata firmata con uno (quello dell'umanità stavolta, l'universale) magari più maturo ma comunque soggetto all'errore (al peccato) e che dal peccato non riuscirà mai a separarsi se non per grazia divina. E' ovvio che le nostre opere aiutino a proseguire in una direzione piuttosto che nell'altra, ma alla fine non è che ci si merita la salvezza, la si riceve e la si accetta, nient'altro.

Ed anche la Fede è di questa natura, è una proposta a cui si può rispondere "sì, sì o no, no", ma non si può raggiungere indipendentemente, è un dono anch'essa.
Ish te l'ho detto voi credenti ignorate completamento il contesto storico in cui si sono formate le vostre credenze, già che mi citi l'antico testaamento ti rispondo che quel *** è il classico *** da mito e leggenda che punisce e condanna, stiamo parlando di un *** che ha ucciso i primi geniti (bambini innocenti) degli egiziani, che ha eliminato gli uomini dalla faccia della terra col diluvio universale and so on... è questo il *** che mi citi?

la Fede è un dono o una costruzione?

 
Ish te l'ho detto voi credenti ignorate completamento il contesto storico in cui si sono formate le vostre credenze, già che mi citi l'antico testaamento ti rispondo che quel *** è il classico *** da mito e leggenda che punisce e condanna, stiamo parlando di un *** che ha ucciso i primi geniti (bambini innocenti) degli egiziani, che ha eliminato gli uomini dalla faccia della terra col diluvio universale and so on... è questo il *** che mi citi?
la Fede è un dono o una costruzione?
Se tuo figlio ti disobbedisce, rischiando di farsi davvero molto male, tu lo lasci fare o lo rimproveri?

Poi ci sarebbero un paio di cose da dire:

-le mie "credenze" non si basano sull'antico testamento, praticamente dichiarato obsoleto dallo stesso Gesù Cristo

-Se davvero c'è la vita eterna, allora non ha davvero importanza la morte di un innocente, è ben peggiore la morte di un assassino. (ma qui mi fermo perché devo smetterla di provare a pensare come ***)

Poi, ovviamente, l'AT è ovviamente un testo da contestualizzare, soprattutto con la cultura in cui fu scritto, dato che la mano che teneva la penna (o quella che era) era umana ed ebraica.

A prescindere dal fatto che anche l'AT presenti un compendio dei soliti miti comuni a tutte le civiltà antiche (ed anche a quelle che non avevano l'occasione di entrare in contatto con le altre, che non si sa come facessero ad avere gli stessi miti), esso è anche e soprattutto la legge ebraica, e come tale fu adattata alle leggi già esistenti, tradendo in parte l'alleanza con ***.

Una legge necessaria, perché se non si danno delle regole ai bambini questi fanno ciò che vogliono, e spesso significa che si fanno male, mentre l'uomo maturo non ha bisogno di leggi, perché è in grado di autoimporsele.

Tanto che nel Vangelo (il vero testo sacro del Cristianesimo, che l'AT e la tradizione ebraica la usa solo come terreno fertile) più e più volte Gesù Cristo rimprovera gli ebrei, ma soprattutto i sacerdoti, e li rimprovera di non aver capito assolutamente nulla. Stesso rimprovero che rivolgerebbe oggi a chiunque, temo.

 
Se tuo figlio ti disobbedisce, rischiando di farsi davvero molto male, tu lo lasci fare o lo rimproveri?
Poi ci sarebbero un paio di cose da dire:

-le mie "credenze" non si basano sull'antico testamento, praticamente dichiarato obsoleto dallo stesso Gesù Cristo

-Se davvero c'è la vita eterna, allora non ha davvero importanza la morte di un innocente, è ben peggiore la morte di un assassino. (ma qui mi fermo perché devo smetterla di provare a pensare come ***)

Poi, ovviamente, l'AT è ovviamente un testo da contestualizzare, soprattutto con la cultura in cui fu scritto, dato che la mano che teneva la penna (o quella che era) era umana ed ebraica.

A prescindere dal fatto che anche l'AT presenti un compendio dei soliti miti comuni a tutte le civiltà antiche (ed anche a quelle che non avevano l'occasione di entrare in contatto con le altre, che non si sa come facessero ad avere gli stessi miti), esso è anche e soprattutto la legge ebraica, e come tale fu adattata alle leggi già esistenti, tradendo in parte l'alleanza con ***.

Una legge necessaria, perché se non si danno delle regole ai bambini questi fanno ciò che vogliono, e spesso significa che si fanno male, mentre l'uomo maturo non ha bisogno di leggi, perché è in grado di autoimporsele.

Tanto che nel Vangelo (il vero testo sacro del Cristianesimo, che l'AT e la tradizione ebraica la usa solo come terreno fertile) più e più volte Gesù Cristo rimprovera gli ebrei, ma soprattutto i sacerdoti, e li rimprovera di non aver capito assolutamente nulla. Stesso rimprovero che rivolgerebbe oggi a chiunque, temo.
mi sembrano tutte argomentazioni non deboli, di più

 
*** no?Io ho fatto esperienza di ***, che tu ci creda o no, è stato alla base della mia conversione.
Tu sei convinto di averla fatta, ma non puoi dimostrarlo. Al contrario io ti posso dimostrare di aver fatto esperienza della caduta di un masso; è un'esperienza ripetibile, soggetta quindi all'esperimento, cosa che con *** non è possibile fare. Potrei anche risponderti, come ho fatto con Chen, che anche io ho avuto esperienza di *** e che lui stesso mi ha detto che di lì a pochi secondi si sarebbe autodistrutto. Questo tipo di ragionamento non è costruttivo e non porta nessuna conclusione scientificamente accertabile, visto che chiunque può dire qualsiasi cosa: ieri ho fatto esperienza di Babbo Natale.

Ovviamente, non essendo successo a te, non ci crederai mai, ed anche io posso ammettere che potrei essermi sbagliato....
Appunto, cosa che con l'esperienza della realtà non si può dire, visto che è un'esperienza che coinvolge tutti, che è ripetibile e che ha alla base una serie di leggi scientifiche a supporto dei vari accadimenti.

...come potrei essermi sbagliato ogni mattina che ho creduto di fare esperienza di un mondo che potrebbe anche non esistere.
Ragionamento, questo, che porta all'assurdo di cui si parlava prima, quindi inutile.

Io esisto ed ho esperienza del mondo-->in altre occasioni la mia esperienza si è dimostrata fallace-->mi fido della mia esperienza del mondo?
Sì. Non perché ci faccia piacere, ma perché è un'esperienza tangibile, universale, ripetibile e scientificamente accertabile (o confutabile). Tutte cose che non si possono dire con ***.

Risposta A: sì, questa volta la mia esperienza non sbaglia, ne sono convintoRisposta B: non riesco a decidermi, non voglio rischiare di cadere in errore rispondendo arbitrariamente. Dunque rimango nel dubbio fino a quando non avrò prove certe della veridicità della mia esperienza

Risposta C: no, come tante altre volte la mia esperienza è un'illusione, se con la ragione riesco a dimostrare solo la mia esistenza, allora è tutto ciò che c'è di vero.

Risposta A-->ho sentito parlare(di solito non è così che si arriva alla fede, ma è più facile da spiegare) di qualcosa di infinitamente grande, che chiamano ***-->mi sono fidato in altre occasioni di ciò che dice la gente, a volte si è rivelata una scelta giusta, altre sbagliata-->tuttavia non riesco a trovare alcuna prova che dimostri con certezza l'esistenza o l'inesistenza di ***-->Mi fido di ciò che mi hanno detto/di ciò che ho "avvertito"?

A: sì, sono convinto che questo *** c'è

B: non posso dimostrarlo, dunque mi astengo dal giudizio

C: no, non esiste nulla del genere.
Sebbene il tuo tentativo sia apprezzabile, si vede facilmente che le tre risposte che proponi non esauriscono tutto l'insieme delle possibili risposte, visto che ometti, tra le altre, proprio quella più importante, cioè quella scientifica. Risposta D: ho fatto esperienza di un avvenimento, ma ciò non è sufficiente a poter dare a quell'avvenimento validità scientifica e certezza matematica. L'esperienza è ripetibile? Se la risposta è sì, mi dedico all'esperimento e da questo traggo le conclusioni a seconda del caso; in questo modo posso confutare o confermare le informazioni del mio primo approccio. Se la risposta è no, indago razionalmente su quello che è successo, costruendo una teoria a supporto dell'esperienza. La teoria formulata è consistente? La teoria formulata entra in contraddizione con le certezze precedentemente ottenute grazie a metodo scientifico? Nel caso di ***, le risposte sono entrambe negative: il concetto di *** non è consistente, anche solo per il fatto che, logicamente, onniscienza e onnipotenza sono mutuamente esclusive; il concetto di *** contrasta fortemente con tutte le più importanti leggi fisiche, chimiche e matematiche. Giungo dunque alla conclusione che l'ipotesi che esista davvero un ***, sebbene io ritenga di averne fatto esperienza, è estremamente improbabile e anzi supporre la sua esistenza annienterebbe ogni altra conoscenza finora ottenuta, che sia di fisica, chimica, matematica o altro ancora. Formulo allora una teoria che possa conciliare la mia esperienza con le precedenti (già accertate), cioè cerco risposta alla seguente domanda: in che modo posso aver fatto esperienza di ***, pur senza la reale esistenza di *** stesso? Le risposte possibili sono tantissime, tutte valide: illusione, sogno, allucinazione, autoconvinzione, ingenuità, indottrinamento etc. alcune delle quali mescolabili "a piacere" tra loro.

Proprio come la ragione. L'essere umano è nato da una folgorazione, da un qualcosa di rarissimo nella storia dell'evoluzione, paragonabile al passaggio dall'essere non vivente a quello vivente!Ed è chiaro che la folgorazione, ovvero il processo che, partendo da elementi semplici, crea un sistema molto più complesso di quelli precedenti, non può basarsi su un solo elemento distintivo: gli elementi singoli che costituiscono l'essere umano sono tutti rintracciabili nel resto del mondo vivente, ciò che crea la distinzione è il modo in cui questi elementi interagiscono.

Mica per niente siamo primati. Le scimmie che sono rimaste allo stato di scimmia, appunto, o sono carenti di alcuni dei molti elementi fondamentali che hanno portato all'uomo, o, ancor più semplicemente, non hanno trovato le condizioni per cui fosse necessaria un'evoluzione secondo certi termini.

Le teorie attuali non descrivono l'evoluzione come qualcosa che proceda a senso unico, né uniformemente.
Non tutti sono rintracciabili nel resto del mondo vivente, altrimenti non ci sarebbe nulla a distinguerci dal resto del mondo vivente. È il nostro intelletto che ci distingue, la nostra ragione enormemente sviluppata rispetto a quella di ogni altro vivente. Per questo la ragione ha giocato un ruolo determinante nella nostra evoluzione.

No, il malato mentale non dispone della ragione, o ne dispone solo parzialmente, e quando ne dispone la ragione funziona esattamente come deve funzionare. Certo, la ragione viene spesso, ed umanamente, offuscata da molte situazioni, specie da quelle emotive, ma stiamo parlando di situazioni ideali, in cui ogni elemento è separato dagli altri per semplificare il discorso. Ed in una tale situazione l'esperienza può essere comunque illusa, mentre la ragione non può svincolarsi dal suo meccanismo strettamente necessario.
Ma non c'è coerenza in quello che dici. Se parliamo di situazioni ideali (che io insisto, invece, nel definire "fisiologiche") questo deve valere anche per l'esperienza. Non puoi fare due pesi e due misure. Se supponiamo che l'esperienza può essere contaminata dall'illusione, allora dobbiamo farlo anche con la ragione. Viceversa, prendiamo per buone entrambe.

Tutto questo viene dopo la Fede, molto, molto dopo. Sono stato "nominalmente" cristiano fin dalla nascita, e pensavo addirittura di "credere" in ***, fino a quando non mi sono convertito, ed allora ho capito che non avevo mai creduto realmente, la Fede è arrivata all'improvviso ed è stato chiarissimo che era la prima volta.
E allora ti contraddici. Prima sei venuto a conoscenza di ***, come concetto, e poi hai "ricevuto" la fede e hai cominciato a crederci davvero. Non poteva essere il contrario, certamente, perché non si può avere fede in un concetto (come quello di ***) che il proprio pensiero non ha ancora formulato.

Poi sono andato a ripassarmi il Vangelo e tutto il resto, e la mia conclusione è che il cristianesimo non lo conoscevo, mi ero costruito un modello mentale totalmente estraneo a ciò che era nella realtà. Ma è giusto che sia così, uscire dalla caverna fa sempre piuttosto male agli occhi.
Appunto, quindi il tuo essere un fedele cristiano è una conseguenza delle tue conoscenze su *** e sul modo cristiano di interpretare la sua parola. Prima hai acquisito queste conoscenze, poi, per tua inclinazione personale, hai deciso di seguirle a tua volta.

Per non parlare poi del fatto che tu definisca la fede come un dono, un privilegio che, dunque, *** concede a priori (visto che è onnisciente) solo ad alcuni. Allora *** crea di proposito uomini traviati, che gli disubbidiscono e che saranno inevitabilmente condannati all'inferno. *** crea degli uomini per destinarli all'inferno. *** è malvagio.

 
Tanto tempo fa, in uno sperduto villaggio tibetano, viveva un guru incredibilmente saggio che sapeva sempre dare un buon consiglio a tutti, e sapeva dire alla gente come vivere al meglio la propria vita ed essere felici: il re d'inghilterra allora, che aveva sentito parlare di questo fantomatico saggio e che, stanco di fare guerre e guerre contro i francesi, aveva deciso di dedicarsi un po' a sé stesso, decise un giorno di partire per il tibet per consultare il guru e farsi spiegare che cosa avrebbe dovuto fare nella sua vita per trovare la felicità.Dopo un lungo, lungo viaggio, il re arrivo alla capanna del guru, e presentatosi gli domando:

"Oh grande guru Tibetano Zin Zudong, io invoco il tuo aiuto perchè voglio sapere la strada migliore per essere felice! Sono un re molto potente e ho tante ricchezze con me, posso fare tutto quello che tu mi consiglierai senza indugio alcuno!"

Il guru, appena visto negli occhi il re, rispose:

"Tu grande re devi lasciare qui tutto ciò che hai e devi diventare misero come guru se tu vuoi trovare vera felicità."

Il re, incazzato come una iena, rispose: " Io lo farò grande guru, ma tu prima dimmi perchè."

E il grande guru: "Perchè solo così tu liberare te da morsa di potere e ricchezza che male fanno a cuore dell'uomo."

"Ma a me non mi sembrano facciano tanto male" replicò il re "Ed anzi sono piuttosto comodi. Perchè dici che il potere e la ricchezza fanno male?"

E il guru: "Perchè tu dipendere da loro come cucciolo dipende da mammella, questo non buono per uomo grande, uomo grande libero è."

Il rè ci pensò su un attimo, il tempo di versare un po' di zucchero su una tazzina di caffè.

Poi salutò il guru, uscì dalla tenda e se ne tornò in inghilterra.

Il guru il giorno dopo morì di dissenteria, il re visse fino a novant'anni e tra alti e bassi se la spassò davvero un sacco.
Che fai ? Racconti parabole?

 
E' contro il regolamento?

PS:

Ish te l'ho detto voi credenti ignorate completamento il contesto storico in cui si sono formate le vostre credenze
La mia Bibbia -e non solo- riporta prima di ogni libro e affianco ad ogni capitolo una descrizione accurata del contesto storico-culturale-antropologico...credo che l'intenzione del canone cattolico sia tutto fuorché lasciare nell'ignoranza il mondo circa il background della buona novella.

 
Tu sei convinto di averla fatta, ma non puoi dimostrarlo. Al contrario io ti posso dimostrare di aver fatto esperienza della caduta di un masso; è un'esperienza ripetibile, soggetta quindi all'esperimento, cosa che con *** non è possibile fare. Potrei anche risponderti, come ho fatto con Chen, che anche io ho avuto esperienza di *** e che lui stesso mi ha detto che di lì a pochi secondi si sarebbe autodistrutto. Questo tipo di ragionamento non è costruttivo e non porta nessuna conclusione scientificamente accertabile, visto che chiunque può dire qualsiasi cosa: ieri ho fatto esperienza di Babbo Natale.
E' questo il punto, dire di aver fatto esperienza di qualcosa non ha valore razionale, anche io potrei non credere che tu abbia avuto esperienza di un masso che cade, io non l'ho mai avuta! (esempio)

Appunto, cosa che con l'esperienza della realtà non si può dire, visto che è un'esperienza che coinvolge tutti, che è ripetibile e che ha alla base una serie di leggi scientifiche a supporto dei vari accadimenti.
Tutti? Parlane con un gatto (ammetti che sia possibile, per un attimo) e vediamo se lui crede che esistano i numeri, o l'ossigeno.

Ragionamento, questo, che porta all'assurdo di cui si parlava prima, quindi inutile.
Ragionamento puramente razionale, non importa a cosa porta, ha la stessa validità del suo contrario.

Ovvio che anche io lo ritengo assurdo, ma non posso svalutarne la validità razionale, se la ragione è il centro della tua conoscenza, se gira tutto attorno alla ragione, questo dubbio devi prenderlo in considerazione. Se non gira tutto attorno alla ragione, allora vuol dire che ti fidi di qualcosa, è difficile da capire?

Sì. Non perché ci faccia piacere, ma perché è un'esperienza tangibile, universale, ripetibile e scientificamente accertabile (o confutabile). Tutte cose che non si possono dire con ***.
Tutto questo potrebbe essere una menzogna, qualcuno potrebbe avercela messa in testa per ingannarci, ad una mente che non si fida assolutamente di nulla tutto questo non ha valore.

Sebbene il tuo tentativo sia apprezzabile, si vede facilmente che le tre risposte che proponi non esauriscono tutto l'insieme delle possibili risposte, visto che ometti, tra le altre, proprio quella più importante, cioè quella scientifica. Risposta D: ho fatto esperienza di un avvenimento, ma ciò non è sufficiente a poter dare a quell'avvenimento validità scientifica e certezza matematica. L'esperienza è ripetibile? Se la risposta è sì, mi dedico all'esperimento e da questo traggo le conclusioni a seconda del caso; in questo modo posso confutare o confermare le informazioni del mio primo approccio. Se la risposta è no, indago razionalmente su quello che è successo, costruendo una teoria a supporto dell'esperienza. La teoria formulata è consistente? La teoria formulata entra in contraddizione con le certezze precedentemente ottenute grazie a metodo scientifico?
Se l'esperienza avviene su qualcosa che non esiste, eppure è ripetibile ed indagabile razionalmente, rimane comunque errata. E' la base il problema, non quello che viene dopo.

Nel caso di ***, le risposte sono entrambe negative
Mai pensato di mettere la metafisica tra le scienze, e ti ricordo che ragione=/=scienza.

il concetto di *** non è consistente, anche solo per il fatto che, logicamente, onniscienza e onnipotenza sono mutuamente esclusive;
Secondo quale teoria? Se so tutto non posso tutto? Ma che senso ha?

il concetto di *** contrasta fortemente con tutte le più importanti leggi fisiche, chimiche e matematiche.
Considerato che è al di fuori, non vedo come faccia a contrastare.

Giungo dunque alla conclusione che l'ipotesi che esista davvero un ***, sebbene io ritenga di averne fatto esperienza, è estremamente improbabile e anzi supporre la sua esistenza annienterebbe ogni altra conoscenza finora ottenuta, che sia di fisica, chimica, matematica o altro ancora.
No, semplicemente ammetterebbe una realtà metafisica, che non è sottoposta a tali leggi.

Non tutti sono rintracciabili nel resto del mondo vivente, altrimenti non ci sarebbe nulla a distinguerci dal resto del mondo vivente.
Fortuna che è la chiesa ad essere tacciata di creazionismo, fortuna //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/facepalm2.png

Ti consiglio di leggere prima Darwin, poi Lorenz (l'altra faccia dello specchio è il libro giusto), poi riparliamo di evoluzione.

Ma non c'è coerenza in quello che dici. Se parliamo di situazioni ideali (che io insisto, invece, nel definire "fisiologiche") questo deve valere anche per l'esperienza. Non puoi fare due pesi e due misure. Se supponiamo che l'esperienza può essere contaminata dall'illusione, allora dobbiamo farlo anche con la ragione. Viceversa, prendiamo per buone entrambe.
Anche in situazioni fisiologiche (chiamiamole come ti pare) l'esperienza può aggrapparsi ad un sogno, posso farti vedere un disegno in modo che tu percepisca un cerchio bianco più grande di uno nero, ad esempio, l'unica esperienza "perfetta" è quella della ragione, che esperisce su ciò che è già dentro l'uomo.

E allora ti contraddici. Prima sei venuto a conoscenza di ***, come concetto, e poi hai "ricevuto" la fede e hai cominciato a crederci davvero. Non poteva essere il contrario, certamente, perché non si può avere fede in un concetto (come quello di ***) che il proprio pensiero non ha ancora formulato.
Sì, la parola "***" l'ho conosciuta prima, ma la dottrina dopo (soprattutto perché chi avrebbe dovuto insegnarmela non ne è stato in grado, o io non sono stato in grado di percepirla).

Eppure nella fase iniziale il mio "unico" *** era quello che ora chiamo Spirito Santo, poi è arrivato il resto, diciamo che non ho affatto aderito alla concezione classica di *** all'inizio.

Appunto, quindi il tuo essere un fedele cristiano è una conseguenza delle tue conoscenze su *** e sul modo cristiano di interpretare la sua parola. Prima hai acquisito queste conoscenze, poi, per tua inclinazione personale, hai deciso di seguirle a tua volta.
Come sopra, avevo taciuto la mia inclinazione panteistica, precedente a quella cristiana.

Per non parlare poi del fatto che tu definisca la fede come un dono, un privilegio che, dunque, *** concede a priori (visto che è onnisciente) solo ad alcuni. Allora *** crea di proposito uomini traviati, che gli disubbidiscono e che saranno inevitabilmente condannati all'inferno. *** crea degli uomini per destinarli all'inferno. *** è malvagio.
Un dono che concede a tutti quelli che lo accettano, al momento opportuno.

Evidentemente *** pensava che l'uomo sarebbe stato più felice con la libertà, o chissà cos'altro, e non ha voluto costringere nessuno alla santità.

Più semplicemente, questo è il migliore dei mondi possibili, come direbbe il nostro amico di Lipsia.

PS: Le leggi scientifiche non dominano il nostro mondo, ma lo descrivono, dunque avere delle leggi scientifiche come base è irrilevante.

 
Tu sei convinto di averla fatta, ma non puoi dimostrarlo. Al contrario io ti posso dimostrare di aver fatto esperienza della caduta di un masso; è un'esperienza ripetibile, soggetta quindi all'esperimento, cosa che con *** non è possibile fare. Potrei anche risponderti, come ho fatto con Chen, che anche io ho avuto esperienza di *** e che lui stesso mi ha detto che di lì a pochi secondi si sarebbe autodistrutto. Questo tipo di ragionamento non è costruttivo e non porta nessuna conclusione scientificamente accertabile, visto che chiunque può dire qualsiasi cosa: ieri ho fatto esperienza di Babbo Natale.


Appunto, cosa che con l'esperienza della realtà non si può dire, visto che è un'esperienza che coinvolge tutti, che è ripetibile e che ha alla base una serie di leggi scientifiche a supporto dei vari accadimenti.

Ragionamento, questo, che porta all'assurdo di cui si parlava prima, quindi inutile.

Sì. Non perché ci faccia piacere, ma perché è un'esperienza tangibile, universale, ripetibile e scientificamente accertabile (o confutabile). Tutte cose che non si possono dire con ***.

Sebbene il tuo tentativo sia apprezzabile, si vede facilmente che le tre risposte che proponi non esauriscono tutto l'insieme delle possibili risposte, visto che ometti, tra le altre, proprio quella più importante, cioè quella scientifica. Risposta D: ho fatto esperienza di un avvenimento, ma ciò non è sufficiente a poter dare a quell'avvenimento validità scientifica e certezza matematica. L'esperienza è ripetibile? Se la risposta è sì, mi dedico all'esperimento e da questo traggo le conclusioni a seconda del caso; in questo modo posso confutare o confermare le informazioni del mio primo approccio. Se la risposta è no, indago razionalmente su quello che è successo, costruendo una teoria a supporto dell'esperienza. La teoria formulata è consistente? La teoria formulata entra in contraddizione con le certezze precedentemente ottenute grazie a metodo scientifico? Nel caso di ***, le risposte sono entrambe negative: il concetto di *** non è consistente, anche solo per il fatto che, logicamente, onniscienza e onnipotenza sono mutuamente esclusive; il concetto di *** contrasta fortemente con tutte le più importanti leggi fisiche, chimiche e matematiche. Giungo dunque alla conclusione che l'ipotesi che esista davvero un ***, sebbene io ritenga di averne fatto esperienza, è estremamente improbabile e anzi supporre la sua esistenza annienterebbe ogni altra conoscenza finora ottenuta, che sia di fisica, chimica, matematica o altro ancora. Formulo allora una teoria che possa conciliare la mia esperienza con le precedenti (già accertate), cioè cerco risposta alla seguente domanda: in che modo posso aver fatto esperienza di ***, pur senza la reale esistenza di *** stesso? Le risposte possibili sono tantissime, tutte valide: illusione, sogno, allucinazione, autoconvinzione, ingenuità, indottrinamento etc. alcune delle quali mescolabili "a piacere" tra loro.

Non tutti sono rintracciabili nel resto del mondo vivente, altrimenti non ci sarebbe nulla a distinguerci dal resto del mondo vivente. È il nostro intelletto che ci distingue, la nostra ragione enormemente sviluppata rispetto a quella di ogni altro vivente. Per questo la ragione ha giocato un ruolo determinante nella nostra evoluzione.

Ma non c'è coerenza in quello che dici. Se parliamo di situazioni ideali (che io insisto, invece, nel definire "fisiologiche") questo deve valere anche per l'esperienza. Non puoi fare due pesi e due misure. Se supponiamo che l'esperienza può essere contaminata dall'illusione, allora dobbiamo farlo anche con la ragione. Viceversa, prendiamo per buone entrambe.

E allora ti contraddici. Prima sei venuto a conoscenza di ***, come concetto, e poi hai "ricevuto" la fede e hai cominciato a crederci davvero. Non poteva essere il contrario, certamente, perché non si può avere fede in un concetto (come quello di ***) che il proprio pensiero non ha ancora formulato.

Appunto, quindi il tuo essere un fedele cristiano è una conseguenza delle tue conoscenze su *** e sul modo cristiano di interpretare la sua parola. Prima hai acquisito queste conoscenze, poi, per tua inclinazione personale, hai deciso di seguirle a tua volta.

Per non parlare poi del fatto che tu definisca la fede come un dono, un privilegio che, dunque, *** concede a priori (visto che è onnisciente) solo ad alcuni. Allora *** crea di proposito uomini traviati, che gli disubbidiscono e che saranno inevitabilmente condannati all'inferno. *** crea degli uomini per destinarli all'inferno. *** è malvagio.
mai lette tante cose sbagliate in un unico post

 


---------- Post added at 16:26:33 ---------- Previous post was at 16:25:31 ----------

 




E' contro il regolamento?




PS:

La mia Bibbia -e non solo- riporta prima di ogni libro e affianco ad ogni capitolo una descrizione accurata del contesto storico-culturale-antropologico...credo che l'intenzione del canone cattolico sia tutto fuorché lasciare nell'ignoranza il mondo circa il background della buona novella.
LoL, illuso:rickds:

 
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