E’ stato un sollievo riconquistare la cittadinanza spartana dopo gli sforzi impiegati nell'impresa e vedere finalmente Myrrine affaccendarsi nella stessa dimora che fino ad allora aveva riempito di nostalgia solamente i ricordi fanciulleschi di Kassandra. Le frange più dolci e umane presenti nel tema della riunione familiare e del ritorno a una pacifica quotidianità fanno nuovamente capolino tra la crudeltà della guerra e le sibilanti macchinazioni della Setta. Malgrado ciò, questa dovrebbe essere la stanca e tuttavia toccante risacca in cui ci si può abbandonare a prodigiosi sospiri con i quali si scorge in lontananza il primo bagliore di luce fuori dal tunnel, ma sembra che la narrazione non abbia conservato il tempo sufficiente a fermarsi un attimo per rifiatare, per assaporare la scena e per approfondirla osservandola da differenti angolazioni emotive, così che non c’è una cutscene in cui madre e figlia aprono insieme una porta troppo a lungo rimasta blindata per renderci partecipi dei sentimenti provati da entrambe nel ritoccare con mano quei mobili intrisi di anni più sereni, nel rivedersi, l’una di fronte all’altra, padrone ora come allora del luogo tanto agognato che possono nuovamente chiamare casa. C’è un breve spunto su Nicolao ma non basta. Quindi bisogna subito rimettersi in azione. Le azioni di solito sono più semplici da raccontare. Non dico di enfatizzare i momenti salienti come una bocca che si strafoga di panna montata finché non diventano completamente saturi, al punto da colare a picco nel baratro colloso dell'ostentazione patetica con cui l'emozione la si cerca di piantare a martellate nel cuore dello spettatore o in questo caso del giocatore, ma trovo che siano inciampati nell'esagerazione opposta disidratando il pathos fino ad ottenere una scansione frettolosa e meccanicistica di eventi il cui unico scopo (o quasi) sembra quello di mandare avanti la narrazione, come se scorressimo una lista di cose da fare spuntando via via quelle di cui ci siamo appena occupati.
Tempo dopo ho sorriso positivamente al conciliabolo di pensatori nella villa di Pericle, una schiera di personaggi noti che per la prima volta si trovano riuniti intorno a un tavolo al cospetto della mercenaria che si è guadagnata la loro fiducia e sulla quale ripongono la speranza di mettere in atto con successo un piano il cui obiettivo è rovesciare il potere illegittimo e iniquo di Cleone tramite le armi della persuasione e della circolazione di idee piuttosto che quelle della violenza. Un momento stimolante e significativo a cui si aggiunge purtroppo un ragguardevole quantitativo di potenziale inespresso nella fase che si mette in moto di lì a poco. Comunque, a parte una battuta che mi è sembrata fuori luogo, Socrate è migliorato.
Facendo un passo indietro, l’intreccio tra i due filoni narrativi Odissea (riconquista della cittadinanza e Setta di Cosmos) che convergono nell'udienza presso la sala del trono per convincere gli Efori del fatto che uno dei due Re è un traditore non è stato male come nodo narrativo, peccato che pur avendo accusato la persona giusta non mi abbiano creduto per insufficienza di prove (mi mancava un indizio per rivelarne l'identità nel menù della Setta, che non so se sarebbe coinciso con l'oggetto o l'indizio che forse avrei ottenuto affrontando personalmente Lago dopo avergli salvato la famiglia, cosa che non ho potuto fare perché come ho detto l'avevo già ucciso casualmente). Spero solo che questo passaggio non influenzi negativamente il finale, ma non ho quel presentimento. Pausania è morto perché doveva morire in ogni caso.
Primo quesito: perché, avendo risparmiato la vita a Nicolao, quando Kassandra riprende contatti con Stentore davanti alla sua brusca reazione non prova neanche lontanamente a convincerlo del fatto che non l’ha ucciso? Cioè, non azzarda neanche un tentativo. Forse è convinta che il capo dell’esercito spartano non le avrebbe creduto a prescindere dalle parole che avrebbe potuto usare? Fortunatamente proprio Nicolao ci blocca giusto in tempo e immagino che se l'avessi ucciso avrei dovuto affrontare Stentore in uno scontro all’ultimo sangue…
Secondo quesito: Barnabas e Socrate mi liberano dalla cella e lì per lì vedendo che ho già steso i carcerieri quest’ultimo pontifica ironicamente qualcosa come: “La morte invero potrebbe essere la più grande benedizione per l’umanità”. Fammi capire, lo stai dicendo proprio adesso, proprio con questi due che NON sono morti?? Gli ho solo fatto perdere conoscenza a suon di pugni e infatti dobbiamo recuperare l’equipaggiamento…
E’ appurato che il tempismo non è il suo forte. Tra l’altro atterrando una delle guardie ho ottenuto una radice di ciclamino che è stata subito catalogata come oggetto di missione (?).
Terzo quesito: Rexenore era il comandante cultista che dovevo uccidere affinché smettesse di impedire all’etera Caterina di fare da musa all’attore che doveva recitare nell’opera satirica di Aristofane messa in scena per screditare Cleone. Quindi Rexenore, e logicamente Cleone che gli ha dato l’ordine, entrambi erano già al corrente dello scopo dell’opera? Come può essere?
I quesiti per adesso finisconi qui. Belle le scene di combattimento, tanto fulminea quanto orribile la morte di Brasida (seriamente, avrei voluto salvarlo), ma due espedienti usati per innescare gli avvenimenti immediatamente successivi al punto da cui sono partiti mi sono sembrati un tantinello forzati e quasi comici. Il primo è la caduta del secondo tronco d’albero su Kassandra dopo la boss fight di Alexios nella battaglia di Pilo. Più sfiga no, eh? Prima il fratello poi la sorella come birilli, la natura che scende in campo ribellandosi contro il sangue che la stolta razza umana fa scorrere sul suo pianeta.
Il secondo espediente è la freccia che Cleone tira nella schiena di Alexios, ma onestamente non sono sicuro di aver inteso nel modo giusto le sue intenzioni. Era diretta a Kassandra? Se è così non credo che Cleone meritasse di possedere l’arco di Paride, quindi se non altro l’arma andava confiscata prima di provocare altri danni nelle mani sbagliate.