Visti un sacco di film questo mese, butto giù qualche impressione sennò non recupero più, escluse revisioni.
Do not expect too much from the end of the world, Jude 2023. Ha un suo perché, anche se la struttura è piuttosto superficiale (la maggior parte degli spunti comici sono solo semplici battute che un personaggio racconta a un altro fuori contesto, o letteralmente dei cortometraggi TikTok improvvisati) e il modo in cui affronta i temi di base insistentemente retorico, il che è un po' in contrasto con lo stile rilassato che si propone. Molti riferimenti sono strettamente contemporanei, quindi mi chiedo come reggeranno. Il parallelo con Angela goes on è carino, ma perché il fastidioso rallentatore? L'ultima inquadratura di 30 minuti è a suo modo divertente, anche se si limita a reiterare sugli stessi temi, mettendo anche alla prova la pazienza dello spettatore. Comunque, lo ho trovato piacevole.
Puss in boots: The last wish, Crawford 2022. Al netto di diverse sequenze chiaramente pensate per un pubblico molto giovane e di un character design che trovo poco ispirato, come animazione raggiunge dei picchi davvero notevolissimi (a partire dalla sequenza di apertura) e anche il modo in cui affronta il tema della morte non è affatto banale, specialmente nell'ultimo atto con alcune scene che ho trovato abbastanza toccanti. Non perfetto ma nel complesso promosso.
Ring, Nakata 1998. Girato sorprendentemente bene, la storia e le immagini sono ormai incastonate nell'immaginario collettivo, non mi aspettavo però che la sceneggiatura la buttasse così in caciara sul finale in cui viene sempre più difficile prendere sul serio, figurarsi provare paura o tensione, per quel che avviene a schermo. Mi ha lasciato abbastanza interdetto perché tutto mi aspettavo fuorché di mettermi a ridere ma tutto sommato mi è piaciuto anche così.
Dune: Part II, Villeneuve 2024. Nonostante le quasi tre ore di durata lo sviluppo è visibilmente affrettato, con temi buttati lì e abbandonati seduta stante, transizioni a dir poco brusche fra una scena e l'altra, ed eventi anticipati e poi liquidati con una facilità che rasenta più volte il comico. Il problema a mio avviso non è solo di montaggio ma anche e soprattutto di sceneggiatura, che doveva essere più coraggiosa nel decidere cosa andasse tenuto e sviluppato, e cosa invece sacrificato. Così invece tutto è appiattito e insoddisfacente, fino a un finale coerentemente anticlimatico. Sarebbe opportuna per non dire doverosa una Director's o Extended cut, per dare alla storia il respiro che si meritava (e che nel primo capitolo per buona parte manteneva). Nel complesso mi è comunque piaciuto perché l'ambizione e la resa audiovisiva sono le stesse del primo capitolo e a mio avviso vale comunque la visione anche solo per questo, dispiace però perché una produzione di questa portata avrebbe meritato uno sviluppo più ragionato.
Dogtooth, Lanthimos 2009. Stranissimo e perfettamente coerente nella sua stranezza, va benissimo così.
The lobster, Lanthimos 2015. Pieno di scene e interpretazioni memorabili (Farrel impressionante), con un umorismo nerissimo e dei tempi comici semplicemente perfetti. Mi sono piaciute sia la prima parte che la seconda. Non riesco però a scrollarmi di dosso la sensazione che resti un film abbastanza vuoto, che sembra voler accennare ad alcuni temi senza però voler mai andare oltre il livello più superficiale (al contrario, Dogtooth rimaneva quasi perfettamente chiuso in se stesso, e a mio avviso è proprio per questo che funzionava così bene). Sicuramente un buon film, per molti versi anche ottimo, ma privo di quello spunto che avrebbe potuto fargli fare il salto di qualità.
Vermiglio, Delpero 2024. Struttura romanzesca classicissima, oserei dire verista, con una messa in scena impeccabile e una fotografia a tratti celestiale. Non racconta quasi nulla di nuovo ma funziona benissimo per ciò che vuole essere, promosso.
American gigolo, Schrader 1980. È interessante il modo in cui mostra l'esistenza di diversi livelli sociali, per cui il protagonista si sente perfettamente in controllo della propria altolocata clientela, salvo poi scoprire che è esattamente il contrario. Al di là di questo spunto però non ho trovato convincenti i personaggi e le loro relazioni, mentre la messa in scena resta abbastanza piatta per non dire pudica e l'ultimo atto quasi poliziesco prende una direzione totalmente convenzionale e scorre via senza nessuna sorpresa. Si lascia guardare senza problemi ma alla fine è una visione molto più innocua di quanto vorrebbe far credere.
Je tu il elle, Akerman 1974. Una buona intuizione ma fin troppo povero per i miei gusti, non ho trovato interesse nei suoi personaggi né nelle loro interazioni, né nella messa in scena, e con diverse sequenze ingiustificatamente lunghe che a mio avviso non ripagano l'investimento di tempo richiesto.
Asteroid city, Anderson 2023. La messa in scena è graziosa per i primi 10 minuti ma la sceneggiatura è insopportabile, nemmeno gli attori sembrano crederci più, onestamente finito solo per poterlo bocciare e metterci una pietra sopra.
Furiosa: A Mad Max saga, Miller 2024. Prima metà impresentabile, nella seconda metà finalmente si vede un po' di azione ma è troppo poco per destare interesse, né per ripagare le due ore e mezza spese. Laddove Fury road funzionava narrativamente per la propria semplicità, con personaggi macchiettistici e un world building impressionistico, Furiosa torna a ricalcarlo cercando di vendere una complessità e uno spessore che semplicemente non c'erano, e prevedibilmente non funzionano. Ho inoltre trovato molto più invasiva la CGI, mentre l'inventiva e la fisicità di Fury road mi sembrano lontani.
Dune, Lynch 1984. È brutto, ma alla fine meno peggio di quanto temessi. A tratti ha un suo charme, e il fatto è che le parti brutte sfondano spesso e volentieri nel comico per cui viene difficile voler male anche a quelle. L'ultimo atto è affrettatissimo (non che Villeneuve abbia fatto poi molto meglio in quasi tre ore) ma il fatto è che raccontare tutto il 130 minuti è fisicamente impossibile. Al di là dei problemi di produzione e montaggio, a mio avviso sarebbe servito più coraggio proprio in sede di sceneggiatura, anche stravolgendo il materiale originale se necessario, ma tentando di costruire qualcosa che avrebbe realisticamente potuto funzionare su schermo e in un tempo ragionevole.
Jodorowsky’s Dune, Pavich 2013. Storia incredibile, come documentario è competente e ciò basta. L'approccio di Jodorowski mi è sembrato molto intelligente (al netto della indifendibile frase sullo stupro) ed è terribile che il progetto sia stato bloccato a uno stato così avanzato della produzione, con una squadra di talenti così eccezionale. Chiaramente tutto questo sulla carta, vai a sapere poi cosa ne sarebbe venuto fuori alla fine, ma con premesse così era un tentativo che valeva perlomeno la pena di fare.
Di Jodorowski avevo iniziato a vedere La montagna sacra ma avevo interrotto perché pieno di violenze su animali, qualcuno sa dirmi se siano tutti così o se ne salvi qualcuno?