Pubblicato nel 2014 da Koyama Press e in Italia nel 2015 da Eris Edizioni, Safari Honeymoon è un fumetto del canadese Jesse Jacobs.
La storia è quella di due facoltosi sposini che, come luna di miele, decidono di intraprendere un safari in una giungla decisamente particolare. Vengono accompagnati in questo viaggio da una guida senza nome, assolutamente esperta del luogo e dei suoi pericoli, che si prenderà cura di loro in maniera tanto efficiente e minuziosa da dare più l'impressione di essere in un lussuoso hotel che non in una giungla potenzialmente mortale. Questo senso di sicurezza tuttavia verrà progressivamente minato e la natura prenderà il sopravvento, ma non potremo dire di non essere stati avvertiti: “Qualunque cosa a un certo punto si riduce al suo stato più primitivo”.
Ciò che balza immediatamente all'occhio è la particolarità dello stile di disegno. Jacobs punta su un originale bianco e verde, per immergere completamente le tavole nell'ambiente naturale e per non farci mai perdere di vista la coordinata principale: non importa chi o cosa vedremo, non importa quanto le nostre certezze verranno ribaltate: ci troviamo sempre in una giungla.
Lo stile punta a un generale minimalismo, e le figure (sia umane che animali e vegetali) sono semplificate, spesso sproporzionate. È presente una rigida ma non limitante ricerca della ripetizione e della simmetria che, unitamente al tratto, conferiscono ulteriore particolarità alle tavole, le quali possono poi assumere forme labirintiche o presentare geometrie assurde.
I vari ambienti vengono presentati con una certa dose di surrealismo, e i personaggi (e noi che leggiamo con loro) finiranno per essere tratti in inganno, perdendo le coordinate spaziali e temporali. Momenti che vengono messi in risalto da trovate grafiche di per sé semplici ma ben costruire, in linea con il resto dell'opera, sempre originali ed efficaci.
Un tratto che non può non fare pensare a Michael DeForge (con il quale Jacobs non condivide solo la nazionalità ma anche l'editore, la Koyama Press), un sicuro punto di riferimento per questo stile che sta ormai diventando predominante in una certa fetta di fumetto indipendente.
Allo stile semplificato vengono poi contrapposti singoli momenti in cui, per evidenziare un particolare elemento, il tratto si fa più dettagliato e minuzioso, ma sempre con originalità e sempre guardando a quello che è stato il panorama underground americano (uno stile ormai ampiamente istituzionalizzato).
La narrazione talvolta viene interrotta per presentare casi di flora e fauna che abitano questo ambiente, ed è occasione per Jacobs per lasciarsi completamente andare a una ricerca stilistica svincolata da limiti narrativi. Assistiamo così a piante e animali che presentano elementi per noi riconoscibili, ma combinati in maniera originale; altre volte invece ci viene presentato qualcosa che non è assolutamente riconducibile alla realtà che conosciamo, finendo così sempre più immersi in questa bizzarra giungla in cui l'unica cosa da fare è abbandonare ogni preconcetto: “Le associazioni mentali prestabilite sono inadeguate. I vostri pensieri non sono altro che nuvole che attraversano un infinito cielo blu”.
Flora e fauna che spesso vengono presentate con taglio documentaristico, in cui si finisce sempre per sottolinearne i pericoli. Pericolosità che diventa perno per uno dei temi centrali, la contrapposizione tra la sicurezza della civiltà e il timore per la natura. Si tratta infatti di un ambiente selvaggio che mette sì i nostri protagonisti in situazioni di pericolo, ma loro stessi saranno in grado di vedere ciò che di positivo la giungla ha da offrire mano a mano che abbandoneranno i propri pregiudizi.
Positività della natura inizialmente incarnata in Winston, una simpatica creaturina rimasta senza madre (vittima di una battuta di caccia) che la moglie deciderà di adottare, e che successivamente verrà simboleggiata da delle creature-chiave per il racconto, delle “scimmie” (terminologia che denota una sicura connotazione negativa, quando intesa dagli uomini ancora ostili alla natura) completamente bianche, dalle capacità telepatiche e che apparentemente posseggono una percezione diversa della realtà, una percezione forse superiore a quella umana.
Queste creature sono frutto di un'evoluzione in particolare simbiosi con la giungla, uno stato di natura che può sembrare ancestrale ma che in realtà si rivela essere come il passo successivo nel cammino umano. Si tratta di una rivelazione che pone l'intera vicenda sotto una luce differente, e che a mio dire rivela anche la natura dell'opera: dopo averla ammirata, combattuta e temuta è solo abbracciandola, accettandola e interiorizzandola che i nostri protagonisti possono veramente fare parte della natura, e con essa evolvere.