Ultimo Film Visto | Consigli e Domande Inside

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Provo a fare una sorta di recap settimanale di quello che ho visto, non garantisco sulla costanza ma tant'è :asd:

The Last Showgirl [Gia Coppola, 2024]

Blando, non penso ci sia una parola migliore per descriverlo. Situazioni già viste, conflitti interiori già visti, stilisticamente già visto un milione di volte, se non acchiappa la performance di Pamela Anderson direi che c'è ben poco da vedere. Quest'ultima è sicuramente di valore, probabilmente ancora più esaltata dall'universalità della sua bassa considerazione come attrice.

Battles Without Honor and Humanity [Fukasaku Kinji, 1973]

Ho iniziato questo 2025 con due obiettivi, che ovviamente non verranno portati a compimento: colmare le mie lacune sulla new wave giapponese e sul Jitsuroku eiga. Per quest'ultimo filone ho deciso di partire da una saga e da un regista che mi hanno sempre affascinato, ma che non ho mai approfondito. Che dire, è l'inizio di una saga che conta più di dieci film e di cui Fukasaku ha diretto i primi cinque (nell'arco di due anni :rickds:), e questo film serve principalmente a introdurre i personaggi e il contesto in cui esistono, ossia la miseria del Giappone post-bellico. Melodramma, tradimento, oni-chaaan ma con la virilità che si addice agli anni '70, splatterone fatto con una manciata di yen, cosa volete di più? Continuerò sicuramente il ciclo di Fukasaku, di più non voglio sbilanciarmi.

Grand Theft Hamlet [Sam Crane e Pinny Grylls, 2024]

Intuizione brillante ma, personalmente, non è stata sufficiente a mantenere l'interesse per tutta la durata del film. Le difficoltà delle persone dietro l'avatar, acuite ulteriormente dalla pandemia, danno sicuramente un ulteriore layer alla narrazione, ma alla fine il film rimane sempre un megacut di una diretta twitch, e dopo un po' la noia ha preso il sopravvento. Mi è onestamente dispiaciuto, perchè pensavo che mi sarebbe piaciuto un sacco e invece l'ho trovato poco più che sufficiente.
 
Female Prisoner Scorpion: Jailhouse 41, Shunya Ito (1972)
Molto bello come il primo anche se un po' meno perché la protagonista è meno motivata e gli scenari esterni convengono meno al ritmo. E' incredibile però che hanno fatto un sequel che trova un approccio diverso eppure azzecca ogni scena. Che serie.
 
ao ma non ho commentato un sacco di film 0_0

Abortion, Masao Adachi (1966)
Segue tutte le preoccupazione dentro una clinica di aborto Giapponese di quegli anni, senza fissarsi troppo sulla trama che avrebbe potuto prendere il sopravvento molto facilmente. Solo Adachi sapeva scrivere così. Bel film.

Lake of Illusions, Shinobu Hashimoto (1982)
Incompreso e anche comprensibilmente. E' la storia di una donna bloccata, bella che però ovviamente non sa che pesci prendere, che si ritrova con tante storie tra le mani tra cui una che riguarda il suo cane di cui è fissata che a poco è zoofilia. Viene esplorata ogni sua passione, ogni idea cretina, e ogni conseguenza quando le cose non vanno come se le immaginava lei. E' davvero un gran film e lo aggiungerò probabilmente alla mia lista 2 di film preferiti.

A Woman's Uphill Slope, Kôzaburô Yoshimura (1960)
Retorica su quanto è bello il lavoro, poi retorica su quanto è rivoluzionaria la protagonista perché, udite udite, bacia uno sposato ma che è pure perso di lei. Ste cose sono sempre esistite per favore non fatemi queste tirate per un'ora e quaranta senza neanche svilupparle in qualche modo. C'è un personaggio secondario che vive qualcosa ma siccome gli sceneggiatori non sanno che farsene dura 5 minuti. Da dimenticare.
 
Visto ieri sera La Vita da Grandi, film dolcissimo. La De Angelis e Yuri bravissimi, lei non sembra neanche recitare
 
Female Prisoner Scorpion: Beast Stable, Shunya Ito (1973)
Terzo e sempre diverso e bello.
 
L'orafo, Vincenzo Ricchiuto (2022)
Ogni tanto il cinema Italiano ne azzecca una, mi è piaciuto davvero tanto e io di solito odio il cinema italiano. Produzione un po' insolita per il cinema italiano, l'horror è un genere che non è proprio nelle corde dei registi del bel paese. Infatti anche in questo film ci sono delle sbavature ed è presente l'immancabile atmosfera "nostrana" che purtorppo rende impossibile prendere sul serio quello che sta accadendo sullo schermo. Lato trama niente di nuovo e recitazione di alcuni attori non proprio al top. Però nonostante tutto il film è molto valido ed intrattiene. L'atmosfera di mistero è ben riuscita e ci sono delle sequenze interessanti. Consigliato per provare qualcosa di nuovo ed uscire fuori dallo stantio americano.
 
Ultima modifica:
Visto Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa, su Netflix.
Ovviamente conoscevo la storia ma devo ammettere che il modo in cui viene raccontato il gesto, lo stato d’animo, il dopo, non mi è piaciuto. Il film manca proprio del gesto finale che DEVE colpire e far capire, insomma smuovere qualcosa con forza.
Discreto ma non bellissimo, ecco.
 
Ieri ho rivisto per la prima volta "Babylon", dopo averlo visto al cinema quando uscì.
Fu il miglior film dell'anno secondo me, e rivedendolo dopo 2-3 anni dall'uscita mi sono reso conto di come la maggior parte delle scene mi erano rimaste impresse, ricordavo tutto, ha una forza cinematrografica incredibile questo film. Arte pura. Il vero capolavoro di Chazelle (altro che La La Land...).
 
Visto Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa, su Netflix.
Ovviamente conoscevo la storia ma devo ammettere che il modo in cui viene raccontato il gesto, lo stato d’animo, il dopo, non mi è piaciuto. Il film manca proprio del gesto finale che DEVE colpire e far capire, insomma smuovere qualcosa con forza.
Discreto ma non bellissimo, ecco.
Visto anche io e onestamente è stata una delusione.
Il tema è importante ed è sempre lodevole fare una denuncia al riguardo ma fatta in questa maniera non serve a niente.
Rimane tutto in superficie, non si scava mai, non si colpisce mai dove dovrebbe colpire.
E' tutto tremendamente piatto e televisivo.
Una storia del genere meritava un approccio più indie: tempi dilatati, lunghi silenzi, la goccia del bullismo perpetuo che scava nella mente e nella psiche del ragazzo. Invece sembra che tutto sia relativo all'umiliazione alla festa e al fatto che la ragazza se ne va in Francia.

Capisco che si voleva fare un prodotto da portare magari nelle scuole e non si potevano fare scelte troppo estreme. Ma così sensibilizzi solo chi è già sensibile al tema.

Fanno molto più effetto le foto del vero Andrea alla fine che tutto il film. Non è brutto (i ragazzi sono molto bravi) ma è quasi inutile.
 
Love Hotel, Shinji Somai (1985)
Dal regista del cult Typhoon Club. Questo prodotto dalla Nikkatsu e directors company insieme. Una storia molto dura con un uomo che inizia ad odiare le donne e una donna che è odiata da tutti per avere fatto la prostituta. Lei ha un po' più di lui da dare umanamente, ma entrambi sono comunque bloccati e ne esce un senso di paralisi e spaesamente molto triste. Avrei voluto un po' di più, perché alla fine questa è fiction e non sono un fan dell'analisi della merda, ma è il massimo che lo sceneggiatore sapeva dare. Un bel film con la regia che tiene scene lunge facendo movimenti di camera perfettamente controllati ma di cui non percepisci mai la pianificazione.
 
Ultimamente continuo a programmare di andare in sala a vedere questo o quello e poi non vado mai... perlomeno a casa sto vedendo un po' di cose.

Benvenuti in galera, Rho 2023. Non so se conti come "film" o "cinema" ma segnalo comunque questo documentario su Raiplay, che racconta l'esperienza del ristorante "In galera" al carcere di Bollate. Girato in maniera competente e molto informativo su un mondo, quello carcerario e delle sue persone, che andrebbe raccontato più spesso e in maniera meno superficiale.

The holdovers, Payne 2023. Nostalgico nella forma e nella sostanza, sa indubitabilmente toccare le corde giuste e anzi forse lo fa in maniera fin troppo precisa e programmatica. Nell'ultimo atto l'equilibrio si rompe un po' e tende sempre più verso il melenso, con un finale che non ho trovato molto soddisfacente. La visione è molto piacevole ma ho avuto la sensazione che ci sia più mestiere che passione dietro.

Deliverance, Boorman 1972. Nella sua semplicità bellissimo, sì che in alcuni frangenti (la scalata) mette a dura prova la sospensione dell'incredulità ma resta un'esperienza di grande intensità realizzata con mezzi semplicissimi, tensione altissima.

The iron giant, Bird 1999. Raramente commento le revisioni ma questo penso averlo visto l'ultima volta almeno 15 anni fa registrato in videocassetta, non so perché sia spesso introvabile sui servizi TV / streaming dato che è a tutti gli effetti un classico. E infatti come i migliori classici invecchia come il vino, non un minuto sprecato, non un'idea fuori posto, stilisticamente e tecnicamente impeccabile con una commistione pulitissima fra animazione a mano e digitale, più e più volte commovente da adulto come lo era da bambino, in parte è sicuramente la nostalgia a parlare ma credo che la definizione di capolavoro gli calzi bene oggi come all'uscita.

Strangers on a train, Hitchcock 1951. Premessa estremamente intrigante grazie a una serie di dialoghi precisissimi e a un Robert Walker perfetto nel camminare sul filo tra inesorabile lucidità e incontrollabile follia. Da un punto di vista tecnico la mano di Hitchcock è come suo solito praticamente infallibile, ma purtroppo la sceneggiatura si perde un po' nella seconda metà a causa di una serie di incastri meno credibili di quanto non vorrebbero apparire, e anche il climax di tensione finale, di per sé costruito benissimo da un punto di vista registico, risulta forse un po' pretestuoso nel contesto narrativo.
 
Lost Chapter of Snow: Passion, Shinji Somai (1985)
Una bambina ribelle viene adottata da uno perso totale, dieci anni dopo succedono casini.
A leggere le recensioni pare che nel film c'è solo neve e fiori di ciliegio che cadono... E' il secondo di seguito che vedo di questa accoppiata regista/sceneggiatore e hanno un modo tutto loro di sottrare l'origine dei motivi umani e lasciarti con questo popò di roba tra le mani su cui devi sospendere il giudizio. La storia è tra le più difficili immaginabili, eppure siccome c'è la neve passa liscia... Ha il pregio per me, che invece l'ho seguita benissimo, di farti incazzare per quanto siano tonti certuni ma obbligarti di fatto ad andare più in là e senza sapere dove. Rispetto un modo di scrivere davvero difficile, capace di rendere una legerezza di aspetti di scelte ed emozioni che spesso non può che finire schiacciata.
Ne guarderò altri del regista in questi giorni.
 
Outside, Carlo Ledesma (2024)
Parte bene ma poi si perde per strada, vuole essere un film post apocalittico a tema zombie ma alla fine il focus si sposta sulle vicissitudini di questa famiglia. Il problema è che oltre a non fregarmene una mazza il tutto risulta incocludente. Ci sono tanti film che a tema post apocalittico che mettono al centro delle vicende i problemi familiari e non c'è nulla di male, il problema è che in questo il tutto è sviluppato male. Tante cose non vengono spiegate e quel poco che viene spiegato è inutile e non apporta nessun contributo alla trama. Prova attoriale da parte degli attori pessima, salvo solo il padre ma nulla di eclatante comunque. Lato Zombie poi stendiamo un velo pietoso, per tutta la durata del film si vedono 4 Zombie in croce e non si capisce cosa sia accaduto e come. Per quanto riguarea il finale completamente nosense e non capisco dove voglia andare a parare. Per non parlare della durata, più di 2 ore assolutamente non necessarie. Lo boccio sotto tutti i punti di vista.
 
devo dire che mi piace assai che abbiamo iniziato tutti e tutte a mettere l'anno di uscita del film, aiuta molto ad orientarsi.
 
Sailor Suit and Machine Gun, Shinji Somai (1981)
Una ragazzina diventa capo di un clan yakuza. Sempre le sue cose, la dinamica generale che blocca sviluppi delle relazioni, il plot stramberello, le cose cute giapponesi classiche. Questo è buon entertainment è niente più.
 
Visti al cinematografo Eden e A working man, entrambi ovviamente del 2025.
Eden caruccio ma con situazioni che si ripetono allo sfinimento e dura troppo.
A working man pure caruccio ma mancano quei momenti di violenza ignorante come ce ne erano in Beekeeper. E anche qui dura troppo.
 
Ultima modifica:
Shonben raidâ AKA P. P. Rider, Shinji Sômai (1983)
Persone che salvano uno da yakuza con aiuti e impedimenti. Un macello da dimenticare di cui anche al regista credo fregava poco.
 
Broken Pieces, Yûji Tajiri (2014)
Troppi personaggi in una cittadina Giapponese di provincia, tutti sono tipo che hanno una storiella con un piccolo desiderio in più ma che è sempre ricondotto alla perfezione a una situazione che si può stabilizzare, la sceneggiatura trova per magia un equilibrio per tutto e nessuno e nessuna vuole niente di più. Una noia, molto deluso dalla sceneggiatrice Naoko Nishida.
 
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