Per me questo non è un semplice videogame, ma arte pura. Non mi aspettavo così tanto dagli autori del primo The Last of Us, che era sì bello, fatto davvero bene, ma anche un po' ripetitivo (la bravura degli sviluppatori è stava quella di riciclare le stesse situazioni in modo sempre diverso, ma dopo un po' il gioco risultava pesante). Qui, invece, il ritmo è perfetto, si esplora molto e ci sono tante varianti. Ma al di là dell'aspetto tecnico e di quello ludico, mi ha colpito il modo in cui hanno impostato la trama. Farti giocare per metà gioco con Ellie per poi farti passare a controllare la cosiddetta antagonista è una cosa che nessun'altra sh avrebbe avuto il coraggio di fare. Si comprende il punto di vista dei nemici e alla fine la lezione è che il vero mostro in quel mondo postapocalittico non è il cordiceps, ma l'uomo, con la sua rabbia e il suo egoismo. Joel non è un eroe perché ha cercato di sopravvivere anche a costo di danneggiare chi gli stava vicino. Ha salvato Ellie, ma ha attaccato le Luci, privando l'umanità dell'unica speranza che aveva. Ellie inizia un viaggio di vendetta e non si ferma letteralmente davanti a nulla, fino a un passo dal finale. Abby, che è il personaggio che ho apprezzato maggiormente, compie un percorso di redenzione, ma combatte per i Lupi e arriva poi a tradirli per salvare un ragazzo. Per non parlare dei vari gruppi che incontriamo, che si sono macchiati di grandi atricità: Lupi, Iene, Serpi, Fedra (tramite documenti un po' arriviamo a conoscerli). Ma anche le Luci, nel primo capitolo, non erano esenti da colpe. La trama di The Last of Us 2 è matura, perché mostra da un lato che l'uomo è davvero "un lupo per gli altri uomini", ma affronta anche (e in maniera verosimile e mai banale) temi importanti, come il lutto (la rappresentazione della morte di Joel è perfetta), l'omosessualità, la ricerca di un'identità. E alla fine, nello scontro tra le due protagoniste, si capisce che ciò di cui Ellie era alla ricerca non era la vendetta, ma la possibilità di perdonare. Il flashback con Joel è molto esplicativo: lui le ha tolto la possibilità di dare un senso alla propria vita e lei non lo ha perdonato e si è allontanata da lui. Quando sembrava aperta la possibilità di una riconciliazione, il giorno successivo Joel muore, davanti agli occhi di Ellie. E' naturale che lei voglia vendicarsi, perché ha subito un forte trauma e perché non è riuscita a rimettere le cose a posto con Joel. Alla fine, però, dopo aver vinto, nel momento in cui sta per uccidere Abby, ritrova un barlume di umanità e perdona la sua nemica, anche perché rivede nel rapporto Abby-Lev quello che c'era tra Joel ed Ellie stessa. Perdonare Abby è un po' come perdonare Joel. Joel ha ucciso il padre di Abby, Abby ha ucciso il "padre" di Ellie. La costruzione è perfetta. Ad Ellie non rimane nulla, alla fine, perché la vendetta l'ha portata a perdere gli amici, l'amore e anche l'unico contatto che ancora aveva con Joel. Abby, al contrario, si salva, perché non si è lasciata consumare dall'odio