Spiegare Shenmue è abbastanza complicato, dato che è un'esperienza innazi tutto sensoriale.Il gameplay nudo e crudo è strutturato in maniera da alternare fasi esplorative ed investigative, ad altre stile picchiaduro alla Virtua Fighter, ad altre ancora, più tipiche di un simulatore di vita reale.
Innanzi tutto ci troviamo davanti a quello che credo sia stato uno dei primi open world 3D, la mappa di gioco è bel lontanda dalle dimensioni a cui siamo abituati oggi, il primo capitolo conta una manciata di quartieri della città di Yokosuka, il secondo invece, ambientato ad Hong Kong è un po' più generoso in tal senso, senza comunque offire qualcosa di paragonabile a GTA.
Anche se più che a limiti tecnici ci si scontra con una diversa tipologia di pensiero, gli Shenmue sono maniacali nella ricerca del dettaglio, non a caso la maggior parte dei millemila milioni di yen che sono costati, sono volati in ricerca, proprio per garantire un esperienza unica nel suo genere.
Un'altra differenza con il tipico oper word moderno, è il modo in cui sono concepiti gli NPC che in Shenmue diventano parte integrante del gameplay e non pupazzetti che vagano senza meta per le mappe.
Ryo può infatti interagire e parlare con ogni (ed intendo proprio OGNI) personaggio che troverà sul suo cammino e la conversazione sarà contestuale al momento specifico della trama. Elemento mai più ripreso in nessun videogame venuto dopo, se non maniera assolutamente approssimativa.
Questo è essenziale per la struttura del gioco dato che buona parte del tempo lo si passerà a girovagare per le location interrogando i passanti, sempre domande semplici e coincise, come anche le risposte, ma vedere un simile approccio è qualcosa di eccezionale per la sua unicità.
A tutto questo va aggiunto che ogni NPC ha una propria vita virtuale, seguendone uno a caso nel corso della giornata lo vedremo uscire di casa la mattina, adare a lavorare, fare la spesa, per poi rincasare la sera.
Quando Ryo non chiacchera coi passanti, come alternativa ha quella di pestarsi con quacuno, sfoggiando un BS degno di un vero picchiaduro, con elementi GDR.
In pratica le varie mosse che abbiamo a disposizione e quelle che apprendiamo nel corso del gioco, possono essere livellate ripetendole sino allo sfinimento, come farebbe una vero studente di arti marziali in sede di allenamento. Ciò può essere fatto in solitaria, per esempio in un parcheggio isolato, o con un compagno che aiuta a simulare meglio lo scontro.
A diffrenza del cugino Yakuza i combattimenti sono meno frequenti, non vi sono quelli casuali e sono pertanto sempre legati alla trama.
Poi vi è la componente di simulazione di vita quotidiana, che spinge il giocatore verso una serie di attività collaterali, quasi sempre facoltative, come per esempio il gioco d'azzardo, braccio di ferro, videogames, raccolta di giocattolini inerenti l'universo Sega, accudire gattini, fare acquisti nei negozi, trovarsi un lavoro part-time, telefonare agli amici, insomma un sacco di roba.