Ultimo Film Visto | Consigli e Domande Inside

  • Autore discussione Autore discussione Staff Cinema
  • Data d'inizio Data d'inizio
Pubblicità
The blood on Satan's claw, Haggard

Mi piace che c'è Satana nel villaggio ma in generale sono tutti amici ahah

 
Ultima modifica da un moderatore:
rivisto 2013 la fortezza...

Non capisco come mai ma sto film dal bassu budget mi piace ogni volta che lo vedo :D

 
Leave no trace di Debra Granik. Commovente storia di un padre con psd e sua figlia che scelgono di vivere come vagabondi in una foresta e di isolarsi quasi completamente dal mondo civilizzato. Molto toccante e davvero ben recitato, una piccola gemma indie.

 
Godzilla, Honda

Notevole vedere come Anno abbia lavorato su elementi che erano già presenti nel 1954, facendoli esplodere in tutta la loro forza. Anche questo vale la pena.

 
Leave no trace di Debra Granik. Commovente storia di un padre con psd e sua figlia che scelgono di vivere come vagabondi in una foresta e di isolarsi quasi completamente dal mondo civilizzato. Molto toccante e davvero ben recitato, una piccola gemma indie.
L'ho visto giusto ieri sera e mi è piaciuto parecchio. E' bello come racconti una storia totalmente ai margini. 

 
Ultima modifica da un moderatore:
Vado velocissimo

Duvidha | Mani Kaul, 1973. Esteticamente può ricordare lo splendore di Parajanov: Kaul ha un simile senso per il colore, per l'opulenta ricercatezza dei costumi, per una fotografia quasi tattile nel suo imprimersi nella pellicola. Si respira un'atmosfera luminosa e sospesa, ulteriormente accentuata da un utilizzo del fermo immagine che può ricordare quello di Marker. Nonostante alcuni tratti grossolani – alcune scelte curiose nei fermo immagine, che mi hanno fatto sospettare dei limiti nel materiale girato, un doppiaggio in alcuni frangenti inadeguato, un finale confuso e balbettante nel montaggio – vale la visione anche solo per la componente estetica divina.

John From | João Nicolau, 2015. Terza visione. Questo è un film speciale speciale per me. Un calorosissimo e coloratissimo sogno ad occhi aperti adolescenziale. Amo tutti i piccoli tocchi che Nicolau dissemina in ogni scena, e come ci sia sempre qualcosa che si muove sotto la superficie anche quando questa sembra perfettamente ferma. Nella sua semplicità, riesce a mettere in suoni e immagini il sentimento di una cotta adolescenziale con una sottigliezza ed una naturalezza commoventi. Si vede che tutto il cast si è divertito facendolo. La progressione narrativa e il suo sfociare nel finale sono pura magia. La prima volta che lo vidi neppure mi piacque, eppure con il tempo mi ci scopro sempre più affezionato. Si respira un amore per l'amore quasi rohmeriano. Ogni volta che lo rivedo mi riempie il cuore.

Baisers volés | François Truffaut, 1968. In qualche modo Truffaut riesce a combinare narrazione episodica e lineare, e a ottenere solo i benefici di entrambi gli stili. Baisers volés non è niente di più che una raccolta di brevi disavventure messe una dietro l'altra, per giocare con situazioni e personaggi finché dura il divertimento e poi passare senz'altro alla successiva – spesso trovando il modo di divertirsi anche nelle transizioni stesse, e acquistando un senso di sottile ma costante imprevedibilità che è deliziosa di per sé. Non è niente di più, eppure è maggiore della somma delle sue parti. Leggiadro.

Ford v Ferrari | James Mangold, 2019. È un prodottino, ma al di là della totale banalità e mancanza di sottigliezza della sceneggiatura non si può negare che riesca a mettere in scena una bella storia di automobilismo. Ottime le scene dedicate alle corse. Un plauso a Bale per essere riuscito a sporcare un po' il proprio personaggio e a dargli quel minimo di spessore che nella sceneggiatura latitava.

Antichrist | Lars von Trier. Pazzesco. Esteticamente Trier ai suoi massimi qui, i super-rallentatori come lui probabilmente nessuno. Un distillato di orrore archetipico e psicologico. Durante la visione mi pareva quasi di sentire Eggers e Aster prendere appunti sui loro bloc notes.

Kárhozat (Perdizione) |  Béla Tarr, 1988. Tecnicamente Tarr è indiscutibilmente un maestro, e mi ha sorpreso trovare qui un senso musicale quasi lynchiano. Purtroppo per me non c'è molto a parte questo, e ho la sensazione che di qui a qualche settimana ricorderò poco o nulla.

Satantango | Bela Tarr, 1994. Qui Tarr trova la sua dimensione, usando i tempi per gestire liberamente i suoi maestosi piani sequenza e imprimere la pellicola di un'atmosfera densissima nella sua stasi. Mi è piaciuto molto anche l'uso del montaggio nei primi capitoli. Secondo me perde un po' di forza dopo la metà, con la narrazione che inizia a incanalarsi in una progressione più standard e (mi è parso) un po' di sopraggiunta stanchezza nel ricercare soluzioni visive sempre nuove rispetto all'estro dei capitoli precedenti. In generale dopo l'arrivo di Irimias al villaggio ho cominciato a perdere interesse nell'intreccio, e il finale mi ha sinceramente lasciato con l'amaro in bocca. Personalmente avrei preferito una narrazione ancora più statica o rarefatta, senza altre distrazioni. Nel complesso l'ho trovato un buon film, che con l'esclusione di alcuni passi falsi del montaggio nella seconda metà riesce a fare un uso significativo degli spazi e dei tempi per condensare la propria atmosfera in immagini, il che non è poco. Peccato di nuovo per la debolezza della narrazione.

The beach bum | Harmony Korine, 2019. A tratti è anche divertente e qualche spunto interessante ce lo si può trovare, ma nel complesso non brilla mai.

Breaking the waves | Lars von Trier, 1996. Ci sono alcune pennellate di puro e sincero amore per il prossimo che credevo totalmente al di fuori del suo campo di interesse. Per molti aspetti ai livelli del miglior Trier, solo la sceneggiatura non mi ha convinto del tutto.

The lighthouse | Robert Eggers, 2019. Eggers si conferma come uno dei registi tecnicamente più promettenti in circolazione, con una padronanza tecnica ed una precisione estetica semplicemente impeccabili. Purtroppo di nuovo ho la sensazione che continui solo a scalfire la superficie del suo materiale, ed è ancor più vero per The lighthouse che per The witch, che perlomeno a tratti riusciva ad alludere a qualcosa di profondamente successivo. Qui per emozionarsi o sorprendersi c'è pochino.

Europa | Lars Von Trier, 1991. Un sogno. La mano di Trier sembra in grado di plasmare il materiale filmico con una libertà quasi irreale. L'estetica ferroviaria è di Europa è un sogno. Grazie.

Non sono andato velocissimo ma vabbè

Let’s Scare Jessica to Death, Hancock

Rilassatissimo ritratto psicologico con splash horror. Visto che parlavate di Cassavetes questo ricorda il personaggio di lei con i suoi problemi mentali da gestire. Nella vita cerchi come uscirtene e a volte ti ci ritrovi ancora più invischiata. Bellissimo film con piccola equipe.
Mai sentito nominare ma il titolo è fantastico

 
Wildlife

Bello "vedere" Paul Dano dietro la macchina da presa e devo dire che il lavoro che ha fatto m'è piaciuto

Il film racconta una storia plausibile e toccante, che riflette le difficoltà di una famiglia media indipendentemente dal luogo in cui vivono e fa riferimento più volte alla voglia di tornare al passato

La storia è retta da una buonissima recitazione da parte di tutti, anche del ragazzino; ovviamente Gyllenhaal è un fuoriclasse

Ho trovato un po' anonima la scenografia, che avrebbe potuto avere un ruolo chiave in diverse occasioni, nelle quali invece ci viene mostrato che "la casa è piccola ma considerata troppo grande" e "la casa del benestante è grande ma non vistosa", un po' minimale

La colonna sonora non m'ha convinto granché, non è stato un gran accompagnamento diciamo

Nel complesso è bello, scorre molto bene e ha una bellissima inquadratura finale

Il problema è che una volta al Sundance venivano presentati film fatti con i budget più miseri, addirittura 2700 dollari, invece adesso ci vanno film prodotti da Brad Pitt o diretti da attori da Oscar con produzioni da 4 milioni di dollari, un peccato

 
Wildlife

Bello "vedere" Paul Dano dietro la macchina da presa e devo dire che il lavoro che ha fatto m'è piaciuto

Il film racconta una storia plausibile e toccante, che riflette le difficoltà di una famiglia media indipendentemente dal luogo in cui vivono e fa riferimento più volte alla voglia di tornare al passato

La storia è retta da una buonissima recitazione da parte di tutti, anche del ragazzino; ovviamente Gyllenhaal è un fuoriclasse

Ho trovato un po' anonima la scenografia, che avrebbe potuto avere un ruolo chiave in diverse occasioni, nelle quali invece ci viene mostrato che "la casa è piccola ma considerata troppo grande" e "la casa del benestante è grande ma non vistosa", un po' minimale

La colonna sonora non m'ha convinto granché, non è stato un gran accompagnamento diciamo

Nel complesso è bello, scorre molto bene e ha una bellissima inquadratura finale

Il problema è che una volta al Sundance venivano presentati film fatti con i budget più miseri, addirittura 2700 dollari, invece adesso ci vanno film prodotti da Brad Pitt o diretti da attori da Oscar con produzioni da 4 milioni di dollari, un peccato
Piaciuto tantissimo

la scena finale con quella inquadratura bellissima, mi emoziono solo a pensarci.

 
wuee quanti film si è visto @Quattro

Destiny, Lang

Quando si tratta di morte impersonata e film muti sai che cadi bene.

 
BlacKkKlansman di Spike Lee. Boh e' il classico Spike: personaggi poco interessanti con dialoghi bruttini ed esageratamente sopra le righe, regia con alti e bassi e continui, necessita' di educare il pubblico. Il finale e' emblematico:

Immagini davvero disturbanti ma non vi e' traccia di quella realta' nel film.
Sostanzialmente il KKK viene descritto come un gruppo di bianchi sciocchini, manca totalmente la dinamica di violenza e di orrore che dovrebbe caratterizzare un film del genere. Come uomo bianco "privilegiato" immagino che dovrei sentirmi in colpa quando guardo un film del genere, disgustato e amareggiato nel vedere come il razzismo sistematico della nostra societa' rifletta una concezione razzista molto piu' profonda e traviata. E invece boh i membri del KKK possono essere sintetizzati in: grassona, grassone, grassone 2, pazzo antipatico e leader con sindrome da pisellino piccolo. Nessun approfondimento. E la cosa vale anche per i personaggi principali: c'e' il poliziotto ebreo senza arco narrativo, il protagonista cool nero senza background o obiettivo di alcun tipo che spara frasi a effetto una dopo l'altra, una serie di personaggi di contorno che dovrebbero essere simpatici ma non lo sono. Ah e poi c'e' l'appassionante love story con l'attivista politica che vabbe', lasciamo stare. 

Si guarda Griffith, si balla, ma alla fine il film lascia davvero poco e manca la tensione che un thriller con poliziotto sotto copertura come questo richiederebbe.

 
Arma Letale, Donner

Mediocre in tutto.

 
Mean Girls, Mark Waters

Tutto troppo accelerato, che fatica i film standard. Finisce che non prendono davvero posizione su nulla.

 
Cape Fear di Martin Scorsese. Madonna De Niro in questo film, fantastiche tutte le varie citazioni a Vertigo.

 
Miss Oyu, Mizoguchi

Faccio breve che c'ho lo stress, bello e pulito.

 
Jojo rabbit | Taika Waititi, 2019. Sento che dovrei odiarlo o perlomeno disprezzarlo per un certo atteggiamento premurosamente conciliatorio rispetto ai personaggi, ma la dura realtà è che sui titoli di coda ero inequivocabilmente contento&commosso. Per cui almeno per questa volta devo sportivamente ammettere che mi ha fregato.

Dancer in the dark | Lars von Trier, 2000. Quanto sono pessime le scene musicali dio mio che cringe. Che poi cozzano proprio con lo stile pseudo-dogma, con Trier che sembra non riuscire a raccapezzarsi su dove mettere la telecamera e che pure in montaggio pare in uno stato altrettanto confusionale. Certi testi poi da gelare il sangue. In ogni caso anche lato sceneggiatura certe forzature lasciano a desiderare, e l'intreccio finisce per risultarne pretestuoso. Peccato.

 
The End of Evangelion, Anno

Non ricordavo se l'avevo già visto, credo solo gli episodi finali normali. Forse uno dei film più famosi sulla depressione in ogni caso. Non è male, ma secondo me lui ha fatto molto molto meglio sia con Love and Pop che con Godzilla. Ne ho recuperato anche un altro che spero vedere presto.

 
Ultima modifica da un moderatore:
Louisiana  ★★★ 

Minervini gira un quasi-documentario interessante ma un po' limitato a tratti, alcune scene restano d'impatto ma la seconda parte (dalla durata ridotta per fortuna) è un grande no. 

The Last Black Man in San Francisco  ★★★★ 

Bellona la fotografia, registicamente solido. I difetti sono quelli che compongono un po' la maggior parte delle produzioni indie degli ultimi 10 anni (non a caso vince il sundance), ma resta gradevole e a tratti mi ricorda (da molto lontano) Spike Lee. 

Children of Men  ★★★★½ 

Dei piani sequenza così non si vedono neanche nei migliori film di guerra/azione attuali. 

Finale un po' telefonato che non convince pienamente, ma che bomba. 

 
piaciuto pochino bitter moon di polanski. è interessante nella prima metà quando ancora i personaggi di mimi e oscar erano tali, la crescente perversione li caratterizzava e completava il loro rapporto viscerale, ma appena si inverte la direzione e diventa una spirale di autodistruzione reciproca non sono più loro a portare avanti la storia, ma solo il gusto gratuito del giochino radicale di contrasto alla noiosa coppia borghese su cui si finirà per convergere nel finale (e in generale anche tutta la struttura a flashback non sembra particolarmente efficace). finale che ho apprezzato, ma ormai arrivati a quel punto il film mi aveva abbastanza perso

 
Pubblicità
Pubblicità
Indietro
Top