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Rapt
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Ah, quindi come al solito si parla di traduzioni pessime fatte da incapaci. Ottimo!;pPiù che altro lui si scaglia con la gente che identifica i suoi libri come "i libri del videogioco"[addirittura in USA mettono immagini del gioco come copertine dei libri... Marketing].Ma la critica offensiva di quell'intervista non è rivolta a chi scrive le storie dei videogiochi (lui l'ha sempre detto: non ci capisce niente, non conosce videogiocatori, e li ritiene mondi diversi... E ci sta!), ma a chi (anche famoso) scrive Libri Basati sui Videogiochi... Per lui quelli sono "mercenari"... E non gli do torto, visto che chi scrive sfruttando un videogioco tendenzialmente non ha grande inventiva, e lo fa per sfruttare la ventata di hype del gioco, più che per scrivere la propria storia.
Non da le colpe ai giochi, ma a chi sfrutta i giochi per dare un aspetto diverso (e quindi una fama diversa) ai suoi libri, facendolo sfigurare nella comunità intellettuale (suppongo).
Comunque sì: storia dei libri > storia dei giochi (anche per me), ma è inevitabile... I giochi hanno struttura, ritmo, limiti e possibilità diverse rispetto ad una serie di libri progettata nel tempo :kep88: Oltre ad essere: i libri un'opera originale al 100%, mentre i giochi un'opera originale ma basata fortemente sui libri...
Io li ho sempre vissuti come prodotti distinti, ma connessi (fisiologicamente)... E mi godo sia gli uni sia gli altri![]()
Comprensibile comunque la sua "lamentela". Io di libri derivati da VG lessi solo AC Forsaken, carino per carità ma sembrava scritto da un bambino di terza media. In generale tutte le opere di marketing mi fanno ribrezzo: quando una sere di successo cerca di espandersi anche al di fuori del proprio settore con, molte volte, porcate inenarrabili. Casi come the witcher o batman Arkham sono le classiche aberrazioni statistiche //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif