Kuru otlar ustüne (
Racconto di due stagioni), Ceylan 2023. La durata è fuori da ogni grazia divina ma in qualche modo riesce a riempire queste oltre tre ore senza mai risultare inutilmente annacquato. La fotografia sempre eccelsa di Ceylan sicuramente aiuta, così come i tanti ottimi dialoghi in un film stracolmo di (nonché costituito quasi esclusivamente da) dialoghi. Il protagonista è odioso e irritante ma sufficientemente sfaccettato da risultare credibile e a suo modo interessante. Punto interrogativo per una scena che sconfina nel metacinematografico che mi ha lasciato abbastanza interdetto. Nel complesso comunque promosso, e anzi mi ha fatto venire voglia di riprovarci con
L'albero dei frutti selvatici, che hai tempi mi aveva respinto causa protagonista odioso e logorroico, ma per il quale potrei essere stato appena vaccinato.
Mektoub, my love: Canto 2, Kechiche 2025. Visto a Locarno! Però non ho capito il senso di questo film. Abbandona la coralità di
Canto 1 con la sua vitalità e organicità, i suoi personaggi messi sullo scaffale salvo un paio di comparsate senza seguito, e tutto questo per incanalarsi un una tramina ultra convenzionale sulla moglie ricca e annoiata, senza spunti, senza sorprese. Neppure la maestria naturalistica di Kechiche riesce a sollevare dialoghi che a più tratti cadono veramente nella conversazione più piatta e stereotipata, sintomo di una scrittura che mi è parsa poco ispirata e convinta. Per arrivare a un finale che non conclude niente, né per la summenzionata tramina, né per l'arco narrativo del protagonista, che per inciso anche a questo giro riesce a non fare né dire niente di anche solo vagamente interessante in oltre due ore. Davvero un peccato sprecare così una trilogia che per me aveva un potenziale enorme, ma che ho trovato largamente sprecato. Spero comunque che Kechiche riesca a tornare a dirigere con regolarità (e che magari distribuiscano finalmente
Intermezzo) perché continuo a ritenerlo uno dei migliori registi in circolazione al di là di qualche passo falso.
The white diamond, Herzog 2004. Bel documentario herzoghiano, personalmente e fisicamente investito nella materia, ma come per tutti gli altri suoi che ho visto finora non lo ho trovato particolarmente rivelatorio o interessante, al di là della testimonianza avventurosa e dell'aspetto umano della vicenda.
Per me stanno sullo stesso livello Diamanti grezzi e Anora, due buoni film su cui però non tornerei, è l'effetto che mi fa questo cinema che punta tutto sull'adrenalina del momento... stesso discorso per Victoria di Schipper, anche qui la visione è stata simile a una montagna russa però poi con il tempo l'entusiasmo iniziale si è sgonfiato e mi sono reso conto che mi aveva lasciato veramente poco.
E comunque il migliore di Baker per me è Red Rocket, The Florida Project vive troppo in funzione del finale strappalacrime, il resto è noiosetto.
Ci sta, secondo me però
Uncut è più riuscito perché è un film su quello e basta, e la tensione è costruita e mantenuta per tutto il film.
Anora invece secondo me vorrebbe essere un film più umanista, solo che i protagonisti si rivelano essere niente più di ciò che appaiono in superficie; inoltre lo ho trovato abbastanza pretestuoso nel creare tensione con scene urlate interminabili in cui in realtà non sta succedendo nulla o sta palesemente girando in tondo. Probabilmente con qualche taglio deciso nella parte centrale lo avrei percepito come più incisivo, anche se il problema di fondo dei personaggi rimane.
In effetti forse anche per me
Red rocket potrebbe essere il suo migliore, sebbene mi sia sembrato passare totalmente inosservato. Vorrei sicuramente rivederlo.
Florida ammetto che mi era piaciuto molto alla prima visione, già alla seconda perde molta forza.
Tangerines invece visto e rivisto e per me sempre bellissimo nella sua semplicità; ecco buona parte di
Anora mi è sembrata voler ricreare una simile tensione comica, ma senza riuscirci altrettanto bene. Di suo ho anche visto
Starlet ma tantiiissimi anni fa per cui vorrei rivederlo anche solo per rinfrescarmi la memoria.