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John Wick, Chad Stahelski (2014)
Ex Super killer si rimette al lavoro perché lo trattano male.
Presentazione iniziale data per scontata in tutto. Azione e motivazioni umane dietro ogni scena risibili, tanto non frega né al film né agli spettatori, l'unica cosa che importa è L'IDEA di una moglie e di un cane. Abbastanza penoso.
 
John Wick, Chad Stahelski (2014)
Ex Super killer si rimette al lavoro perché lo trattano male.
Presentazione iniziale data per scontata in tutto. Azione e motivazioni umane dietro ogni scena risibili, tanto non frega né al film né agli spettatori, l'unica cosa che importa è L'IDEA di una moglie e di un cane. Abbastanza penoso.
Penoso si. È solo il film che ha dato inizio alla serie di film d'azione più bella da 10 anni a questa parte. Penoso si.
 
Ho letto che i successivi sono più over the top, nel senso che giocano di più sul mondo fumettoso che il primo crea, al limite perché no. Ma questo primo proprio non ci vedo nessun interesse, ogni scena è sballata in tutto.
Perché lasciare il super killer con due ad ammazzarlo e solo ammanettato? Perché uccidere il suo migliore amico dopo avere ritrovato la pace? Perché mandare una squad ad ucciderlo a casa sua dove è più a suo agio? E com'è che questo super killer si fa prendere alla sprovvista a casa sua da tre teppistelli?
E' sempre così... Anche come azione è lui che spara più veloce degli altri con inquadrature che neanche sono così interessanti.
 
Sleep Has Her House, Scott Barley (2017)
Scenari notturni e tante emozioni.
Solo che a me non ha emozionato così tanto. Il sonoro è poco interessante, le immagini troppo compresse nella copia che ho, magari visto al cinema entrambe le cose sarebbero andate meglio ma mi sembra comunque che ci sia poco in un film così rispetto ad altri che ho potuto vedere.
 
Ho visto Capi di Stato in Fuga, su PrimeVideo. Film del 2025 con Idris Elba, Pryanka Chopra (bellissima) e John Cena.
Il film mi ha ricordato molto la serie tv Citadel, itinerante con grosse sezioni persino a Trieste. Un action movie leggero, pieno di battute ma mai scontate o banali. John Cena ancora una volta ottimo. Dopo averlo apprezzato con Ricky Stanicky (consigliato), anche qui è finito per piacermi molto. Lo preferisco ai vari The Rock e Batista.
Visivamente spettacolare, con una buona tv OLED pare di stare quasi al cinema.
 
Diario di giugno, più avanti recupero le altre visioni dell'ultimo mese.

Totally fucked up, Araki 1993. Per quanto possa apparire cliché in retrospettiva, e nonostante l'onnipresente vena di sarcasmo e nichilismo che pervade i dialoghi e che potrebbe risultare monotona, l'ho trovato profondamente sincero nel rappresentare uno specifico tipo di angoscia, ed efficace nel trasmetterlo. In sintesi, una visione che vale più della somma delle sue parti.

The living eng, Araki 1992. Un'altra reazione all'epidemia di AIDS e a ciò che essa ha significato per le comunità omosessuali statunitensi, condivide con Totally fucked up la stessa fondamentale angoscia; ma mentre quest'ultimo ne rappresentava una risposta in certa misura passiva e cinica, The living end ne è invece una controparte stranamente aggressiva e paradossalmente vitalistica. Nonostante la forma grezza e l'attitudine postpunk, ho trovato che entrambe le opere provengano da una stessa e profonda urgenza espressiva, e personalmente le ho apprezzate ancora di più per come si completano a vicenda. Nota a parte anche per la colonna sonora, in cui Araki non delude mai.

I pugni in tasca, Bellocchio 1965. È un film fortissimo e realizzato con una padronanza tecnica e narrativa impressionanti, tuttavia ho un unico grande dubbio, e cioè che non ho capito lo scopo ultimo di tutta questa freddezza e cinismo. È una visione che ti scuote, aggredisce addirittura, ma senza muovere al di là reazione istintiva, né elaborare davvero i cenni sociali e psicologici a cui sembra alludere. Ciò detto, resta in ogni caso una eccezionale prova di maturità artistica per un regista all'epoca molto giovane e al suo esordio nel lungometraggio.

Adolescence, Barantini 2025. Non posso dire che mi sia dispiaciuto, ma ho trovato fastidioso il modo in cui i Grandi Temi vengono accuratamente menzionati in apposite didascalie ma poi sviluppati? Non direi. A suo favore ha il lato tecnico (messa in scena dei piani sequenza, interpretazioni, struttura degli episodi) che lo eleva abbastanza da risultare quasi sempre avvincente. Solo l'ultimo episodio è visibilmente annacquato per giustificare il piano sequenza, e mi sento di dire che si potesse fare molto di più e meglio; ma tutto il resto tecnicamente è molto solido e a tratti direi pure impressionante, il che riesce a mascherare in parte la sostanziale superficialità della sceneggiatura.
 
Ho letto che i successivi sono più over the top, nel senso che giocano di più sul mondo fumettoso che il primo crea, al limite perché no. Ma questo primo proprio non ci vedo nessun interesse, ogni scena è sballata in tutto.
Perché lasciare il super killer con due ad ammazzarlo e solo ammanettato? Perché uccidere il suo migliore amico dopo avere ritrovato la pace? Perché mandare una squad ad ucciderlo a casa sua dove è più a suo agio? E com'è che questo super killer si fa prendere alla sprovvista a casa sua da tre teppistelli?
E' sempre così... Anche come azione è lui che spara più veloce degli altri con inquadrature che neanche sono così interessanti.
Al di là delle forzature di trama su cui direi che fin dalla premessa non vuole farsi prendere troppo sul serio, però concordo che come sequenze d'azione lo ho trovato abbastanza sopravvalutato. C'è coreografia sì ma alla fin fine è sempre la stessa scena di lui che oneshotta tutti e di tutti che lo mancano, sembrerà riduttivo e sicuramente lo è, ma la mia impressione è stata questa. In film di questo genere ho sempre trovato molto più espressive le arti marziali ed eventuali armi annesse, con le armi da fuoco gira che ti rigira una cosa sola puoi fare, non è che ci sia tutto questo spazio per essere creativi se non ti appoggi ad altro.

La cosa che mi era forse piaciuta di più era la componente world building che avevo trovato intrigante e con un buon potenziale, anche se poi ho trovato il seguito molto noioso (uniche due cose che ricordo è che a un certo punto sono a Roma, e che è noioso) e non mi ha invogliato a vedere anche i successivi.
 
Eh penso anche io esattamente questo per le sparatorie. Infatti per me non sono forzature di trama ma cose sciatte dal punto di vista spaziale che rendono quelle sparatorie ancora meno riuscite.

The Tragedy of “W”, Shinichirô Sawai (1984)
Giovane attrice carrierista incontra guai e possibile coppia.
Dopo averne visto uno di Sawai ne ho recuperati altri tre, è molto interessante notare come usa sempre un impianto simile, c'è una storia umana che viene amplificata da una super-storia spiccatamente narrativa e quasi artificiosa e che non fa che sospingere i personaggi in una dimensione di crescente possibilità emotive e sociali, come se ci fosse una società con crescenti intrighi a cui non è detto i personaggi sappiano rispondere efficacemente, infatti spesso il finale è aperto. Sono bei film è il suo marchio in ogni sceneggiatura è evidente. Questo in particolare ti fa odiare il teatro e amare il cinema secondo me, quello del teatro è un mondo brutale che sembra entrare in conflitto con le emozioni personali dei protagonisti. Mi sembra però che manchi un po' di incisività perché il personaggio maschile su cui si riversa la maggior parte del negativo incassa troppo bene, nonostante qualche tirata a pugni è di fondo bonario, non so neanche se soffre tanto, e alla fine della protagonista che ci frega se è quello che vuole, per lei è tutto discretamente facile. Si tratta però della mia visione, leggendo altre recensioni lui invece vive già "tanto" per lo spirito odierno, quindi anche la sua passione e dolori sono significativi. Per me però è evidente che non si raggiunge la portata di Early Spring Story.


Maison Ikkoku - Apartment Fantasy, Shinichirô Sawai (1986)
In una casa piena di affittuari spicciulati arriva una manager molto bella e da lì si sviluppano cose.
Risatine un po' sconnesse, troppi personaggi mal caratterizzati, e una coppia di fondo globalmente troppo standard. Non so, è interessante perché è tutto inquadrature larghe, cosa che secondo me è dovuta al fatto che Sawai non sapeva che pesci prendere e non si è sforzato più di tanto. Sufficiente.


Lover’s Time
, Shinichirô Sawai (1987)
Lui blocca lo stupro di lei, se ne innamora, e poi deve capire chi è questa ragazza.
E' bello, solita costruzione narrativa che Sawai aggiunge alla dinamica di base dei personaggi, lei ha moltissimo da raccontare ma tutto è visto attraverso gli occhi di lui, il che secondo me diminuisce un po' la forza narrativa visto che lui è generalmente passivo. Non so, si poteva forse spingere un po' di più, purtroppo quando il clou emozionale del film è indiretto, vale sia per questo che per The Tragedy of W, devi fare di più che quando è diretto come In Early Spring Story. Comunque un gran film è lei è di una bellezza sconcertante.


Detective Story
, Kichitaro Negishi (1983)
Ragazza ricca e detective povero si incontrano prima per lavoro e poi per un omicidio.
Ci sono davvero tantissime storie dentro, almeno 10 personaggi ognuno con trama e desideri propri, eppure sembra come se mancasse continuamente una focalizzazione al tutto, sarà che la protagonista è sballottata qui e là senza mai potersi fermare a sentire come il suo percorso lega tutto, è solo nei venti minuti finali che ci si ritrova davvero su di lei, il che rende dà al film un tono un po' troppo leggero e piacione per i miei gusti. Curiosamente anche questo assomiglia ai Sawai che ho descritto in quanto a sovrastruttura narrativa, finale aperto, e location finale identica ad uno di quelli. Sarà che alla Kadokawa piaceva così?
 
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