Che costringere Verso a suonare per loro é comunque un'esercitazione di potere non indifferente. Non tiene conto della sofferenza di lui, perché prevale la propria. Che é coraggioso farlo, perché ciò la rende una 'protagonista' molto complessa, che può dare sensazioni contrastanti. Il punto é che lei non mostra un dispiacere effettivo verso la 'morte' di chi vive nel quadro. Forse, la prova ma nel momento in cui si confronta con Verso nel finale non emerge, perché c'è la priorità della propria di vita, e tu giocatore sei portato a scegliere su questo (e non su ciò che riguarda l'esistenza o no degli abitanti del quadro, perché nessuno se ne preoccupa davvero. Forse, solo la Pittrice visto che voleva avvisare tutti, e ha pure senso dato che é lei ad averli creati, ma il punto di vista della Pittrice é fugace nel racconto). E, sicuramente Maelle é mossa da interessi legati al quadro, cioè é implicito voglia rivedere Gustave e passare la vita con lui e le amiche di viaggio, ma quando 'litiga' con Verso lei parla solo della difficoltà di vivere nel mondo 'fuori' e non di come non voglia rinunciare a chi vive in quel posto. Da una parte, però, io avrei voluto una frase in più su questo anche in quel contesto, perché per me nel finale c'è troppo poco spazio all'affetto che Maelle prova per quel mondo, che dovrebbe essere insostituibile. Cioè, se c'e devi darlo per scontato sulla base di eventi precedenti.
Per esempio, la frase che più ho amato di Maelle é quando, presa coscienza della verità, riconosce nel Fake Verso qualcuno che non é il fratello perduto, ma una persona a sé stante a cui può volere bene per cio che é, e non per il riflesso che é. Bellissimo, perché questo segnerebbe come Maelle non voglia sostituire il lutto ma bensì affermare una nuova esistenza.
E il finale di lei é affascinante, anche se per me 'sbagliato', solo perché ci viene fatto intuire che quel potere é troppo per lei. Ed é ovvio, una ragazzina traumatizzata che diventa una divinità...
Poteva essere un finale positivo se lei fosse stata appunto più matura e razionale. Capace di visitare il quadro quando vuole, tenerlo nascosto e alternare. Ma, il dilemma nasce dal fatto che ha una mente rotta. E, questo si può riflettere sulle sue azioni nel quadro. E, per carità, probabilmente gli abitanti di quel mondo vivranno felici e contenti perché, per quanto 'impazzita' Maelle non mi pare che possa essere pericolosa per gli altri, ma ovviamente ciò sarà negativo per Verso.
Ma qui entra un altro dilemma... Verso per alcuni potrebbe non meritare la felicità in quanto ha manipolato e deciso il destino di tutti. E, ora, potrebbe meritare che qualcuno decida per lui?
Ci sono tanti punti di vista che potrebbero andare contro.
Ma, da un punto di vista eticamente accettabile é chiaro che il finale del funerale sia quello più corretto. La famiglia ha la possibilità di ricostruirsi, e Maelle potrebbe trovare il modo di risanare la sua vita nonostante la difficoltà.... e nel caso le cose andassero male, può pur sempre creare un suo dipinto personale in cui rifugiarsi. Quindi, il dilemma così diventa più semplice.
Ciò che lo complica é l'attaccamento emotivo che Maelle, e noi, dovremmo avere verso chi vive nel quadro di Verso. Perché quelle persone sono legate a quel mondo, e Puoi si replicarle ma non farle essere le stesse.
E qui secondo me la narrazione ha un leggero 'tallone d'achille'. Cioè, per me avrebbero dovuto farci legare di più con il mondo nel quadro, per metterci di più nei panni di Maelle che ha vissuto due vite parallele, e la vita nel quadro non deve valere meno di quella al di fuori, ma la percezione che abbiamo noi non é questa, perché il dilemma della famiglia prevale rispetto al diritto di chi vive nel dipinto di vivere.
É l'unico elemento che non mi é piaciuto al 100%. Diciamo che solo Gustave era riuscito a essere artefice di quello che scrivo. Sciel e Lume non le ho trovate all'altezza, e secondo me serviva qualche personaggio in più, o qualche interazione in più con chi vive lí. Ma, é anche vero che quello che scrivo é molto legato alla sensibilità personale, e ciò che a me non é bastato, potrebbe essere stato sufficiente per altri.