Eh penso anche io esattamente questo per le sparatorie. Infatti per me non sono forzature di trama ma cose sciatte dal punto di vista spaziale che rendono quelle sparatorie ancora meno riuscite.
The Tragedy of “W”, Shinichirô Sawai (1984)
Giovane attrice carrierista incontra guai e possibile coppia.
Dopo averne visto uno di Sawai ne ho recuperati altri tre, è molto interessante notare come usa sempre un impianto simile, c'è una storia umana che viene amplificata da una super-storia spiccatamente narrativa e quasi artificiosa e che non fa che sospingere i personaggi in una dimensione di crescente possibilità emotive e sociali, come se ci fosse una società con crescenti intrighi a cui non è detto i personaggi sappiano rispondere efficacemente, infatti spesso il finale è aperto. Sono bei film è il suo marchio in ogni sceneggiatura è evidente. Questo in particolare ti fa odiare il teatro e amare il cinema secondo me, quello del teatro è un mondo brutale che sembra entrare in conflitto con le emozioni personali dei protagonisti. Mi sembra però che manchi un po' di incisività perché il personaggio maschile su cui si riversa la maggior parte del negativo incassa troppo bene, nonostante qualche tirata a pugni è di fondo bonario, non so neanche se soffre tanto, e alla fine della protagonista che ci frega se è quello che vuole, per lei è tutto discretamente facile. Si tratta però della mia visione, leggendo altre recensioni lui invece vive già "tanto" per lo spirito odierno, quindi anche la sua passione e dolori sono significativi. Per me però è evidente che non si raggiunge la portata di Early Spring Story.
Maison Ikkoku - Apartment Fantasy, Shinichirô Sawai (1986)
In una casa piena di affittuari spicciulati arriva una manager molto bella e da lì si sviluppano cose.
Risatine un po' sconnesse, troppi personaggi mal caratterizzati, e una coppia di fondo globalmente troppo standard. Non so, è interessante perché è tutto inquadrature larghe, cosa che secondo me è dovuta al fatto che Sawai non sapeva che pesci prendere e non si è sforzato più di tanto. Sufficiente.
Lover’s Time, Shinichirô Sawai (1987)
Lui blocca lo stupro di lei, se ne innamora, e poi deve capire chi è questa ragazza.
E' bello, solita costruzione narrativa che Sawai aggiunge alla dinamica di base dei personaggi, lei ha moltissimo da raccontare ma tutto è visto attraverso gli occhi di lui, il che secondo me diminuisce un po' la forza narrativa visto che lui è generalmente passivo. Non so, si poteva forse spingere un po' di più, purtroppo quando il clou emozionale del film è indiretto, vale sia per questo che per The Tragedy of W, devi fare di più che quando è diretto come In Early Spring Story. Comunque un gran film è lei è di una bellezza sconcertante.
Detective Story, Kichitaro Negishi (1983)
Ragazza ricca e detective povero si incontrano prima per lavoro e poi per un omicidio.
Ci sono davvero tantissime storie dentro, almeno 10 personaggi ognuno con trama e desideri propri, eppure sembra come se mancasse continuamente una focalizzazione al tutto, sarà che la protagonista è sballottata qui e là senza mai potersi fermare a sentire come il suo percorso lega tutto, è solo nei venti minuti finali che ci si ritrova davvero su di lei, il che rende dà al film un tono un po' troppo leggero e piacione per i miei gusti. Curiosamente anche questo assomiglia ai Sawai che ho descritto in quanto a sovrastruttura narrativa, finale aperto, e location finale identica ad uno di quelli. Sarà che alla Kadokawa piaceva così?