Sopravvalutato.
Speravo di non leggere mai più il nome di questo gioco sui siti specializzati, perché trovo che davvero pochi titoli siano stati nocivi all'industria come The Last of Us: Part II.
Speravo che il tempo passato aprisse un po' gli occhi e ledesse il giusto quell'aria mitologica che questo giocattolone commerciale si porta.
Speravo che passata l'ondata delle reazioni a caldo il contro-pensiero contribuisse a livellare il dibattito riguardo al titolo.
Posso dirmi solo moderatamente accontentato. Fortunatamente già in questa discussione vedo levarsi qualche voce critica che analizza il prodotto con occhio lucido, e non perché annacquato dalle lacrime di commozione dei bimbi di Druckmann (un uomo così modesto da inserirsi nel proprio gioco un supereroe con il suo nome).
Quello che vedevo e continuo a vedere è una grandissima marchetta, un enorme specchietto per le allodole creato a tavolino per compiacere specifiche utenze e tendenze di mercato. Spero che ormai l'inclusione ossequiosa delle varie rappresentazioni di genere sia vista per quello che è, senza ipocrisie di sorta, anche se mi rendo conto che l'argomento è "caldo" e che dà spesso luogo a controversie che i più desiderano evitare direttamente.
Spero anche che sia ormai chiaro che questo gioco nasce da una logica totalmente e biecamente commerciale: di fronte ad un primo capitolo perfettamente concluso e senza niente altro da dire, questa "Parte II" era totalmente superflua, giustificata da logiche figlie della mentalità delle serie tv dei principali portali di streaming. E questa non necessità è assolutamente evidente nella stupidità dell'intreccio, nella debolezza della scrittura, nella regressione dei personaggi, nella fiacchezza delle new entry (che devono puntare sulla compiacenza a un certo tipo di pubblico per rimanere impressi), nei retcon, negli stereotipi, nell'incredibile prevedibilità del tutto...dopo 2 ore del gioco già si capisce dove andrà a parare, e allo stesso tempo emerge subito prepotente il sottotesto stucchevolmente moralista con la sua ramanzina da due soldi rivolta al giocatore, "comandato" in quello che deve provare verso certi personaggi, laddove l'ambiguità della morale e il grigio erano dei punti di forza del primo capitolo.
E così un buon adattamento videoludico delle prime stagioni di "The Walking Dead" si trasforma in una leziosa fiaba moralista un po' melodrammatica, che - in maniera tristemente simbolica - distrugge una solida "tradizione" (il vecchio cast e la vecchia storia) in nome di un impianto narrativo nuovo e poco accattivante, che nessuno aveva chiesto (tranne coloro dei quali ci si vogliono accattivare le simpatie).
Perché quindi TLOUII è un gioco nocivo?
Perché con il suo successo promuove e legittima questo tipo di operazione, un sequel non necessario, ossequioso e compiacente che fa regredire l'anima del predecessore.
La giocabilità è indubbiamente buona, sebbene si perda in una vicenda a tratti prolissa, che si ripete in parte (dato che i giochi "di prima classe" oggi devono necessariamente durare tot ore), che forza una serie di situazioni atte a far sperimentare diverse feature al giocatore, forse temendo che giocando al livello di difficoltà standard questi non sarebbe stato in grado di vederle da sé. Il fatto poi che la giocabilità sia buona rende la cosa ancora più dolceamara, visto che è diventato lo "scudo" dei difensori per legittimare tutto il resto. E, anche se non se ne parla più, niente viene per niente: il multiplayer è andato, e chi giocava al primo TLOU sa quanto fosse prezioso.
Insomma, un gioco che dimostra quanto la "confezione" sia molto più importante del "contenuto". Sopravvalutato, e lo ribadirò ogni volta che posso.