Ricordo le prime 20 orette, o poco più, di BOTW come un'esperienza mistica. Passate quelle mi sono distrutto le palle istantaneamente e l'ho rushato al finale, ma rimane un'esperienza fuori dal tempo per me, solo per quelle decine di ore scarse.
TotK non ha replicato in me nessuna di quelle sensazioni, non avrebbe potuto in effetti, malgrado lo abbia giocato sensibilmente di più (prima di rompermi nuovamente le palle e tirare dritto al finale) e pad alla mano l'ho trovato migliore in quasi tutto (paradossalmente l'assenza di tante feature ha reso più viscerale l'esplorazione in BotW). Molto interessante (ed intelligente) la rielaborazione di un design a "costruzioni" libere, peccato per i due ""biomi"" nuovi, cielo e sottoterra, che mi hanno detto poco e per i quali riponevo grosse aspettative.
C'è però una cosa che mi ha infastidito, con entrambi anche se decisamente di più con BotW (il seguito amalgama meglio altre situazioni all'esplorazione). Non tanto un BS decisamente poco attraente per le mie mani né la difficoltà irrisoria piuttosto che sacrari abbastanza sciapi alla lunga o boss fight a tratti inguardabili, quanto i semini a check list. Le 20 ore iniziali di BotW sono state un viaggio mistico proprio per il respiro dell'esplorazione in quanto tale, ma nel momento in cui la fatica nel raggiungere la cima di una collina e godermi il panorama viene interrotta da un cazzo di semino inutile che dovrebbe, stando a loro, enfatizzare la mia esplorazione tutta la magia e l'aura mistica decade di botto. Avrei preferito il nulla invece che una roba detrattiva.
Da questo punto di vista un'opera come Elden Ring gestisce molto meglio l'esperienza complementare, perché l'oggetto che trovi (e ce ne sono una marea), oltre ad essere potenziale arricchimento di gameplay, racconta una storia, un personaggio, un pezzo di mondo. Di conseguenza la checklist "cessa di esser tale" (con un gioco di maschere, si intende) e diviene un diramarsi di una storia frammentata, che si unisce al racconto riflesso dall'ambiente che esplori (quest'ultima cosa comunque presente anche in Zelda, pur in misura decisamente meno d'impatto per me). Miyazaki ne sa una più del diavolo.
Detto questo mi risulta sempre difficile rispondere alla domanda del sopravvalutato oppure no, in quanto la media aritmetica della critica non ha nessun tipo di valenza ai miei occhi

TotK non è riuscito ridarmi indietro quelle ore fuori dal tempo del predecessore, ma comprendo che sia un'opera affascinante in grado di catturare un'essenza molto difficile da rappresentare con un linguaggio ludico così mirato. E poi nota di merito all'accompagnamento musicale e, in generale, al sound design: tanta roba.