Alcuni dei film visti ultimamente.
Night on earth, Jarmusch. I soggetti sono molto esili e la sceneggiatura si regge quasi esclusivamente sulle interpretazioni e sull'alchimia fra gli attori. Mi è quindi piaciuto molto il primo episodio a Los Angeles, divertente anche il secondo a New York. Carino quello a Parigi, l'ultimo così così, quello con Benigni sono durato cinque minuti scarsi. In generale non imperdibile e l'insieme non è superiore alla somma delle parti.
Ghost dog: The way of the samurai, Jarmusch. Le singole scene sono girate con impeccabile competenza e in generale il film ha una notevole capacità di variare il proprio tono a seconda della situazione, i singoli elementi rimangono però fondamentalmente stereotipati e nel complesso non hanno molto da dire. La commistione fra trama gangster italoamericana – a sua volta a tratti fra un Lynch e i Soprano – etica samurai e cultura rap è sicuramente originale ma anche qui si ferma al livello superficiale e non si sviluppa mai in maniera interessante. Montaggio a tratti un po' dozzinale con qualche dissolvenza buttata lì e alcune inquadrature tenute più a lungo del necessario. Ottima colonna sonora.
The zone of interest, Glazer. Il soggetto è indubbiamente forte e ad esso la sceneggiatura si attiene. Ci sono un paio di guizzi registici e un uso efficace del sonoro ma nel complesso non mi è sembrato che la forma cinematografica sia stata utilizzata per dire molto più di ciò che deve essere già chiaro a tutti.
The wicker man, Hardy. Capolavoro per me, un miracolo di bilanciamento fra commedia e orrore, realismo e assurdo, devozione e depravazione, fede e terrore, riuscendo a impressionare e a sorprendere più e più volte nonostante decenni di inflazione e desensibilizzazione al genere. Tratta inoltre temi quali religione e potere in maniera seria e non banale, qualità oggi non comuni in tempi di piatta ironia e pervasiva autoreferenzialità. Tutti questi conflitti convergono naturalmente nel personaggio e nelle vicende del protagonista, ulteriormente elevato dalla eccezionale interpretazione di Woodward. In aggiunta a tutto questo, il film è una meraviglia per gli occhi – e per le orecchie. Incredibile.
Mi sono poi visto Inizio di primavera e Tokyo twilight e rivisto Viaggio a Tokyo di Ozu, che non sto a commentare un po' perché direi sempre le stesse cose un po' perché Ozu va visto e basta. Ogni volta è come tornare a casa, uno dei registi della vita per me.
The father, Zeller. Tecnicamente molto efficace nel costruire un senso di straniamento più pesante e sicuramente un film importante su un tema delicatissimo. La sceneggiatura non mi è però sembrata aggiungere molto di suo e in fin dei conti l'ho trovato molto meno toccante di un Amour ma anche di un Vortex.
Qui rido io, Martone. Eccellente nella messa in scena, girato con competenza, recitato diciamo pure anche se mal sopporto il malcelato istrionismo di troppe produzioni e attori nostrani, tocca anche il tema dell'autorialità in maniera inaspettatamente non banale, in generale però credo lo dimenticherò presto.
Poor things, Lanthimos. Puro spettacolo audiovisivo, con un soggetto sicuramente derivativo ma reinterpretato in maniera geniale e una sceneggiatura sempre divertente e più volte sorprendente. Difficilmente avrebbe potuto essere migliore di come è. Per ciò che vuole essere, un capolavoro.
Altri brevi commenti li ho lasciati sul mio profilo Mubi non sto a copiaeincollarli anche qui, nel caso ho sempre in firma tutti i link.