Dogtooth (Yorgos Lanthimos). Una rivisitazione del mito della caverna di Platone, c'è questo padre padrone che in accordo con la madre tiene isolati i tre figli dal mondo esterno, insegnandoli il significato di alcune parole in modo errato affinchè non abbiano stimoli verso l'esterno, ad esempio "mare" per questa famiglia è una poltrona, "autostrada" è un vento molto forte... quando lo stimolo c'è, questo viene troncato sul nascere con altre menzogne o con la violenza. Anche l'arte viene distorta, ad esempio c'è la scena di una canzone in inglese (il film è greco) tradotte live (ovviamente in modo errato) dal padre. Lanthimos in un'intervista parla della famiglia (in generale), di come questa dovrebbe prepararci a vivere nel mondo, ma molto spesso accade il contrario, cioè che la protezione eccessiva da parte dei genitori non porti allo sviluppo dell'individuo in questo senso, impedendogli di divenire indipendente. In questo film ciò è portato all'eccesso.
Gli attori son tutti quanti credibili, ben calati nelle parti. Le inquadrature sono si statiche, ma in realtà non lo sono affatto, son dei quadri in movimento, complice anche un'ottima fotografia. Per non parlare della colonna sonora, o meglio, dell'assenza di una colonna sonora, ciò che sentiamo è ciò che sentono anche i protagonisti (una chitarra, un cd...).