Gotack
.
Offline
Lo sfruttamento della prostituzione non è concepito secondo la concezione colloquiale del termine, che in realtà è assimilabile a quella di riduzione in schiavitù, bensì alla mera realizzazione di un profitto sull'attività di prostituzione altrui. In tal senso, anche il proprietario di un bordello (imprenditore, non pappone) sfrutterebbe la prostituzione. Stiamo parlando quindi dell'esproprio del lavoro secondo la teoria marxiana del valore, che promana dalla proprietà privata del mezzo di produzione (il bordello, non il lavoratore).Lo sfruttamento dell'individuo in generale è da censurare, semplicemente perché l'individuo compie un'attività che va quasi totalmente a beneficio di un altro (tipo il pappone, o il proprietario del campo che paga due euro al giorno quelli che raccolgono i pomodori) e quindi l'individuo è TOTALMENTE ridotto a mezzo di produzione. Banalmente la censura avviene perché, nello sfruttamento, viene a mancare un momento di formazione sana della volontà: vuoi perché c'è il pappone che ti mena se non lo fai, vuoi perché sei in una situazione economica tale da non permetterti di rifiutare alcunché, eccetera. Quando la prostituzione è l'unico mezzo di sussistenza la formazione della volontà non è libera, è pesantemente pregiudicata dalla situazione economica.Che è poi il motivo per cui vi è un'età del consenso, il tema è sempre la formazione della volontà.
Il caporalato agricolo (come accade spesso nella prostituzione) non è mero sfruttamento del lavoro salariato (che è tale anche in presenza di una salario di sussistenza), è indubbiamente una forma di schiavitù lavorativa, in quanto nega anche i principi essenziali di dignità umana.
Complessivamente tutto lo sfruttamento è ovviamente da stigmatizzare e censurare, il che andrebbe nel senso del superamento dei rapporti di produzione capitalistici, ma non credo comunque sia questo il tema del thread.
Ultima modifica da un moderatore: